venerdì 5 luglio 2013

La povertà, la Chiesa, lo Stato


 La povertà, la Chiesa lo Stato

 Mi è capitato per caso di vedere la distribuzione dei pacchi viveri che la mia parrocchia fa, una volta al mese, ai poveri della sua lista. Un pacco davvero modesto e certamente non bastevole per un mese. Pasta, riso, olio di semi, barattolo di conserve, un poco di frutta, un pacco di biscotti, insomma più o meno una diecina di chili in tutto. Niente proteine tipo carne in scatola o tonno. Insomma un pacco veramente povero per i poveri.
  Certo una piccola e modesta cosa ma pur sempre un aiuto. Quando in una casa non c'è niente da mangiare avere un chilo di riso della caritas è di vitale straordinaria importanza,
  Purtroppo è soltanto la Chiesa che si occupa dei poveri ed arriva capillarmente ai luoghi dove vivono. Le istituzioni pubbliche, il Comune, la Regione lo Stato non fanno niente per alleviare la tristissima condizione del nostro popolo. La povertà assoluta è minoritaria e per questo è ancora più micidiale. I poveri sono isolati e qualche volta disprezzati da coloro che sono un poco meno poveri di loro ed ignorati dalla società. La povertà diventa una specie di colpa. Essa colpisce non solo i lavoratori rimasti disoccupati ma anche gli artigiani e non solo queste categorie.
  Quando io ero bambino i comuni avevano l'ECA (ente comunale di assistenza) che allestiva anche i pasti caldi. Ricordo le lunghissime interminabili fila di poveri in gran parte anziane donne  che ogni giorno si recavano a mangiare il piatto di minestra nella sede dell'Eca.
  Ora è soltanto la Chiesa che interviene. Con i pacchi ma anche con i pasti caldi.  Ma è poca cosa rispetto l'imponente fenomeno della povertà.  Il Comune, lo Stato non esistono, non ci sono. Non parliamo dei partiti che hanno chiuso le sezioni e aprono solo comitati elettorali a favore di tizio o caio solo durante le campagne elettorali.

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