lunedì 6 gennaio 2014

Il bilancio

  Il bilancio

delle riforme del lavoro fatte in Italia nell'ultimo ventennio non solo è negativo ma catastrofico. Si cominciò con l'abolizione della scala mobile nel 1992 offerta da Trentin in grazioso dono al governo Amato. L'anno successivo lo stesso Trentin fece con il governo Ciampi un accordo cosidetto di concertazione che da allora ad oggi ha provocato la perdita del cinquanta per cento del potere di acquisto dei salari dal momento che ha assunto un parametro truffa che si chiamata inflazione "programmata". Dopo di allora abbiamo avuto la legge Biagi che ha scardinato i diritti dei lavoratori in entrata e poi le leggi Tiziano Treu, Bassolino, Salvi, Damiani, Sacconi, Maroni, Fornero Tutti rigorosamente liberisti e rottamatori
senza distinzione tra centro destra e centro sinistra,

E' provato che le riforme introdotte con la complicità servile della CGIL,della Cisl e della Uil, da questi signori non solo non hanno migliorato l'economica italiana ma l'hanno fortemente depressa. Inoltre un immenso patrimonio di sapere operaio è stato disperso dall'avvento della fabbrica "usa e getta" senza grandi prospettive temporali davanti.

Negli ultimi due anni alle famiglie italiane sono venuti meno cinquanta miliardi di euro che hanno avuto una risonanza nefasta in tutta l'economica italiana. Nel ventennio la perdita è stata enorme e si è quasi divorata il risparmio primato. L'Italia vantava uno dei risparmi privati più alti del mondo, forse il più alto. Ora non ha più niente e le famiglie sono indebitate, debitrici delle banche e non titolari di conti.

  Ora Renzi vuole introdutte la job act, vuole togliere il poco c he resta. Alfano per non essere da meno propone l'abolizione dei contratti di lavoro.
 
  Tutto questo sarebbe pazzesco. Sarebbe folle se fosse incapacità di leggere i risultati di certe politiche e di correggerle. Ma è molto di più: è la distruzione di un ceto operaio che era diventato  attraverso i diritti ceto medio e che viene rigettato indietro. Si vuole una società polarizzata tra ricchi e ricchissimi e poveri e poverissimi.

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