lunedì 30 novembre 2009

ragazzina rom innocente deve stare in carcere

Dopo un anno e mezzo di detenzione, negati gli arresti domiciliari con una motivazione razzista
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Caso Angelica: cerchiamo verità e giustizia contro le ragioni dell'odio. Lettera del Gruppo EveryOne alla Corte di Cassazione

Roma, 30 novembre 2009. Illustrissimi magistrati della Corte di Cassazione, il Gruppo EveryOne ha seguito con estrema attenzione le fasi del procedimento giudiziario contro la ragazzina Rom Angelica V., accusata del tentato rapimento di una bambina a Ponticelli, nel maggio 2008, un fatto di cronaca dai risvolti inquietanti, legati a interessi camorristici e intolleranza, come altri episodi riguardanti persone di etnia Rom verificatisi - sollevando allarme sociale - proprio nel mezzo della grande purga etnica che ne ha ridotto la presenza in Italia da 160/180.000 a meno di 45 .000. Abbiamo realizzato un dossier riguardante il caso di Angelica V., che siamo disponibili a inviarvi e che vi potrà essere utile nel giudizio di terzo grado. Riteniamo possa essere importante fornirvi documentazione adeguata in relazione a questo delicato evento giuridico, che a nostro avviso rappresenta un grave caso di persecuzione giudiziaria. Una persona di nostra fiducia, padre di famiglia e uomo di civiltà, ha incontrato la ragazzina in due occasioni, preso il carcere di Nisida. La sincerità di Angelica ha rafforzato le sue convinzioni di totale innocenza di lei. La stesa persona ha rilevato come la giovane Rom avesse bisogno di comprensione e calore umano, sia per la sua giovane età, sia per la sofferenze che una detenzione ingiusta le causava e le causa. Ha proposto di accoglierla a casa sua, in attesa della sentenza, come hanno fatto altre persone di moralità ineccepibile a Napoli. Ad Angelica, tuttavia, il Tribunale dei Minori di Napoli ha negato persino i domiciliari, con una motivazione che inorridisce. Secondo i magistrati che le hanno negato i domiciliari, l'etnia cui appartiene Angelica Rom è motivo bastante per ravvisare un "concreto pericolo di recidiva". Così la ragazzina resta in carcere. E una dei 3.000 Rom romeni che sono dietro le sbarre, su un totale di 6.000: numeri che dimostrano inequivocabilmente una persecuzione etnica, essendo superiori a quelli che caratterizzavano la condizione dei Rom e dei Sinti negli anni delle leggi razziali in Germania. Durante l'ingiusta detenzione, la crescita umana e le speranze di Angelica si sono interrotte e congelate in un limbo assurdo e crudele. Lei, spaurita e incredula, convinta che il rapimento sia il crimine più orrendo, è stata marchiata con il segno dell'infamia: è lei, per gli intolleranti, la donna che caratterizza le leggende medievali, la "zingara che ruba i bambini". Roberto Malini, Matteo Pegoraro, Dario Picciau - Gruppo EveryOne

...

Rom vuol dire criminale

di Emiliano Fittipaldi - da La Repubblica, 30 novembre 2009

Parole choc dei giudici del tribunale dei Minori di Napoli che negano i domiciliari a una minorenne a causa della sua etnia

Se si appartiene all'etnia rom, non si può che delinquere. Lo scrivono, in sintesi, i giudici del tribunali dei minorenni di Napoli, con parole che sembrano, francamente, incredibili. La storia è quella della ragazzina rom di 15 anni, accusata di aver rapito una neonata a Ponticelli nel maggio del 2008. Un fatto di cronaca che scatenò la rabbia dei residenti e la devastazione dei campi del popolare quartiere napoletano.

La ragazzina, A.V., grazie alla testimonianza della madre della rapita, è stata condannata in primo grado e in appello a 3 anni e 8 mesi, e da un anno e mezzo è rinchiusa nel carcere minorile di Nisida. L'avvocato ha chiesto prima dell'estate gli arresti domiciliari, ma il tribunale, in sede di appello al riesame, ha bocciato la richiesta. Con una motivazione sconcertante, destinata a scatenare polemiche infinite.

«Le conclusioni indicate» dicono i giudici «sono sostanzialmente confermate dalla relazione depositata in atti dalla quale, a prescindere dalle cause, emerge che l'appellante è pienamente inserita negli schemi tipici della cultura rom. Ed è proprio l'essere assolutamente integrata in quegli schemi di vita che rende, in uno alla mancanza di concreti processi di analisi dei propri vissuti, concreto il pericolo di recidiva». In sostanza, la razza e l'etnia definiscono il comportamento delinquenziale della piccola. Un ipotesi abnorme, visto che stiamo parlando di giudici dello Stato che lo scrivono nero su bianco, e non di un comizio del più intransigente leghista da stadio. «Un precedente gravissimo» sostiene l'avvocato della bambina Cristian Valle, «che basa sulla razza l'ipotesi di condotte criminose. Non solo sulla possibilità di commettere reati, ma pure sulla tendenza a condotte recidive.

La vox populi con la quale si dice che i rom rubano i bambini, diventa certezza giuridica. E' assurdo, indegno. Non ho mai visto una decisione così. In un clima da leggi di stampo razziale, anche i giudici si adeguano». In effetti, con la stessa logica, altri giudici potrebbero giustificare le loro decisioni descrivendo gli schemi tipici della cultura ebraica o islamica, e qualcun altro potrebbe spingersi a discettare - per chiunque vive in terre ad alta criminalità - che napoletani, calabresi o siciliani sono tendenzialmente delinquenti perchè inseriti negli «schemi culturali» di quelle zone. La decisione del tribunale e le parole della motivazione sono state prese collegialmente da quattro giudici, tra togati e onorari (un sociologo e uno psicologo): vuol dire che la maggioranza, almeno tre, erano d'accordo con il tono del rigetto.

I magistrati insistono: «Va inoltre sottolineato che, allo stato, unica misura adeguata alla tutela delle esigenze cautelari evidenziate appare quella applicata della custodia in Istituto penitenziario minorile. Sia il collocamento in comunità che la permanenza in casa risultano infatti misure inadeguate anche in considerazione della citata adesione agli schemi di vita Rom che per comune esperienza determinano nei loro aderenti il mancato rispetto delle regole».

Sono parole che sfiorano, dice Valle, la discriminazione razziale, e mettono in pericolo i diritti civili e umani della bambina condannata. «In modo sconcertante» spiega l'avvocato «si afferma l'opzione del carcere su base etnica e, attraverso la definizione di "comune esperienza", i più biechi e vergognosi pregiudizi contro la minoranza rom vengono elevati al rango di categoria giuridica».

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Gruppo EveryOne

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Dopo un anno e mezzo di detenzione, negati gli arresti domiciliari con una motivazione razzista
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Caso Angelica: cerchiamo verità e giustizia contro le ragioni dell'odio. Lettera del Gruppo EveryOne alla Corte di Cassazione

Roma, 30 novembre 2009. Illustrissimi magistrati della Corte di Cassazione, il Gruppo EveryOne ha seguito con estrema attenzione le fasi del procedimento giudiziario contro la ragazzina Rom Angelica V., accusata del tentato rapimento di una bambina a Ponticelli, nel maggio 2008, un fatto di cronaca dai risvolti inquietanti, legati a interessi camorristici e intolleranza, come altri episodi riguardanti persone di etnia Rom verificatisi - sollevando allarme sociale - proprio nel mezzo della grande purga etnica che ne ha ridotto la presenza in Italia da 160/180.000 a meno di 45 .000. Abbiamo realizzato un dossier riguardante il caso di Angelica V., che siamo disponibili a inviarvi e che vi potrà essere utile nel giudizio di terzo grado. Riteniamo possa essere importante fornirvi documentazione adeguata in relazione a questo delicato evento giuridico, che a nostro avviso rappresenta un grave caso di persecuzione giudiziaria. Una persona di nostra fiducia, padre di famiglia e uomo di civiltà, ha incontrato la ragazzina in due occasioni, preso il carcere di Nisida. La sincerità di Angelica ha rafforzato le sue convinzioni di totale innocenza di lei. La stesa persona ha rilevato come la giovane Rom avesse bisogno di comprensione e calore umano, sia per la sua giovane età, sia per la sofferenze che una detenzione ingiusta le causava e le causa. Ha proposto di accoglierla a casa sua, in attesa della sentenza, come hanno fatto altre persone di moralità ineccepibile a Napoli. Ad Angelica, tuttavia, il Tribunale dei Minori di Napoli ha negato persino i domiciliari, con una motivazione che inorridisce. Secondo i magistrati che le hanno negato i domiciliari, l'etnia cui appartiene Angelica Rom è motivo bastante per ravvisare un "concreto pericolo di recidiva". Così la ragazzina resta in carcere. E una dei 3.000 Rom romeni che sono dietro le sbarre, su un totale di 6.000: numeri che dimostrano inequivocabilmente una persecuzione etnica, essendo superiori a quelli che caratterizzavano la condizione dei Rom e dei Sinti negli anni delle leggi razziali in Germania. Durante l'ingiusta detenzione, la crescita umana e le speranze di Angelica si sono interrotte e congelate in un limbo assurdo e crudele. Lei, spaurita e incredula, convinta che il rapimento sia il crimine più orrendo, è stata marchiata con il segno dell'infamia: è lei, per gli intolleranti, la donna che caratterizza le leggende medievali, la "zingara che ruba i bambini". Roberto Malini, Matteo Pegoraro, Dario Picciau - Gruppo EveryOne

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Rom vuol dire criminale

di Emiliano Fittipaldi - da La Repubblica, 30 novembre 2009

Parole choc dei giudici del tribunale dei Minori di Napoli che negano i domiciliari a una minorenne a causa della sua etnia

Se si appartiene all'etnia rom, non si può che delinquere. Lo scrivono, in sintesi, i giudici del tribunali dei minorenni di Napoli, con parole che sembrano, francamente, incredibili. La storia è quella della ragazzina rom di 15 anni, accusata di aver rapito una neonata a Ponticelli nel maggio del 2008. Un fatto di cronaca che scatenò la rabbia dei residenti e la devastazione dei campi del popolare quartiere napoletano.

La ragazzina, A.V., grazie alla testimonianza della madre della rapita, è stata condannata in primo grado e in appello a 3 anni e 8 mesi, e da un anno e mezzo è rinchiusa nel carcere minorile di Nisida. L'avvocato ha chiesto prima dell'estate gli arresti domiciliari, ma il tribunale, in sede di appello al riesame, ha bocciato la richiesta. Con una motivazione sconcertante, destinata a scatenare polemiche infinite.

«Le conclusioni indicate» dicono i giudici «sono sostanzialmente confermate dalla relazione depositata in atti dalla quale, a prescindere dalle cause, emerge che l'appellante è pienamente inserita negli schemi tipici della cultura rom. Ed è proprio l'essere assolutamente integrata in quegli schemi di vita che rende, in uno alla mancanza di concreti processi di analisi dei propri vissuti, concreto il pericolo di recidiva». In sostanza, la razza e l'etnia definiscono il comportamento delinquenziale della piccola. Un ipotesi abnorme, visto che stiamo parlando di giudici dello Stato che lo scrivono nero su bianco, e non di un comizio del più intransigente leghista da stadio. «Un precedente gravissimo» sostiene l'avvocato della bambina Cristian Valle, «che basa sulla razza l'ipotesi di condotte criminose. Non solo sulla possibilità di commettere reati, ma pure sulla tendenza a condotte recidive.

La vox populi con la quale si dice che i rom rubano i bambini, diventa certezza giuridica. E' assurdo, indegno. Non ho mai visto una decisione così. In un clima da leggi di stampo razziale, anche i giudici si adeguano». In effetti, con la stessa logica, altri giudici potrebbero giustificare le loro decisioni descrivendo gli schemi tipici della cultura ebraica o islamica, e qualcun altro potrebbe spingersi a discettare - per chiunque vive in terre ad alta criminalità - che napoletani, calabresi o siciliani sono tendenzialmente delinquenti perchè inseriti negli «schemi culturali» di quelle zone. La decisione del tribunale e le parole della motivazione sono state prese collegialmente da quattro giudici, tra togati e onorari (un sociologo e uno psicologo): vuol dire che la maggioranza, almeno tre, erano d'accordo con il tono del rigetto.

I magistrati insistono: «Va inoltre sottolineato che, allo stato, unica misura adeguata alla tutela delle esigenze cautelari evidenziate appare quella applicata della custodia in Istituto penitenziario minorile. Sia il collocamento in comunità che la permanenza in casa risultano infatti misure inadeguate anche in considerazione della citata adesione agli schemi di vita Rom che per comune esperienza determinano nei loro aderenti il mancato rispetto delle regole».

Sono parole che sfiorano, dice Valle, la discriminazione razziale, e mettono in pericolo i diritti civili e umani della bambina condannata. «In modo sconcertante» spiega l'avvocato «si afferma l'opzione del carcere su base etnica e, attraverso la definizione di "comune esperienza", i più biechi e vergognosi pregiudizi contro la minoranza rom vengono elevati al rango di categoria giuridica».

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dedicato ai palestinesi, agli irakeni, agli afghani......

salvatore Quasimodo

ALLE FRONDE DEI SALICI.

E come potevano noi cantare
Con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.

il congresso della CGIL e la ragazza

le due mozioni presentate per il congresso della CGIL se ne fottono della condizione di questa ragazza e di milioni di altre ragazze e ragazzi nel suo stesso purgatorio di disperazione. La risposta al suo problema è l'abolizione della malvagia legge Biagi. Non viene chiesta.

Pietro Ancona

segretario generale della Cgil in pensione.,







Da Lettere a Corrado Augias



Repubblica Domenica 29 novembre 2009 pag.28



Ho 25 anni, laureata

ma soprattutto umiliata



Lettera firmata



Vi scrive una persona che in questo momento sta versando lacrime, una persona che non piange quasi mai. Sono una 25enne cresciuta in una famiglia normale. Ho una laurea specialistica in Traduzione tecnico-scientifica, conseguita con il massimo dei voti.

Perché credo nell’importanza della cultura. E credevo nell’utilità della laurea per trovare lavoro. Oggi piango perché sono stata umiliata e perché so che là fuori ci sono migliaia di ragazzi e ragazze nella mia stessa situazione. Perché pare non sia servito a nulla studiare seriamente per così tanto tempo. Ho sostenuto circa 30 colloqui, a 25 anni sono tanti. Stamattina l’ennesimo per un misero posto in un call center, part time. Uno squallore, una tristezza infinita, una ventina di bestie da macello, che anelano a 250 euro lordi al mese. Dopo le solite presentazioni individuali inizia la tiritera sull’azienda, sul lavoro, un pacchetto confezionato col fiocco, una pillola indorata. Appena mi informo sul tipo di contratto, sulla retribuzione, no, non vado bene, insomma sono scomoda. Non meritiamo di cadere così in basso. Io voglio alzarmi ogni giorno, per andare a lavorare, crescere come persona ed essere utile al mio Paese.

lettera a Merlo che da oggi è a Prima Pagina

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Caro Merlo,

non poteva scegliere confronto più sconcertante ed infelice tra Marx, Gramsci e l'alcoolismo dei giovani di oggi. E' veramente grottesco il suo paragone tra una birra ed il libretto di Mao.
Marx e Gramsci hanno fatto di lei un intellettuale anche se purtroppo oggi pentito delle sue belle letture di gioventù. L'alcool porta all'uccisione di se stessi e di altri e non soltanto i rumeni. Roma è famosa per i suoi giovani che non hanno mai letto Marx ed hanno arrotato tanta gente. Gente che magari abita ai parioli.
Non sapete insomma a quale cosa aggrapparvi per parlare male del vostro socialismo delle origini e rassicuravi chi ha in mano l'informazione italiana notoriamente una delle meno libere del mondo!
Ho l'orgoglio di dirle che io non mi sono mai pentito!
Lei ha il nevrotico bisogno di stupire, di fare funambolismi con la parola e, in mezzo in mezzo, di difendere personaggi come Caltagirone. E' davvero poliedrico!
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
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domenica 29 novembre 2009

referendum svizzero: No alle Moschee

Referendum Svizzero. Maggioranza contro la costruzione di Moschee
http://new.ticinonews.ch/articolo.aspx?id=177028&rubrica=46146


gad lerner blog
La maggioranza che vota contro i diritti della minoranza, oltretutto ignorando la raccomandazione in senso opposto proveniente dalle forze politiche moderate di governo e opposizione. La vittoria dei “Sì” nel referendum svizzero contro i minareti rappresenta un pessimo segnale. Tira una brutta aria da ambo le parti della nostra frontiera settentrionale. Le conseguenze di questa anacronistica, discriminatoria e pretestuosa “difesa delle tradizioni” rischiano di avvelenare la civile convivenza. I vincitori mistificano lo spirito religioso. Non sono dei patrioti ma degli irresponsabili. Però sono vincitori, e denotano che la classe dirigente -sia di destra che di sinistra- non è stata capace di esercitare un ruolo di guida, sempre necessario in una democrazia che non voglia trasformarsi in dittatura della maggioranza.

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mio commento
perchè meravigliarsi? L'Europa ha una tradizione razzista a cominciare dalle Crociate durante le quali i crociati "pellegrini" in Terra Santa mangiavano allo spiedo i bambini siriani. I pogrom contro gli ebrei e contro i rom non si contano. Tutte le minoranze etniche hanno subito nella loro storia un atroce momento di sterminio. Fino a qualche anno fa il progetto ProJuventude a Zurigo sottraeva i bambini rom alle famiglie per farne ricerche tipo dr,.Mengele. Dobbiamo parlare dei nazisti, dei fascisti? Malaparte in uno dei suoi libri racconta di un generale croato che lo riceve nel suo ufficio, sulla sua scrivania troneggiava un vassoio che allo scrittore sembrò ricolmo di molluschi marini. Erano occhi umani!!
Quanto c'è di civile in Europa si deve alla socialdemocrazia ed alla sua lunga azione di educazione alla libertà, alla giustizia, all'eguaglianza. L'Europa sarebbe assai più barbarica se non avesse conosciuto per decenni governi socialisti. Anche la cultura democratico-liberale degli Adenauer, De Gaulle, ed altri grandi statisti conservatori ha influito positivamente. Ma c'è un mostro annidato nelle viscere del vecchio continente che diventò ricco razziando e vendendo schiavi dopo averli stipati orribilmente nelle navi negriere. Questo mostro è sempre pronto a riuscitare, a mordere, a riportarci nell'inferno
dell'homo homini lupus..
Pietro Ancona
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http://dilucide.com/dilucide/viewtopic.php?t=22680
http://www.italialibri.net/opere/kaputt.html

attacco agli invalidi e soldi ai politici

ATTACCO AGLI INVALIDI E SOLDI AI "POLITICI"
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Centomila verifiche INPS per le pensioni di invalidità e aumento delle spese giudiziarie sono previste dalla Finanziaria presentata dal Governo. Si parla di centomila verifiche per gli assegni di invalidità civile. Trattasi di operazione che mira alla revoca di pensioni assegnate in ragioni di patologie congiunte allo svantaggio socio-economico dei titolari. Il reddito non può superare i 4.300 euro all'anno tranne che per i ciechi. La prestazione mensile media è di 255 euro.
Il governo, nel silenzio osceno delle Confederazioni Sindacali, anzicchè proporre l'aumento di
prestazioni miserrime e dei redditi ammissibili propone uno screaming con l'obiettivo di raggranellare cinquanta milioni di euro. Facendo i conti si tratterà di un taglio per via amministrativa di una fetta di beneficiari dal momento che non è difficile giocare sull'accertamento amministrativo. In atto la concessione ed il mantenimento di un assegno di invalidità civile è regolato da una normativa che non abbisogna di controlli a tappeto. Ogni invalido deve presentare entro novembre di ogni anno una autocertificazione della persistenza del proprio stato di salute pena la decadenza dal beneficio. Se il governo si propone di ricavare dall'inchiesta una considerevole somma di denaro i casi sono due: o molte pensioni in erogazione non sono dovute oppure vuole dare una interpretazione ancora più restrittiva dei requisiti posseduti. Propendo per questa seconda ipotesi.
La Finanziaria propone l'aumento delle spese giudiziarie. Questo avrà effetto negativo sulla sorte
di tantissimi carcerati sprovvisti di mezzi che dovranno alla presentazione di istanze per il costo abnorme delle "carte bollate".
Insomma, la condizione dei più deboli diventa sempre più difficile.
Naturalmente nella Finanziaria non viene proposta alcuna riduzione degli assurdi e scandalosi stipendi
di tutti i "politici" italiani a cominciare dai consiglieri di circoscrizione fino ai senatori ed ai garanti delle varie autorità davvero costosissimi. Nessuna riduzione al finanziamenti di giornali di partito e non che spesso disonorano la libertà di stampa e di informazione; nessuna riduzione dei contributi ai Partiti che allestiscono lussuosissime manifestazioni congressuali e feste varie. Un silenzio omertoso grava su tutta questa materia e, nelle segrete stanze, si tratta e ci si mette d'accordo per ulteriori fette di reddito nazionale da destinare alla "politica". Tutti partecipano e trattano, anche i finti puritani, che strillano contro la partitocrazia ma si fanno finanziare una Radio e affondano le mani nella cornucopia inesauribile per loro, ma avarisssima per i poveri e per i lavoratori.
Gli ammortizzatori sociali dei quali il governo mena vanto pur avendoli ereditati sono i più miseri d'Europa e commissurati a salari di fame. La loro durata è una delle più basse.
Naturalmente degli stipendi degli amministratori pubblici e dei managers che costituiscono una vera e propria provocazione alla guerra civile non solo non se ne parla ma con la privatizzazione obbligatoria dei servizi locali è in arrivo un'orda di sottopancia o di politici da riciclare che stringeranno ancora di più il nodo scorsoio al collo dei cittadini contribuenti e consumatori.
E' inoltre facile prevedere un aumento dei costi per la salute con restrizioni e moltiplicazioni di tiket per lo spezzettamento delle prestazioni che vanno "contribuite" durante tutto il loro iter e non per patologia.
Pietro Ancona
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http://www.inps.it/newportal/default.aspx?ItemDir=4774
http://www.terzaeta.com/serv/sal_e_sani/inval_civile.html

sabato 28 novembre 2009

la classe dimenticata di Luciano Gallino su Micromega

La classe dimenticata
di Luciano Gallino, La Repubblica, 24 novembre

Le immagini degli operai che salgono su ciminiere alte 170 metri per restarci intere giornate, o su una gru, oppure occupano una fabbrica che ha annunciato il loro licenziamento, sono scorci di una realtà ignota ai più, frammenti che si intravvedono per un istante attraverso una finestra che viene subito richiusa. Sono immagini d'una condizione di vita e di lavoro che sebbene coinvolga ancor oggi milioni di persone è virtualmente ignota a tutto il resto della società. Scatti fotografici d'una classe sociale che resta altrimenti invisibile.

Aver reso socialmente invisibile il lavoro degli operai come insieme, come classe sociale, è uno dei tristi successi della società italiana degli ultimi decenni. Al presente, per gli uomini politici, compresi molti di sinistra, parlare degli operai come classe sembra un frusto ritornello, un indugiare su un passato irrecuperabile.

Perfino a molti sindacalisti non sembra un argomento su cui insistere; temono, a volte con ragione, di non essere più votati. Da parte loro le scienze economiche e sociali si sono impegnate soprattutto a scrutare l'avvento del post-industriale, o meglio della società della conoscenza, quel luogo radioso dove più nessuno si sporca le mani nè si rompe la schiena dalla fatica perché tutte le merci sono prodotte dalle macchine. Oppure da qualcuno in Cina o in India che anche se guadagna quattro euro al giorno e lavora settanta ore la settimana deve dir grazie, perché prima - ci assicurano - stava peggio. Pure ai narratori ed ai registi la classe che doveva andare in paradiso da tempo non interessa più. Rende maggiormente, anche sotto il rispettabile profilo della fama, occuparsi di crisi: non di quella economica, bensì degli adolescenti, dei quarantenni, delle famiglie di città o degli amori di provincia.

Di operai parla abbastanza spesso la TV. Quasi ogni giorno ci informa che qualcuno è morto cadendo dal tetto o calandosi in una cisterna o venendo travolto da un carrello mentre lavorava sui binari. Un po' più di rado ci informa che tot persone sono decedute perché hanno respirato amianto o altre sostanze nocive per decenni. Ma parla di questi come fossero sgradevoli eventi individuali, anziché elementi costitutivi della vita di tutti coloro che fanno parte, lo gradiscano o no, di una comunità di destino - che è il significato antico e perenne di classe sociale.

Eppure gli operai sono ancora tanti. Più o meno sette milioni, circa la metà nel settore manifatturiero e gli altri sparsi tra trasporti, costruzioni, industrie della conservazione, agricoltura e servizi vari. Nemmeno in un supermercato, quintessenza del terziario, i prodotti si collocano da sé negli scaffali, né le camere si rifanno da sole in un hotel. Quel che accomuna questa massa di persone, legandole materialmente a un destino collettivo, sono una serie di situazioni che basterebbero a riempire l'agenda politica di qualsiasi forza riuscisse ancora a vederle. In termini reali, le loro retribuzioni sono quasi ferme da oltre dieci anni, ovvero sono aumentate in misura minima rispetto agli altri paesi della Ue a 15. In rapporto al Pil, hanno perso in vent'anni tra 8 e 10 punti percentuali rispetto alle rendite e altri redditi da capitale. Si tratta di decine di miliardi di euro l'anno che sono andati ad altre classi sociali. A forza di riforme del sistema previdenziale fondate, più che sui bilanci effettivi dell'Inps o sull'andamento reale del rapporto tra attivi e inattivi, sull'accusa di ostinarsi a vivere più a lungo, vanno incontro a pensioni da poveri. Non bastasse, adesso la crisi ha posto questa massa di persone, grazie anche alle riforme più che decennali del mercato del lavoro, dinanzi a un aspro scenario: molti lavoratori che contavano su un'occupazione stabile l'hanno persa o stanno per perderla. Molti disoccupati non troveranno lavoro per anni. Una quota rilevante di essi non lo troverà mai più.

Le immagini degli operai che protestano, in forme nuove o tradizionali che siano, se uno guarda bene, hanno nello sfondo queste situazioni. Comuni a tutti loro. Se un politico vi dice che le classi sociali non esistono più, suggeritegli cortesemente di cambiare mestiere.

(26 novembre 2009)



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I lavoratori si arrampicano i si fanno stiliti del xxi secolo perchè sanno di essere soli. Disperati. Se avessero la CGIL di una volta non avrebbero bisogno di arrampicarsi. Ma la CGIL con CISL e UIL sono diventati complici della Confindustria. Condividono interessi sempre più estesi con gli enti bilaterali. la CGIL inoltre è controllata da una enorme rete di funzionari tutti di obbedienza PD il quale è prono alla Confindustria e sbava
per essere nelle grazie della Marcegaglia.Il sindacalismo di base non ha spazi nel senso che con la legge bassanini è stato discriminato e i sindacalisti di base sono pèrseguitati nelle aziende. Vedi caso Fiat Melfi.

la federazione di sinistra

La Federazione della Sinistra nasce per la spinta di due fattori: il fallimento della politica mediatrice del PD che ha finito con l'essere di mero sostegno della Confindustria e della sua azione di disarticolazione del diritto del lavoro e di impoverimento dei lavoratori e della esperienza di governo
della sinistra una catastrofe politica alla quale abbiamo assistito nella situazione allucinante di
una capitolazione alle pretese di Prodi di punti essenziali del programma concordato mentre tutta la batteria massmediatica assordava con accuse di radicalismo e pretese inesistenti.
Durante il Governo Prodi fu stipulata una intesa con i Sindacati Confederali di grave nocumento per i lavoratori in materia di precariato e pensioni. Con l'accordo del 13 luglio 2007 in particolare fu sostituito il cosidetto "scalone" con scalini nella logica "se non è zuppa è pan bagnato" che per molti pensionandi si è rivelato addirittura peggiorativo della legge Maroni. Con questo accordo non ci saranno mai più pensioni decenti.
La manifestazione del 20 ottobre 2007 promossa dal "Manifesto" e da "Liberazione" fu un grande momento di partecipazione e di speranza. Fu, dapprima devirilizzata dalle assicurazioni ripetute in pellegrinaggi dei suoi promotori al Governo che non sarebbe stata "contro" e poi ignorata e subito cancellata mentre Bertinotti dall'alto dello scranno di Montecitorio annunziava la teoria della "riduzione del danno", cioè dello stare al governo per non fare niente di nuovo e di favorevole per i lavoratori ma soltanto di evitare peggioramenti del loro status.
In Italia è in corso da un pezzo uno smottamento a destra delle forze politiche. Anche quelle forze
che ritennero di staccarsi dal PD e costituirono con il gruppo bertinottiano " socialismo e libertà " hanno "moderato" notevolmente le loro posizioni. Penso che in parte saranno risucchiate dal PD.
La Federazione della Sinistra sarebbe oggi assai più forte e convincente, potrebbe fare massa critica
capace di attivare il processo contrario di smottamento a sinistra, se rifondazione comunista non avesse subito, sempre a causa della sua relazione con il centro-sinistra, due scissioni: la prima che ha dato vita al gruppo del PDCI e la seconda capeggiata da Vendola e Bertinotti. Entrambe non sono state originate da una valutazione obiettiva degli interessi di "classe" da difendere ma da una rovinosa lite interna per la leadership prima da Cossutta e Bertinotti e poi tra lo stesso Bertinotti sostenitore di Vendola e Ferrero. Il malanimo, i rancori, le diffidenze, la disistima tra i gruppi dirigenti che fanno capo ai due partiti impregnano ancora e deprimono l'atmosfera della Costituente della Federazione ma sono bilanciati da un sincero sforzo di buona volontà e dalla necessità di fare qualcosa per un soccombere ed essere cancellati dalla storia.
il manifesto del movimento parte dalla dichiarazione di anticapitalismo ed antipatriarcato che dovrà essere sviluppata e specificata in punti concreti riguardanti il salario,la precarietà,le privatizzazioni, le riforme
politiche, la pace.
La Federazione eredita dal vecchio PCI una scarsa valutazione dei problemi relativi ai diritti civili. Il tema delle carceri, dei diritti dei malato, la tutela dei sottoposti al TSO spesso con metodi feroci,
della tutela legale dei poveri è sempre stato relegato in secondo piano rispetto all'economicismo ed
al parlamentarismo.Oggi i diritti sociali e civili sono diventati frontiere avanzate nella lotta per la difesa
dell'umanità dalla crudeltà del liberismo.

Se è vera l'analisi della crisi a causa dei bassi salari bisogna avere il coraggio di proporre una linea di immediato recupero generalizzato anche in conflitto con il collaborazionismo subalterno delle Confederazioni Sindacali.
La Federazione della Sinistra è l'unico luogo "politico" di sinistra rimasto in Italia a parte i gruppuscoli che purtroppo disperdono una parte bella e significativa della militanza comunista e socialista. Potrebbe diventare qualcosa di importante e decisivo come la Linke tedesca.
Il ciclo della colonizzazione liberista della sinistra si è chiuso dal momento che una parte stessa del capitalismo si rende conto del disastro sociale culturale umano delle ricette della Thatcher e di Reagan e capisce che, restando fermi i salari e le pensioni, non ci sarà più sviluppo ma una mefitica stagnazione della società e quasi certamente la regressione del sistema ed il suo imbarbarimento.
Andare avanti succhiando il sangue a cinque milioni di precari sottopagati e cinque milioni di immigrati porta all'inferno. La democrazia non può reggere a lungo con dieci milioni di persone in sofferenza fino alla denutrizione ed altri dieci milioni con salari al limite della sopravvivenza.
Il conflitto sociale che si sta sviluppando per l'occupazione deve essere esteso alla questione del precariato e del salario. I salari debbono essere aumentati assai di più degli spiccioli richiesti dai sindacati confederali. la critica nei confronti della CGIL deve essere assai più dura dal momento che si accinge a fare un Congresso dentro i limiti tracciati dagli uomini del PD, i limiti imposti dalla Confindustria. Un Congresso nel quale precariato, bassi salari, pensioni miserime, privatizzazioni, non vengono messi in discussione in nome di una prospettiva di sviluppo del Paese inesistente.
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it

venerdì 27 novembre 2009

liberiamo bambini e bambine palestinesi dal carcere

firme per le bambine ed i bambini

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Raccolgo adesioni per la scarcerazione immediata di 330 bambine e bambini palestinesi detenuti illegalmente da Israele che non dà conto della loro situazione nè alle famiglie nè ad Unicef.... Migliaia di palestinesi uomini e donne sono detenuti illegalmente anche da oltre venti anni
Pietro


http://it.peacereporter.net/articolo...+Ong+al+lavoro

giovedì 26 novembre 2009

lettera a "essere comunisti" sul Congresso CGIL

Cari compagni,

la CGIL va al congresso con due mozioni interne alla linea concertativa dettata da Confindustria e PD. E' prigioniera della politica unitaria con Cisl e Uil. La Fiom fa battaglie del tutto prive di contenuto dal momento che ha dimensionato le sue richieste al tasso di inflazione programmato. Avrebbe dovuto chiedere almeno trecento euro di aumento come hanno fatto e ottenuto i bancari. Invece sta facendo una lotta inutile per una ridicola differenza salariale.Una manciata di centesimi!

La mozione che appoggiate non affronta nessun problema fondamentale e non propone niente di diverso da quella della maggioranza. Contribuite anche voi ad ingannare. Chiede forse la mozione di minoranza l'abrogazione della legge Biagi, la riforma delle pensioni abolendo gli ultimi accordi, aumenti salariali, il Minimo Salariale Garantito, la lotta alle privatizzazione in tutta la pubblica amministrazione e nelle municipalizzate, la riforma delle leggi bassanini che penalizzano il sindacalismo di base, vincoli più cogenti per il ruolo sociale delle imprese, una politica verso le multinazionali che
dia garanzie contro la devastazione di intere aree economiche che vengono improvvisamente sgombrate dalle aziende e portate altrove e sopratutto una seria riflessione sulla legislazione europea del lavoro che con l'entrata in vigore del trattato di Lisbona diventa cogente ed è terribilmente oppressiva?

Vi prestate ad accreditare tra i lavoratori l'idea di un Congresso nel quale si possa ribaltare la linea della maggioranza. Non è così. La mozione che appoggiate è il documento di una cordata di potere interno che si contrappone ad altra cordata. Entrambe hanno riferimento nel PD. Per intenderci:
Ichino, Letta,Treu.....
Cori saluti.

Pietro Ancona
sindacalista cgil in pensione



Essere comunisti
n. 187 • 26 novembre 2009


Il più grande sindacato italiano va a congresso. Nella Cgil si confronteranno idee, proposte e progetti molto differenti fra di loro. Non si può rimanere indifferenti di fronte a tale confronto perché farlo significherebbe lasciare nell’isolamento politico decine di migliaia di lavoratrici e lavoratori iscritti alla Cgil che parteciperanno ai congressi di base.

A partire dalla valutazione dei contenuti programmatici messi in campo, occorre quindi stare per coerenza con chi anima le lotte in tutto il paese, contro i contratti separati, per la difesa degli stabilimenti, rifiutando, come fa la Fiom, i compromessi contrattuali che ripropongono i contenuti dell'accordo separato.

Il Partito intanto si prepara ai due importanti appuntamenti del 5 dicembre: il No Berlusconi Day e l’assemblea nazionale di lancio della fase costituente della Federazione della Sinistra (Prc, Pdci, Lavoro e Solidarietà e Socialismo 2000) per la nascita di una resistenza sociale e di massa al capitalismo in crisi che attacca tutti i diritti dei lavoratori, di una opposizione vera al governo Berlusconi, di una lotta contro il razzismo e la guerra.



"Per un sindacato di classe" (di Walter Tanzi, Ortelli Fausto, Enzo Jorfida e altri su altre testate del 26/11/2009)
"Il governo ora ci deve ascoltare" (di Costantino Cossu su il manifesto del 26/11/2009)
"Cara acqua" (di Alessandra Fava su il manifesto del 25/11/2009)
"Rifondazione in prima linea contro le lobbies" (di Maria Campese su Liberazione del 22/11/2009)
"Prc, messaggio da Caserta: ce la possiamo fare" (di Claudio Grassi su Liberazione del 24/11/2009)
"La Federazione della Sinistra d’alternativa in cammino per un nuovo inizio" (di Davide Pappalardo su Liberazione del 22/11/2009)
"L'altra metà del cielo, all'inferno" (di Geraldina Colotti su il manifesto del 26/11/2009)

la proprietà non è un diritto naturale!

----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: presidente@agricoltorifederati.it
Cc: pane-rose@tiscali.it
Sent: Thursday, November 26, 2009 2:40 PM
Subject: Risposta






Caro Signor Fidenato,
lei sa benissimo di avere sollevato la questione del sostituto di imposta come grimaldello per scardinare qualcosa di ben più importante e cioè la fiscalità generale dello Stato. In atto lei corrisponde ai lavoratori il lordo ma ogni cosa ha un principio, una evoluzione, un assestamento generale. Non possiamo escludere che avendo in mano l'ammontare delle tasse che i lavoratori dovrebbero pagare i datori di lavoro decidano poi di trattenerli e di non darli nè ai lavoratori stessi nè allo Stato. Non sarebbe la prima volta che succede nel nostro Paese. Insomma, alla fine, la vostra idea è espressa quando, nel frontispizio del vostro sito, scrivete: "le tasse sono un furto." Le tasse, che certamente vanno riviste abolendo alcune assurdità come gli studi di settori, se eque ed applicate con giustizia, sono il fondamento della coesione sociale e della convivenza civile. Se diventano troppo pesanti e vengono usate per foraggiare il parassitismo delle oligarchie politiche e le loro clientele, diventano pericolose per la democrazie. Il federalismo fiscale voluto dai leghisti porterà ad un appesantimento fiscale che potrebbe risultare insopportabile. Già paghiamo l'Irpef regionale e comunale in quasi tutte le regioni d'Italia e le Regioni sono costosissime con stipendi ai consiglieri regionali ed ai membri della giunta regionale di governo veramente scandalosi. Le privatizzazioni aumentano terribilmente i costi di gestione perchè si debbono mantenere presidenti e consiglieri di amministrazione a milioni di euro l'anno. Mi risulta che nel Veneto c'era, non so se ancora, un tratto di autostrada amministrato da due o tre consigli di amministrazione!
Le tasse bisogna pagarle equamente ma dobbiamo pretendere che i soldi ricavati vengono utilizzati per il bene dei cittadini e della comunità. Cominciando a tagliare le spese della politica.
Da giovane ho fatto il Consigliere Comunale della mia città. La carica era completamente gratuita. Tutto funzionava più o meno come ora e forse meglio. Ora il consigliere comunale percepisce uno stipendio di tremila euro al mese ed in più ha un budget per la segreteria più le consulenze che si offrono agli amici professionisti e che spesso non servono proprio a nulla. Vada a vedere quante consulenze ha la Regione Veneto e le sommi a quelle di tutte le amministrazioni pubbliche della regione. Vedrà che ammontano a centinaia e centinaia di milioni di euro che potrebbero essere risparmiate per abbassare le sue tasse e dare delle opportunità in più ai giovani....
Vi invito anche a considerare che la proprietà è stata proposta diritto naturale da Locke nel sedicesimo secolo. Il Locke come sapete è fondatore dell'ideologia capitalistica, il liberalismo, e per fare quadrare tutta la piattaforma rivendicativa della borghesia nei confronti dell'aristocrazia che faceva derivare la proprietà soltanto da un dato di ereditarietà e da un diritto "divino" e legittimare
una provenienza "volgare" della proprietà ( sfruttamento esseri umani, schiavitù, commercio, speculazioni in borsa etcc..) la classificò tra i diritti naturali. Ma la proprietà non è diritto naturale ma
positivo regolato dalle leggi della comunità in cui si rivendica o se ne vuole la protezione.

Pietro Ancona


http://tarantula.ilcannocchiale.it/post/2213505.html
Cordialmente
Pietro Ancona




Viva la libertà di scelta
Egr. Sig. Pietro Ancona,
sono l'imprenditore che sta attuando il rifiuto di continuare a fare il sostituto d'imposta. Lei, nel parlare della mia iniziativa mente sapendo di mentire. Io ai dipendenti sto dando il lordo e una volta che per contratto è stabilito una cifra, il datore di lavoro dovrà pagarla. Spetterà al lavoratore poi pagare le tasee e quant'altro. Dov'è il problema? Lei continua a considerare i lavoratori dipendenti come dei cretini che hanno bisogno di persone intelligenti come lei che li guidino nella loro vita. E' incapace di pensare che loro siamo in grado di badare a se stessi. E poi, come disse Tommaso Padoa Schioppa che lei sicuramente ammirava, perchè dobbiamo privare i cittadini di pagare direttamente loro le tasse visto che esse "...sono una cosa bellissima..". Lei è un arrogante, un presupponente, un dittatore che non lascia la libertà agli individui di scegliere come vivere. Ed è anche un rapinatore perchè vuole appropriarsi del frutto del lavoro altrui per attuare le sue strampalate visioni di vita sociale. Io sono libero di scegliere con chi condividere la mia vita e se scelgo di associarmi con coloro che oggi abitano in uno zona che si chiama Austria, non sarà certo lei ad impedirmelo

(25 novembre 2009)

Fidenato Giorgio

presidente@agricoltorifederati.it

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Caro Signor Fidenato,
lei sa benissimo di avere sollevato la questione del sostituto di imposta come grimaldello per scardinare qualcosa di ben più importante e cioè la fiscalità generale dello Stato. In atto lei corrisponde ai lavoratori il lordo ma ogni cosa ha un principio, una evoluzione, un assestamento generale. Non possiamo escludere che avendo in mano l'ammontare delle tasse che i lavoratori dovrebbero pagare i datori di lavoro decidano poi di trattenerli e di non darli nè ai lavoratori stessi nè allo Stato. Non sarebbe la prima volta che succede nel nostro Paese. Insomma, alla fine, la vostra idea è espressa quando, nel frontispizio del vostro sito, scrivete: "le tasse sono un furto." Le tasse, che certamente vanno riviste abolendo alcune assurdità come gli studi di settori, se eque ed applicate con giustizia, sono il fondamento della coesione sociale e della convivenza civile. Se diventano troppo pesanti e vengono usate per foraggiare il parassitismo delle oligarchie politiche e le loro clientele, diventano pericolose per la democrazie. Il federalismo fiscale voluto dai leghisti porterà ad un appesantimento fiscale che potrebbe risultare insopportabile. Già paghiamo l'Irpef regionale e comunale in quasi tutte le regioni d'Italia e le Regioni sono costosissime con stipendi ai consiglieri regionali ed ai membri della giunta regionale di governo veramente scandalosi. Le privatizzazioni aumentano terribilmente i costi di gestione perchè si debbono mantenere presidenti e consiglieri di amministrazione a milioni di euro l'anno. Mi risulta che nel Veneto c'era, non so se ancora, un tratto di autostrada amministrato da due o tre consigli di amministrazione!
Le tasse bisogna pagarle equamente ma dobbiamo pretendere che i soldi ricavati vengono utilizzati per il bene dei cittadini e della comunità. Cominciando a tagliare le spese della politica.
Da giovane ho fatto il Consigliere Comunale della mia città. La carica era completamente gratuita. Tutto funzionava più o meno come ora e forse meglio. Ora il consigliere comunale percepisce uno stipendio di tremila euro al mese ed in più ha un budget per la segreteria più le consulenze che si offrono agli amici professionisti e che spesso non servono proprio a nulla. Vada a vedere quante consulenze ha la Regione Veneto e le sommi a quelle di tutte le amministrazioni pubbliche della regione. Vedrà che ammontano a centinaia e centinaia di milioni di euro che potrebbero essere risparmiate per abbassare le sue tasse e dare delle opportunità in più ai giovani....
Vi invito anche a considerare che la proprietà è stata proposta diritto naturale da Locke nel sedicesimo secolo. Il Locke come sapete è fondatore dell'ideologia capitalistica, il liberalismo, e per fare quadrare tutta la piattaforma rivendicativa della borghesia nei confronti dell'aristocrazia che faceva derivare la proprietà soltanto da un dato di ereditarietà e da un diritto "divino" e legittimare
una provenienza "volgare" della proprietà ( sfruttamento esseri umani, schiavitù, commercio, speculazioni in borsa etcc..) la classificò tra i diritti naturali. Ma la proprietà non è diritto naturale ma
positivo regolato dalle leggi della comunità in cui si rivendica o se ne vuole la protezione.

Pietro Ancona


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Cordialmente
Pietro Ancona




Viva la libertà di scelta
Egr. Sig. Pietro Ancona,
sono l'imprenditore che sta attuando il rifiuto di continuare a fare il sostituto d'imposta. Lei, nel parlare della mia iniziativa mente sapendo di mentire. Io ai dipendenti sto dando il lordo e una volta che per contratto è stabilito una cifra, il datore di lavoro dovrà pagarla. Spetterà al lavoratore poi pagare le tasee e quant'altro. Dov'è il problema? Lei continua a considerare i lavoratori dipendenti come dei cretini che hanno bisogno di persone intelligenti come lei che li guidino nella loro vita. E' incapace di pensare che loro siamo in grado di badare a se stessi. E poi, come disse Tommaso Padoa Schioppa che lei sicuramente ammirava, perchè dobbiamo privare i cittadini di pagare direttamente loro le tasse visto che esse "...sono una cosa bellissima..". Lei è un arrogante, un presupponente, un dittatore che non lascia la libertà agli individui di scegliere come vivere. Ed è anche un rapinatore perchè vuole appropriarsi del frutto del lavoro altrui per attuare le sue strampalate visioni di vita sociale. Io sono libero di scegliere con chi condividere la mia vita e se scelgo di associarmi con coloro che oggi abitano in uno zona che si chiama Austria, non sarà certo lei ad impedirmelo

(25 novembre 2009)

Fidenato Giorgio

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Carissimi,
ho scritto una prima risposta per il signor Fidenato. Vi consiglio di sfogliare il sito di questi signori.



Caro Signor Fidenato,
lei sa benissimo di avere sollevato la questione del sostituto di imposta come grimaldello per scardinare qualcosa di ben più importante e cioè la fiscalità generale dello Stato. In atto lei corrisponde ai lavoratori il lordo ma ogni cosa ha un principio, una evoluzione, un assestamento generale. Non possiamo escludere che avendo in mano l'ammontare delle tasse che i lavoratori dovrebbero pagare i datori di lavoro decidano poi di trattenerli e di non darli nè ai lavoratori stessi nè allo Stato. Non sarebbe la prima volta che succede nel nostro Paese. Insomma, alla fine, la vostra idea è espressa quando, nel frontispizio del vostro sito, scrivete: "le tasse sono un furto." Le tasse, che certamente vanno riviste abolendo alcune assurdità come gli studi di settori, se eque ed applicate con giustizia, sono il fondamento della coesione sociale e della convivenza civile. Se diventano troppo pesanti e vengono usate per foraggiare il parassitismo delle oligarchie politiche e le loro clientele, diventano pericolose per la democrazie. Il federalismo fiscale voluto dai leghisti porterà ad un appesantimento fiscale che potrebbe risultare insopportabile. Già paghiamo l'Irpef regionale e comunale in quasi tutte le regioni d'Italia e le Regioni sono costosissime con stipendi ai consiglieri regionali ed ai membri della giunta regionale di governo veramente scandalosi. Le privatizzazioni aumentano terribilmente i costi di gestione perchè si debbono mantenere presidenti e consiglieri di amministrazione a milioni di euro l'anno. Mi risulta che nel Veneto c'era, non so se ancora, un tratto di autostrada amministrato da due o tre consigli di amministrazione!
Le tasse bisogna pagarle equamente ma dobbiamo pretendere che i soldi ricavati vengono utilizzati per il bene dei cittadini e della comunità. Cominciando a tagliare le spese della politica.
Da giovane ho fatto il Consigliere Comunale della mia città. La carica era completamente gratuita. Tutto funzionava più o meno come ora e forse meglio. Ora il consigliere comunale percepisce uno stipendio di tremila euro al mese ed in più ha un budget per la segreteria più le consulenze che si offrono agli amici professionisti e che spesso non servono proprio a nulla. Vada a vedere quante consulenze ha la Regione Veneto e le sommi a quelle di tutte le amministrazioni pubbliche della regione. Vedrà che ammontano a centinaia e centinaia di milioni di euro che potrebbero essere risparmiate per abbassare le sue tasse e dare delle opportunità in più ai giovani....
Vi invito anche a considerare che la proprietà è stata proposta diritto naturale da Locke nel sedicesimo secolo. Il Locke come sapete è fondatore dell'ideologia capitalistica, il liberalismo, e per fare quadrare tutta la piattaforma rivendicativa della borghesia nei confronti dell'aristocrazia che faceva derivare la proprietà soltanto da un dato di ereditarietà e da un diritto "divino" e legittimare
una provenienza "volgare" della proprietà ( sfruttamento esseri umani, schiavitù, commercio, speculazioni in borsa etcc..) la classificò tra i diritti naturali. Ma la proprietà non è diritto naturale ma
positivo regolato dalle leggi della comunità in cui si rivendica o se ne vuole la protezione.

Pietro Ancona


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Pietro Ancona




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Egr. Sig. Pietro Ancona,
sono l'imprenditore che sta attuando il rifiuto di continuare a fare il sostituto d'imposta. Lei, nel parlare della mia iniziativa mente sapendo di mentire. Io ai dipendenti sto dando il lordo e una volta che per contratto è stabilito una cifra, il datore di lavoro dovrà pagarla. Spetterà al lavoratore poi pagare le tasee e quant'altro. Dov'è il problema? Lei continua a considerare i lavoratori dipendenti come dei cretini che hanno bisogno di persone intelligenti come lei che li guidino nella loro vita. E' incapace di pensare che loro siamo in grado di badare a se stessi. E poi, come disse Tommaso Padoa Schioppa che lei sicuramente ammirava, perchè dobbiamo privare i cittadini di pagare direttamente loro le tasse visto che esse "...sono una cosa bellissima..". Lei è un arrogante, un presupponente, un dittatore che non lascia la libertà agli individui di scegliere come vivere. Ed è anche un rapinatore perchè vuole appropriarsi del frutto del lavoro altrui per attuare le sue strampalate visioni di vita sociale. Io sono libero di scegliere con chi condividere la mia vita e se scelgo di associarmi con coloro che oggi abitano in uno zona che si chiama Austria, non sarà certo lei ad impedirmelo

(25 novembre 2009)

Fidenato Giorgio

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Caro Signor Fidenato,
lei sa benissimo di avere sollevato la questione del sostituto di imposta come grimaldello per scardinare qualcosa di ben più importante e cioè la fiscalità generale dello Stato. In atto lei corrisponde ai lavoratori il lordo ma ogni cosa ha un principio, una evoluzione, un assestamento generale. Non possiamo escludere che avendo in mano l'ammontare delle tasse che i lavoratori dovrebbero pagare i datori di lavoro decidano poi di trattenerli e di non darli nè ai lavoratori stessi nè allo Stato. Non sarebbe la prima volta che succede nel nostro Paese. Insomma, alla fine, la vostra idea è espressa quando, nel frontispizio del vostro sito, scrivete: "le tasse sono un furto." Le tasse, che certamente vanno riviste abolendo alcune assurdità come gli studi di settori, se eque ed applicate con giustizia, sono il fondamento della coesione sociale e della convivenza civile. Se diventano troppo pesanti e vengono usate per foraggiare il parassitismo delle oligarchie politiche e le loro clientele, diventano pericolose per la democrazie. Il federalismo fiscale voluto dai leghisti porterà ad un appesantimento fiscale che potrebbe risultare insopportabile. Già paghiamo l'Irpef regionale e comunale in quasi tutte le regioni d'Italia e le Regioni sono costosissime con stipendi ai consiglieri regionali ed ai membri della giunta regionale di governo veramente scandalosi. Le privatizzazioni aumentano terribilmente i costi di gestione perchè si debbono mantenere presidenti e consiglieri di amministrazione a milioni di euro l'anno. Mi risulta che nel Veneto c'era, non so se ancora, un tratto di autostrada amministrato da due o tre consigli di amministrazione!
Le tasse bisogna pagarle equamente ma dobbiamo pretendere che i soldi ricavati vengono utilizzati per il bene dei cittadini e della comunità. Cominciando a tagliare le spese della politica.
Da giovane ho fatto il Consigliere Comunale della mia città. La carica era completamente gratuita. Tutto funzionava più o meno come ora e forse meglio. Ora il consigliere comunale percepisce uno stipendio di tremila euro al mese ed in più ha un budget per la segreteria più le consulenze che si offrono agli amici professionisti e che spesso non servono proprio a nulla. Vada a vedere quante consulenze ha la Regione Veneto e le sommi a quelle di tutte le amministrazioni pubbliche della regione. Vedrà che ammontano a centinaia e centinaia di milioni di euro che potrebbero essere risparmiate per abbassare le sue tasse e dare delle opportunità in più ai giovani....
Vi invito anche a considerare che la proprietà è stata proposta diritto naturale da Locke nel sedicesimo secolo. Il Locke come sapete è fondatore dell'ideologia capitalistica, il liberalismo, e per fare quadrare tutta la piattaforma rivendicativa della borghesia nei confronti dell'aristocrazia che faceva derivare la proprietà soltanto da un dato di ereditarietà e da un diritto "divino" e legittimare
una provenienza "volgare" della proprietà ( sfruttamento esseri umani, schiavitù, commercio, speculazioni in borsa etcc..) la classificò tra i diritti naturali. Ma la proprietà non è diritto naturale ma
positivo regolato dalle leggi della comunità in cui si rivendica o se ne vuole la protezione.

Pietro Ancona


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Cordialmente
Pietro Ancona




Viva la libertà di scelta
Egr. Sig. Pietro Ancona,
sono l'imprenditore che sta attuando il rifiuto di continuare a fare il sostituto d'imposta. Lei, nel parlare della mia iniziativa mente sapendo di mentire. Io ai dipendenti sto dando il lordo e una volta che per contratto è stabilito una cifra, il datore di lavoro dovrà pagarla. Spetterà al lavoratore poi pagare le tasee e quant'altro. Dov'è il problema? Lei continua a considerare i lavoratori dipendenti come dei cretini che hanno bisogno di persone intelligenti come lei che li guidino nella loro vita. E' incapace di pensare che loro siamo in grado di badare a se stessi. E poi, come disse Tommaso Padoa Schioppa che lei sicuramente ammirava, perchè dobbiamo privare i cittadini di pagare direttamente loro le tasse visto che esse "...sono una cosa bellissima..". Lei è un arrogante, un presupponente, un dittatore che non lascia la libertà agli individui di scegliere come vivere. Ed è anche un rapinatore perchè vuole appropriarsi del frutto del lavoro altrui per attuare le sue strampalate visioni di vita sociale. Io sono libero di scegliere con chi condividere la mia vita e se scelgo di associarmi con coloro che oggi abitano in uno zona che si chiama Austria, non sarà certo lei ad impedirmelo

(25 novembre 2009)

Fidenato Giorgio

presidente@agricoltorifederati.it

mercoledì 25 novembre 2009

la pausa pranzo ed i bambini rom

La pausa pranzo ed i bambini rom
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Sentita la singolare e particolarissima proposta del Ministro Rotondi, Ministro - si badi bene - all'attuazione del programma di governo (sic!) che a me sembra una nicchia a suo tempo inventata per fare posto a qualcuno rimasto a terra, in un primo momento ho pensato che si trattasse di un tipico prodotto post-prandiale concepito dopo uno dei favolosi pasti che la mensa di Montecitorio fornisce ai deputati a prezzo simbolico.
Ho pensato che il Ministro avesse ben pranzato in una tavola imbandita da un gordon bleu chef e che si sentisse la testa leggermente appannata, un piacevolissimo torpore indotto dalla bontà ed alta qualità dei piatti degustati, uno stato di beatitudine aiutato dal un cognac francese e da un magnifico sigaro.
A questo punto, ha pensato alle centinaia di migliaia di travet dei Ministeri ed a tutte le lavoratrici ed i lavoratori italiani che, cessato il pranzo, debbono tornare al lavoro. Renderanno? Non si sarà intanto abbassata la loro produttività a causa dello stomaco pieno?
E se proponessimo di abolire la pausa pranzo offrendo in alternativa una riduzione dell'orario quotidiano di lavoro?
In qualche modo ho pensato che la proposta del Ministro Rotondi somigliasse straordinariamente alla domanda di Maria Antonietta : ma perchè non mangiano brioches?" Lo stesso esprit, la stessa distanza incommensurabile dalla gente.....
Ma forse mi sbaglio e non si tratta di una gaffe madornale. L'Italia è il Paese in cui il potere è caduto nelle mani di gente che predica e pratica la cattiveria sociale. Forse dietro la faccia ridanciana del Ministro c'è qualcosa di più di una battuta di costume, di abitudini sociali, qualcosa di chi vuole favorire le famiglie ad avere più tempo per loro. Penso che il Ministro voglia semplicemente togliere
il diritto alla pausa, ad una sospensione seppur per pochi minuti del lavoro. Naturalmente sa bene che nessuno può resistere otto ore senza cibo. Entrerebbe in crisi glicemica ed il rendimento che il Ministro vorrebbe innalzare si abbasserebbe. Quindi si mangerà con qualche sotterfugio qualcosa dietro il bancone o la scrivania dal momento che mi pare difficile che diventeremo tutti come gli anglosassoni che fanno pesanti colazioni al mattino.
Semplicemente si mira a togliere un diritto ai lavoratori.
Lavoratori che, a differenza di quanto ritiene o finge di ritenere il Ministro, non hanno soldi per consumare pasti talmente ricchi da stordirli. Con quello che guadagnano da un pezzo hanno rinunziato alle tavole calde e sono diventati quasi tutti consumatori obbligati di panini confezionati in casa con una frittata di uova o mortadella e pizze da taglio. Non possono permettersi di spendere più di quattro cinque euro a pasto dal momento
che con i loro stipendio debbono poter assicurare la colazione ai loro bambini che vanno a scuola
o mettere un pò di benzina nel motore, a comprare il cibo alla famiglia e tutto il resto.
La classe lavoratrice italiana ha consumi alimentari dequalificati. E' stata relativamente bene fino a quando un marchingegno mostruoso chiamato concertazione non li ha inchiodati ad un parametro finto di inflazione. Fa la spesa nel discount e non mangia più da un pezzo una bella bistecca di manzo! Si deve accontentare qualche volta di tacchini e polli che hanno sapore di plastica e che producono un brodo a volte acido e puzzolente! Provate ad incontrare un metalmeccanico o un callcenterista in un bar. Non si possono permettere un caffè espresso che costa all'incirca un euro e si debbono accontentare delle macchinette aziendali. I consumi sono stati ridotti all'osso e la qualità della vita del lavoratore dipendente è diventata quasi umiliante!
Per finire questa riflessione senza incorrere nell'accusa di "guitto" che, chissà perchè, il Ministro rivolge ai critici della sua proposta mi pare che questa assomiglia a quella che i leghisti ed altra brava gente fanno quando ritengono giusto rastrellare i bambini rom, schedarli e sottrarli alle loro famiglie. "Lo facciamo per il loro bene! perchè non vivano nelle immondezze dei campi e non chiedano l'elemosina !!!!
La pausa pranzo si fa per non fare appesantire i lavoratori, per non costringerli a laboriose digestioni in ufficio o alla catena di montaggio! Si fa per il loro bene!!

pietroancona@tin.it


http://www.dire.it/DIRE-POLITICO/lavoro_rotondi.php?c=26797&m=9&l=it
http://notizie.virgilio.it/politica/privilegi_dei_portaborse.html

una risposta agli abolizionisti delle tasse

mercoledì 25 Novembre 2009 (10h36) :
una risposta agli abolizionisti delle tasse

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Original Message ----- From: Movimento Libertario To: pietroancona LQd tin.it Sent: Wednesday, November 25, 2009 9:36 AM Subject: Alcune risposte al suo blog

In merito all’articolo: http://www.pane-rose.it/files/index.php?c3:o16319

Il Movimento Libertario nasce come movimento nazionale e non "nella cultura leghista del territorio in cui è inserito". I tre fondatori sono di Treviglio (BG), Pordenone e Roma e vanta iscritti da tutto il territorio nazionale.

Quando lei dice che "La proprietà è un diritto naturale" è una affermazione falsa e barbarica da una parte si contraddice e dall’altra comunque sbaglia. Si contraddice perché sono proprio i sistemi sociali più semplici (appunto "barbarici") privi delle sovrastrutture imposte dalla cultura moderna che, proprio perché più semplici e "vicini" al diritto naturale, riconoscono il diritto di proprietà (che in culture successive è stato artificialmente abolito o declassato). L’affermazione è comunque falsa perché in tutte le culture mondiali il furto è considerato un crimine secoli.. millenni prima che questo venisse codificato in qualche codice legislativo. Le tasse invece (che noi equipariamo al furto) sono una istituzione successiva nell’evoluzione della società umana e fin’ora tra l’altro (almeno per il nostro paese) non sottoposte a giudizio popolare. D’altronde che la proprietà sia un diritto naturale emerge facilmente da un semplice ragionamento. Io nasco solo. Io sono padrone del mio corpo. Quindi anche delle mie braccia e della mia mente. E se lavorando qualcosa che non è di nessuno (un pezzo di fango ad esempio) ne faccio un vaso quel vaso E’ MIO e di nessun altro. Lo posso tenere o lo posso scambiare ma è mio.

Sbaglia poi quando attribuisce ai radicali la visibilità del movimento. Con i radicali abbiamo alcuni punti in comune ma anche molti punti che ci separano (ad esempio la loro visione europeista ed internazionalista). La battaglia di Fidenato ha visto loro come sostenitori.. è vero (d’altronde avevano presentato un referendum sullo stesso tema già anni fa) .. ma anche altri movimenti come il Fronte Friulano, i Veneti e Libertiamo (PDL).

Parlando di Gramsci e delle imprese. Certo... condivido quello che dice. Nella nostra costituzione c’è scritto (art. 3) che siamo tutti uguali di fronte alla legge e non vedo perché gli imprenditori debbano avere più obblighi (come ad esempio il sostituto di imposta) e meno diritti (come il diritto di sciopero che a loro.. parlo della "serrata".. è vietato). Un imprenditore è qualcuno che un tempo ha rinunciato a spendere parte del proprio guadagno in beni voluttuari (una vacanza, la macchina nuova) e piano piano ha investito questi soldi in una idea. Soprattutto nel "territorio leghista" del nord-est molti imprenditori sono in realtà operai che sono diventati capi di sé stessi (e magari di altri 3-4 giovani).

Nel ricordarle che persino Ferrero di rifondazione appoggia la nostra proposta.. proprio sulla base di una uguaglianza tra cittadini che dovrebbe permettere anche agli operai di "evadere le tasse" le porgo cordiali saluti,

Marcello Mazzilli Responsabile Comunicazione MOVIMENTO LIBERTARIO www.movimentolibertario.it

Caro signore,

io considero, con Carlo Marx, la proprietà un furto naturalmente in senso lato, filosofico ed economico, laddove non esiste ricchezza che non sia stata creata sfruttando il prossimo e tesaurizzando il plusvalore, insomma il sudore della fronte o il prodotto dell’intelligenza degli sfruttati. Le ricordo inoltre che la nostra Costituzione considera la funzione sociale della proprietà e dell’impresa e con ciò stesso ne stabilisce i limiti. La società e l’impresa non possono essere "asociali". Quando lei impiega dieci contadini nella sua terra deve considerare che l’incremento di valore della sua azienda è dovuto al loro lavoro di cui le si appropria. La sua azienda non varrebbe nulla e diventerebbe addirittura un peso se lei non adoperasse il lavoro degli altri. Perchè i contadini debbono lavorare per arricchire lei? Potrebbero gestire in cooperative, in comune la terra che è un bene di cui i suoi avi si sono appropriati..... Il fatto che Ferrero la pensi come lei non mi conforta e penso che la fregola di certa sinistra di aderire anche alle pulsioni più bestiali, agli spirits animal dei padroni e padroncini nostrani, é un brutto segno di disorientamento del socialismo e del suo storico movimento di civiltà e di liberazione che anche se sconfitto e minoritario non deve mai ammainare le sue bandiere di libertà. Voglio comunque credere che Ferrero non abbia mai espresso l’opinione che lei gli attribuisce. L’Europa ha conosciuto movimento vandeani e qualunquisti contro le tasse che hanno precorso l’avvento di regimi terribili come quello nazista. Pietro Ancona http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/ www.spazioamico.it




Di : pietro ancona
mercoledì 25 Novembre 2009

martedì 24 novembre 2009

ultim'ora! Altri 40 mila soldati Usa in Afghanistan!

ultimora!! L'ineffabile Obama, nero wasp, Presidente delle grandi speranze manda altri quarantamila marines in Afghanistan a massacrare un popolo che si difende con mine rudimentali e fucili kalaschikov contro la possente armata di tutto l'Occidente forte di duecentomila uomini e centomila killers contractors. Viva la Resistenza Afghana!!

lunedì 23 novembre 2009

Leonardo Sciascia ed una intervista di Camilleri

Spinto dalla intervista di Cammilleri sono andato a rileggermi il Giorno
della Civetta che, per me, è il migliore libro che sia stato scritto contro
la mafia. Il confronto che Cammilleri ne fa con Gomorra di Saviano non è convincente.
. Gomorra è inconfrontabile con l'opera di Sciascia: è
una sorta di affresco iperealista che
denunzia il giganteggiare il male ed il suo impadronirsi di tutto il tessuto
sociale. Il Giorno della Civetta illumina la mafia come terminale di un Potere
che sviluppa la sua tela e la sua volontà di dominio dai palazzi romani e che cresce e si rafforza per la sua appartenenza a questo potere. A cinquanta anni è sempre e valido come non mai specialmente ora che il Potere sta sfasciando l'apparato di lotta alla mafia e le leggi che lo sostenevano compresa quella sul sequestro dei beni che con prestanomi, la mafia può riconquistare. La Roba!!!
Ho rivisto anche il bellissimo film di Damiano Damiani ispirato al"Giorno
della Civetta" pessimista assai di più di Sciascia che si conclude con Don
Mariano affacciato dal suo terrazzo che si riceve gli omaggi della
popolazione che ha capito quanto sia forte ed invulnerabile. Don Mariano è
lo Stato. Nel Giorno della Civetta
il capitano Bellodi conclude il libro proponendosi di tornare in Sicilia.
Esclama: "Mi ci romperò la testa" Si può vedere in lui assai prima del tempo
Falcone, Borsellino o lo stesso generale della Chiesa. Lotta senza quartiere
alla mafia. Lo stesso non può dirsi di Montalbano che ha sempre buoni
rapporti con la mafia, ci convive riuscendo miracolosamente a mantenere la propria integrità morale ed indipendenza ,arriva addirittura a fare dei summit con
i grandi capi delle cosche per dipanare la matassa di omicidi
ai quali ritiene che la mafia non sia coinvolta. Infatti, in uno
dei suoi romanzi, in occasione dell'omicidio di un appaltatore che i più
attribuiscono alla mafia, Montalbano scopre che si tratta del delitto di una
donna timorosa di perdere la sua posizione economica.
Tutta l'intervista di Montalbano mi è sembrata piena di una sorta di llatente e forse inconsapevole
malanimo verso Sciascia che di tanto in tanto affiora nel racconto di
diverse vicende. Trovo imbarazzante il fatto che per ben due volte
sottolinea il fatto che era amico di Sciascia soltanto di secondo livello. Non condivido il rimprovero
a Sciascia di avere rotto l'amicizia con Guttuso dopo che questi si era rifiutato di testimoniare la verità in tribunale dove era stato trascinato da Berlinguer. La sua idea che Sciascia non doveva chiedere a
Guttuso di testimoniare perchè era comunista e membro della Direzione del PCI e quindi non poteva dire qualcosa di non favorevole al Segretario del suo Partito non è condivisibile. La verità non può
essere esibita soltanto quando non crea imbarazzo!!

Pietro Ancona
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L'Intervista " Il Fatto"

20 novembre 2009
di Silvia Truzzi

Cinquant’anni fa, o giù di lì. Andrea Camilleri, una sigaretta dietro l’altra,
non ricorda l’anno in cui conobbe Leonardo Sciascia (oggi ricorre il
ventennale della scomparsa). Ma è l’unica cosa che dell’amico non sa dire.
Tutto il resto, qui di seguito. Nuvole di fumo, lampi negli occhi, l’intraducibile
tono della voce, l’Isola nella pronuncia e nel cuore: una conversazione
sulla Sicilia, a ritmo di narrazione.

Com’è stato l’incontro Sciascia-Camilleri?


Cominciammo ad avere dei contatti quando io ero all’ufficio sperimentazione
della Rai. Gli chiesi se poteva stendere la traccia di uno sceneggiato
perché riguardava il primo delitto di mafia nel quale erano coinvolti
politica, finanza e banche. Disse che non se la sentiva perché il materiale
era troppo. Poi cominciammo a frequentarci perché io dovevo mettere in scena
la riduzione teatrale del Giorno della civetta. Poi continuammo a
frequentarci perché io facevo il regista di quattro puntate a lui dedicate
di un programma che s’intitolava Uno scrittore e la sua terra. Poi ci siamo
visti anche privatamente per i fatti nostri. Poi gli portai del materiale su
un fatto di sangue accaduto nel mio paese pensando che potesse ricavarne uno
dei suoi libretti aurei, lui mi restituì tutto, dicendo: Ma perché non lo
scrivi tu? Poi mi convinse a scriverlo e me lo fece pubblicare da Elvira
Sellerio, facendo la bandella. Era La strage dimenticata. Abbiamo sempre
avuto un rapporto di amicizia. Ma tengo a precisare, onde evitare gelosie,
che io ero un amico di Sciascia di secondo grado. Perché ci sono gli amici
di primo grado, quelli ai quali si fanno confidenze. E io non appartenevo a
questa cerchia. Ero nella cerchia immediatamente dopo, tra quelli che lo
chiamavano Leonardo e non lo chiamavano Nanà, come facevano gli amici
intimi.


E di cosa parlavate?

Parlavamo di tutto. Di politica, di Stendhal, del fatto del giorno. E
polemizzavamo. Non era un’amicizia tranquilla. Ci trovavamo in disaccordo su
molte questioni. Per esempio la politica. Per esempio un’azzuffatina
notevole avvenne in occasione del sequestro Moro. Renato Guttuso, che era
fraterno amico di Sciascia (fino a quel momento, perché di lì a 15 giorni
non si salutarono più), l’invitò ad andare a trovare Berlinguer insieme con
lui. E trovarono un Berlinguer distrutto: Berlinguer pensava che il
rapimento Moro – ancora non era stato ammazzato –, fosse il frutto di una
felice collaborazione tra il Kgb e la Cia. E non ci era andato tanto
lontano, il povero Berlinguer. Naturalmente Sciascia scrisse un articolo sul
Corriere della Sera. Naturalmente Berlinguer non potè far altro che
smentire. Lo strappo con l’Unione Sovietica c’era stato, ma un po’ di
cordone ombelicale era rimasto. Berlinguer disse: Sciascia ha equivocato. E
Leonardo: Ma come? Era presente Renato Guttuso, che può confermare. Guttuso
era membro della direzione del Pci e si schierò con Berlinguer: ma no,
Leonardo ha frainteso. Bell’amico mi disse dopo Leonardo a proposito di
Guttuso. E io a lui: No, bell’amico tu. Perché? E io: perché se sei amico
fraterno di Guttuso e sai che Renato è membro della direzione del Pci ed è
un comunista convinto , non lo tiri in ballo. Lo tieni lontano da questa
faccenda, altrimenti lo metti in difficoltà. Voi comunisti siete tutti
uguali. E da qui cominciò un litigio che fortunatamente si risolse nel giro
di pochi giorni, dato che non eravamo amici di primo grado. Perché se
fossimo stati amici di primo grado penso che il litigio sarebbe stato assai
più serio.


Perché le prese di posizione di Sciascia – sulla mafia e sul sequestro Moro,
per esempio – hanno suscitato dibattiti così violenti?

Erano controcorrente. Ma non erano controcorrente per partito preso. Uno può
essere pierino, che dice sempre di no. Sciascia non era pierino, Sciascia
ragionava. Era di una lucidità intellettuale che pochi hanno avuto in
Italia. Quindi andava a finire che le sue conclusioni urtavano ferocemente
contro le conclusioni ufficiali, che non erano dettate dalla ricerca della
verità, erano in genere dettate da un accomodamento. A questo accomodamento
Sciascia non ci stava. Si poteva permettere il lusso di dire non ci sto,
perché così come era severo verso i terzi era severo verso se stesso.


L’indipendenza intellettuale è la sua più importante lezione?

È una delle sue più importanti lezioni. Sciascia è sempre politico, è
politico anche quando scrive romanzi: Todo modo è un romanzo politico.
Altrimenti non si capisce perché uno scrive un romanzo, Il contesto,
definendolo romanzo, e provoca una violenta reazione da parte del Partito
comunista. Uno scrive Todo modo, che è il requiem della Democrazia
cristiana, e suscita polemiche. Erano politici i suoi romanzi, politici i
suoi articoli. Lui era un uomo naturaliter politico. Poi c’è il momento in
cui, dalla politica fatta in qualità di scrittore, diventa politico attivo
perché si presenta alle elezioni (sempre come indipendente, sia nel Pci sia
con i Radicali). Che cos’è il partito per Sciascia? La stessa cosa che è per
Enrico Mattei. Enrico Mattei diceva: il partito politico mi serve come un
tram, ci salgo sopra perché mi deve portare da qualche parte. Leonardo
Sciascia adopera il partito allo stesso modo, solo che i suoi fini sono
totalmente diversi. Non sono fini utilitaristici, come per Mattei. Sono la
possibilità di esprimere liberamente il proprio pensiero, senza dover
condividere le opinioni del conduttore del tram.


E le altre lezioni?

Sempre questa costante attenzione alla vita sociale e politica del paese.
Non c’è stato un momento in cui Leonardo si sia distratto per contemplare il
proprio ombelico. Oggi moltissimi letterati italiani non fanno altro che
contemplare il proprio ombelico. Voglio dire che lui è stato sempre utile
alla società nella quale viveva. Chiaro?



Parliamo della Sicilia. Sciascia l’ha vissuta anche come un problema.

C’era la questione della sicilitudine, che a lui stava sulle palle come sta
a me. È un termine coniato da una definizione di Léopold Sédar Senghor,
presidente del Senegal. Lui parlava di negritudine. Ma c’è una grossa
differenza tra negritudine e sicilitudine. E applicare un concetto così
ristretto come quello di negritudine non gli andava. La sicilitudine è il
lamento che il siciliano fa di sé. Vittorio Nisticò fece un giornale
leggendario che era l’Ora di Palermo. Vittorio diceva che i siciliani si
dividono in due grandi categorie. I siciliani di scoglio e i siciliani di
mare aperto. Il siciliano di scoglio è quello che riesce ad allontanarsi
fino al più vicino scoglio. Il siciliano di mare aperto invece prende il
largo e se ne va. Leonardo era un siciliano di scoglio, non c’è dubbio. Però
il suo scoglio era così alto che lui da lassù poteva guardare il mondo. Non
riusciva a stare lontano dalla Sicilia. La prima volta che andò a Parigi mi
dissero: Leonardo si è beccato tre influenze di fila e se ne sta chiuso in
albergo. Gli telefonai: Come ti senti? Risposta: Male assai. E gli chiesi:
Per l’influenza? Sì, sì l’influenza. Ma poi sentimmi ghittato ‘ca a Parigi.
Capito? Buttato qua a Parigi, come se fosse stato in esilio in un paese del
Terzo mondo. Sicilitudine è una condizione segnata con l’evidenziatore da
alcuni particolari. È, come dire, un gusto compiaciuto per l’essere isolati,
per il sentirsi diversi. Invece non lo siamo, diversi. Siamo semplicemente
separati dalla terra ferma. La questione divenne la sicilianità, soprattutto
per quanto riguarda i caratteri negativi: la sicilianità è molto
semplicemente il prodotto di 13 o 14 dominazioni diverse che si sono
susseguite in Sicilia. È il senso dell’isola. I siciliani di queste 13
dominazioni hanno preso il meglio e il peggio. Quindi si sono creati un
carattere prismatico, cioè assolutamente contraddittorio. Tra persona e
persona, tra siciliano e siciliano. Uso una bellissima immagine di Vitaliano
Brancati: ci sono il signor Rossi e il signor Bianchi, tutti e due di
Catania, tutti e due abitanti nello stesso condominio. Ma li divide il
pianerottolo e passare il pianerottolo è come fare una traversata atlantica.
Tutto questo coacervo di situazioni, di modi di pensare e agire, fa la
sicilianità intesa come complessità. La contraddizione è sempre presente.
Non a caso Leonardo aveva pensato, in un primo tempo, di fare scrivere sulla
propria tomba: visse e si contraddisse. Poi cambiò idea e fece scrivere: ce
ne ricorderemo di questo pianeta.


Mafia e antimafia: due parole sui professionisti dell’antimafia.

Sciascia non era dentro le segrete cose della magistratura. Qualcuno lo
informò che era cambiato il meccanismo di promozione dei giudici. Prima
venivano promossi in base all’anzianità. Si cambiò con Borsellino: secondo i
vecchi criteri la promozione non gli spettava. Venne nominato procuratore in
base alla specifica conoscenza che aveva della mafia. E questo Leonardo lo
reputò un errore. E fu un errore di Leonardo. Come si dice: ha toppato,
perché mica era Dio. E mica è stata l’unica volta. Quello che posso
garantire io, è che le sue erano toppate in assoluta buona fede. Infatti,
quando gli spiegarono come stavano le cose, si precipitò a scusarsi con
Borsellino. Leonardo non aveva capito che nel caso della mafia l’unica
strada è la specializzazione.


Sciascia letterato: qual è il suo valore?

Questo è molto discusso. Per me è stato uno dei maggiori letterati del
Novecento, assieme a Carlo Emilio Gadda. Molti gli rimproverano una
scrittura professorale. Non è così. Il suo italiano, che sembra accademico,
è una lingua che lui affilava quotidianamente per farne qualche cosa che
somigliasse a un bisturi.


La prima delle Lezioni americane di Calvino: la leggerezza.

Non a caso erano amici.


Classifica dei libri di Sciascia.


Il più bello in assoluto è Il Consiglio d’Egitto, perché mette in campo
drammaticamente la condizione dell’essere siciliani. Il libro è diviso in
due parti separate da un intermezzo - proprio intitolato Intermezzo - in cui
il Viceré siciliano, che non è siciliano, chiede a un notabile siciliano: ma
come si fa a essere siciliani? Per dire che il libro è incentrato sulla
natura e sullo spirito dei siciliani. Io ho trovato una risposta a quella
domanda. Vuole saperla? Si fa con l’ironia. Poi Candido e poi Porte aperte.
Certo, c’è Il giorno della civetta. Ma è uno di quei libri che non avrei
voluto fossero mai stati scritti. Ho una mia personale teoria. Non si può
fare di un mafioso un protagonista, perché diventa eroe e viene nobilitato
dalla scrittura. Don Mariano Arena, il capomafia del Giorno della civetta,
giganteggia. Quella sua classificazione degli uomini – omini, sott’omini,
ominicchi, piglia ‘n culo e quaquaraquà – la condividiamo tutti. Quindi
finisce con l’essere indirettamente una sorta di illustrazione positiva del
mafioso e ci fa dimenticare che è il mandante di omicidi e fatti di sangue.
Questi sono i pericoli che si corrono quando si scrive di mafia. La
letteratura migliore per parlare di mafia sono i verbali dei poliziotti e le
sentenze dei giudici. Saviano è riuscito a dimostrare che si può scrivere un
libro - non un romanzo perché è una cosa diversa - e mostrare la camorra per
quello che è. Ma è un caso isolato.


Già nei primi anni Ottanta Sciascia manifesta una grande preoccupazione per
la deriva della politica verso il malaffare. Oggi cosa scriverebbe?

Forse non scriverebbe proprio nulla. Quando tu hai una tale e vasta conferma
di quello che avevi intuito sarebbe avvenuto, ti cascano le braccia. Di
Leonardo sento la mancanza, ma certe volte sono contento che non ci sia più.
Perché penso: Poveraccio, se ci fosse ancora. Almeno non deve vedere tutto
questo.


da Il Fatto Quotidiano del 20 novembre 2009




























































s

"la proprietà è un diritto naturale, le tasse un furto"

"la proprietà è un diritto naturale, le tasse un furto"
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Si è aperta a Pordenone una causa sul cosidetto sostituto di imposta. Un imprenditore si rifiuta di continuare ad incassare per conto dello Stato le tasse ed i contributi dei propri dipendenti sostenendo
che non vuole continuare a fare l'esattore peraltro gratuitamente. L'imprenditore ha dato ai propri dipendenti una busta paga comprendente il lordo: la paga più l'irpef ed i contributi previdenziali. La causa è stata rinviata alla fine di gennaio 2010 ma l'obiettivo dell'imprenditore e del movimento che lo sostiene (movimento libertario) è quello di provocare un giudizio della Corte Costituzionale. Il Movimento, profondamente inserito nella "cultura leghista" del territorio nel quale è nato ha per motto: "la proprietà è un diritto naturale, le tasse sono un furto" una parola d'ordine del tutto priva di verità e barbarica dal momento che tutti sappiamo che non è affatto vero che la proprietà sia un diritto naturale e le tasse non sono un furto ma il collante sociale di ogni comunità umana che cessa di essere tale e cessa di esistere se privata del suo fondamentale strumento di aggregazione e di finanziamento dei servizi. Siamo in presenza di una estremizzazione del liberismo
che propugna una vera e propria estinzione dello Stato, l'anarchia degli individui ed il loro rifiuto ad obbligazioni sociali di qualsiasi titolo. Il ML esiste da un pezzo ma è stato portato alla ribalta dai radicali che hanno spolverato la loro vecchia proposta di abolizione del sostituto di imposta, uno dei venti referendum proposti nella fase bulimica del referendismo pannelliano che portò ad un generale disgusto verso una paranoica chiamata alle urne praticamente su tutto. Un modo come un altro per affossare una istituzione che usata con saggezza potrebbe essere sommamente utile alla democrazia italiana. Il nuovo Segretario dei radicali Staderini, in una intervista al Giornale di Sicilia, ha sostenuto le ragioni degli abolizionisti del sostituto di imposta richiamando, appunto, la battaglia dei radicali fin dal
1994.
In effetti, la partita che si è aperta al tribunale di Pordenone va molto al di là del sostituto di imposta ma investe appunto la legittimità delle tasse, del diritto dello Stato a decidere e riscuotere imposte. Nella ipotesi in verità assai improbabile che il giudice accetti di rinviare la questione alla Corte Costituzionale e che questa deliberi positivamente sulla richiesta dell'imprenditore ci troveremmo difronte ad uno scardinamento delle strutture dello Stato peggiore di un colpo di Stato o di una rivoluzione reazionaria. Aveva ragione Gramsci a parlare del sovversivismo delle classi dirigenti. Il tentativo di scrollarsi dalle spalle ogni e qualsiasi legame ed obbligo fiscale da parte dei datori di lavoro e dei proprietari mette le classi sociali a loro subalterne in una situazione di disagio intollerabile. Se ad absurdum si abolisse il sostituto d'imposta dubito molto, anzi, moltissimo, che i lavoratori riceverebbero nelle loro buste paghe assieme al loro salario le tasse che in atto, salvo conguaglio, il datore di lavoro corrisponde allo Stato ed i contributi che corrisponde all'INPS. La truffaldina vocazione dell'imprenditoria italiana, la sua rapacità sociale non rinuncerebbe al furto di quanto il lavoratore oggi paga allo Stato o all'INPS per il welfare. Finirebbe con il trattenerli per se. Nel caso che corrispondesse l'ammontare delle tasse non pagate l'Italia si dovrebbe attrezzare ad una moltiplicazione non si sa per quanto degli attuali sostituti d'imposta. Per una azienda di cinquemila dipendenti ad un solo sostituto corrisponderebbe cinquemila contribuenti diretti. Immaginatevi la Babilonia !!
Hanno sbagliato i Sindacati Confederali a strizzare l'occhio, a suo tempo, alla proposta del padronato di detassare i salari. A cominciare dalla tredicesima dagli straordinari e dai premi di produzione. Questa miope apertura. questa disponibilità imbelle non solo ha dirottato verso lo Stato le legittime aspettative di aumenti retributivi ma ha sdoganato la delicatissima questione della fiscalità. Nel magma
ribollente del NordEst razzista e asociale, la questione del sostituto d'imposta irresponsabilmente sponsorizzata dai Radicali di Pannella, sta diventando un grosso movimento di opinione che i leghisti in atto non cavalcano perchè al governo. Ma non è detto che la situazione non precipiti verso il peggio con migliaia e migliaia di aziende che non versano più le tasse dei loro dipendenti.
Pietro Ancona
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http://www.radicali.it/view.php?id=149569
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domenica 22 novembre 2009

la lotta di classe della borghesia imprenditora. obiettivo acqua!!

LA LOTTA DI CLASSE DELLA BORGHESIA IMPRENDITORA: Acqua!!!





Allarmati per la reazione dell'opinione pubblica alla privatizzazione dell'acqua imposta per decreto ad un Parlamento umiliato e con la testa bassa, scendono in campo i grossi calibri della borghesia imprenditora italiana per manipolare il dissenso, farlo diventare consenso, convincere della bontà, della modernità o addirittura della futuribilità della gestione privata dell'acqua. Gli oppositori alla privatizzazione vengono descritti dai pennivendoli meno fantasiosi come quei personaggi danteschi con la testa rivolta all'indietro e grandi lai si levano per lo spreco del trenta per cento di preziosa acqua potabile a causa delle tubature "colabrodo"......
Il Dr.Franco De Benedetti, se non erro senatore PD, parla dei sostenitori della gestione pubblica dell'acqua come dei nostalgici di un piccolo mondo antico (la frase non mi è nuova) che forse non era tanto da rimpiangere (per lui) e si sforza con singolari acrobazie verbali di definire l'acqua come un bene non
pubblico.....perchè gli fa concorrenza l'acqua "minerale"!!!! Ignora il piccolo particolare che l'acqua minerale viene "comprata" in alternativa al consumo l'acqua pubblica e che non succederebbe niente se le industrie produttrici di acque minerali chiudessero improvvisamente o volessere imporre prezzi esorbitanti dal momento che il consumo primario, essenziale, dell'acqua verrebbe sempre assicurato dall'acquedotto municipale o consortile. La deduzione del Senatore secondo la quale l'acqua non è tecnicamente un bene pubblico è del tutto tirata per il collo ed inattendibile.
Ma la lettera del Senatore è pubblicata in bella vista e con molto risalto da " Repubblica" e suona
polemica e correttiva ad un articolo di Rumiz. C'è insomma una operazione che tende all'allineamento
dell'informazione italiana sugli interessi delle multinazionali dell'acqua e degli appetiti che nel mondo imprenditoriale italiano fallito sul piano industriale e della innovazione tecnologica e di qualità che cerca e trova agevolmente nel "pubblico" terreno di facili, facilissimi business. Che cosa c'è di più facile che gestire un bene monopolistico come l'acqua, senza mercato, senza concorrenza, imponendo i prezzi di vendita attraverso le tariffe e riscuotendole con le bollette? La fallita imprenditoria italiana, sconfitta dal mercato nonostante i salari da schiavi che corrisponde, da un pezzo, attraverso le amicizie politiche del centro-destra ma anche del centro-sinistra, spolpa i servizi pubblici italiani: telecomunicazioni, poste, sanità, energia, ferrovia, scuola, servizi esternalizzati delle regioni e dei comuni etcc...... Risultato di questo assalto furioso dei pirana ai beni pubblici è un generalizzato scadimento dei servizi ed un aumento delle tariffe per i consumatori. In compenso è aumentato il numero di squali managers, amministratori delegati, consiglieri, consulenti che succhiano come mignatte compensi da milioni di euro scaricate sul groppone degli utenti.
Vi siete mai chiesti perchè non esiste un rapporto consuntivo delle privatizzazioni realizzate in Italia?
Perchè non esiste un confronto tra il prima ed il dopo? L'Italia ha conosciuto la sua fase di splendore economico e sociale per via della nazionalizzazione dell'industria elettrica e del poderoso sistema delle partecipazioni statali che ci mise in condizioni di rastrellare una enorme quantità di brevetti e di essere
all'avanguardia in settori essenziali come la chimica, la siderurgia, l'elettronica......
I nostri politici bipartisan che sostengono le privatizzazione (è una scelta ideologica camuffata da empirici interessi pratici inesistenti) dovrebbero avere l'onestà di parlarci della presenza dei privati nelle gestioni di alcuni acquedotti italiani come quello di Arezzo. Ci parlino dei patti parasociali che mettono i comuni nelle mani di studi legali che riescono ad estorcere il pagamento di penali salatissime Ci spieghino anche come il costo dell'acqua viene quintuplicato. A causa del peso crescente delle bollette, non sappiamo quanti anziani sono stati spinti al suicidio e quante famiglie gettate nella più cupa disperazione...
.
Infine, il controllo dell'acqua è un grosso problema politico. Gli antichi re incas imponevano ai loro sudditi un accesso all'acqua graduato dal loro livello gerarchico. La prima acqua spettava ai re e poi a scendere a scendere fino agli schiavi ai quali arrivava sporca e nauseante. Dal momento che il futuro che il liberismo immagina spunta sempre dal nostro passato remoto (precontratto sociale) nei rapporti di lavoro come in quello dei servizi non escludo che con la privatizzazione avremo diverse qualità di acqua da erogare
a seconda delle possibilità economiche dei consumatori. Insomma perchè io debbo bere la stessa acqua di Berlusconi o di De benedetti? Berrò l'acqua che a seconda della tariffa che potrò pagare
dopo quella che viene chiamata remunerazione del "costo del capitale" impiegato (sic!) che certamente non potrà che essere scadente. Non sembrino esagerate o fantascientifiche queste previsioni!
Le proposte liberiste scaturiscono da fantasie non solo premoderne, preindustriali, ma precivili da una regolazione feudale dei rapporti sociali derivante dalla imposizione delle oligarchie dominante.
Chi può escludere domani il taglio degli approvigionamenti idrici alle periferie povere delle città come
gli israeliani fanno oggi con i palestinesi? Quando i ricchi si saranno rinserrati dentro quartieri fortificati e chiusi al traffico pubblico perchè il resto della città deve continuare a ricevere i loro stessi servizi?
Per questo invito tutte le persone che vogliono il mantenimento delle basi comuni di civiltà alla società italiana di rafforzare gli acquedotti pubblici versando volontariamente un aumento del dieci per cento delle bollette per creare un capitale di salvaguardia di un bene che vale la pena presidiare e salvaguardare dai voraci squali che girano in cerchio e vogliono azzannarlo...
Difendiamo con orgoglio la gestione pubblica, la nostra gestione comunitaria!
pietro ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it

VINCENZO CONSOLO SU SCIASCIA

| di Vincenzo Consolo
Oggi e domani un convegno a Siviglia
Leonardo Sciascia dalla zolfara all'agorà
Con alcuni stralci dall'intervento che Vincenzo Consolo terrà domani a Siviglia in un convegno dedicato a Sciascia ricordiamo lo scrittore a cento anni dalla nascita.

«Mio nonno era stato caruso, uno di quei ragazzini che nelle zolfare siciliane venivano adibiti al trasporto del materiale. Era entrato in miniera all'età di nove anni, alla morte del padre, e vi restò fino alla fine dei suoi giorni», ha scritto Sciascia in La Sicilia come metafora.
I carusi, i carusi delle zolfare. Ne parlano per primi, di questa drammatica realtà sociale, i due studiosi Franchetti e Sonnino nella loro Inchiesta in Sicilia del 1876, in un capitolo aggiuntivo all'Inchiesta stessa dal titolo Il lavoro dei fanciulli nelle zolfare siciliane: si alzava per la prima volta un velo su una terribile realtà pressoché sconosciuta, e l'Italia ne rimaneva inorridita. Sono bambini anche di cinque, sei, sette anni che al soldo del picconiere, cui sono legati per il cosiddetto «soccorso morto», la somma che il picconiere anticipava alla famiglia per avere al suo servizio il caruso, bambini che trasportano sulle loro spalle il carico di zolfo dalla profondità fino alla superficie, al calcarone. Scrivono Franchetti e Sonnino: «Vedemmo una schiera di questi carusi che usciva dalla bocca di questa galleria dove la temperatura era caldissima ... Nudi affatto, grondando sudore, e contratti sotto i gravissimi pesi che portavano, dopo essersi arrampicati su, in quella temperatura caldissima, per una salita di un centinaio di metri sotto terra quei corpicini stanchi ed estenuati uscivano all'aria aperta, dove dovevano percorrere un'altra cinquantina di metri, esposti a un vento ghiaccio». I carusi, i picconieri, e su su poi, gli ausiliari, i calcaronai, arditori, spesalori, il capomastro, il gabelloto, il proprietario. Il proprietario della miniera era proprietario del suolo dove veniva scavata la miniera, lui, il proprietario, era padrone «usque ad coelum ed usque ad inferas». Il proprietario era un «gattopardo» che se ne stava lontano dalla miniera, lontano nel suo palazzo di Palermo, di Catania o di Agrigento.
(...) Gli zolfatari, i salinari, gli alunni poveri e affamati del maestro Sciascia. Scrive in Cronache scolastiche : «Entro nell'aula con lo stesso animo dello zolfataro che scende nelle oscure gallerie»; e il Circolo della Concordia, le strade, i braccianti, i preti, la mafia: Racalmuto, la Sicilia.
Senza lo zolfo, lo scrittore Sciascia non si potrebbe spiegare. Spiegare la sua tagliente logica, la sua penetrante capacità di lettura della realtà, della storia, il suo morale, civile bisogno di smontare le tessere della storia proditoriamente o casualmente mal disposte e rimetterle nell'ordine della verità; spiegare la sua indignazione quando un uomo, un potere, un sistema esercita violenza, offesa su un altro uomo, su una minoranza, su una società. (...).
Dal buio profondo della zolfara, dalle calcinate pietre di Racalmuto, con la luce della ragione degli illuministi, con la cristiana pietà del Manzoni, Sciascia è uscito agli spazi dell'agorà, di una società ideale, alla speranza di una civiltà «perfezionata». E di lui possiamo dire, come egli ha detto del racalmutese fra Diego La Matina, «che era un uomo, che tenne alta la dignità dell'uomo». Dopo le prime opere narrative (Le parrochie di Regalpetra, Gli zii di Sicilia), Sciascia affronta il romanzo poliziesco, il romanzo giallo con Il giorno della civetta (1961) Sentì l'impellenza di affrontare un tema scottante e urgente: quello della mafia. Scrive, anni dopo, in una nota a una riedizione del romanzo: «... Allora il governo non solo si disinteressava del fenomeno della mafia, ma esplicitamente lo negava ... la mafia non sorge e si sviluppa nel vuoto dello Stato (cioè quando lo Stato, con le sue leggi e le sue funzioni, è debole o manca) ma dentro lo Stato...».
Il romanzo poliziesco: uno strumento, il più opportuno e il più appuntito, il più robusto e il più valido, il più lucido per affrontare la realtà, l'oscura, terribile realtà siciliana, italiana. Il cui linguaggio, duro e affilato, preciso e incisivo non può che essere di rattenuta emozione e di dispiegata comunicazione, di grande chiarezza e ordine contro l'oscurità e il disordine. Qual è la funzione del romanzo poliziesco di Sciascia? È la funzione civile. Tutta l'opera dello scrittore è di ispirazione e tema civile, ma nei suoi polizieschi viene esplicata l'epopea della piazza, dell'agorà: una conversazione loica e laica sui fatti sociali e politici, una serrata, filosofica «conversazione in Sicilia», conversazione uguale a quella effigiata nella Flagellazione di Piero della Francesca, su cui ha indagato Carlo Ginzburg (Indagini su Piero). In Piero, dice lo storico, c'è uno spostamento di piano: dal sacro all'umano, dal dramma alla speculazione. In Sciascia, il dramma si sposta dal mito alla realtà, dall'esistenza (dal pirandelliano smarrimento esistenziale) alla storia. Senonché, il poliziesco - che egli chiama qualche volta parodia o sotie - è il rovesciamento del genere: c'è il delitto, l'investigazione, ma non si arriva mai alla soluzione del dramma, alla sutura dello squarcio nel corpo sociale. Non si arriva mai all'individuazione del colpevole del delitto, alla sua condanna. Non si arriva mai a questa soluzione perché quei delitti sono di origine politico-mafiosa. E il potere politico-mafioso non può mai condannare se stesso. (...)
Sempre più nel tempo resterà il nome di Sciascia, la sua figura morale, il suo insegnamento. Diciamo ancora mondo kafkiano, pirandelliano, camusiano o borgesiano. Dobbiamo cominciare a dire oggi che questo nostro mondo, questo nostro paese soprattutto, si è fatto e si fa sempre più sciasciano, poiché la metafora letteraria di Sciascia, al di là della cronaca, della storia appena passata allarga il suo spettro sul nostro contesto, sulla condizione esistenziale e civile di noi uomini di questo nuovo millennio. Il sonno della ragione si è fatto più duro, ci ha pietrificati; i poteri politici corrotti provocano, in varie parti del mondo, atroci disastri, orrori di ogni sorta; la peste mediatica umilia la nostra dignità, ci priva della nostra libertà. Il crollo del muro di Berlino ha rivelato che stalinismi e fascismi imperavano e imperano ancora al di là e al di qua di quel muro. Ha rivelato che dentro ogni tirannia, reale o mascherata, dentro sotterranei o fogne, le cosche ripugnanti del potere politico-mafioso eleggono sempre la loro dimora.