lunedì 11 marzo 2013

Il vicolo cieco


 Una nota che è meglio che i depressi non leggano

 Il vicolo cieco

L'Italia è chiusa in un vicolo cieco. Non c'è via di uscita. Il Parlamento eletto è diviso in tre grandi blocchi. Il blocco capeggiato da Berlusconi è paralizzato dall'ingorgo giudiziario  che lo estranea e gli rende difficile giocare un ruolo nella formazione di un nuovo equilibrio politico postelettorale; il blocco del PD è in preda alle convulsioni dovute alla esistenza di due diverse ambizioni e strategie: quella di Bersani e l'altra di Renzi. Entrambe le strategie adottate da questi signori sono deleterie e non portano che all'avvitamento della crisi o a nuove elezioni: il terzo blocco capeggiato da  Grillo  ritiene, non so se a ragione ma probabilmente sbagliando che si si fa a nuove elezioni PDL e PD evaporano a favore di una grande maggioranza grillina. Questo avviene nello scenario di un paese lugubre intristito dalla fame e dal freddo che soffrono milioni di famiglie e dallo stillicidio quotidiano della chiusura di fabbriche e negozi.
  In questo tetro quadro l'appello di Benigni Saviano ed altri appare patetico grottesco e strumentale. L'appello è ispirato dall'ala bersaniana del PD e da "La Repubblica". Appello che lascia il tempo che trova.
  La sinistra, traumatizzata dallo insuccesso della lista Rivoluzione Civile-Ingroia, è scomparsa dalla scena. Si invocano dimissioni di Di Liberto e Ferrero. Non so se saranno date e se questo servirà a qualcosa in un paese in cui si contano diciotto partiti comunisti ognuno con la sua bibbia che non risconosce quella degli altri. Un pulviscolo animato dalla litigiosità dei contendenti della "purezza".
   Siamo chiusi in un gomito della storia e non sappiamo quale destino ci attende. L'Italia priva di sovranità monetaria e prigioniera nel letto di Procuste dell'Europa è prossima ad essere commissariata dal FMI. Da quarta potenza industriale del mondo discendiamo al livello di un qualsiasi paese sudamericano in preda alle Banche.

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