lunedì 8 aprile 2013

Un milione di licenziati



 Un milione di licenziati.

  Sono stati diffusi i dati sui licenziamenti del 2012 e tutta la stampa, il mondo politico, gli ineffabili dirigenti di CGIL, Cisl, Uil fanno finta di strapparsi i capelli, si lamentano, si azzardano a ricercare le cause di quanto è accaduto, come è stato possibile che un milione di persone siano state licenziate realizzando una delle cifre più alte della Unione Europea e bla bla bla....
   Le ragioni sono conosciute da tutti anche se tutti voltano la faccia dall'altra parte. In primo luogo la legge Biagi aggiornata dalla Fornero consente una enorme mobilità. I contratti scadono e la precarietà domina sovrana. La precarietà è appunto il lavoro  che giunge a scadenza e che può essere o non essere riconfermato a discrezione del datore.
   Altra causa dei licenziamenti è quella legata alla riduzione abnome dei salari che ha ridotto drasticamente la domanda interna,. La riduzione della domanda ha provocato la chiusura di migliaia e migliaia di punti vendita e di fabbriche e fabbrichette che lavorano per rifornirli. Ora non c'è più niente da rifornire perchè nessuno compra più niente,.
  Altra causa ancora è la disintegrazione dello Statuto dei Diritti dei Lavoratori realizzata con la complicità dei sindacati confederali.La caduta dei diritti ha creato un clima di impunità che ha spinto le aziende a licenziare oppure a delocalizzare alla ricerca di mercati di manodopera ancora più favorevoli.
  Tutto quello che i pennivendoli ed i mezzobusti sanno dire che il problema italiano non è "la flessibilità in uscita" Bonta loro! Ma la "flessibilità" in entrata" Insomma insistono diabolicamente nell'errore e sono alla ricerca di altri più micidiali strumenti per creare precarietà e rendere più fragile il rapporto di lavoro!
   Naturalmente nessuno farà niente per cambiare questo stato di cose perchè l'ideologia dominante è che bisogna lasciare fare al mercato. Come se fossimo agli albori del capitalismo: "lasser faire, lasser passer".
  Il capitalismo italiano ha tolto dalla legislazione tutto quello che garantiva diritti al lavoro dipendente. Non resta quasi più niente.
   Oggi si potrebbe fronteggiare la grande crisi italiana con un aumento generalizzato dei salari che aumenterebbe i consumi, con la introduzione di rigidità tipo art.18 perchè la rigidità è un valore e la flessibilità è un disvalore. Assumere soltanto a tempo indeterminato, stabilire un minimo salariale orario per tutti per evitare lo splafonamento verso il basso dei salari, riportare la pensione a sessanta anni.
   Ma questo non lo farà nessuno perchè in Italia i partiti ed i movimenti politici sono tutti di destra e la classe sociale di riferimento per tutti è quella imprenditoriale. Solo gli interessi  di questa vengono presi in considerazione.
  

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