Il veterano del Vietnam ed il bambino
la terribile vicenda del bambino rapito da un veterano del
Vietnam e costretto a vivere con lui in un bunker per circa una settimana si è
concluso con la sua liberazione e l'uccisione del veterano.
Non sappiamo le ragioni del rapimento del bambino e
della sua segregazione. Le autorità di polizia americane hanno deciso di tenerle
segrete, chissà perchè. Non sappiamo neppure se era indispensabile uccidere il
carceriere per liberare l'ostaggio. Certo la polizia americana ha l'uccisione
facile, il grilletto lo preme molto volentieri. Il clima nel quale vive è un
eterno far west con i buoni che lottano contro i cattivi e sono armati entrambi
fino a denti financo di mitragliatrici.
Non c'è alcun rispetto per la vita. E come potrebbe
averlo gente che con i Drone va a bombardare tutte le notti i villaggi del
Pakistan o dello Yemen?
Il veterano che è stato ucciso ed era affetto da gravi
disturbi psichici è uno dei venti milioni di veterani che gli USA hanno messo
insieme dalla guerra di Corea ad oggi. Persone abbandonate a se stesse. Molti
sono gli homeless, tanti si sono trasferiti in Messico dove la vita costa meno.
Non hanno sussidi o pensioni sufficienti alla vita e vengono ammucchiate nelle
discariche umane delle periferie urbane degli states. Questo veterano viveva in
una roulotte in cima ad una strada sterrata desolata ed angosciante. 6500 reduci
si tolgono la vita ogni anno, una media di 18 al giorno. Ma chi se ne frega?
Sono serviti allo scopo ed ora sono soltanto un peso. Non esiste niente per loro
perchè lo Stato liberista dello zio Sam esclude qualsiasi forma di aiuto
pubblico.
Tra questi veterani non ci sono ufficiali superiori.
Questi vengono prelevate dai ceti aristocratici della borghesia americana e
vengono specializzati in accademie famose. Non vengono dalla disoccupazione
oramai strutturale in tanti stati come i poveri marines che diventano pazzi
sotto il peso della struttura dell'Esercito, una struttura pesantissima, un
maglio fascista che li plasma fino a frantumarne la personalità.
Pietro Ancona
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