giovedì 4 aprile 2013

Alea iacta est!

 Alea Iacta Est!

Renzi sicuramente non è Cesare tuttavia ha rotto gli indugi, ha varcato il Rubicone ed è partito alla volta di Roma. Resta da stabilire se si limiterà ad assediarla lasciando le legioni fuori dalle mura aspettando le elezioni.
Ieri è uscito allo scoperto ed ha attaccato direttamente Bersani. Bersani avrebbe fatto umiliare il Partito da Grillo offrendogli una alleanza e ricevendone in cambio sberleffi ed ingiurie. L'alleanza da fare è con il PDL di Berlusconi. Se si dovesse andare alle elezioni bisognerà farlo con una nuova strategia e con una nuova leaderchip.
Il giovane Renzi freme. Non resiste più. L'idea di diventare Primo Ministro lo inebria, gli fa girare la testa. E' giovane e lo sembra molto di più confrontato alla gerontocrazia italiana. Tuttavia nella storia della politica ci sono state persone che dieci o addirittura quindici anni prima di lui sono  diventati capi di governo. William Pitt  fu capo del governo a 24 anni. Napoleone assunse il potere in Francia dopo il 18 brumaio 1799 all'età di trenta anni. Come vedete continuo con la citazione di personaggi illustri della storia forse per un desiderio inconscio di potere scrivere una storia migliore di quella squallida che scorre sotto i nostri occhi con squallidi e financo laidi personaggi.
 In Italia c'è la gerontocrazia al potere perchè i primi dirigenti della Repubblica erano quasi tutti eroi dell'antifascismo. Avevano fatto venti anni di opposizione e poi la resistenza. Togliatti, Nenni, De Gasperi alla liberazione del Paese dal nazifascismo erano già persone di mezza età. Da loro ad oggi siamo stati abituati a vedere i politici come persone mature spesso cinquantenni o sessantenni. Per questo Renzi che è quasi quaranta anni e che è già politico di lungo corso essendo stato presidente della provincia ed ora sindaco di Firenze ci sembra un giovanotto di primo pelo.
  Ma forse il giovane impaziente ha sbagliato i suoi conti o li hanno sbagliato le persone che stanno alle sue spalle e nell'ombra decidono le strategie più idonee per arrivare al potere. Sappiamo che si tratta di finanzieri che hanno già contribuito alla campagna elettorale con generose donazione. L'Italia come gli USA. Il candidato è è miliardario o è foraggiato dai miliardari. Ai fini delle classi sociali che si portano al governo se non è zuppa e pan bagnato. Insomma o Bush o Obama ma siamo sempre nel giro dei grandi numeri della finanza.
  Forse l'uscita di Renzi è stata improvvida. Non ha tenuto conto di un dato fondamentale. Il PD non è partito che possa accettare senza battere ciglio un cambiamento del genere. Non  c'è abituato. Ha un suo ethos delle sue regole che sono magari quelle di una partitocrazia arcigna e dura. Una classe dirigente, una nomenclatura non si fa scompaginare. Non cadrà senza essersi difesa strenuamente. In questo momento Bersani è il Partito che viene aggredito da un opportunista sleale.
  Per questo Renzi punta ad elezioni anticipate. Le elezioni sono momenti in cui le numenclature vengono "naturalmente" rimesse in gioco e quindi la sua carta potrebbe essere vincente.
  In ogni caso c'è una cosa nella quale Renzi ha assolutamente ragione e che continua a dare credibilità e carburante alla sua iniziativa. Le politiche del PD non sono diverse da quelle del PDL. Il blocco sociale che si vuole rappresentare è identico. I referenti internazionali ed europei sono quasi gli stessi. Il partito popolare e la socialdemocrazia europea sono entrambi liberiste. Non c'è tanta distanza tra Holland e la Merkel e tra questa ed il suo avversario tedesco della SPD.
  Non credo quindi che incontrerà grandissimi ostacoli anche se il PD vissuto di antiberlusconismo farà molta fatica a digerire una alleanza con Berlusconi. L'operazione dovrà essere impupata molto bene. Il rospo è troppo grosso da digerire.

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