mercoledì 17 luglio 2013

Il liberismo, fase mortale del capitalismo


 Il liberismo, fase mortale del capitalismo
Riflessione a margine delle proteste in Egitto in Brasile in Turchia

Il liberismo è la morte del capitalismo. Non si può tirare troppo la corda senza che questa si spezzi. Le privatizzazioni selvagge dei servizi specialmente nelle grandi città stanno  portando degrado e costi altissimi inaccessibili. . Non si può imporre che elementi essenziali alla vita come l'acqua debbano essere sottratti al controllo delle comunità e pagate a caro prezzo. Lo stesso vale per i trasporti e per l'energia. Il capitalismo pretende di gestire comunità urbane metropolitane di milioni di persone restringendo a queste i diritti fino a sopprimerli e costringendo molte famiglie ad abbandonare le città per vivere in modo randagio e in accampamenti fatti di camper di roulettes oppure  nelle  favelas. Città come Rio de Janero, Calcutta, il Cairo , città del Messico non reggeranno a lungo alla pretese di pagare alla gente il minimo del salario costringendola a comprare servizi al più alto prezzo possibile,.Anche le grandi città del nord america non saranno in grado di contenere la contraddizione sociale che si sta sviluppando. Le grandi masse umane degradate e diseredate dai sistemi politici che oggi vengono strumentalizzate da varie fazioni delle oligarchie dei proprietari  e dei banchieri non ancora ancora trovato un punto di riferimento, un partito comunista capace di dare loro coscienza del fondamentale diritto all'eguaglianza tra tutti gli esseri umani.
  La funzione di figuranti che hanno avuto milioni di egiziani  nelle due rivoluzioni della cosidetta primavera araba deve cedere il posto ad una consapevolezza delle masse che soltanto l'ideologia del Socialismo può dare. In atto i partiti comunisti che operano nel mondo, disorientati dopo la fine dell'URSS che hanno accettato e subito come fallimento del comunismo, si lasciano usare da varie fazioni della borghesia per fare il gioco altrui.
 Soltanto la coscienza del fatto che la fine dell'URSS è stata voluta dalla voglia di borghesia dei ceti dirigenti dell'URSS in combutta con l'imperialismo e con la Chiesa di Roma può restituire alla Internazionale Comunista il ruolo che oggi necessita in un mondo in cui la condizione del genere umano e dello stesso pianeta degradano. Non è più accettabile la visione di bambini e bambine che rovistano nelle immondezze delle discariche. Bisogna abbattere i grandi muri che il capitalismo ha eretto a protezione di se stesso a cominciare da quello che divide gli USA dal Messico e dal Muro che circonda Israele e rende prigioniero il popolo palestinese. Bisogna capire che il comunismo è caduto assieme al muro di Berlino non perchè fallito o in profonda contraddizione con i popoli ma per il tradimento delle sue nomenclature che non si accontentavano più di gestire la ricchezza degli Stati Comunisti   ma volevano non solo potere ma anche ricchezza per se. Vedi la famiglia Eltsin e i grandi oligarchi miliardari che si sono spartite le ricchezze del popolo sovietico.
  La fine del comunismo ha generato un trauma sociale così profondo da ridurre la curva demografica e la stessa popolazione della Russia e di altri Stati. Stati che stavano bene nel sistema comunista che non faceva mancare l'essenziale a nessuno e che non costringeva la gente a venire a mendicare in Occidente la vita  riducendosi in condizione servile e miserabile.
Pietro Ancona

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