lunedì 28 luglio 2008

lettera a commento dell'articolo di Pasquino su l'Unità "nessuna rifondazione"

Caro Pasquino,

lei ha scritto "La inaspettata, ma meritata, scomparsa dal Parlamento degli esponenti di quello che fu soltanto un cartello elettorale è stata decretata, non dal terremoto provocato dal «voto utile» etcc....
E' un giudizio ingeneroso e, mi consenta, maramaldesco
dal momento che lei milita nello schieramento che ha scomunicato la sinistra "radicale" ed ha dichiarato che mai si sarebbe unita a questa....Minaccia che ha indotto una parte dell'elettorato di sinistra a votare obtorto collo PD. Persone che io conosco, di sinistra, hanno votato turandosi il naso PD appunto per la preoccupazione di esprimere un voto utile....

Il personale politico della sinistra espulso dal Parlamento è quanto di meglio abbia espresso la cultura politica e le lotte sociali. Certamente migliore degli avvocati di Berlusconi e dei confindustriali squali di Veltroni....
Un Parlamento ridotto a votare l'approvazione degli editti di Arcore senza discutere a tamburo battente in una Repubblica il cui Presidente approva una legge grottesca unica al mondo che viola principi non solo della Costituzione ma di tutta la cultura liberale degli ultimi tre secoli.
La crisi di Rifondazione è una conseguenza della tenaglia nella quale era stata posta dal governo Prodi. Se non approvi tutto sei disfattista e fai il bene di Berlusconi. Questa tenaglia ha portato l'elettorato di sinistra che vota soltanto se motivato ad astenersi o dispendersi.
Non dovreste esserne soddisfatti.
Cordiali saluti.
Pietro Ancona

venerdì 25 luglio 2008

energumeni scrocconi in Parlamento

al grido: Vai a spacciare droga! la maggioranza della Camera è insorta contro l'On.Le Bernardini che proponeva
che i quasi cinquemila euro mensili dati ai deputati a titolo rimborso spese fossero documentati.
La Casta non solo non cede nulla dei suoi privilegi ma addirittura li aumenta. I deputati lamentavano ieri con note strazianti di percepire 700 euro al mese in meno dei senatori e reclamavano l'immediata perequazione!!
Non sarebbe meglio per tutti abolire Camera e Senato (circa tre miliardi di euro l'anno) e, dal momento che il potere legislativo attraverso i decreti legge si è unificato nel potere esecutivo, eleggere direttamente il Governo?
Potrebbe sembrare provocatoria come proposta, ma assicuro che le Camere servono soltanto a persuadere gli italiani che viviamo in una democrazia.
Ma non è vero!!
Pietro Ancona

obama e i Muri

decisamente il candidato presidente Obama ha sbagliato muro: avrebbe dovuto piangere sul Muro che tiene prigioniero un intero popolo spesso facendolo morire di fame e di sete e di malattie, un Muro talmente alto e poderoso da essere visibile dalla Luna!!
In subordine poteva piangere su quello che divide gli Usa dal Messico!!

Il Muro del Pianto degli Ebrei-israeliani serve ad alimentare la richiesta l'impunità di assassinio da parte di chi si autocommisera per tutte le persecuzioni subite nel corso dei secoli.....

Il comizio nel cuore di Berlino rievoca i fasti imperiali della seconda guerra mondiale. Sembra voler dire! Noi USA siamo i vincitori!

Non mi piace per niente!!

E' come Veltroni che per dimostrare di essere benpensante come la destra fa una politica di destra. Meglio avere uno di

giovedì 24 luglio 2008

il papa ed i preti pedofili

il Papa ed i Pedofili

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sono rimasto molto colpito degli anatemi lanciati dal Papa dall'aereo che lo portava in Australia e reiterati
almeno un paio di volte dopo contro i preti pedofili. Ha chiesto pene severissime "dalle corti di giustizia".
Ma le famiglie delle vittime lamentano di non essere state ricevute dal Papa, di non ottenere collaborazione dai Vescovi, di registrare una sorda tenace e assai forte opposizione nei procedimenti giudiziari per non parlare dei depistaggi e di quanto la Chiesa mette in atto per proteggere i preti responsabili.
In tutte le storie di pedofilia religiosa abbiamo sempre la copertura del prete dalla propria diocesi che al massimo viene spostato di sede dove continua a fare le cose di prima.
Mi domando quale è lo scopo di tanta enfasi papale. E' pubblicità? Non sarebbe assai meglio cercare di capire perchè la pedofilia è cosi diffusa tra i preti? Non sarebbe meglio debellarla inaugurando una nuova stagione di preti con famiglia e magari di seminari misti come i colleges americani o inglesi?
Pietro Ancona

delusione

Caro Blondet,

la leggo sempre con molto piacere ed interesse ma sono molto in imbarazzo difronte a quanto a scritto su Bossi oggi definendolo "terrone" del Nord, come sintesi di tutta la negatività del personaggio che non sarebbe di poche parole e molti fatti (come Berlusconi? Come Maroni?)
Questo uso del termine terrone come sinonimo della inciviltà manifestata da Bossi è semplicemente razzistico ed indegno di lei. Non esistono caratteristiche generali che tipicizzano in negativo una popolazione. Non tutti siamo Brighella, Arlecchino o Pulcinella.
Non se che cosa sappia lei del Sud. Le assicuro che in quanto a buona educazione, cultura e civiltà non credo che sia inferiore ai suoi nordici di poche parole.
Mi ha deluso!!

Pietro Ancona

la CRI ed i ROM

La Croce Rossa e la schedatura dei Rom
(21 luglio 2008)

La Cri italiana, con suoi funzionari, sta schedando i rom, bambini compresi,a seguito di una decisione governativa inizialmente rivolta alla rilevazione delle impronte digitali dei bambini rom.

Nella esecuzione di questo mandato ricevuto dal Governo e, a quanto pare accettato dalla dirigenza della Croce Rossa Italiana senza condizioni, la CRI si avvale del sostegno di agenti in borghese pronti ad intervenire in caso di necessità. Quale necessità? Non è specificato ma si in-tuisce che l'operazione è delle forze di polizia e che la CRI ha una funzione di copertura "umanitaria", di rassicurazione nei confronti dei rom che si immagina sarebbero assai più riluttanti a rispondere a domande rivolte direttamente da agenti di p.s.

Sebbene non sia la prima volta che la CR si presti ad operazioni assai discutibili dal punto di vista del rispetto dei diritti delle persone, l'operazione che sta facendo per conto del governo di destra italiano è sconcertante. Le rilevazioni effettuate, le schede dei "censiti", che fine faranno? Saranno trasmesse al Ministero agli Interni? Che uso ne farà il Ministero? E' nei compiti della CR fare questo lavoro per conto della Polizia? Non si sta forse prestando ad una operazione di rassicurazione della opinione pubblica assai perplessa su un censimento di natura squisitamente razzista?

Mi domando se non sia il caso di una azione giudiziaria rivolta ad ottenere la distruzione delle schede dei rom fin qui compilate ed a sospendere quella che appare come una operazione priva di reali motivazioni umanitarie....

Pietro Ancona

una proposta orribile

Spezzare le famiglie ROM!!!
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Il Ministro Maroni non cessa di stupire che con le sparate pirotecniche di razzismo. La sua ultima invenzione odierna è quella di dare la cittadinanza italiana ai bambini rom "abbandonati". Naturalmente sarà il suo Ministero a stabilire lo stato di abbandono. Quando si verifica? Come? Bambini "abbandonati" dai genitori affidati a chi? Ad altri parenti o allo Stato che li istituzionalizza o li immette nel mercato delle adozioni?
In sostanza, seppur con un mezzo diverso, intende raggiungere lo scopo che si era prefisso con la schedatura poi clamorosamente bocciata dalla UE. Vuole sottrarre i bambini alle loro famiglie ed al loro popolo. La proposta di cittadinanza di bambini che vengono dichiarati "abbandonati" automaticamente rescinde il legame giuridico con la famiglia. Si privano i bambini rom dei loro genitori.
Questa ossessione del Ministro verso i bambini rom, questa scoperta improvvisa dopo essere stato nominato Ministro degli Interni quando in tutta la sua vita di parlamentare e di uomo di governo non aveva mai mostrato alcun interesse (poteva occuparsene profondamente mentre era Ministro al Welfare, autore con Sacconi del famigerato Manuale del perfetto Schiavista alias Legge Biagi)è sorprendente per non dire sospetto. Perchè? Per quale motivo vuole sottrarre i bambini rom alle loro famiglie? Che c'è sotto? Che cosa sta covando ? C'è un nuovo progetto ProJuventude che riecheggia quello svizzero fascista del 192O?
Pietro Ancona
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clementina forleo

Un trasferimento bipartisan
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Clementina Forleo è stata trasferita da Milano per ordine del Consiglio Superiore della Magistratura. Le vengono contestate le dichiarazioni rese ad "Anno Zero" sulle pressioni istituzionali" che ha ricevuto per la inchiesta riguardante la AntonVeneta.
Clementina Forleo è una delle figure che onorano i pubblici funzionari italiani. E' giunta al posto che occupa dopo un tragitto di studi aperto dai brillanti risultati del liceo classico che la classificarono tra i 25 migliori studenti d'Italia.
Ha pagato di persona l'ostilità degli ambienti filoamericani per la distinzione tra "guerriglieri" e "terroristi" da lei applicata in una sentenza che ha scandalizzato tutti gli ambienti benpensanti ed è stata subito corretta dal livello superiore di giudizio. Ha pagato ancora l'ostilità della polizia per il suo energico richiamo al rispetto dei diritti delle persone che vengono tratte in arresto. Non escluderei che l'incidente nel quale morirono i suoi anziani genitori sia stato
provocato da persone che glielo avevano predetto in telefonate anonime.
Ha pagato avere affermato che nella vicenda AntonVeneta Fassino e D'Alema non erano semplici tifosi ma giocatori impegnati per il successo della loro squadra.
Nel giorno stesso del trasferimento della Dr.ssa Corleo vengono alla luce le accuse di Tavoroli a Fassino e Rossi
relativi a conti all'estero riguardanti tangenti ed il Parlamento vara l'immunità del Presidente del Consiglio che, unico al mondo, non potrà essere processato nè per reati commessi oggi nè tantomeno per quelli di ieri.
Questa è l'Italia di oggi. Faccio i miei migliori auguri alla Dr.ssa Forleo per il prosieguo della sua attività e voglio continuare a sperare in tempi migliori in cui le persone perbene come la Forleo non vengono platealmente punite quando non assassinate come tante che non nomino perchè l'elenco sarebbe interminabile a cominciare da Ambrosoli.
Pietro Ancona
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ergastolo per chi uccide un poliziotto

Napolitano ha firmato a tamburo battente il lodo Alfano. Non ha voluto prendersi neppure quarantootto ore di tempo di riflessione,ha voluto con tale velocità di promulgazione far credere che fosse al corrente della legge che mette se stesso, Berlusconi ed i Presidenti delle due camere al disopra della legge, una anomalia in assoluto tra tutte le democrazie anche se qualcuno vuol fare credere che non siamo soli e che anche altri prevedono simili immunità. Certamente non per il Presidente del Consiglio e delle Camere.
La firma di Napolitano apposta senza resistenza a voler essere benevolissimi si può interpretare così: vediamo se questo Paese può avere un pò di pace dal momento che Berlusconi non sarà ossessionato da una possibile condanna giudiziaria! Purtroppo non è così. Il centro destra va avanti nell'opera di demolizione ed introdurrà altre gravissime lesioni in tutto il comparto giustizia diventato un cantiere aperto.La data è il prossimo autunno.
Intanto, la legge sulla sicurezza introduce elementi inquietanti di discriminazione tra i cittadini. Se un delitto viene commesso da un clandestino la pena viene aumentata di un terzo, se si uccide un poliziotto la pena prevista è l'ergastolo. Una norma che vuole collocare la figura del tutore dell'ordine al disopra di quella di tutti i cittadini e che cer+ una risposta di alterigia alle pur blande condanne di Genova. La legge sulla sicurezza approvata è una miniera di discriminazioni, di violazioni della Costituzione. Munisce l'esecutivo di poteri sempre più forti, introduce surrettiziamente correttivi all'obbligatorietà dell'azione penale quando stabisce ordine di priorità dei processi.
A questo punto non so quale sia la responsabilità più grave nello sfascio della Costituzione e dei diritti tra Berlusconi e Napolitano. Penso che Napolitano se avesse voluto avrebbe potuto fermare l'opera demolitoria di Berlusconi. Non l'ha fatto ed anzi ha aiutato a trovare le soluzioni di maquillage per indorare le amare pillole a quella che fu la democrazia italiana.
Pietro Ancona
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martedì 15 luglio 2008

ottaviano del turco

Caro Ugolini,
ho conosciuto e sono stato con lui nella componente socialista della CGIL e nel PSI per tantissimi anni . Se le cose che gli vengono oggi contestate fossero vere debbo dire che c'è stato un tradimento sopratutto verso se stesso, verso le sue origini, la sua storia, verso tutti i compagni e le compagne che lo stimarono e con lui fecero tante battaglie oggi purtroppo tutte finite nel macero ed in un mare di amarezze.
Degli eroi della nostra storia dovremmo avere l'accortezza di saperne, di leggerne la vita, fino ad un certo punto. Garibaldi Bosco è stato uno dei grandi protagonisti del socialismo e dei fasci siciliani. Questa è l'immagine che ne viene di lui leggendo appunto la storia dei fasci. Ma se vai avanti nella sua biografia scopri che, anni dopo, diventò monarchico, ebbe rapporti ambigui con la Questura, fu Vice Sindaco di Palermo di una amministrazione di centro destra. Ecco: avrei fatto meglio a fermarmi alla lettura della sua straordinaria azione di dirigente sindacale e politico del primo socialismo in Sicilia!
Ottaviano del Turco è stato dalla parte dei lavoratori fino a quando è stato tra i dirigenti dei metalmeccanici magari ad inghiottire sovercherie ed ostracismi dei comunisti ( in alcunie importanti trattative lo lasciavano fuori dalla porta)Nella CGIL, dopo Marianetti fu il capo della corrente socialista. Debbo dire che era già iniziato un periodo duro della storia sindacale e nel 1984 Ottaviano ci riuni a Milano per comunicarci che, nel caso di vittoria dei comunisti nel referendum sulla scala mobile, avremmo dovuto fare la scissione della CGIL. (molti di noi ci siamo opposti). Non fu necessaria la scissione dal momento che i comunisti persero il referendum ma tutto si era guastato ed eravamo alla vigilia di un nuovo Sindacato, il Sindacato che si fa carico di tutte le compatibilità e comprime dentro queste le istanze del mondo del lavoro.
Insomma di tutto il periodo in cui è stato con posizioni preminenti nella CGIL dobbiamo osservare diversi atteggiamenti gli ultimi dei quali sempre più preoccupati di
garantire il craxismo piuttosto che gli interessi genuini di cui la corrente socialista era portatrice nel Sindacato.
Ricordo invece con tantissimo affetto e stima incondizionata Mario Didò, Silvano Verzelli, Piero Boni, Fernando Montagnani, Enzo Ceremigna, figure di dirigenti socialisti davvero legate agli ideali del socialismo.
Di tutto il periodo "politico" di Del Turco compresa la sua Presidenza della Commissione Antimafia debbo dire che non mi pare che ci sia tanto da ricordare. Mi colpi molto il calore col il quale il Senatore Mancuso di Forza Italia caldeggiò la sua ascensione alla Presidenza della Commissione Antimafia e, confesso, la mia riflessione del tempo non fu nè benevola nè esente da sospetti.
Spero che possa uscire indenne dalla tempesta giudiziaria che lo ha travolto.
Pietro Ancona



La Fiom, Craxi e le scelte di un socialista pragmatico
Bruno Ugolini


L’idea di un Ottaviano Del Turco ammanettato, sia pure agli arresti domiciliari, davvero sorprende e addolora chi lo ha conosciuto e seguito in anni lontani, quando dirigeva la Fiom, il sindacato dei metalmeccanici, accanto a Bruno Trentin, e poi la Cgil accanto a Luciano Lama. Sono personalmente convinto che saprà dimostrare la propria innocenza, la fedeltà al proprio passato. Certo questo improvviso «tintinnare di manette», rischia di deturpare una biografia di grande valore. Gran parte della sua esistenza è stata infatti dedicata al mondo del lavoro, sempre in prima linea nel difendere tenacemente le proprie idee, orgoglioso dell’appartenenza socialista e del suo testardo pragmatismo, anche a rischio di peccare di troppo realismo. Spesso anche in dura polemica con i compagni comunisti, intenti a coniugare realtà a utopia.

Ottaviano è sempre stato fiero delle proprie origini. Era solito portare gli amici, anche giornalisti, nella nativa Collelongo, un minuscolo ma delizioso paesino del suo amato Abruzzo dove in un piccolo casolare offriva pane, salame e vino rosso. Qui aveva condotto i primi studi (le scuole elementari, le medie) per poi rapidamente approdare a Roma ed entrare giovanissimo nel sindacato.

Sono gli anni ruggenti del movimento operaio quando, pochi anni dopo, nel 1968, opera nella Fiom nazionale fino a diventare quello che allora si chiamava «segretario generale aggiunto», carica che spettava quasi naturalmente alla componente socialista, accanto a dirigenti come Bruno Trentin e Pio Galli. Per passare poi, con lo stesso incarico, nella segreteria della Cgil accanto a Luciano Lama, a Bruno Trentin ancora, ad Antonio Pizzinato. Il cronista ricorda bene le sue battaglie, fatte anche di aspri scontri, dentro il sindacato. Come in occasione del referendum sul decreto voluto dal presidente del Consiglio Craxi e che, nel 1984, aboliva alcuni punti di scala mobile. Era apparso, in quei giorni, con Luciano Lama alla televisione, per sostenere tesi diverse (ma Lama, a dire il vero, aveva combattuto a lungo per approdare ad un compromesso su quel tema). Era lo stesso Ottaviano Del Turco che in Piazza San Giovanni, poco tempo prima, aveva parlato a nome di tutti (comprese Cisl e Uil) ai funerali di Enrico Berlinguer. E come non ricordare i suoi scontri con Trentin durante le trattative per l’accordo del 1992, quello che chiudeva l’epoca della scala mobile, ma senza ottenere nulla in cambio (come invece avvenne nel 1993)? Lui, Del Turco, era per l’accordo a tutti i costi, senza ulteriori negoziati con il presidente del Consiglio dell’epoca, Giuliano Amato.

Un giovane dirigente, dunque, che aveva conquistato sul campo una propria baldanzosa fisionomia, partendo dalla gavetta e sapendo competere, senza timidezze, con dirigenti più anziani, in possesso di un grandissimo carisma derivante, tra l’altro, dalle lontane esperienze partigiane. Ottaviano era stato un discepolo di Bettino Craxi ma poi, uscito dal sindacato, dopo il 1992, veste i panni di una specie di curatore fallimentare. I socialisti ricorrono, infatti, agli ex dirigenti sindacali per cercare di ridare un ruolo al partito. Prima è nominato segretario Giorgio Benvenuto, già leader della Uil, poi tocca ad Ottaviano tentare di porre un argine alla dissoluzione del partito travolto da Tangentopoli.

Ha comunque inizio così, dopo una prima vita di militanza mai toccata da episodi di natura giudiziaria, una seconda vita. È quella, più intricata, della politica. Eccolo eletto deputato al Parlamento, poi senatore, poi parlamentare europeo. Numerose le tappe significative: è, tra l’altro, ministro delle Finanze nel governo di Giuliano Amato nel 2000, poi presidente della Commissione antimafia. Non mancano, dicono le cronache, le polemiche, anche aspre, con gli stessi colleghi di schieramento. È sempre presente nei tentativi di ridare speranza a nuove formazioni socialiste, come nello Sdi di Boselli, ma decide di confluire alla fine, con l’associazione «Alleanza riformista», nel partito Democratico fino a diventare, nel 2007, uno dei 45 membri del comitato nazionale per il Partito democratico. Una serie di appuntamenti spesso prestigiosi e delicati che non lo vedono però, anche qui, mai macchiato di ombre pericolose.

Fino a questo suo più recente approdo, dopo tante esperienze. È eletto presidente della regione Abruzzo. Una specie di ritorno a casa forse non desiderato del tutto e che forse non lo soddisfa pienamente, anche perché lo allontana dal palcoscenico nazionale. Forse con qualche nostalgia per quel suo passato d’impegno politico e sociale più diretto. Anche se può continuare a coltivare le altre passioni della sua vita, come quella della pittura nella qualche si è sempre cimentato, con risultati diversi, sovente apprezzati, anche all’epoca delle assemblee operaie. Ed ora questa doccia fredda, questa grave incriminazione. Con la speranza che sia un fuoco di paglia.


Pubblicato il: 15.07.08
Modificato il: 15.07.08 alle ore 8.41

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domenica 13 luglio 2008

pubblichiamo gli atti di Piazza Navona

----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: redazione@ilmanifesto.it
Sent: Sunday, July 13, 2008 1:33 PM
Subject: Appello per la pubblicazione degli atti di Piazza Navona




Caro Manifesto,

mi rivolgo a te per chiederti di compiere un atto che renda giustizia alle decine di migliaia di persone che l'otto luglio si sono radunate in Piazza Navona raccogliendo l'appello di un gruppo di persone della sinistra che ritengono di opporsi al potere del centro-destra ed al dilagare della sua cultura nella popolazione e tra le file stesse dell'opposizione parlamentare specialmente nel PD.
Piazza Navona è stata l'incontro di due popoli quello di sinistra e quello dei grillini e dei dipietrini. Una convergenza importante che non è stata una contaminazione ma un punto di resistenza civile. I motivi portati dagli esponenti di questi due popoli sono diversi ma
uniti dalla necessità di resistere,resistere,resistere al regime incombente e di ricostiuire un punto di partenza per riportare la sinistra dentro il Parlamento dove deve stare se vogliamo un futuro democratico per l'Italia.
La intensa campagna di denigrazione orchestrata dai pennivendoli e dai mezzo-busti della destra, la diffamazione, l'aggressione hanno finito col fare percepire Piazza Navona come qualcosa di imbarazzante, di scorretto, addirittura di scurrile. A questa campagna calcolata ed eseguita con rullo di tamburi assordanti purtroppo si è unita una parte di esponenti della oligarchia della sinistra pronta a stracciarsi le vesti, ad infierire masochisticamente sulle sue stesse carni, a cercare il fuscello nell'occhio della Guzzanti e di Di Pietro anzicchè vedere la grande trave alla quale Berlusconi ci sta inchiodando: Mi riferisco agli sconsiderati interventi della Ravera, di Sansonetti, di Padellaro e di altri.
Ebbene di Piazza Navona si è percepito soltanto questo. Una sorta di autogol criminalizzato fino al massacro dalla destra e certificato dai "giudiziosi" articoli dei politicamente corretti che ho citato sopra più la Armeni e qualche altro benpensante.
Molti sono stati colpiti da una sorta di epidemia della sindrome del prigioniero. Hanno cercato guardando con occhio supplice il centro destra di farsi perdonare di esistere ancora come persone di sinistra dicendo: è vero, è vero!! Però noi non siamo come la Guzzanti! Non siamo come quelli di Piazza Navona...... siamo qui,siamo pronti a collaborare. (magari di collaborazione in collaborazione si ritroveranno tutti alle adunate del sabato della Casa delle Libertà in camicia verde-azzurra....)
Ecco perchè credo sia importante pubblicare tutti i discorsi pronunziati a Piazza Navona.,secondo me l'uno più bello dell'altro, tutti vibranti di una grande passione civile e, mi permetto di dire, socialista e umanitaria.
La pubblicazione dei discorsi sarebbe la smentita della denigrazione dei tanti pennivendoli che hanno soltanto lavorato sul (per me superbo) affondo della Guzzanti al Papa ed alla Carfagna (alla quale Sansonetti si dispera di non avere ancora potuto chiederle scusa di persona).
Pubblichiamo questi atti in un inserto speciale del Manifesto e leggiamoli dappertutto.
Leggiamoli ai nostri figli perchè sono esemplari documenti di difesa della libertà e della democrazia.
Pietro Ancona
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morte di Gianfranco Funari

E' morto Gianfranco Furnari creatore del talk show e di una televisione che confina con la tv-spazzatura. E' stato certo un merito rompere con i rigidi schemi precedenti ma a me non piace quanto Fornari ha introdotto segnando una pericolosa degenerazione americanizzante dell'intrattenimento politico o a sfondo sociale o altro. Non mi piace la ossessiva concentrazione delle telecamere sulla figura del "moderatore" che passeggia da un angolo all'altro della scena, alza la voce, urla, agita minacciosamente un dito, digrigna i denti etcc.....

La figura del conduttore-predicatore che incarna un verbo che ritiene di rappresentare il "popolo" o la "verità" la trovo al disotto della cultura italiana e non va bene per il nostro Paese.

Mi dispiace che ci abbia lasciato ma non rimpiangerò il populismo basato sulla sollecitazione a volte anche cinica di situazioni e bisogni materiali.

Pietro

sabato 12 luglio 2008

lettere su Piazza Navona

----- Original Message -----
From: pietroancona@tin.it
To: fabozzi@manifesto.it
Sent: Saturday, July 12, 2008 9:11 PM
Subject: Piazza Navona


Caro Fabozzi,

ti ringrazio della risposta che non mi aspettavo.Non siamo abituati in Italia a tanta gentilezza.
Debbo tuttavia insistere nel considerare dannoso il tuo commento anche se non è lo stesso di quello di Sansonetti di Padellaro o quello cinico e maramaldesco di Moretti.
Quando mentre infuria la canea dei pennivendoli di regime il più autorevole ed ascoltato quotidiano della sinistra laica e antioligarchica si unisce, sia pure a modo suo e con proprie motivazioni alla dissacrazione dell'evento io credo che ci diamo una pesante mazzata sui piedi e peggio ancora la diamo all'Italia oramai in piena deriva fascista.
La manifestazione di Piazza Navona ha messo insieme due popoli dell'opposizione al regime: il popolo di sinistra e quello dei grillini e dei dipietrini. Io non ho niente a che dividere con i grillini ma non posso ignorare il loro apporto alla lotta contro il Regime, non posso ignorare come Di Pietro impedisca a Veltroni di scivolare ancora verso l'omologazione con la destra italiana. Spero che non muti posizione.
Dovrebbe dirti qualcosa l'adesione a lla manifestazione di Barbara Spinelli espressione della borghesia liberal che si trova con noi nel naufragio della democrazia e tenta di fare qualcosa e legge nella manifestazione di Piazza Navona un tentativo di recuperare forze e valori all'indomani del disastro della esclusione della sinistra dal parlamento.
Per questo considero ingiusto ed addirittura scorretta la liquidazione come inutile di un evento al quale hanno partecipato a proprie spese migliaia di persone che hanno anche affrontato a volte un lungo viaggio.
Se debbo essere sincero a volte ho l'impressione che si guardi con occhio supplice alla maggioranza quasi a chiedere scusa della propria oramai imbarazzante "diversità". Non si spiega diversamente l'attacco a Sabina Guzzanti che diventa l'attacco a Piazza Navona e gli alti lai che molti esponenti della "sinistra" levano al cielo quasi a farsi perdonare la propria intemperenza. Alla identificazione della sinistra con la scurrilità (attribuita a Sabina) ci manca pochissimo e l'invocazione a farsi perdonare di continuare ad esistere è davvero straordinaria.
Non abbiamo niente da farci perdonare nell'essere di sinistra e nel continuare a credere in ideali che alcuni sprezzano come novecenteschi.
L'adesione del PD al liberismo e la contaminazione della sinistra che si sente smarrita perchè incapace di elaborare una propria laica convinzione socialista alla perduta ecclesiastica fede nel comunismo continuano a farci sbandare mentre la destra comincia a provare come può al più presto ridurci tutti in divisa e costringerci alle adunanze del sabato in camicia nera.
Stamane ero a Mondello, la spiaggia di Palermo. Verso le nove del mattino dal mare sono giunti due aquascooter con i colori della Polizia di Stato e due agenti in divisa marziana con tanto di casco ultramoderno. Hanno intimato ai vocumpra di sgombrare subito perchè privi di autorizzazione creando sconcerto e anche paura ad una folla di migliaia di bagnanti. Altri due agenti sono giunti dalla strada ed hanno cominciato anch essi a gridare e spaventare gli extracomunitari.
Ecco prova ad immaginare cosa cambia nella percezione delle persone vedere per la prima volta da cinquanta anni a questa parte la polizia di stato nella spiaggia per scacciare
persone che nessuno di noi considera indesiderabili e che non hanno fatto del male a nessuno.
A fronte di questo, la Ravera che si indigna perchè Sabina
parla del pompino della Ministra al Capo del Governo razzista mi pare che abbia perso il ben dell'intelletto!!
Con stima.
Pietro Ancona



ps. ti mando a parte la lettera che ho scritto a Moretti

0000000000000000


Caro Pietro Ancona,
ovviamente non penso che tutte le manifestazioni di piazza siano inutili, parlavo di quella di martedì che ho seguito dall'inizio alla fine. Non serviva, ho spiegato, rispetto al suo principale obiettivo dichiarato: fermare la legge Alfano. Il fatto che quella legge sia stata approvata facile facile due giorni dopo alla camera un po' mi ha confortato nella infausta e molto semplice previsione. Nonostante questo ho scritto, ma senza evidentemente riuscire a farmi capire, che è una sciocchezza sostenere che i girotondini siano i migliori alleati del cavaliere. Poi raccontiamoci il mondo come vogliamo, affidiamoci pure ancora e solo a Di Pietro (che non ha colpa, ripeto, per la vacuità della sinistra). Ma giusto per scherzo, spero, si può sospettare che il manifesto o io soltanto vogliamo rassegnarci a Berlusconi oppure prenderlo come un normale presidente del Consiglio. Scrivo il contrario in maniera persino noiosa (vista la frequenza), interroghi google e mi crederà. Se gli dei non mi hanno ancora accecato del tutto continuerò a sforzarmi di trovare le differenze tra i nemici del mio nemico e i mie compagni di strada. Ma forse è tardi, la bottega però cerchiamo di mantenerla aperta. Grazie davvero per l'attenzione,
andrea fabozzi.



2008/7/12 rubrica lettere de il manifesto :






From:
To:
Cc:
Subject: un colpo di pistola
Date: Fri, 11 Jul 2008 16:13:48 +0200
X-Mailer: Microsoft Outlook Express 6.00.2900.3138
X-OriginalArrivalTime: 11 Jul 2008 14:14:51.0726 (UTC) FILETIME=[7C0706E0:01C8E360]
X-MIRsrl-MailScanner: Sembra essere pulito
X-MIRsrl-MailScanner-From: pietroancona@tin.it

Caro Manifesto,

leggo dall'editoriale di Fabozzi: "
L'URLO IN PIAZZA
Andrea Fabozzi
La manifestazione di ieri di Antonio Di Pietro (non solo sua, soprattutto sua) è stata un successo ma sarà inutile. Quello che ci aspetta sono cinque anni di inarrestabile potere berlusconiano. Cinque anni almeno. La legge che garantisce l'immunità al presidente del Consiglio, il principale, sacrosanto obiettivo dei manifestanti di [...]"

Insomma, le manifestazioni non servono a niente, magari poi c'è un maramaldo-moretti che dice che "sporcano" la purezza del girotondismo, ci aspettano cinque lunghissimi anni di potere berlusconiano, che facciamo: ci spariamo?
Oppure, dal momento che non possiamo spararci dichiariamo "normale" la repubblica di Berlusconi e ci limitiamo a qualche riduzione del danno tipo mettiamo un pò di zucchero nell'amaro calice che ci fa trangugiare.....

Insomma, gli dei hanno ci hanno accecato e forse è davvero meglio chiudere bottega.....

Pietro Ancona




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mercoledì 9 luglio 2008

PIAZZA NAVONA IL GIORNO DOPO

Piazza Navona il giorno dopo
> =======================
>
>
>
> C'è una componente "razzista" nella mole enorme di
critiche,dileggi,finte note di colore che si sono abbattute sul popolo
di sinistra e democratico che si è radunato in Piazza Navona ed in
altre piazze d'Italia. Non si riconosce legittimità ad un modo di
pensare e di sentire che è proprio delle democrazie e che è stato
portato in piazza e che dà fastidio alla anomalia italiana che è
diventata la normalità italiana. Anomalia che, come dice Barbara
Spinelli, non è solo della maggioranza ma anche del grosso della
opposizione rimasta in Parlamento.
> Danno fastidio le critiche a Berlusconi ma anche a Veltroni a
Napolitano al Papa. Vorrei ricordare che in democrazia nessuno è
esente o al disopra delle critiche e che Napolitano a giudizio di
molti non ha fatto abbastanza per contrastare la demolizione della
Costituzione che da anni il centro-destra porta avanti e che ora
accelera. Si fa scandalo delle critiche al Papa in un Paese in il
Vaticano agisce come la suprema autorità religiosa dell'Iran e
sono state bloccate le nuove leggi per le coppie di fatto e per una
morte dignitosa
> mentre sono assediate e picconate le leggi fondamentali
sull'aborto ed il divorzio.
> Colpisce molto l'atteggiamento del PD rivolto a cogliere tutti
i possibili elementi di debolezza e di contraddizione in una
manifestazione che ha avuto un ruolo di supplenza del mancato
contrasto allo strapotere berlusconiano ed alla sua ossessione per lo
stravolgimento della Costituzione e l'ingabbiamento subalterno
dell'ordine giudiziario.
> Ieri sera a "Primo Piano" un giulivo Sansonetti
proponeva
> la sua ricetta di buon senso: legge per l'immunità alle
quattro prime cariche dello Stato in cambio del ritiro delle misure
per le impronte digitali ai bambini rom. Come dire: il governo propone
due nefandezze se si impegna a non compierne una permettiamo che si
compia l'altra!!!
> Anche il "Manifesto" al quale sono abbonato si unisce
al coro delle critiche. In sostanza ragiona cosi: siccome le leggi che
Berlusconi ha proposto si faranno la manifestazione è stata inutile e
sterile. E allora? E questo ragionare? Sappiamo bene che Berlusconi,
come ricorda il Manifesto, governerà nei prossimi anni ma questo è un
buon motivo per starcene chiusi in casa oppure per dargli una mano
come fa Veltroni magari con un imbellettamento di talune tra le misure
più odiose e riducendo il danno di altre.
> Non condivido la canea che si è scatenata contro la Guzzanti per
le cose che ha ricordato di Mara Carfagna. Un Ministro della
Repubblica deve dimostrare la assoluta trasparenza della sua carriera
politica. In ogni caso, le ombre ed i sospetti vengono da telefonate
di Berlusconi di cui si vorrebbe impedire ad ogni costo la
pubblicazione.
> Non c'è dubbio che Piazza Navona è fatta di tante cose:
c'era il grande popolo della sinistra delusa, esclusa dal
parlamento o insoddisfatta del PD; c'erano quelli dell'Italia
dei Valori che sono tutt'altra cosa e che su molti temi sono
vicini alla destra. Ma la responsabilità della caranza di un disegno
organico consapevole e ben progettato, la colpa di questo è di coloro
che hanno escluso ogni possibilità di collaborazione con la sinistra
"radicale",hanno condannato anche i socialisti a restare
esclusi dal Parlamento, propongono un programma che è un facsimile di
quello della destra.
> Certo l'otto luglio del 2008 è assai diverso da quello
del 1960 che cacciò via il governo Tambroni. La sinistra è
disarticolata, confusa, in grande parte si è convertita nei suoi
gruppi dirigenti al liberismo. Piazza Navona è stata una generosa
testimonianza di un modo di sentire che si vuole far diventare
"alieno". E' tutto quello che ci resta e sbaglieremmo a
dileggiare o criminalizzare. Il popolo dei lavoratori sta sempre
peggio con salari e condizioni di vita sempre più pesanti a volte
anche umilianti. Avrebbero fatto assai meglio Liberazione ,il
Manifesto e l'Unità a considerare Piazza Navona da tutt'altro
punto di vista di quello che hanno assunto ipocritamente scandalistico
e pregiudizialmente demolitorio..
>
> Pietro Ancona
> www.spazioamico.it
> http://pietro-ancona.blogspot.com/
> http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
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domenica 6 luglio 2008

il congresso socialista

si è concluso nel peggiore dei modi: suggerendo al PD di rompere con Di Pietro. Una conclusione di chi vede solo nei giochi di Palazzo la politica e non capisce più niente di quanto sta succedendo in Italia.
Una scelta di ceto politico che non disdegna di collaborare con Berlusconi.

Me ne dispiace molto. Oramai resta ben poco a sinistra per potere sperare in un contrasto serio del degrado dell'Italia e delle classi lavoratrici.

PietroAncona
www.spazioamico.it

furio colombo LE IMPRONTE DI BERLUSCONI

Editoriale
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Le impronte di Berlusconi
Furio Colombo


C’è una frase che viene ripetuta all’infinito fin dal tempo (che ormai abbiamo dimenticato) in cui Silvio Berlusconi ha incominciato a invelenire l’Italia, creando sempre nuovi nemici e invitando sempre più cittadini a combattersi o a cedere, ciascuno nel suo campo e secondo il suo mestiere. I giornalisti o lo servono o gli gettano fango. I magistrati o si piegano o sono eversivi. I politici o accettano di chiamare «dialogo» il suo monologo, o vengono denunciati come sinistra «distruttiva» e «radicale» (con buona pace del partito di Marco Pannella il cui nome viene continuamente usato e abusato). Ma ecco la frase che viene ripetuta all’infinito: «Non basta essere contro Berlusconi. Bisogna dire per cosa si è e quale progetto di società si indica». Consciamente o no, buona fede o no, la frase finisce per suonare come un invito a posticipare: prima il grande e compiuto disegno della società che vogliamo e poi l’impegno contro Berlusconi. Questa volta colgo la frase da una pubblicazione (la rivista Left) da un articolo (l’attività tuttora in corso dei «mille di Chianciano», riuniti intorno all’invito di Pannella di discutere di una nuova politica) e da una protagonista, Elettra Deiana, già deputata della Sinistra Arcobaleno, che non si prestano all’introduzione negativa che io ne ho fatto. Vedo per forza vera ansia, vera fatica, vera ricerca sul come venirne fuori. Sia nel come partecipare non inutilmente alla vita pubblica di ogni giorno; sia come disegno di quel grande e famoso progetto a cui - ci dicono - è doveroso lavorare. Ma ci sono situazioni e momenti in cui non puoi dedicarti per prima cosa al grande progetto. Per prima cosa i cittadini ti chiedono: e adesso? E oggi? E stamattina? Mi rendo conto che questa domanda segna una linea di demarcazione fra chi, facendo politica negli anni e nei decenni, ha maturato la persuasione che i tempi lunghi ci sono comunque e che le grandi costruzioni (e le grandi speranze) richiedono tempi lunghi; e chi, entrato passionalmente in politica in un momento di emergenza (o che viene vista e vissuta come emergenza) crede alla risposta impetuosa e immediata.

Pesano su questa demarcazione anche la persuasione, a volte spazientita, del vecchio militante (sapessi quante emergenze abbiamo vissuto!) e l’irritazione dei giovani strateghi che hanno un altro senso del tempo e vogliono essere lasciati lavorare nelle diverse e «articolate» strategie. E percepiscono la tendenza a drammatizzare come il gesto di urtare il gomito di uno che, sapendolo fare, sta disegnando. Qualche lettore potrebbe chiedermi: se vedi con chiarezza le obiezioni che ti riguardano perché continui a urtare il gomito del disegnatore paziente? Non sarà un fatto umorale, che in politica conta poco?


* * *


Umorale la mia reazione al pesante e devastante ritorno di Berlusconi un po’ lo è. È addirittura una questione di età. Avevo la stessa età dei bambini Rom che questo governo italiano vuole obbligare a premere il dito sul tampone d’inchiostro per prelevare le loro impronte digitali, mentre gli altri bambini non Rom stanno a guardare.

Avevo la stessa età dei piccoli e umiliati Rom di oggi quando gli «ispettori della razza», scuola per scuola, classe per classe, hanno cominciato a fare l’appello dei piccoli ebrei per espellerli.

Ho raccontato molte volte il senso di scandalo che ho provato (i bambini possono e sanno indignarsi) di fronte al silenzio degli insegnanti. Nella mia scuola la buona maestra che ci raccontava ogni giorno una puntata di Pinocchio se stavamo bravi, il buon maestro, mutilato di guerra, che narrava episodi di eroismo da lasciarci tesi e ammirati, lo scattante giovanotto della ginnastica e il direttore didattico da cui ti mandavano a discutere (lui discuteva benevolmente con i bambini) di presunte o vere mancanze, tutti sono rimasti impassibili e in silenzio mentre continuava il tremendo appello. E persino se non sapevamo che quello era già l’appello di Auschwitz, il silenzio è stato la prima agghiacciante esperienza di molte piccole vite.

Ora vi pare che prima di impegnarmi con tutta la forza, l’offesa, l’indignazione, l’opposizione di cui sono capace contro le impronte a cui vengono obbligati i bambini Rom (metà dei quali sono italiani), vi pare che possa ammonire me stesso ripetendo la frase: «non basta essere contro Berlusconi, bisogna prima dire per cosa si è e quale progetto di società si indica»?

La mia, intanto, è una società che non perseguita nessuno e tanto meno i bambini e tanto meno i bambini Rom che sono parte di uno dei due popoli per i quali nazisti e fascisti e «difensori della razza» avevano previsto lo sterminio.

Può darsi che non abbia ancora chiare tutte le regole socio-economiche della società umana ed equilibrata che dovrà venire. Come mi insegnano Zapatero e Sarkozy, Angela Merkel e Barack Obama, forse i punti di riferimento di una più vasta azione politica potranno essere un poco più a destra o alquanto più a sinistra. Più fondati sull’impegno individuale oppure sul solidarismo che protegge i più deboli. Ma, per prima cosa, dobbiamo restare dentro il percorso della civiltà. Il decreto Maroni che impone le impronte ai bambini e obbliga ciascun Rom a dichiarare la propria religione (moduli del genere, sull’intimo e delicato territorio della religione non sono mai apparsi nella pur spaventata America dopo l’11 settembre, così come neppure una sola Moschea, in quel Paese, è divenuta territorio di incursioni delle varie polizie anti-terrorismo) il decreto Maroni colpisce la civiltà nei suoi punti vitali e tende a far uscire il Paese Italia da decenti regole civili. Io che ho visto cominciare questo percorso fondato sulla selezione di un nemico da isolare e separare cominciando dai bambini, non ho nessuna intenzione di ritornare sul problema solo dopo avere disegnato un progetto di società. L’offesa avviene adesso e adesso va fermata.


* * *


Accadono in questa Italia che ho appena finito di descrivere con ansia e costernazione, alcuni fatti che voglio elencare qui di seguito perché hanno importanza per tutti.

1. Per la prima volta nella storia italiana un alto funzionario dello Stato incaricato di eseguire, dice no alle impronte digitali dei bambini. È il Prefetto di Roma, Carlo Mosca. Non è la cosa più facile del mondo per un prefetto dire no al ministro dell’Interno. Maroni è ostinato e sordo alle ragioni che gli vengono da tante parti del suo Paese (non parlo di parti politiche, parlo di Chiese e di cultura, della comunità di Sant’Egidio, di Famiglia Cristiana, praticamente di ogni prete o associazione che abbiamo lavorato con e accanto ai Rom, della Comunità Ebraica italiana, delle Comunità Valdesi) perché rappresenta la Padania (cioè uno stato mentale fondato sulla persecuzione degli «altri») in Italia. È ministro della Repubblica italiana con i voti (tanti voti, certo) di alcune tribù del Nord che continuano a minacciare la scissione dall’Italia quando non vengono zittiti in tempo dal Capo Bossi, unico governo da loro riconosciuto.

Uno così che fa il ministro e che deve offrire vittime alle superstizioni delle sue tribù, sarà fatalmente vendicativo.

Ma il Prefetto Mosca non ha cambiato idea. Chiedo che gli italiani ricordino il caso unico del no limpido e chiaro, in nome della civiltà comune, dell’unico alto funzionario del Paese Italia (più noto nel mondo, per il diffuso opportunismo, il «tengo famiglia», una certa viltà, il silenzio dei miei maestri elementari di bambino e dei miei colleghi giornalisti di adesso) che abbia osato pubblicamente dire no al ministro di cui è rappresentante.

2. I «gagè» di tutta Italia hanno scritto, firmato e fatto circolare un appello che dichiara il decreto Maroni una violazione della Carta dei diritti dell’uomo (Nazioni Unite) della Unione Europea e di tutte le Costituzioni nazionali a cominciare da quella italiana.

Chi sono i gagè? Nella lingua rom «gagè» sono le persone non Rom (come i «goyim» nella lingua yiddish, sono i cristiani o comunque i non ebrei). Ecco un brano del loro appello, che ho avuto da Dijana Pavlovic, la giovane attrice e attivista Rom che scrive per questo giornale.

«Noi gagè credevamo che, dopo la fine della seconda guerra mondiale e le scelte della comunità internazionale, non fosse più possibile rivedere nei nostri Paesi i fantasmi di un passato che volevamo bandito per sempre. La carta dei diritti dell’uomo, le costituzioni nazionali, i trattati della comunità europea impediscono ogni forma di razzismo e ogni atto che discrimini e segreghi una minoranza etnica o religiosa (...).

Non è lecito in un Paese civile schedare i bambini. Tanto meno è ammissibile, per l’intera comunità internazionale, che questa schedatura avvenga su base etnica. Ma non è così per il nostro governo. Il suo ministro dell’Interno, uno dei capi supremi delle camicie verdi che inneggiano alla secessione padana, alla cacciata dei Rom ed extracomunitari, che percorrono in ronde minacciose le città, ha dato disposizione che i bambini Rom siano schedati con il rilievo delle impronte digitali.

(...) Questo è il volto avvelenato del nostro Paese. Ma i veri colpevoli siamo noi, i gagè, che credono nella propria superiorità etnica, esportano con la forza le proprie idee,aggrediscono un popolo che non riconosce confini, non ha terre da difendere con guerre, non ha bandiere in nome delle quali massacrare i diversi da sé».

Propongo che tanti aggiungano le loro firme a questo manifesto (tra i primi a sottoscrivere, Moni Ovadia) che si conclude con la dichiarazione «ci rifiutiamo di essere diversi. Pretendiamo che siano prelevate le nostre impronte digitali».

3. Ecco le ragioni per cui alcuni di noi hanno deciso di promuovere e partecipare all’evento dell’8 luglio. Non è un partito preso o un frivolo accanimento in luogo di una normale, serena opposizione. Non c’è niente di normale e niente di sereno in un Parlamento ingorgato di provvedimenti personali salva-Berlusconi, in cui i lavori sono diretti da presidenti che in realtà sono capi-partito e come tali vanno insieme al Quirinale a dire non ciò che provano o sentono tutti i deputati e tutti i senatori, come richiede il loro ufficio. No, vanno al Quirinale - coperti da quelle cariche - per dire ciò che vogliono i loro partiti. Ovviamente ciò richiede più che mai di dare tutto il nostro sostegno, da cittadini, prima ancora che da politici, al Capo dello Stato.

Ecco le ragioni che spingono alcuni di noi, e certo molti cittadini, e certo il popolo Rom, a incontrarsi adesso, subito, mentre il cosiddetto «pacchetto sicurezza» viene imposto al nostro Paese, triste timbro di discriminazione e razzismo. Come le leggi razziali del fascismo, questa irresponsabile serie di decisioni ci umilia in Italia, ci isola in Europa, ci separa dalla nostra Costituzione, interrompe il rapporto con la grande eredità della Resistenza a cui si deve la nostra libertà.

La nostra libertà è unica. O è intatta o non lo è. O ci riguarda tutti o costruisce una odiosa apartheid.

È bene alzarsi e dirlo adesso, con tanti cittadini e tanti Rom che ci hanno detto «veniamo», e con il loro coordinatore, Alexian Santino Spinelli (professore all’Università di Trieste) che parlerà insieme a noi. E poi ci saremo tutti in autunno, nella manifestazione politica già annunciata da Walter Veltroni con il Pd. E ci siamo ogni giorno in Parlamento per dire ben chiaro il nostro no, per tentare di cancellare sul futuro dell’Italia le impronte di Berlusconi.

furiocolombo@unita.it



Pubblicato il: 06.07.08
Modificato il: 06.07.08 alle ore 10.01


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