Il pollice verso del Financial Times per Monti ( e per l'Italia)
Il Financial Times ha criticato pesantemente Monti. Ne ha sforbiciato la figura definendo fallimentare la sua politica che ha portato all'Italia depressione e più tasse.
Tutti coloro che esprimiamo le stesse critiche su Monti ed il suo Governo ci siamo trovati naturalmente d'accordo con l'analisi pesantemente critica dell'autorevole giornale anglosassone. Giusto! Dovremmo però farci una domanda. Perchè il Financial Times attacca Monti che è stato il più fedele esecutore di una linea suggerita in modo martellante dal FMI, dalla BCE con lettere di intimazione all'Italia, dalla UE? Non è forse vero che la linea di Monti è stata condivisa e sollecitata dal Financial Times? Non risulta che il giornale sia mai stato di orientamento liberal o socialista o keinesiano! Perchè contraddicendo la linea che ha voluto fare indossare all'Italia il sarcofago della Vergine di Ferro del fiscal compact, sollecitato la riforma delle pensioni e la delegiferazione dei diritti del lavoro, le grandi tagliate orizzontali e verticali ai fondi adella scuola ed alla sanità oggi attacca Monti che come e più di Berlusconi ha fatto proprio quanto è stato suggerito ed imposta dall'ideologia dei poteri dello Occidente?
Il Financial Times non è nuovo di attacchi a dirigenti italiani o all'Italia. Nell'aprile del 2006 fece un durissimo e scandalistico attacco a Romano Prodi accusandolo di malversazioni nella gestione della Commissione Europea di cui Prodi era Presidente.
Già del 2001 aveva aggredito il governo presieduto da Monti sulla vicenda dello ingresso dell'Italia nell'eurozona.
Il giornale londinese poi ha messo sulla graticola Berlusconi sbeffeggiandolo e ridicolizzandolo ad ogni piè sospinto.
Nel novembre del 2009 aveva attaccato D'Alema a quel tempo candidato al Ministro degli Esteri della Comunità Europea posto poi ricoperto da una baronessa il cui merito è quello di essere fedelissima pedina degli USA e della Nato. La signora Catherine Margaret Ashton, Baronessa Ashton di Upholland è membro della Camera dei Lord di Sua Maestà Britannica. Brilla al vertice della politica estera europea per la sua invisibilità assoluta.
Nessuno dei leaders politici italiani si è salvato dalle critiche di questo portavoce degli ambienti finanziari inglesi. Forse non ci hanno mai perduto il sorpasso che fu fatto alla GB negli anni del governo Craxi verso cui aveva tuttavia un atteggiamento che se non ricordo male era rispettoso.
Insomma le critiche di questo illustre giornale bisogna prenderle con le pinze. Non credo che sia davvero interessato al bene dell'Italia. La politica di questo giornale verso la Gran Bretagna è di copertura delle magagne. Non mi risulta che abbia davvero affondato il bisturi sulla grave situazione in cui venti anni di tatcherismo hanno gettato la popolazione del Regno Unito. Non si è mai occupato delle grandi città inglesi oppresse dalla disoccupazione e dallo sfacelo del degrado che nei fine settimana hanno le bettole e le piazze piena di inglesi ubriachi fradici che cercano di annegare nella birra la disperazione della società priva di speranza e di futuro. Giusto cercare le pulci alla Italia ma bisognerebbe avere la buona fede di farlo in casa e sopratutto di fare una analisi obiettivi del perchè l'Europa intera sta diventando un inferno popolato da poveracci spesso senza i soldi per comprare un po di latte ai bambini.
Per concludere: Chiediamoci cosa vogliono gli inglesi dall'Italia più di quanto non siano riusciti finora a scroccare!
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