Tre passi fatidici verso il disastro
Non so chi abbia suggerito a Berlusconi ed ad Alfano la strategia in tre atti che stanno attuando consistente nella manifestazione di parlamentari dentro il Tribunale di Milano, nell'incontro con il Presidente della repubblica ed infine, venerdì prossimo, nella diserzione dell'atto di insediamento del nuovo Parlamento. Si tratta, per me, di tre boumerang dai quali il PDL rischia di uscire frantumato. La manifestazione dei parlamentari dentro il Tribunale ha suscitato indignazione nella opinione pubblica democratica, ha alimentato l'idea del berlusconismo che vuole una magistratura prona ai voleri del potere esecutivo ed inoltre ha consentito a Grillo di inserirsi alla grande e con perfidia nella vicenda giudiziaria di Berlusconi indebolendolo con l'annunzio che M5S voterà per l'arresto. Tanto è stato eclatante quanto comproducente.
L'incontro con Napolitano è stata una scelta suicida perchè il Capo dello Stato misurando la perdita di consenso nella borghesia italiana del berlusconismo ha dato una risposta fredda e micidiale alla richiesta di suo intervento confermando il ruolo autonomo della Magistratura. Di fatto il gruppo PDL è stato bacchettato. Esce dallo incontro con l'amaro in bocca.
La gelida risposta di Napolitano è stata la misurazione della caduta di rilevanza del PDL e dello stesso Berlusconi ed è destinata a seminare germi di panico. La sorte del PDL strettamente connessa alla vicenda giudiziaria di Berlusconi rischia di fare deflagare tutto un pezzo del quadro politico italiano.
L'assenza all'insediamento delle Camere sarà il ruzzolone finale. Il PDL rincuorato dalla rimonta elettorale che lo ha condotto a salvare una posizione di prestigio non si rende conto di due cose: primo, che la rimonta non può nascondere la perdita di sei milioni di voti, in secondo luogo della nuova architettura del Parlamento in cui il PDL non ha maggioranza ma ha anche perduto il monopolio della opposizione. Il gioco è tripartito. Il PDL è ridimensionato nel nuovo Parlamento.
La verità è che non si può forzare la storia. Ogni forzatura è un inganno ed un possibile disastro. La borghesia italiana guarda altrove e cerca di salvare se stessa in un rapporto con i neoliberisti europei e nostrani. La borghesia, la confindustria, i cosidetti poteri forti puntano le loro carte su Renzi e non disdegnano quale approccio con il M5S.
Se si va a nuove elezioni ammesso che Berlusconi non sia già in carcere il duello sarà tra Renzi e Grillo. Alfano è fuori gioco. Non ha alcun appeal. E' un buono e fedele amministratore del partito proprietà del suo Capo.
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