lunedì 31 gennaio 2011

La Camusso e le altre in piazza contro Berlusconi

la signora Camusso si indigna per le donne "oggetto" ma è completamente indifferente all'operaio-oggetto che dopo gli  editti Marchionne che lei vorrebbe fossero firmati da Landini dovrebbe stare dieci ore alla catena di montaggio, digiuno, con gravi restrizioni anche per fare la pipì. Lei e le altre signore trovano "normali" il ritorno alla schiavitù degli operai e delle operaie....

Un articolo di Lucio Caracciolo che fa riflettere sulla cecità stupida dell'Occidente

IL COMMENTO

L'occasione che perderemo

di LUCIO CARACCIOLO L'Egitto è un'occasione che perderemo. L'occasione è storica: spezzare nel più strategico paese arabo il circolo vizioso di miseria, frustrazione, regimi di polizia e terrorismo - spesso alimentato dai regimi stessi per ottenere soldi e status dall'Occidente - che destabilizza Nordafrica e Vicino Oriente fino al Golfo e oltre. Il successo della rivoluzione avvierebbe la transizione a un Egitto "normale", con un potere politico legittimato dal popolo.



Dopo la scintilla tunisina, il segno che la nostra frontiera sud-orientale può cambiare. In meglio. Avvicinandosi ai nostri standard di libertà e democrazia. Cogliendo le opportunità di sviluppo perse per l'avidità delle élite postcoloniali, impegnate a coltivare le proprie rendite, indifferenti a una società giovane, esigente.

L'Italia più di qualsiasi altra nazione europea dovrebbe appassionarsi al sommovimento in corso lungo la Quarta Sponda. Chi più di noi dovrebbe interessarsi alla ricostruzione del circuito mediterraneo, destinato a intercettare la quasi totalità dei flussi commerciali fra Asia ed Europa, di cui saremmo naturalmente il centro? A chi più che a noi conviene la graduale composizione della frattura tra le sponde Nord e Sud del "nostro mare"? O davvero pensiamo sia possibile erigere una barriera impenetrabile in mezzo al Mediterraneo? Qualcuno pensa ancora che lo sviluppo del Sud del mondo sia una minaccia e non una formidabile risorsa per il nostro stesso sviluppo

- anzi, la condizione perché non si arresti?



Eppure Roma tace. Il nostro governo ha trovato modo di non esprimersi fino a sabato. Meglio così, forse, visto che quando ha parlato - via Frattini - nessuno se n'è accorto. Mentre tutto il mondo si preoccupa del dopo-Mubarak, noi ci dilaniamo sulla "nipote". Stiamo perdendo l'occasione di incidere in una svolta storica - stavolta l'aggettivo è pertinente - che riguarda molto da vicino la vita nostra, soprattutto dei nostri figli e nipoti.



Se anche i militari riuscissero ad affogare nel sangue le aspettative della piazza, la rivoluzione egiziana ha ormai sancito che il paradigma delle dinastie parassitarie, incentivato dai governi occidentali, non garantisce più nessuno. Certamente non i popoli che opprime. Ma nemmeno noi europei. Quei regimi significano solo caos, repressione e miseria. L'ambiente ideale per i jihadisti. I quali, non dimentichiamolo mai, sono incistati nelle nostre metropoli. Se sbagliamo politica in Egitto, in Tunisia o in altri paesi del nostro Sud, il prezzo lo paghiamo in casa.



Un sobrio accertamento dello stato delle cose dovrebbe indurre il nostro governo a mobilitare ogni risorsa a sostegno dei cambiamenti in atto sulla sponda africana del Mediterraneo. Se ciò non accade, non è solo colpa di Berlusconi o Frattini, ma della rimozione che l'Italia ha compiuto di se stessa. Della sua geografia e della sua storia. Nel centocinquantesimo anniversario dell'Unità è duro ammetterlo. Ma è un fatto: non sappiamo dove siamo né da dove veniamo.



Così abbiamo dimenticato che per secoli l'Egitto è stato fecondato dalla nostra diaspora. Come l'intero bacino del Sud Mediterraneo, dove un secolo fa viveva quasi un milione di connazionali. Operai, artigiani, ma anche banchieri, architetti e burocrati pubblici.



Nell'Egitto khedivale l'italiano era lingua franca, usata nell'amministrazione pubblica. Un tipografo di origine livornese, Pietro Michele Meratti, vi fondò nel 1828 il primo servizio di corrieri privati, la Posta Europea, poi assurto a monopolio pubblico. Le diciture delle prime serie di francobolli egiziani erano in italiano. Decine di migliaia di italiani, tra cui molti ebrei, abitavano il Cairo e Alessandria, dove i segni del "liberty alessandrino" sono ancora visibili. La nostra egittologia ha una lunga tradizione. Come in genere le nostre missioni archeologiche orientali, fra le principali fonti d'intelligence quando i servizi segreti erano ancora qualcosa di serio.



Di questo e delle nostre tradizioni levantine in genere cercheremmo vanamente una trattazione nei manuali scolastici. E' storia rimossa. Eppure ancora oggi molto del residuo capitale di simpatia di cui godiamo nella regione si fonda su tali memorie. Basterebbe poco per ravvivarle. Nell'immediato, anche un gesto simbolico.



A Torino abbiamo il più importante museo di antichità egizie dopo quello del Cairo, oggetto di sospetti vandalismi nelle prime fasi dei disordini. Sarebbe forse utile uno sforzo sostenuto dai poteri pubblici e da fondazioni private per dare concreto seguito alla profezia di Jean-François Champollion, il decifratore della Stele di Rosetta: "La strada per Menfi e Tebe passa da Torino". Finanziare e sostenere la messa in sicurezza del Museo del Cairo e dei suoi reperti significa non solo salvare un giacimento culturale di valore universale, ma un atto di rispetto per la pietra angolare dell'identità egiziana. Quell'identità che i nostri levantini contribuirono a resuscitare e che le piazze egiziane oggi vogliono riscattare.



Eppure nell'immaginario collettivo (ossia televisivo) sembra che l'Egitto sia un qualsiasi pezzo d'Africa, un arcipelago di miserie e arretratezze. Più le piramidi e Sharm el-Sheikh. Ma da dove spuntano i giovani anglofoni che maneggiano twitter e Facebook - già ribattezzato Sawrabook, "libro della rivoluzione" - e rischiano la vita per la libertà?



Per anni abbiamo vissuto di verità ricevute. Un eterno fermo immagine. Intanto, la società civile egiziana cresceva, si strutturava. Ci sono certo i Fratelli musulmani, un arcipelago dalle mille ambiguità, che Mubarak ci ha rivenduto con successo come banda di terroristi. Ma ci sono anche laici, cristiani, nazionalisti, socialisti, gente che semplicemente non ne può più della "repubblica ereditaria". Quanto meno daremo ascolto e supporto alle loro istanze, tanto più il rischio di una deriva islamista diverrà concreto. E' quanto sperano Suleiman e gli altri anziani ufficiali drogati da decenni di potere incontrastato. Per riproporre e rivenderci il muro contro muro.

Obama e alcuni leader europei forse cominciano a capirlo. Fra cautele ed esitazioni invitano a voltare pagina. Non noi italiani. Continuiamo ad aggrapparci a un Egitto che non c'è più. L'Egitto che prova a nascere non lo dimenticherà. La sua sconfitta sarà la nostra. La sua vittoria, solo sua.

(31 gennaio 2011) © Riproduzione riservata

domenica 30 gennaio 2011

No alla Monarchia del Presidenzialismo, Proporzionalismo puro

sistema democratico garantito dalla nostra Costituzione sta stretto non solo a Berlusconi ma anche a D'Alema che propone un referendum per il Presidenzialismo.


L'Italia non ha bisogno di un Monarca ma di un parlamento capace di rappresentarla e che non sia nominato dagli Oligarchi...No al presidenzialismo, no allo sbarramento elettorale di qualsiasi percentuale..

cerchiamo di capire cosa succede in Egitto

Gli Stati Uniti e la rivolta egiziana

Posted on 01/29/2011 by Miguel Martinez

Hosni Mubarak è un signore di 82 anni.



Le manifestazioni di questi giorni hanno dimostrato, poi, quanto il popolo egiziano lo ama.



Facendo queste due semplici considerazioni, ieri sera il presidente degli Stati Uniti ha fatto un discorso in cui ingiunge, con fare piuttosto autoritario, a Hosni Mubarak a fare delle “riforme” e a “dialogare” con il popolo.



Questo non vuol dire, mandare via Hosni Mubarak dopo 30 anni di fedele servizio; ma è una bella bacchettata a un impiegato che non ha saputo fare il suo mestiere.
Così, quando Hosni Mubarak se ne andrà, o in Arabia Saudita o direttamente in Paradiso, la colpa non sarà data agli Stati Uniti. Anche se il tono arrogante con cui il presidente di un paese che si trova a migliaia di chilometri di distanza dice a un altro come si deve comportare, non è detto che sortisca un buon effetto sugli egiziani.
Comunque il discorso verrà sfruttato, certamente, per dire, “vedete, gli Stati Uniti vogliono la democrazia”.
Tutto sta a capirsi, cosa voglia dire “democrazia”.
Nell Monologo Occidentale per “democrazia” si intende, almeno due partiti politici concorrenti e il diritto di fare passeggiate con cartelli in mano senza venire arrestati. Il tutto nel rigoroso rispetto delle Dure Leggi del Mercato e degli Impegni Internazionali – cioè senza toccare né l’economia, né il rapporto di subordinazione internazionale.
Costanzo Preve, invece, proponeva una definizione di democrazia più fedele al significato originale della parola: il potere del popolo come contrappeso al potere economico che possiedono le oligarchie.Le due definizioni, come potete vedere, sono antitetiche.
Ora, è chiaro che si domina meglio, quando c’è il consenso dei dominatiLa situazione ideale, per l’Impero, è quella italiana.
In Italia, la gente può marciare in assoluta libertà a Vicenza, anno dopo anno, contro la base militare.
Tanto gli uomini politici di qualunque parte, eletti in elezioni tecnicamente ineccepibili, correranno a firmare qualunque cosa sia necessaria per fare la base.
Molto meglio di un dittatore instabile e antipatico; che poi, se cade, magari la base la si chiude davvero.
Il problema si pone nei paesi che sono pesantemente subordinati, come l’Egitto.
Idealmente, gli Stati Uniti vorrebbero un sistema di potere in grado di garantire due cose: l’obbedienza ai dettami del Fondo Monetario Internazionale e l’alleanza con Israele; nonché un aiuto militare e dei servizi segreti nel reprimere le forme di resistenza che nascono in tutto il Medio Oriente.
Non c’è alcun motivo per cui un tale sistema debba chiamarsi “Mubarak”. Può essere benissimo garantito anche da vari partiti che si alternino al potere, ad esempio. Magari anche dal Partito Antimubarakista. La gratitudine, in politica come in affari, è un valore perdente.
Ma non si può transigere sul punto fondamentale.
Questo lo ha espresso ieri molto bene il vicepresidente degli Stati Uniti, Joe Biden:“Joe Biden ha difeso il regime di Mubarak in Egitto, descrivendo il Presidente Hosni Mubarak come un alleato degli Stati Uniti che ha aiutato a normalizzare le relazioni con Israele e che è stato una forza nei negoziati di pace mediorientali”.
Dove per “negoziati di pace” si intende la partecipazione diretta dell’Egitto all’embargo contro Gaza e la svendita dei palestinesi da parte dell’ANP: i documenti che sono usciti in questo periodo dimostrano concretamente ciò che già sapevamo.
Comunque, per Joe Biden, 80 milioni di egiziani, con i loro problemi, sono solo un dettaglio tra i problemi d’Israele.
Ora, il governo egiziano – attuale o nuovo – può fare tutte le “riforme” e le “elezioni” che vorrà, purché non in contrasto con le Dure Leggi del Mercato, ovviamente.
Ma, come spiega il tremendo Elliott Abrams, che coprì i massacri dei militari in El Salvador e gestì il famoso Iran-Contra Affair per finanziare il terrorismo in Nicaragua:
“Per l’Egitto, c’è una sola preoccupazione: la salute del signor Mubarak.” E poi aggiunge: “in ballo nella crisi di successione non c’è semplicemente chi governerà il paese, ma se un nuovo presidente manterrà la pace fredda ma affidabile con Israele. Anche qui ci sono dei nemici condivisi, in questo caso Hamas e gli altri gruppi palestinesi radicali e terroristici; Israele ed Egitto hanno mantenuto insieme (anche se la colpa è ricaduta pe il 99% su Israele) un embargo su Gaza a partire dal colpo di stato di Hamas nel 2007. Il regime egiziano non prova alcun amore per gli israeliani, ma c’è una significativa collaborazione in termini di sicurezza tra i due paesi; i governanti dell’Egitto vedono negli sciiti dell’Iran, non nello Stato ebraico, la minaccia più pericolosa per il potere arabo nella regione. Le decisioni prese a fine luglio dall’Egitto di impedire a una nave della Mezzaluna Rossa iraniana che portava aiuti a Gaza di entrare nel canale di Suez, e di impedire a quattro parlamentari iraniani di attraversare la frontiera per Gaza, sono la prova più recente di questo atteggiamento egiziano.”



Il problema in realtà non è la pace militare tra Israele ed Egitto, che nessuno da parte egiziana mette in discussione. E’ proprio questa alleanza concreta. Ora, il popolo egiziano non voterà mai per un partito che dichiari di voler mantenere l’embargo su Gaza.



Insomma, come gridavano ieri i manifestanti egiziani, Mubarak è morto, Mubarak è morto e al-’Adli (il ministro degli interni) è un agente del Mossad:



حسني مبارك, مات مات. والعدلي عميل الموساد



Ma è un fatto che Hamas, per quanti difetti possa avere, governa in maniera infinitamente più corretta e vicina agli interessi reali della gente della banda di briganti e truffatori che oggi costituisce l’ANP. Non è però facile governare con successo un carcere, come è Gaza oggi; mentre i contribuenti europei continuano a finanziare Ramallah.



Se si toglie l’embargo, e si permette alla gente di Gaza di vivere normalmente, l’ANP sarà quindi definitivamente screditata, e cadrà come è caduto il governo di Ben Ali in Tunisia.



E non ci saranno più palestinesi obbedienti.



Quindi, visto che Mubarak tra poco non ci sarà più, evidentemente stanno preparando la successione: si parla del Capo di Stato Maggiore dell’esercito.



Oppure, gli Stati Uniti potrebbero occuparsi direttamente dell’embargo a Gaza. Forse (forse) è questo il senso della notizia che riportavamo ieri:



“Il distaccamento 2 della Guardia Nazionale del Connecticut National Guard, Compagnia I, 185esimo Reggimento Aereo di Groton è stato mobilitato e inviato nella penisola del Sinai, in Egitto, per sostenere la Forza Multinazionale e gli Osservatori. L’unità ha lasciato il Connecticut il 15 gennaio per Fort Benning, nella Georgia [USA] per ottenere ulteriore addestramento. L’unità adopera aerei C-23C Sherpa ed è stata usata tre volte negli ultimi sette anni a sostegno di conflitti in Iraq e Afghanistan. L’unità fornirà assistenza aerea a richiesta al comandante della Forza Multinazionale e degli Osservatori nella loro missione di supervisionare le clausole di sicurezza del trattato di pace tra Egitto e Israele”.



Il problema fondamentale è che l’Egitto ha molti abitanti e poche risorse, nonché un’economia strutturata in gran parte verso il mercato internazionale. Almeno all’interno dell’attuale sistema economico, non può quindi cavarsela da solo; e perciò è sempre ricattabile. E ogni governo, alla fine, sarà costretto ad applicare i ricatti, e quindi a essere impopolare.



Eppure il Medio Oriente, considerato nel complesso, ha tante risorse – umane, agricole e petrolifere. Solo che nessun paese, da solo, le ha tutte.



E’ lecito sognare che dalle rivolte arabe di questi giorni, possa nascere un’alleanza tra paesi che mettano insieme le proprie forze, analoga a quella che Hugo Chavez ha tessuto in America Latina?



P.S. Alle 12.30 ora egiziana, riferiscono di 20 morti ad Alessandria e 13 ai giardini Maadi al Cairo. Può darsi, quindi, che gli Stati Uniti abbiano autorizzato la piena repressione in privato, pur salvando la propria immagine in pubblico. E’ ovviamente solo un’ipotesi.
P.S. Interessante deformazione delle notizie. Un documento di Wikileaks di oltre due anni fa rivela che gli Stati Uniti hanno trafficato con un giovane dissidente egiziano, evidentemente in modo da scommettere su due cavalli; e quel dissidente avrebbe raccontato all’ambasciatrice che c’era un piano per rovesciare Hosni Mubarak. Né l’ambasciatrice né tantomeno il governo USA approvano, ma tanto basta perché Repubblica titoli, Wikileaks: “Rivolta pianificata con gli USA
Kelebek Blog

venerdì 28 gennaio 2011

la lotta dela fiom e dei cobas abbisogna di un nuovo Sindacato

La lotta della Fiom e dei Cobas ha bisogno di una sponda politica e di un nuovo Sindacato


Ieri abbiamo avuto a Bologna una anticipazione dello sciopero generale dei meccanici e dei cobas. E' stato un grande successo come lo sarà oggi. La partecipazione dei lavoratori è enorme ed è vibrante nonostante le maggiori difficoltà che si incontrano per la crescente povertà del lavoro dipendente ed il continuo aumento dei costi della vita indotti da un uso delle istituzioni sempre più asociale e sempre più oligarchico. Il costo della vita aumenterà con il federalismo fiscale che per mantenere i privilegi del ceto politico locale imporrà addizionali iperf e nuove i terribili tasse mentre i costi dei servizi, gestiti dai famuli e dai complici di questo ceto, aumentano di giorno in giorno e sono sempre più scadenti.



L'altro ieri ho sentito una intervista in TV del Presidente della Cooperazione di area PD. A proposito del contratto aziendale si dichiarava entusiasta fino al punto di dire che la competizione tra le aziende sarà una gara tra contratti e parlava senza alcun ritegno di contratti esistenti di 640 euro mensili. La cooperazione italiana è prospera, ricchissima, ha mezzi finanziari enormi ma non c'entra più niente con l'idea e l'esperienza della cooperazione prampoliana rivolta a migliorare la condizione dei produttori, a socializzare gli utili, a reinvestirli per il miglioramento delle condizioni di vita degli associati. Oggi la cooperazione si muove come un perfetto meccanismo capitalistico: sfrutta i produttori riducendoli alla disperazione tenendo artatamente bassi i prezzi dei prodotti agricoli dal frumento alla carne, sfrutta i dipendenti applicando contratti derivanti dalla legge Biagi, usa i proventi per finanziare la sua espansione ed il benessere dei suoi dirigenti. Sfrutta i consumatori ai quali non concede assolutamente niente di più di quanto da il "mercato".



Il peso della Cooperazione sul PD è enorme e ne condiziona le scelte di politica economica e sociale. Anche la Confindustria ha un enorme peso sul PD per ciò che sarà il dopo Berlusconi data l'inadeguatezza culturale di questo governo a reggere la situazione. Non basta la capacità di Tremonti di non fare fallire l'Italia con i cosidetti tagli orizzontali.



L'Italia rischia di morire soffocata lo stesso senza l' ossigeno per riprendere il cammino della produzione e dei consumi.



Per questo la Marcegaglia ha fatto accordi con il PD che coinvolgono la CGIL con la quale ha stipulato un patto sociale che esclude lo sciopero generale.



Insomma l'immensa forza sprigionata dallo sciopero di oggi non trova ascolto politico. Tutti i gruppi dirigenti della politica in gara tra di loro a chi è più a destra è con Marchionne, non difenderà il contratto nazionale di lavoro, non difenderà i salari che scendono di giorno in giorno. La forza della FIOM non è sufficiente, non basta a bloccare l'espansione dei contratti aziendali che saranno agevolati da CGIL, Cisl ed UIl. Il grosso delle categorie affiliate alla CGIL non farà niente



per contrastare l'avvento dei nuovi contratti. Dopo i contratti aziendali dal momento che al peggio non c'è mai fine, avremo gli accordi individuali comunicati dalla azienda ai lavoratori. "Prendere o lasciare". Tutto il sistema contrattuale italiano è destinato ad essere travolto. Non saremo molto di più della Serbia o della Polonia o della Romania, ma con costi della vita immensamente maggiori.



Lo sciopero di oggi per essere produttivo di effetti dovrebbe darsi un cammino politico per la costruzione di una nuova Confederazione di Lavoratori in grado di bilanciare il peso di Cgil,,Cisl,,Uil, obiettivo possibile. Dovrebbe dare vita ad una forza del socialismo capace di tornare in Parlamento ed occupare il suo posto di rappresentanza del lavoro dipendente.



La Fiom dentro la CGIL è destinata a capitolare, ad essere una mera testimonianza del malessere operaio. Il sindacalismo italiano ha bisogno di una riforma radicale che può avvenire soltanto con la nascita di una nuova forza. Se le cose restano come sono oggi, anche la FIOM è destinata al ruolo subalterno già accettato da CGIL,,CISL ed UIL.



Bandiera del nuovo Sindacato dovrebbe essere il Salario Minimo Garantito, l'abrogazione della Legge Biagi, l'abrogazione del collegato lavoro e delle leggi sulla scuola e università, un nuovo internazionalismo, la lotta a tutte le privatizzazioni dei servizi pubblici a cominciare da quelli comunali.



pietro ancona





mercoledì 26 gennaio 2011

corsivo

IL discorso di Obama sullo stato dell'Unione




Un discorso elettoralistico ispirato dai sondaggi di opinione con il quale prosegue la ritirata dal modestissimo programma "liberal" con il quale era stato eletto. Un discorso indecente per un Paese che ha responsabilità planetarie, prov...incialistico, in cui il bene dell'Impero è ricavato dalla miseria, dalle disgrazie, dalle sofferenze di gran parte del mondo...

Non una parola sulla mostruosa truffa dei derivati tossici, nessun progetto di pace. Progetti soltanto per fare "grande" gli USA... Progetto peraltro basati soltanto sulla industria militare...



La Rivoluzione in corso nei Paesi del Mediterraneo

Pane e Libertà! Il grido risuona nelle vie e nelle piazze dell'Egitto. Risuona in tutto il Nord Africa! Centinaia di milioni di persone affamate da famiglia sanguinarie In Egitto, in Tunisia, in Marocco, in Giordania... sostenute dagli USA, da Israele e dall'Occidente. Soltanto il Comunismo può dare una risposta giuste ai terribili problemi di fame e povertà- Abbattere subito il regime di Mubarak! Instaurare un Governo di Liberazione nazionale che non si faccia ricattare dal FMI! Viva la Libertà!

Giovani in gran parte laureati in preda alla disoccupazione, alla fame, alla depressione...

Che ne facciamo di duecento milioni di giovani del bacino del mediterraneo marocchini, tunisini, portoghesi, spagnoli,italiani, egiziani, albanesi, greci, libici,algerini molti dei quali soffrono la fame, molti sono angariati come in Italia da leggi spaventose come la Biagi?

Mubarak e la sua spaventosa famiglia



Un regime feroce che da trenta anni affama il popolo egiziano. La famiglia "reale" di Mubarak ricchissima come la famiglia di ben Ali e di tutti i satrapi della zona. Un regime fondato sul terrore con carceri orrende rigurgitan...ti di prigionieri politici spesso torturati anche per incarico degli USA che si servono dell'Egitto come della Colombia in America Latina. Stato guardiano dei palestinesi.

L'Egitto di Mubarak ha preso il posto dell'Iran dello Scià definito da Kissinger "gendarme dell'area". Mubarak collabora con Israele nella carcerazione del popolo di Gaza.

Pane e Libertà! Viva la Rivoluzione!



Veltroni al Lingotto deifica Marchionne e ripudia il Novecento

Noi, a differenza di Veltroni, non cancelliamo il Novecento che è fonte della nostra stessa identità e cultura socialista ed è stato il secolo delle grandi conquiste del movimento operaio che il PD vorrebbe cancellare per conto della Confindustria

http://www.leliobasso.it/

Sfiducia a Bondi

Un'opposizione codarda e clericale che piuttosto che restare a votare la sfiducia ad uno dei più lividi ministri del livido governo Berlusconi se ne fa a bruxelles per votare mozione dei crociati cristiani che fomentano le guerre religiose nei paesi islamici. http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/11_gennaio_26/manifestazion-anti-bondi-montecitorio-181331630997.shtml

La delibera cerchiobottista ed ipocrita della Cei

La Chiesa è in "affari" con Berlusconi ed il suo Governo. La Chiesa al massimo raccomanda a Berlusconi di essere più "sobrio" cioè di dare meno nell'occhio e , memore dei baccanali di Alessandro VI, ritiene privilegio dei potenti sottrarsi alla etica che viene predicata a tutti....

Come osserva padre Farinella: ha dato una carezza al... cerchio Berlusconi ed un colpo alla botte Magistrati....

lunedì 24 gennaio 2011

E' morto Franco Padrut

Sono costernato per l'immatura morte di Franco Padrut che ho conosciuto per tutta la vita e con il quale ho condiviso il mestiere di sindacalista della CGIL. Era autentico Cavaliere dell'Ideale, assolutamente disinteressato, una presenza poetica e sorridente nelle grandi lotte per il lavoro ed anche per la pace a cominciare dalle grandi manifestazioni per il Vietnam.


Spero che la sua vita venga raccontata ai giovani e che sia fonte di ispirazione e guida morale nel lavoro del sindacalista che deve essere soltanto al servizio dei lavoratori e dei poveri.

Pietro Ancona, segretario generale della cgil siciliana in pensione

I rom nel giorno della memoria

Illustre Presidente,


sarebbe bello se in occasione del giorno della memoria Lei ricevesse una delegazione del popolo rom e sinti che, sebbene quasi sterminato nei campi di concentramento di Hitler, non ha avuto alcun riconoscimento del suo martirio dall'Italia e dall'Europa che si è concentrata sulla Shoah forse riconoscendo in questa simbolicamente l'Olocausto di tutti

Il popolo rom continua ad essere perseguitato e discriminato specialmente in Italia dove i campi nomadi vengono spazzati via dalle ruspe e dalla polizia senza essere sostituiti da abitazioni o luoghi da offrire agli sfrattati. Dal momento che quasi nessuno è disposto ad offrire un lavoro ad un rom e che i lavori che esercitavano autonomamente sono stati messi in crisi dalla modernità quasi tutti i rom sono costretti a mendicare ed a vivere una miserabile vita errabonda da un posto ad un altro ricevendone dappertutto respingimenti.

Spero che vorrà proporre alle autorità italiane un progetto per aiutare la stabilizzazione rom nel nostro Paese come segno di attenzione verso un popolo che non ha mai fatto la guerra a nessuno e che merita certamente il Nobel della Pace come ha proposto Moni Ovadia.

Con deferenza.

Pietro Ancona







domenica 23 gennaio 2011

Palizzolo Cuffaro e il Comitato pro-Sicilia di Giuseppina Ficarra

Palizzolo Cuffaro e il Comitato pro-Sicilia di Giuseppina Ficarra



Nessun Comitato-pro Sicilia si è costituito in difesa di Cuffaro. Qualcosa è cambiato? Non credo. Il parallelismo Palizzolo Cuffaro regge anche sotto questo aspetto. All’epoca del processo al Palizzolo il comitato Pro-Sicilia, lo dice lo stesso nome, cavalcato dai difensori di Palizzolo, viene in verità costituito in difesa della Sicilia. Il processo al Palizzolo infatti era diventato un processo ai siciliani attorno ai quali si disse a quel tempo “quel che Lombroso o Niceforo nei loro libri non osarono mai scrivere”.


Intanto osserviamo che diverso è il clima in cui si svolgono i due processi.

“In effetti. il dibattito processuale che porta alla incriminazione del Palizzolo si svolge in un clima che non si limita alla valutazione di quanto avviene nell’aula, ma trascende in animosità che riflettono ed esasperano le conflittualità esistenti fra Nord e Sud. Un esempio che va oltre il segno è quello di Alfredo Oriani. In un articolo titolato Le voci della fogna, apparso su I! Giorno dell’ 8 gennaio 1900, scrive che “l’ isola è un paradiso abitato da demoni”, che “si rivela come un cancro al piede dell’Italia, come una provincia nella quale né costume né leggi civili sono possibili”. Napoleone Colajanni reagisce rimandando al mittente “l’insulto sanguinoso”, giacché “nella fogna hanno diguazzato allegramente e vi hanno portato un lurido e pestilenziale materiale i Balabbio, i Venturi, i Venturini, i Codronchi, i Sacchi, i Cellario, i Mirri… nati e cresciuti tutti al di la del Tronto” Il Colajanni coglie anche l’occasione per rilevare e lamentare che “nella fogna ha voluto diguazzare un poco la magistratura di Milano”. Verso la stessa magistratura meneghina non manca neppure una qualche legittima censura anche sul piano strettamente processuale. Il procuratore generale di Palermo protesta col Guardasigilli per lo spazio che il tribunale milanese dà “all’ignobile e nauseabondo spettacolo di una …privata vendetta”. E ineffabilmente il procuratore generale milanese si giustifica con lo stesso Guardasigilli, argomentando che su certi episodi il giudizio va demandato “alla pubblica opinione, la quale spesso non falla e distribuisce a chi spetta. secondo giustizia, la lode e il biasimo”. (Francesco Renda Storia della mafia Sigma 1997 Capitolo VI I processi Notarbartolo pag.154) “ Da questo clima, come sopra detto, nasce il Comitatopro-Sicilia


Oggi il processo e la condanna di Cuffaro non ha mai trasceso in manifestazioni di animosità Nord-Sud anche perché il Paese è in ben altre faccende affaccendato. E di conseguenza nessun Comitato pro-Sicilia a conferma che non sorgono in Sicilia pubblici comitati in difesa di mafiosi o collusi con la mafia. Ci aveva tentato Casini a salvare Cuffaro nominandolo senatore!
E a proposito di parallelismo Palizzolo Cuffaro ricordiamo che manifestazioni contro Palizzolo si ebbero allora come oggi contro Cuffaro.


Renda: “….. infine, il partito antipalizzoliano, (che) a Palermo può finalmente rialzare la testa, e sotto la guida di un comitato diretto dai principi di Camporeale e di Trabia, ma del quale molto significativamente sono partecipi anche i socialisti, promuove una grande manifestazione antimafia. la prima forse della storia. simile a quelle che poi saranno promosse negli anni ‘80 e ‘90. Al corteo che percorre Corso Vittorio Emanuele e via Maqueda. “per onorare la memoria di Emanuele Notarbartolo in senso di affermazione dei principi di moralità e di giustizia, e di protesta contro gli autori dell’esacrato delitto”, ma anche per promuovere “una sottoscrizione per un busto in marmo da collocarsi nell’atrio del Banco di Sicilia e per sostenere le spese del processo’. perché il popolo siciliano vuole contribuire direttamente alla scoperta e alla condanna dei rei”, partecipano più di 30 mila persone, 10 mila secondo la polizia. Renda op. cit.)”



Oggi si vedano le manifestazioni di giubilo dei palermitani a piazza Politeama per le dimissioni di Cuffaro nel 2008 ("Cuffaro Dimettiti": Siciliani in piazza il 19 gennaio 2008

http://www.youtube.com/watch?v=p6frSW2IjUY&feature=related

Cuffaro si dimette: Siciliani in strada festeggiano

http://www.youtube.com/watch?v=htEanBvi9Fo&feature=related).





Vedi Delitto Notarbartolo alla luce de "Il ritorno del Principe" di Giuseppina Ficarra (http://www.spazioamico.it/Delitto%20Notarbartolo%20Annotazioni%20varie%20Giuseppina%20Ficarra.htm) e

E Parliamo di sicilianismo Giuseppina Ficarra ((http://www.perlasicilia.it/collaboratori/Ficarra_Giuseppina/parliamo%20di%20sicilianismo.HTM)

sabato 22 gennaio 2011

totò cuffaro e silvio berlusconi



.





Totò Cuffaro e Silvio berlusconi













La Cassazione ha condannato l'ex Presidente della Regione siciliana Salvatore Cuffaro a sette anni di reclusione non accogliendo la proposta di alleggerimento del capo di accusa avanzata dal Pubblico Ministero. La condanna è oramai definitiva. Cuffaro ha reagito con grande compostezza e dignità. Non ha strillato la propria innocenza. Non ha parlato di complotto dei Giudici. Ha detto che vuole essere di esempio per i suoi figli accettando il giudizio penale nei suoi confronti con rispetto per le istituzioni.



Il personaggio è stato per un certo periodo di tempo tra i più potenti della Sicilia. La gente faceva la fila nella sua anticamera dalle sei del mattina ed aspettava anche ore ed ore per essere ricevuta e ricevere da lui una parola di speranza, di incoraggiamento. E' incappato nel giro grosso della mafia della sanità. Situazioni simili alla sua esistono indubbiamente in Lazio, in Abruzzo, in Lombardia, forse dappertutto. Il sistema del convenzionamento che le cliniche private sta creando potentati economici e finanziari talmente cospicui da dotarsi anche di giornali per orientare l'opinione politica. Penso che non dovrebbe essere permessa alcuna forma di privatizzazione del Servizio Sanitario. Ma siamo oramai nella deriva di un disastro che ha già prodotto un notevole abbassamento del livello di qualità e di sicurezza dela medicina pubblica.



Totò Cuffaro, inteso Vasa Vasa per la sua abitudine di baciarsi con amici e conoscenti e noto per i cannoli offerti in occasione della sua condanna a "soli" cinque anni di reclusione. E' stato assessore all'agricoltura del governo Capodicasa un PD di lunghissimo corso quasi suo concittadino.



Si è parlato tanto di Cuffaro e di cuffarismo. E' stato uomo del consociativismo politico che ha unito l'oligarchia del PCI poi PD a quella della DC nella gestione clientelare delle risorse siciliane. Tutte le responsabilità politiche e morali del cuffarismo sono attribuibili senza alcuna eccezione anche al PD che oggi continua a fare la stessa politica appoggiando Lombardo e spacciandolo per uomo della antimafia siciliana.



La Magistratura siciliana registra un risultato eccellente nella sua lunga lotta contro il coacervo mafia-politica. Risultato importante che segue il traumatico episodio di Castelvetrano dove il giudice Ingroa come era già accaduto al cardinale Pappalardo all'Ucciardone di Palermo si è trovato da solo. Non ha potuto ricordare alle scolaresche il martirio di Borsellino.



Silvio Berlusconi dovrebbe vergognarsi del suo comportamento confrontandosi con Totò Cuffaro. E' una una questione di onore e di dignità e non solo di rispetto delle regole presentarsi al proprio giudice per rendere conto delle sue azioni.



Aiutato da uno stuolo di avvocati-deputati Berlusconi si nega nonostante sia noto al mondo intero il suo comportamento osceno e la sua vita ridotta ad un film pornografico.



Per questo credo che la sentenza per Cuffaro ed il suo civile comportamento non costituiscono la norma ma l'eccezione, la contraddizione in un Paese che scivola ogni giorno di più verso l'abiezione e la vergogna. Ma che tuttavia vanno annotate come fatti che ci possono rendere meno pessimisti.



Pietro Ancona

venerdì 21 gennaio 2011

" Se vincerà l'Ulivo non avrete niente da temere"

"Se vincerà l'Ulivo non avrete niente da temere"



Ho trovato questo articolo del Corriere della sera del 1996 che racconta di

un comizio fatto da D'Alema dentro la sede di Mediaset, presenti

Confalonieri, Dell'Utri, lo staff dirigente i dipendenti. D'Alema promette

il ridimensionamento della Rai pubblica e l'afflusso della maggior parte

delle risorse finanziarie della pubblicità alle casse di Berlusconi che, da

allora, si è arricchito incommensurabilmente.

Questa linea dell'Ulivo ha posto le basi per la crisi della democrazia

italiana squilibrata da una concentrazione di potere mediatico tv e carta

stampata che non ha eguali nel mondo. In questi anni dal 96 in cui la il

PD ha governato per la loro metà non si è mai affrontato con serietà il

conflitto di interessi e frequenti sono stati gli accordi tra la destra

berlusconiana ed il PD per creare una realtà parlamentare bipolare del tutto

avulsa dal mandato e dal controllo popolare e nominata dalle segreterie dei

Partito. Con la conventio ad excludendum di Veltroni e Berlusconi si è fatto

uno sbarramento elettorale e Veltroni ha scomunicato per sempre la "sinistra

radicale" sostenendo l'autosufficienza del PD. Ha scoraggiato il voto

comunista sostenendo la inutilità, Inoltre il PD ha usato il suo enorme

potere sullo apparato dirigente della CGIL per piegarla ad una politica di

subalternità e di vero e proprio tradimento dei lavoratori con la rinunzia

allo sciopero generale e l'accettazione dello sgretolamento della

occupazione nella scuola e nella pubblica amministrazione.

Ora Bersani lancia la ridicola iniziativa della raccolta di dieci milioni

di firme. Firme che non saranno mai raccolte e che comunque non serviranno a

niente dal momento che la politica del PD non è per niente diversa da quella

del Popolo della Libertà.

Pietro Ancona



http://archiviostorico.corriere.it/1996/aprile/05/Alema_alla_Fininvest_patto_sulle_co_0_9604052726.shtml

Il segretario del Pds ha parlato nella sede di Mediaset: " Se vincera' l'

Ulivo non avrete niente da temere "

D' Alema alla Fininvest: patto sulle tv

" Bisogna riscrivere insieme le regole " . " Alla Rai una rete nazionale,

una federalista e niente pubblicita' " -------------------------


. Massimo D' Alema visita gli studi della Mediaset di Silvio Berlusconi e

tende la mano alla Fininvest. Dopo aver rassicurato dipendenti e dirigenti

dell' azienda che non ci sara' per loro alcun rischio in caso di vittoria

del centro sinistra, il segretario del Pds annuncia la sua totale

disponibilita' ad "un' intesa" per riscrivere insieme le regole radio tv.

Secondo il leader della Quercia, che ribadisce l' esistenza del conflitto di

interessi per Berlusconi che gli impedisce di diventare premier (e Dini e'

d' accordo), le trattative per una nuova normativa tv dovrebbero ripartire

dalle conclusioni della Commissione Napolitano. Soddisfatti i dirigenti

Fininvest, primo fra tutti il presidente Confalonieri. Il leader del Polo

esulta: "Ha fatto mea culpa". Secondo D' Alema anche la Rai dovra' cambiare

assetto e limitarsi a due reti, una nazionale e una federale, finanziate

solo con il canone, senza pubblicita' . Protestano i sindacati di Saxa

Rubra. Dagli Stati Uniti Scalfaro cerca l' armistizio con Fini. Tenta, con

una telefonata, di sospendere il duello a distanza nato dal suo discorso in

Messico sui rischi di un presidenzialismo troppo forte "e che mortifichi il

Parlamento". Il leader di An gliene da' atto. Certo, a Scalfaro deve essere

costato non poco tendere la mano a una destra che lo ha accusato di

interferenza. Il presidente della Repubblica ha poi rassicurato Clinton:

"Gli ho detto che chiunque vinca le elezioni, non c' e' alcun dubbio che le

grandi linee della politica estera italiana non cambieranno. E questo era

importante affermarlo, perche' i Paesi che ci conoscono possano continuare a

darci credito". Breda, Buccini Caprara, Di Caro, Monti alle pagine 3, 4 e 5







mercoledì 19 gennaio 2011

Uno scambio di idee con Salvatore Vaiana sulla cultura del popolo siciliano e sul movimento contadino

Uno scambio di idee con Salvatore Vaiana su Facebook

che é diventato un dibattito aperto sulla cultura del popolo siciliano e sul movimento contadino

http://www.spazioamico.it/Uno_scambio_di_idee_con_Salvatore_Vaiana.htm

La profezia di Leonardo Sciascia

La profezia di Leonardo Sciascia



Un recente libro di Macaluso che ha tutta l'aria di essere una commossa riconciliazione postuma con Leonardo Sciascia ha riproposto con forza la critica che il grande eretico racalmutese fece al PCI e cioè quella di non voler essere partito di opposizione, di volere il compromesso storico e, come si chiamavano, "le larghe intese," insomma di rinunziare ad essere alternativa radicale alla DC ed ai suoi alleati di governo.

Questa critica di Leonardo Sciascia è portata alle sue estreme conseguenze nel libro del 1971 " Il contesto" che è una condanna ante litteram del "compromesso storico",

la linea elaborata da Enrico Berlinguer dopo l'11 settembre del 1973 cileno,

l'uccisione di Salvatore Allende e l'instaurazione di una dittatura militare che è durata quindici lunghissimi interminabili anni.

Nel "contesto" emerge una compartecipazione del partito di opposizione alle scelte omicide del partito di maggioranza e l'idea che il potere è soltanto uno, è sempre imprescrutabile e mostruoso e che tutto viene sacrificato alla sua conservazione a cominciare dalla verità e dai valori morali.

Il "contesto" fece divampare una furiosa polemica tra l'intellighentia comunista e lo scrittore siciliano. Dirigenti politici di primissimo piano come Amendola intervennero per condannare la metafora che Sciascia aveva costruito attorno alla "politica delle larghe intese". Uno dei più duri fu Lucio Lombardo Radice che espresse pesanti apprezzamenti. La critica di Guttuso fu la meno intransigente ed in qualche modo prendeva le distanze senza emettere i pesanti giudizi della inquisizione comunista.

In sostanza, come aveva intuito Guttuso, Leonardo Sciascia chiedeva al PCI soltanto di essere se stesso e di essere partito di opposizione e di alternativa. Riteneva dannosa ed incomprensibile la politica di collaborazionismo che riduceva la vocazione maggioritaria e governativa del PCI a supporto della continuità del potere esistente.

Credo che oggi siamo in grado di valutare in tutta la sua portata la verità contenuta nella critica di Sciascia. Il PCI non esiste più e si è fuso con la DC creando un ircocervo politico che per esplicita dichiarazione di Veltroni ha una vocazione governativa e tutto subordina a questa. La politica di compromesso storico è stata usata da Moro per catturare il più grande partito di opposizione nella ameba del blocco sociale dominante e farne un puntello. All'Italia è venuta a mancare la cosa essenziale di ogni democrazia: la dialettica tra maggioranza ed opposizione. Il consociativismo è diventato dominante non solo nelle relazioni politiche ma anche in quelle sociali e tutto questo a discapito dei valori e degli interessi che il PCI rappresentava, ma dai quali si è staccato nel corso di un lungo processo

di progressiva cancellazione della sua identità storica, culturale, dottrinaria.

Possiamo considerare la moribonda democrazia italiana il prodotto della politica berlingueriana del compromesso storico. Una dialettica "normale" tra maggioranza ed opposizione, una alternanza senza il timore di incorrere nei fulmini dello zio Sam, avrebbe fatto sviluppare meglio il percorso della vita civile e politica. Invece la politica italiana è stata impestata. Si è ammalata e la malattia è degenerata fino a creare il caudillo che ci governa.

Ieri si è svolto un incontro tra Bersani, Marcegaglia e Camusso. Il compromesso storico è stato portato a livello sociale. Ma mentre nella sua ispirazione originaria il compromesso storico serviva ad assicurare regole di libertà e di democrazia e diritti per tutti oggi le intese tra Bersani la Confindustria e la CGIL sono tutte contrassegnate dalla capitolazione di tutti i diritti conquistati nel Novecento alla classe padronale. La classe operaia è stata abbandonata dal suo maggiore partito di riferimento e dal suo sindacato che è oramai organismo incapace di appoggiare le lotte che divampano spontaneamente nel paese e di tutelare i diritti dei lavoratori. La Fiom è stata lasciata sola a sostenere l'impatto di un terribile braccio di ferro con La Fiat conclusasi a vantaggio di questa. La resistenza mostrata dagli operai di Pomigliano e di Mirafiori sembra essere un fastidio per i dirigenti della CGIL e per Bersani.

Il lungo colpo di stato contro i diritti continua. Sacconi annunzia il rilancio del patto sociale che è un elenco di obblighi imposti ai lavoratori e la fine dello Statuto dei Diritti dei Lavoratori. La CGIL ed il PD di Bersani sono all'interno di questo programma di devastazione sociale, lo appoggiano come del resto appoggiano il precariato e le scelte di Marchionne.

La realtà ha superato la immaginazione di Leonardo Sciascia. Il compromesso che si è realizzato non è neppure "compromesso" ma soltanto adesione a volte anche fanatica (Ichino) al pensiero unico e riduzione della classe lavoratrice ad una massa di persone che deve pensare soltanto alla propria sopravvivenza fisica senza aver tempo nè possibilità di pensare ad altro.

Ma forse la profezia di Leonardo Sciascia trova il suo elemento più significativo di riscontro a livello planetario. Oggi, la Cina è diretta da un partito comunista che ha fatto del liberismo la sua dottrina. La Cina finanzia con le immense risorse ricavate dal lavoro di centinaia di milioni di operai ridotti in schiavitù gli USA. Senza l'enorme quantità di Buoni di tesoro americano acquistati dal governo cinese oggi gli USA non sarebbero in grado di finanziare l'enorme apparato supertecnologico e nucleare con il quale tengono il mondo in pugno. Del comunismo cinese è rimasta soltanto la struttura autoritaria del potere che contiene il massimo di capitalismo che sia mai stato concepito. In fondo la sconfitta della banda dei quattro in Cina è stata l'equivalente della sconfitta dell'idea di comunismo in Italia. Berlinguer disse che non si poteva governare con il 51 per cento e senza l'ombrello della Nato. La Cina ha del tutto cancellato il comunismo ed usato un miliardo di esseri umani per finanziare una mostruosa fase di sviluppo capitalistico nel mondo.
Pietro Ancona

martedì 18 gennaio 2011

capitalismo e crapula

la vittoria storica del capitalismo liberista ha liberato la sua classe dirigente di ogni inibizione morale legata al peso delle opposizioni, dei sindacati, della cultura militante marxista o socialista. Trimalcione-Berlusconi non sarebbe stata possibile con il capitalismo di Max Weber o con quello della Rerum Novarum. La pesante sconfitta delle classi lavoratrici ha scatenato gli spiriti animali anche dal punto di vista sessuale ed orgiastico.

la donna diventa esclusivamente oggetto di consumo sessuale. Una merce il cui valore varia a seconda della professionalità erotica

il trio degli scaltri

Il trio  Emma, Susanna e Marcegaglia studia come fottere in modo soft i lavoratori dopo il referendum



trama alle spalle dei lavoratori. Nessuna reale diga viene eretta alla straripante iniziativa padronale di abbattimento dei diritti e dei salari. Un incontro di Palazzo per garantire al meglio l'esecuzione dei piani della nuova fase del liberismo italiano magari smussando gli errori di comunicazione di Marchionne ma salvando la sostanza del suo messaggio....


http://notizie.virgilio.it/notizie/economia/2011/1_gennaio/18/fiat_camusso_marchionneintervista_difensiva_ma_non_spiega_piani,27920629.html?shrbox=facebook

I metalmeccanici condannati alla sconfitta dalla CGIL

La CGIL ha condannato alla sconfitta la lotta dei metalmeccanici. Non farà niente per rafforzare il 46 per cento di no con un'azione sindacale incisiva, un grande sciopero generale, la rottura con Cisl ed Uil. Per stare insieme a queste ha già mollato la Fiom. La questione posta dal voto di Mirafiori ridotta ad una questione psicologica da Fassino (la solitudine degli operai) o compassionevole. Ora sarà aiutata da promesse menzognere del giocoliere della catena di montaggio in borsa: Marchionne. Nello scontro ideologico tra chi vuole una società di poveri e di schiavi al servizio di alcuni ricchissimi personaggi che si considerano alla stregua di dei la stragrande maggioranza della politica e del sindacato italiano si è schierato con Marcegaglia, Marchionne, Berlusconi...

Spero che ascolteranno la voce dello sciopero del 28 gennaio. Ne dubito molto. Solo una insurrezione di tipo tunisino o algerino potrà forse riportare alla ragione coloro che hanno creato le basi  legali del grande disagio giovanile con la legge Biagi ed il collegato lavoro.

domenica 16 gennaio 2011

Sergio e Susanna

Sergio e Susanna



Ieri il Direttivo della CGIL si è riunito per valutare l'esito del referendum a Mirafiori e trarne le doverose indicazioni politiche. La signora Camusso ha invitato i presenti a tributare un applauso alla Fiom come premio della sua valorosa ed efficace resistenza nella battaglia campale di Torino. L'applauso c'è stato ed è stato seguito da una dichiarazione della segretaria della CGIL rivolta familiarmente a Sergio (il negriero Marchionne) ricordandogli che con l'autoritarismo non si governano le fabbriche ed ad una richiesta alla Fiom di concordare il "rientro" in fabbrica. In quanto allo sciopero generale chiesto a gran voce e non solo dai meccanici neppure a parlarne: la CGIL si limiterà a scioperare "con la fiom"e cioè avremo un comizio della Camusso e di altri dirigenti confederali da qualche parte che certamente insisteranno sulla necessità di risolvere il problema della rappresentanza in fabbrica come se questo fosse il solo problema posto dall'usake della Fiat. Insomma, la signora Camusso ha fatto una operazione maquillage scaltra e rapida sulla sua immagine per fruire del capitale di simpatia e di consensi che la Fiom ha creato sopratutto con la sempre chiara, limpida, efficace incontrovertibile esposizione che Maurizio Landini ha fatto ripetutamente della ragioni del No al piano Fiat.

Mentre la CGIL continua a lasciare sola la Fiom pur applaudendola Sacconi per conto del Potere di destra suona il corno di caccia ed apre la grande partita della generalizzazione dei principi di Mirafiori a tutti i lavoratori italiani. I lavoratori italiani da questo momento sono braccati diventano selvaggina. La CGIL finge di non vedere e di non sentire e lascia fare secondo una tecnica collaudata che ha portato negli ultimi anni alla perdita di diritti e di salario. La Marcegaglia annunzia che la Fiat rientrerà presto in Confindustria perchè gli industriali hanno una altissima coscienza di classe ed una ideologia che non ammette sfarinamenti. Resteranno uniti e si scateneranno nella caccia ai diritti favorita dalle disgraziate condizioni economiche e sociali della popolazione. Nelle loro aziende saranno ammessi soltanto sindacati "gialli" disposti a fare da sorveglianti da kapò.

Il modello Mirafiori sarà diffuso ed imposto. Ha ragione Marchionne a brindare con il rampollo degli Agnelli sul successo del referendum. E' davvero una svolta storica. Nelle condizioni di oggi si ripete Palazzo Vidoni con Berlusconi al posto di Mussolini e la Camusso al posto di D'Aragona. Non è vero che la storia ripete la tragedia come farsa. Quasi sempre la tragedia viene ripetuta come tragedia. Lo scaltro capitalismo italiano si mette alla testa della linea di pauperizzazione della classe operaia e del ceto medio europeo

ritenendo di sopportare la concorrenza cinese e dei paesi emergenti con la regressione alla barbarie della Manchester dei tempi di Marx.

Non tutto è scontato e non è detto che le ciambelle della destra riescano tutte con il buco.

Intanto il 28 gennaio allo sciopero partecipano anche i Cobas i sindacati di base che da quasi venti anni soffrono nelle aziende le condizioni di esclusione e di emarginazione che si sono inflitte alla Fiom. Auspico una revisione autocritica forte del comportamento che i sindacati della CGIL hanno tenuto in questi anni nei confronti dei Cobas che speso sono diventati la punta di diamante della resistenza alla violenza padronale. Molti dirigenti dei cobas hanno pagato con il licenziamento la loro indomabile resistenza. Il 46 per cento di Mirafiori è anche frutto della appassionata lotta dei cobas che nella RSU vi contano per il sette per cento. Attorno alla Fiom ed ai Cobas si può rifondare una CGIL davvero dei lavoratori e per i lavoratori come si rifondò nel 1926 con Bruno Buozzi e dal 1930 in poi con Giuseppe Di Vittorio.

Pietro Ancona

http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/

www.spazioamico.it



ps: sembra che tutti i numeri dati da Marchionne per Mirafiori siano sballati. Bonanni chiede che gli investimenti partano entro sei mesi. Ma perchè sei mesi? Non esiste un mercato per assorbire 280 mila Suv.

Marchionne, ovvero il bluff del SUV

sabato 15 gennaio 2011

IL BLUFF DI MARCHIONNE

Marchionne, ovvero il bluff del SUV








Il progetto di Marchionne a Mirafiori suscita ampi dibattiti, assolutamente giustificati, sull'aspetto politico-sociale, ma sospettosamente pochi sull'aspetto tecnico.



Ma dove penserà la FIAT di vendere 280.000 SUV, modelli Alfa e Jeep, una volta arrivati a regime? La domanda è solo apparentemente banale, perché senso comune vuole che si investa perché si programma di produrre e poi vendere.



Ma basta un "giro" sia pure virtuale per siti del settore auto e finanziario per cominciare ad avere qualche dubbio.



La Jeep nei vari modelli è prodotta in Austria dalla famosa Magna, il concorrente per l'acquisto della Opel, dal 2004/5, con un volume massimo di produzione di 100.000 auto all'anno, ma con i tempi che corrono le vendite del 2010 sono all'incirca su 30/40.000 auto in tutta l'Unione Europa, e anche nel periodo migliore pre 2007 il massimo è stato 130.000. Recentemente Marchionne ha invece dichiarato previsioni di vendita, tra Europa e America latina, di 200.000 Jeep a regime dal 2014.



Ma forse per Marchionne il 2014 è come il 2012 per i Maya, l'anno fatidico, quello dove tutto si compie, salvo poi scoprire qualche errore di calcolo e spostare l'evento. Sarà che in quattro anni tutto può succedere, e allora chi si ricorderà di quello oggi detto? Al più si aggiusteranno i budget, le previsioni operative che si devono delineare e poi adeguarle o aggiustarle. Si venderanno 6.000.000 di auto, (oggi se ne vendono 3.000.000, quindi un ritmo di crescita del 25% ANNUALE), si tornerà all'utile, si annulleranno i debiti.



Ma sembra che Berlusconi stia facendo scuola: prima si promette (ad esempio un milione di posti di lavoro, qui in Italia molti ti crederanno), poi se qualcuno osa ricordare le promesse si riesce a trovare sempre qualche colpevole.



Tornando ai conti, l'Alfa vende attualmente circa 100.000 auto circa, di cui la metà in Italia, tra tutti i modelli peraltro sportivi. Jeep e Alfa sommate (consapevoli che sommando mele con pere si esula dagli insegnamenti di banale logica), si arriva neanche alla metà. Difficile capire come saturare 18 turni lavorativi.



Senza considerare che stiamo parlando di macchine che fanno della qualità estetica e della sicurezza (per il guidatore) il loro vanto, giocattoli dove il modello base è sui €30.000 e che quindi necessitano di cure e attenzioni estreme, un settore insomma su cui la concorrenza è particolarmente attenta, meticolosa ed agguerrita.



Nel frattempo il Marchionne però rilancia il titolo FIAT in borsa. Un evento mirabile da giocatore di carte, anzi un vero gioco di prestigio. Le azioni ritornano sul valore del 2008, circa 14,3 euro, prima della fine del 2010. Merito delle vendite del settore automobilistico in Italia e in Europa? No, qui va male; la FIAT è quella messa peggio, si salva solo il segmento Alfa, per il resto un tracollo in Europa dove al massimo ha quote di mercato sotto il 4%, ma anche in Italia dove scende al 30% del mercato, anzi sembra che le 200.000 auto in meno immatricolate nel 2010 rispetto all'anno precedente siano tutte sue... per cui sugli utili è meglio sorvolare. Però lo scorporo del settore auto riesce, anzi il titolo auto migliora, anche se le banche preferiscono il segmento industriale. Grazie a questa separazione, nonostante i debiti per 4 miliardi, le vendite in calo, ora siamo a quota 15,4 - un euro in più - ancora poco ci si attende quota 18 euro.



Ricordiamoci che i debiti e i prestiti considerano sempre il valore dell'azione come contropartita.



Non siamo cosi cinici da considerare le stock options nelle disponibilità di Marchionne (circa 10 milioni di azioni in possesso dal 2004) al prezzo di 6,6 euro e le altre a quotazione di 13,37, più recenti, che possono essere usate nei prossimi anni. Qualcuno sostiene 26 milioni di azioni, circa il 2,2% dell'insieme del pacchetto azionario. Elkann sembra disponga dentro la galassia Agnelli di circa il 3%. Nel frattempo le vecchie azioni FIAT sono divise in due azioni - Spa e industriali.



Il progetto sembra quello di ristrutturare la parte finanziaria per recuperare credito e trovare i 7,5 miliardi di dollari necessari ad estinguere il debito con i governi USA e canadesi, a cui il nostro deve interessi del 14% e del 20%, per poter acquisire il controllo azionario di maggioranza. Meglio indebitarsi con le banche americane visto i bassissimi tassi d'interesse praticati. Ma qui la parte industriale (vendite) non dà profitto e il volume di produzione è poco più di metà rispetto al 2007 (1.600.000 contro 2.500.000), i modelli vecchi e solo fortissimi sconti aiutano.



La Jeep qui vende 330.000 auto e li produce anche. Solo il Brasile va bene, anzi è il luogo dove vende più auto in assoluto, quest'anno supera persino l'Italia. Ma le automobili FIAT vengono commercializzate solo in aree periferiche (modelli Uno e LCV) e con propulsione particolare.



Favolosa la proiezione di vendita di Marchionne sui mercati cinesi e in India e in Russia, però nel famoso 2014, dove promette 7-800.000 auto, anche se al momento fatica a venderne 40.000.



Un bluff, costruire l'immagine di un decisionista a cui concedere credito (azionisti e banche) per trovare soldi per onorare debiti, cercare crediti, e forse fare modelli nuovi e venderli. La fortuna, dicono, aiuta gli audaci.



Però il dubbio iniziale rimane, a chi venderà i 280.000 SUV di Mirafiori?



E un'altra domanda... dove troverà gli 11 miliardi circa per ripianare i debiti, e i 20 miliardi per gli investimenti di Fabbrica Italia ?



Ufficio Studi

Federazione dei Comunisti Anarchici



7 gennaio 2011












Uno scrutinio drammatico durato una intera notte

Ipocrisia della signora Camusso che è oramai organica al liberismo

Il bacio di Giuda: la signora Camusso provoca nel Direttivo CGIl un applauso per la Fiom dopo avere concorso in misura rilevante alla sua sconfitta isolandola e facendo sapere che in ogni caso avrebbe dovuto rispettare l'esito del referendum. Referendum che avrebbe dovuto contestare con l'autorità della CGIL perchè fatto sotto ricatto. Se la CGIL avesse fatto lo sciopero generale ed avesse lanciato ai lavoratori un messaggio di sostegno ai metalmeccanici della Fiom sono certo Pietro Ancona

 La Camusso si preoccupa del "governo" della fabbrica !!!!
 E' sconcertante.: tutto quello che le interessa è "il governo" della fabbrica peril quale è necessario il consenso. Non dice una sola parola sulla durezza schiavista delle condizioni imposte alla catena di montaggio e sulle restrizioni delle libertà. Le interessa il "governo" della fabbrica. Preoccupazione da sindacato Kapòche l'esito del referendum sarebbe E' sconcertante.: tutto quello che le interessa è "il governo" della fabbrica peril quale è necessario il consenso. Non dice una sola parola sulla durezza schiavista delle condizioni imposte alla catena di montaggio e sulle restrizioni delle libertà. Le interessa il "governo" della fabbrica. Preoccupazione da sindacato Kapò




 Dubbi ed interrogativi nell'era del capitalismo corsaro e barbaro


killers della Pinkerton al servizio dei padroni
 
 
La vita degli operai per fare arricchire Marchionne e soci
L'operazione referendum è stato costruito in funzione delle quotazioni in borsa della Fiat.Forse l'investimento di un miliardo di euro per fare suv di lusso è virtuale come il trasferimento della Panda dalla Polonia all'Italia.... L'unica cosa certa è la prospettiva del 2011 in Cassa Integrazione e forse anche del 2012. Non è detto che dopo questa lunga inattività i due stabilimenti non vengano chiusi. Quando vale Mirafiori come area edificabile? Intanto la dottrina Marchionne servirà a sfasciare il diritto al contratto appunto contrattato a tutti i lavoratori italiani

il lager Italia

IL LAGER ITALIA



Sono stato sveglio fino alle tre del mattino per seguire lo spoglio del referendum alla Fiat. Fino a quell'ora il no era vincente con il 53 per cento dei voti in un terzo dei seggi.

Se questo risultato fosse stato confermato stamane l'Italia sarebbe diversa, più libera, più fiduciosa nel proprio futuro. Ma non sarà così e ne sono amareggiato.

Nello studio di Paragone di Rai due Formigoni e Cota masticavano amaro e quasi non avevano più il coraggio di riproporre i loro argomenti sulla "modernità" e sulla importanza dell'investimento promesso da Marchionne. L'enorme portata politica di una vittoria della Fiom si leggeva nei loro volti sempre più lividi.

I collegamenti di Rai 2 con Mirafiori mostravano una folla di persone che davanti ai cancelli aspettava l'arrivo dei risultati delle schede già scrutinate. Colpiva e commuoveva la presenza di tanti, tantissimi anziani, vecchi operai della Fiat, in piedi nel freddo della notte torinese per partecipare ad una vicenda che riguarda altre generazioni di lavoratori. Questa presenza degli eroi delle grandi lotte degli anni settanta, coinvolti emotivamente nel braccio di ferro tra Davide e Golia, unisce gli operai di oggi alla loro grande storia che è tanta parte della storia d'Italia, dalla occupazione della fabbrica del 1920 ai grandi scioperi contro il nazismo durante la guerra di Liberazione.

Stamane leggo che ha vinto Marchionne con il 54 per cento dei voti. La fabbrica si è spaccata in due. Decisiva per la vittoria del si è stato il voto degli impiegati che hanno sparigliato la partita con i loro 446 voti. La fabbrica operaia nella sua maggioranza ha respinto l'ultimatum di Marchionne rafforzato dallo sconcertante intervento in TV del Ministro Sacconi che ha minacciato la nascita di "una nuova era delle relazioni industriali". Ho anche letto che il rappresentante della Fiom allo scrutinio ha avuto un malore e si è accasciato a terra quando il si ha fatto il sorpasso spegnendo le speranze di conservare la libertà e la democrazia in fabbrica.

La FIOM è la vincitrice morale del referendum. Un referendum che, come quello di Pomigliano non andava fatto e che introduce in Italia il brutale sistema degli industriali americani usato per peggiorare la vita dei lavoratori. La Fiom ha lottato in condizioni di grande difficoltà ed isolamento fin da Pomigliano. Se fosse stata sostenuta dalla CGIL sono certo che non avrebbe perso la grande battaglia di stanotte che, come ha osservato Berlusconi, costituisce uno spartiacque, un punto di cambiamento irrevocabile che riduce quasi a zero la possibilità dei lavoratori di influire con la contrattazione sul proprio regime di lavoro. La CGIL si è tenuta sempre a grande distanza dalla Fiom, ha manifestato ostilità

ed ha intessuto rapporti con Cisl, UIL e Confindustria rivolte ad indebolirne la contestazione.

Oggi si riunisce il Comitato Direttivo della CGIL che prenderà atto del risultato e chiederà alla Fiom di rispettarlo. Landini, Cremaschi e Rinaldini dovranno attendersi più critiche che sostegni e riconoscimenti della loro opera di difesa dell'autonomia e del futuro dei lavoratori.

Come in tutte le altre vicende dalla legge Biagi al collegato lavoro, alle riforme della scuola e delle università, al peggioramento delle pensioni il "fattore tempo" è quello che è stato usato per fare passare tutte le scelte della destra economica. La CGIL non ha combattuto davvero nessuna battaglia per salvare i diritti ed il patrimonio democratico dei lavoratori. Avrebbe potuto aiutare la Fiom pretendendo che il referendum gravato dal ricatto aziendale non si facesse. Se avesse proclamato lo sciopero generale nei giorni scorsi avrebbe incoraggiato quanti hanno votato il si a malincuore timorosi di perdere il lavoro in una Torino in crisi.

Da oggi inizia la rottamazione dei contratti di lavoro di tutte le categorie. Nel 2011 i lavoratori passano dai diritti agli obblighi e avranno meno possibilità di difendersi nel posto di lavoro e nei tribunali. La classe operaia che era tornata ad esistere per merito della Fiom subirà pesanti colpi di maglio. Ogni singolo lavoratore sarà solo e nudo davanti al suo datore di lavoro.

Pietro Ancona

http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/


www.spazioamico.it

venerdì 14 gennaio 2011

L'Italia feroce con i poveri

hanno verificato ed hanno tolto la patria potestà ai genitori per gli altri due bambini. Genitori che vivevano per strada senza alcun aiuto. Una misura disumana inflitta a quattro esseri umani colpiti dal lutto, dalla miseria, dalla disperazione. Questa è l'Itali a  nel 150 anniversario della sua nascita.-

Essere poveri magari in conseguenza di politiche del governo è un pericolo per l'integrità di famiglie che vengono spazzate via. I bimbi istituzionalizzati finiscono magari in mano ai pedofili. Una crudeltà di Stato che fa dell'Italia un inferno per quanti hanno pochi mezzi di sussistenza. Chissà quanto ricaveranno coloro che avranno in affidamento i bambini..
..http://www.agi.it/bologna/notizie/201101111348-cro-rt10113-neonato_morto_a_bologna_procuratore_verificheremo_cosa_e_successo

Referendum a Mirafiori. Ricatto infame del padronato

Spero nella classe operaia torinese che ha nel suo DNA l'occupazione delle fabbriche ed i consigli di autogestione. Il bluff a carte coperte di Marchionne potrebbe non riuscire. Lo voglio vedere andare via dall'Italia se perde il referendum. Non è detto che la gente dovrà subire tutto senza reagire!

le crisi del Pd

La crisi del PD



Nel giorno del referendum sull'ultimatum di Marchionne ai lavoratori della Fiat e della sentenza della Corte Costituzionale sul legittimo impedimento, il PD si spacca ed accelera la sua crisi verso il disfacimento. L'anomalia della politica italiana si aggrava: il maggiore partito di opposizione non riesce a darsi una linea diversa e di reale alternativa al blocco di centro-destra ma anzi di contorce in se stesso. Se il centro-destra dovesse avere altre crisi dopo quella che ha portato alla secessione del gruppo di Fini, il PD non sarebbe in grado di offrire al Paese un progetto, un governo.

La crisi deriva dall'allontanamento delle forze fondatrici del PD dalle radici che un tempo diedero vita all'esperimento dell'Ulivo che fu impregnato di un progressismo moderato che aveva una sua dignità ed era capace di essere un ethos per un elettorato civile e democratico. La deriva del PD verso la sua decomposizione, la sua insignificanza politica èsi è sviluppata dalla vittoria del centro-sinistra che diede vita al Governo Prodi. Questi era incalzato da destra dal partito guidato da Veltroni e faceva a gara a chi la sparava più a destra tra partito e governo. Questa tensione di destra mise in grandissima difficoltà la sinistra radicale che per paura di essere accusata di mettere in crisi il governo (cosa che è poi comunque avvenuta) si è disintegrata accettando tutte le scelte di destra del governo in politica estera accettando

le guerre coloniali e sostenendole in politica sociale subendo gli accordi del 23 luglio 2007 tra Prodi e le Confederazioni Sindacali che rovinavano il sistema pensionistico, trasformavano il lavoro in precariato, universalizzavano le privatizzazioni presentandole come panacea di efficientismo e produttività.

Oggi il PD non ha più niente che ricordi i grandi movimenti politici dei quali è l'epigono infelice. E' stato contaminato dalla lue del pensiero liberista e non riesce più a vedere al centro della sua politica nè l'uomo della Rerum Novarum nè del Manifesto dei Comunisti; vede solo l'Impresa ed è ossessionato da "riforme" che la destra ha imposto alle Oligarchie della politica, riforme che hanno snaturato il senso stesso della parola per diventare opere di restauro dell'ancien regime in una visione che è non solo precostituzionale ma, per certi versi, anche prerisorgimentale. Il federalismo di Bossi non è certamente quello di Cattaneo e applicato alla realtà dei venti staterelli che sono diventati le regioni italiane sarà causa di una sicura crisi fiscale e finanziaria non potendo la gente sopportarne il peso. Le riforme della scuola e delle università degradano la qualità della istruzione pubblica ed impediscono l'accesso agli studi superiori dei figli dei lavoratori e di parte del ceto medio. La Sanità è diventata e sarà sempre di più una fonte di arricchimento dell'industria privata della salute e continuerà a fare arricchire gente come Angelucci. Ma queste "riforme" sono tutte indiscusse nel PD che le ha fatto proprie anche se a volte ha dovuto nascondere la manina per non sconcertare troppo il suo elettorato.

Insomma il PD è una sorta di clone, di doppione del Partito di Berlusconi. La sua politica suicida è quella di non tenere in nessun conto gli interessi di venti milioni di lavoratori italiani ma di agognare a conquistare l'elettorato della destra ed i cosidetti "poteri forti". Non ha un programma socialista o di solidarismo cattolico. Gli strati più profondi del suo elettorato ne sono ogni giorno traumatizzati e vivono la contraddizione tra ciò che erano, ciò che sono diventati ed una politica in cui non si riconoscono e che li sconcerta. Per quanto tempo i "fidelizzati" del PD potranno continuare a votarlo turandosi il naso?

Ora la rottura avviene da una brusca accelerazione impressa dal gruppo che fa capo a Veltroni, un personaggio responsabile insieme a D'Alema ed a Craxi delle maggiori disgrazie della sinistra italiana. Veltroni vorrebbe subito una scelta a favore di Casini e contro tutta la sinistra a cominciare da Vendola. Vorrebbe un "pronunciamiento" a favore di Marchionne e del suo modello di fabbrica. Assieme a Chiamparino, Fassino, Ichino, Letta, Fioroni appoggia spudoratamente ed a scatola chiusa il progetto Fiat e la sua estensione a tutta la classe lavoratrice italiana. Si inventa improbabili teorie sulla obsolescenza del contratto nazionale di lavoro. Fassino si spinge fino a dire, con faccia dura e livida, che l'organizzazione del lavoro non fa parte dei diritti e che appartiene soltanto al padrone stabilire come e quanto devi lavorare.

Non penso di esagerare se dico che lo smottamento a destra di Veltroni arriva financo a comprendere una partecipazione al governo con Berlusconi. Bersani tenta disperatamente

di salvare il partito con cedimenti continui alle ingiunzioni sempre più perentorie della destra. Ma è difficile salvare ciò che si è perduto per sempre della propria identità. Il PD ha perso definitivamente se stesso quando è diventato apostata della sinistra e del socialismo. La sua natura di ibrido, di ircocervo lo ha destinato sin dalla nascita alle scissioni di Oligarchi. Scissioni che avvengono tra Oligarchi e dentro i Palazzi e non sono certamente quelle che hanno fatto la storia della sinistra italiana. Il PD è morto nel momento stesso in cui Veltroni ed altri hanno imbarcato Colannino, Calearo, Merloni ed altri esponenti o servitori del padronato italiano.Il suo disastro si ingigantisce e diventa epocale quando offre una CGIL docile alle voglie della Confindustria a garanzia della sua defintiva conversione all'Occidente.

Si è creato un vuoto terribile che può essere colmato soltanto dalla ricostituzione di un forte partito comunista. Oggi il comunismo è diventato una necessità imposta dalla storia. Venti anni dopo la caduta del Muro di Berlino, il progetto capitalista di pauperizzazione del ceto medio e dei lavoratori di tutto il mondo, ne ripropongono la superiorità, la grandezza e ne fanno l'unica possibilità dell'umanità.

Pietro Ancona

http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/

www.spazioamico.it









giovedì 13 gennaio 2011

Sentenza della Corte Costituzionale sul legittimo impedimento

ad occhio e croce mi ritengo soddisfatto della sentenza della Corte Costituzionale che assegna alla magistratura la responsabilità ed il diritto di stabilire di volta in volta se l'impedimento invocata dal Primo Ministro è davvero tanto importante da fargli disertare l'aula giudiziaria. E' una decisione che rafforza l'ordine giudiziario e l'equilibrio dei poteri garantito dalla Costituzione.

Pietro Ancona

Il parere del giurista democratico

di Luigi Ficarra


LA FALSA RAPPRESENTAZIONE DEL DICTAT FIAT DEL 23 DICEMBRE (c.d. ACCORDO MIRAFIORI)

Viene fatto riferimento, per dare un tono democratico all'operazione, all'art. 19 dello Statuto dei Lavoratori,dicendo che se ne è fatta applicazione. Falso. Non l'hanno rilevato i giuristi dell'impresa proni al dictat di Marchionne, come Ichino, ma va detto che il citato art. 19 sulle Rappresentanze sindacali Aziendali (RSA) fa esplicito riferimento alle "associazioni sindacali firmatarie di contratti collettivi di lavoro applicati nell'unità produttiva", e quindi , nel caso in questione, anche e necessariamnte alla Fiom cgil firmataria di un ccnl, che se pur illegittimamente disdettato, continua ad essere vigente, per sua disposizione normativa, sino allla scadenza del 31.12.2011 e, comunque, sino a quando non verrà rinnovato. Senza dire, poi, che la cgil, di cui la Fiom è parte essenziale, è firmataria dell'accordo interconfederale del 20 dicembre 1993, certamente da applicare pure alla Fiat, relativo alla costiuzione delle RSU, e secondo il quale i componenti di queste ultime, elletti direttamente con metodo proporzionale puro da tutti i lavoratori, subentravano, come sono subentrati, ai dirigenti delle RSA nella titolarità dei diritti di cui all'art. 19 e seguenti Statuto del Lavoratori. Ebbene, con il c.d. accordo Mirafiori (in realtà dictat padronale), da un lato si "abroga" e si "disapplica" illegittimamennte, perchè non ne avevano il potere, il succitato accordo interconfederale, ridando vita alle meno democratiche RSA al posto delle RSU - (nelle prime, infatti, i componenti sono designati dalle associazioni sindacali, nelle seconde sono eletti da tutti i lavoratori, anche non iscitti ad alcun sindacato) -, dall'altro si dispone, nell'allegato 1, sub "Diritti sindacali", art.1, che la RSA (di Mirafiori) sarà costituita solo dalle organizzazioni sindacali <>. E tale illegittima disposizione è ripetuta anche per la <>, per la <>, la <>, la <>, per l'esercizio del diritto di Assemblea (sub "Diritti sindacali", art. 3), e del diritto di affissione (sub idem, art. 4). Non hanno neppure tenuto presente che il d.lgs. 188/05 di "attuazione della direttiva europea 2001/86/CE che riguarda il ... coinvolgimento dei lavoratori", dispone nell'allegato 1, Parte Prima, sub art. 1, lett. a), che <>, e, quindi, nella Fiat, per quanto prima precisato, anche dalla Fiom cgil; senza dire che lo stesso d.lgs. 188/05, sempre sub art. 1 cit., lett. b), richiama espressamente, per "l'elezione dell'organo di rappresentanza", "l'accordo interconfederale 20 dicembre 1993 sulle RSU".

Cremaschi ha quindi detto la pura e semplice verità scrivendo su Liberazione del 28 dicembre scorso che il dictat di Mirafiori ha un precedente storico preciso nel patto sociale firmato a palazzo Vidoni il 2 ottobre 1925 da Mussolini, la Confindustria, ed i sindacati "collaborativi" di allora, quelli cioè nazionalisti e fascisti; patto con cui vennero eliminate le "commissioni interne e negato il diritto dei lavoratori di scegliersi liberamente le proprie rappresentanze". La reazione critica espressa al riguardo di Pierluigi Battista sul Corriere è puramente ipocrita, propria di chi si professa "liberale" a giorni alterni, e solo quando sa di non disturbare il padrone.

Va pure sottolineato che quel che non dicono i giuristi dell'impresa, come Boeri e Ichino e la parte politica di loro riferimento, da PD a Rutelli, concordi del tutto in ciò con Marchionne e Berlusconi, è che il citato accordo interconfederale dle '93 dispone, nel rispetto dell'art. 39 cost. e quindi del pluralismo sindacale, che alle elezioni delle RSU, a differenza che nelle RSA, partecipino anche i sindacati non firmatari di accordi applicati nell'azienda.Non a caso nel disegno di legge 1872/09 presentato da Ichino, Rutelli e compagni ed oggi riproposto come una bandiera da tutto il PD, vengono escluse le RSU con la reintroduzione delle sole RSA e con la espilicita subordinazione di queste alle associazioni sindacali esterne all'azienda. In detto disegno di legge inoltre, dopo aver affermato che <>, si aggiunge che ciò vale anche se il contratto stipulato dalla coalizione maggioritaria è <>. Ma lo stesso disegno di legge esclude, contrariamente a quanto previsto sul punto nel progetto di iniziativa popolare sulla rappresentanza sindacale proposto dalla Fiom cgil, che sia democraticamente verificata, attraverso il referendum, la rispondenza tra il risultato della negoziazione e la volontà dei lavoratori, anche, si ripete, se la negoziazione è stata in deroga ai ccnl o a contratti stipulati da altre associazioni. Però, guarda caso, il referendum, ed in questol caso preventivo, Ichino e compagni lo esigono perché un'associazione sindacale non maggioritaria possa proclamare uno sciopero aziendale, anche in presenza di gravi violzioni di diritti da parte ppadronale.

Per loro, come per i Pierluigi Battista ed i Sergio Romano, la democrazia è rispetto delle regole solo quando conviene, altrimenti è considerata un inciampo per l'accumulazione capitalistica, ed è, quindi, da limitare e sospendere con un Craxi, un Berlusconi, un Mussolini o un Marchionne. Confermano che, come abbiamo sempre detto, c'è una profonda contraddizione fra democrazia dispiegata e capitalismo.Ecco perché, d'accordo con Berlusconi vogliono che sia modificato, abrogato, l'art. 41 della Costituzioe, che così dispone : <>. Come palesemente fatto con i dictat di Pomigliano ed ora Mirafiori. Dictat che la Confindustria vuole assumere come modello per tutte le aziende.


Avranno una grande e dura risposta il 28 gennaio con lo sciopero dei metalmeccanici, cui hanno già detto di aderire tutti gli studenti d'Italia, la nuova generazione cui il capitalismo ha negato e nega ogni futuro. E il PRC e tutta la sinistra, che la durezza dello scontro di classe ha oggi riunito sino a SEL, facendo svanire le illusioni ed i sogni di alleanze con Casini, Fini e tutto il PD, spingeranno perché la cgil proclami al più presto lo sciopero generale. Con ciò isolando fra i lavoratori, se dovessero persistere ad essere proni e collaborativi, quei sindacati, che come i D'Aragona ed i Rigola di ieri, osannano oggi il regime Berflusconi-Marchionne
Luigi Ficarra

la rete dei comunisti protesta contro le repressioni del governo fascista tunisino

Basta con la repressione delle proteste popolari in Tunisia
Stop alla complicità dell’Italia con il regime di ben Alì

Libertà per il compagno Hammani e tutti i prigionieri politici tunisini

======
Comunicato della Rete dei Comunisti

La polizia politica su ordine del regime ha arrestato il portavoce del Partito Comunista dei Lavoratori Tunisino, il compagno Hammani,.

Mercoledì mattina dopo una violenta perquisizione il compagno Hammani è stato prelevato dalla sua casa e portato in prigione .
L’arresto è avvenuto in seguito alla dichiarazione congiunta del Partito Comunista e del Partito del Lavoro in cui si chiedeva l’uscita di scena del dittatore Ben Alì e della sua corrotta compagine e la costituzione di una assemblea popolare che gettasse le basi per una nuova stagione costituente .
Le parole d’ordine per l’assemblea costituente richiamano la libertà, il rispetto dei diritti umani, di uguaglianza e il progresso sociale.
L’arresto del compagno Hammani segue quello di un altro dirigente comunista Ammar Amroussia . La polizia e l’esercito hanno scatenato una violenta offensiva repressiva che ha portato all’uccisione di decine di persone, all’incarcerazione di centinaia di militanti e manifestanti in tutto il paese .

La popolazione tunisina con i suoi giovani alla testa si sta battendo con grande coraggio e determinazione ,contro un regime corrotto e sottomesso agli interessi delle potenze straniere prima fra tutte l’Unione Europea.
E’ vergognosa l’aperta complicità del governo e della Confindustria italiani che sostengono il regime di Ben Alì, un presidente “a vita” che tutela con una repressione feroce i forti investimenti economici italiani in Tunisia, paese di cui l'Italia è il secondo partner commerciale.
La Rete dei Comunisti esprime la sua Solidarietà al popolo tunisino e al Partito Comunista dei Lavoratori tunisini, condanniamo la complicità del governo italiano e dell’Unione Europea e li riteniamo responsabili per quanto sta subendo il popolo tunisino e per la vita dei nostri compagni .
Invitiamo i compagni ad organizzare insieme ai lavoratori e democratici tunisini in Italia presidi e manifestazioni di fronte alle sedi diplomatiche e commerciali tunisine come già avvenuto a Roma e a Napoli e in altre città.



La Rete dei Comunisti





--------------------------------------------------------------------------------



Mail: cpiano@tiscali.it

Sito : http://www.contropiano.org