giovedì 7 febbraio 2013

nessuno parla più con nessuno


 Nessuno parla più con nessuno

C'era la consuetudine della discussione, del parlare, tra gli operai e gli intellettuali del partito socialista e del partito  comunista. Questo avveniva in Sezione oppure davanti le fabbriche in occasione di qualche evento sindacale oppure nei comizi quando veniva un compagno della direzione del Partito. Sono molti anni che questa consuetudine del parlare si è persa. In prima luogo perchè le Sezioni sono state chiuse nonostante i  soldi  dei partiti siano aumentati a dismisura come si può notare dalla ricchezza di mezzi propagandistici ostentati in questa campagna elettorale. In secondo luogo perchè i due partiti sono stati colpiti da due distinte malattie: il psi dal craxismo che ne ha fatto un partito elitario in cui il pensiero scorre dal vertice verso la periferia, il pci dalla bolognina, la sindrome del negarsi a se stessi. Poi è venuta la teoria della fine della classe operaia e della fine della lotta di classe. Qualcuno ha anche azzardato di parlare della fine del lavoro. Naturalmente la classe operaia non è finita e neppure la lotta di classe come ci ha ricordato Buffet il miliardario americano che ha detto che è la classe dei ricchi che fa la lotta ai poveri.
 Insomma gli operai non sono più ascoltati da nessuno. Anche nel sindacato, le cose sono cambiate: Le leghe sono diventati uffici e gli operai vi sostano il tempo indispensabile per sbrigare una pratica dopo di che debbono andare via. Continua a farsi qualche assemblea ma sempre più raramente.
 La classe operaia è passata dal ruolo teorico di classe egemone capace di imprimere la sua cultura alla intera società ad informe gelatinosa agglomerazione di tanti singoli individui privi di una comune ideologia ed un comune modo di sentire. Quando cesserà di esistere il contratto collettivo di lavoro si sciogliere l'ultimo anello che tiene insieme la classe operaia. Ogni operaio sarà per se ed il padrone per tutti. Esattamente come avviene negli USA. Quando Monti chiede la flessibilità chiede la fine del contratto di lavoro. La destra sa bene che senza contratto gli operai non hanno più identità collettiva, non sono più un gruppo con una politica ed una vita culturale. Sono nessuno e non contano più niente anche se sono milioni.
 E' stata brava la destra a distruggere la personalità del movimento operaio e la sua capacità di continuare ad esistere e fare storia. C'è riuscita impadronendosi dei partiti della sinistra e dei sindacati plasmandoli secondo il "pensiero unico".  Ma non è detto che il movimento operaio organizzato e dal pensiero forti non torni perchè imposto dalla necessità della storia: il socialismo non è più una alternativa, una possibilità, una opzione, ma una necessità.

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