L'errore suicida della CGIL
Quando facevo l'attivista sindacale CGIL ad Agrigento il mio strumento di lavoro era il contratto di lavoro. Che cosa spiegavo ai muratori alle quattro del mattino a Porta di Ponte che era il luogo in cui venivano ingaggiati a giornata? Spiegavo i loro diritti scritti nel contratto di lavoro. Il contratto di lavoro è il libro fondamentale di ogni sindacalista e di ogni lavoratore. Se questo libro viene ridotto nelle sue pagine perchè i suoi contenuti diminuiscono o perchè verrebbero trasferiti ad un "secondo livello" la sua funzione di scudo si indebolisce. Pensate a tutti gli edili del Sud d'Italia, ai braccianti agricoli, alle commesse dei negozi ed a quanti non hanno tutele giuridiche forti come i pubblici dipendenti. Milioni di lavoratrici e di lavoratori specialmente del Sud non hanno null'altro che il contratto di lavoro. Deroghe o contrattazione di secondo livello non possono che peggiorare la loro condizione. Ecco: lo scopo della deroga o del secondo livello è soltanto il peggioramento. Ma allora perchè la CGIL si sta avviando verso questa prospettiva?
Nelle gelide mattinate d'inverno i disoccupati della mia città si riunivano come ho ricordato a Porta di Ponte in attesa di venire ingaggiati oppure di tornare a casa delusi infreddoliti e con le guance arrossate dal gelo come mi capitava di vedere tornare il mio povero fratello Fortunato in famiglia (chiamato affettuosamente Fufù) che era uscito con il buio in cerca di un lavoro anche duro, durissimo, come era quello di "ittare a soletta" (buttare la soletta) una sorta di gara di velocità con il rapprendimento del cemento quando non venivano usate impastatrici. Da allora ad oggi le condizioni sono migliorate per gli edili e per tante categorie di lavoratori. Ma ora c'è una grande voglia di tornare indietro. Ricordo che il padronato era duro, ma oggi è duro e spietato. Al miglioramento dei contratti non è intervenuto un miglioramento dei rapporti umani, delle relazioni sociali.
E questo perchè i lavoratori sono soli. Non hanno più i grandi partiti della classe operaia a proteggerli, il pci ed il psi. I sindacati sono fortissimi ma non li rappresentano più se non in qualche vertenza, per fare il 730, per una pratica all'Inca o per una questione di lavoro in azienda. La forza dei sindacati si è spostata dalla parte della Confindustria. Da molti anni le Confederazioni CGIL Cisl UIL firmano accordi o approvano leggi che ogni volta tolgono qualcosa ai lavoratori.
Ora la CGIL, in una surreale riunione del suo Direttivo che ignora lo sciopero generale appena fatto, vara un documento che avvia un processo di smantellamento del ccnl. Una presa di posizione che da un lato riapre i giochi di palazzo con i "complici" di Sacconi e dall'altra chiude per sempre la speranza di un recupero della CGIL ad un sindacalismo autonomo dalle debilitanti influenze del PD e davvero espressivo degli interessi non solo contingenti ma anche di lungo periodo e storici della classe operaia.
La CGIL non tiene conto, quando accetta l'idea della contrattazione articolata, della dimensione pulviscolare delle aziende italiane che sono per tre milioni con meno di 5 dipendenti, l'85 per cento del totale ed un terzo del totale dei lavoratori occupati. Pensare che in queste aziende possa aver luogo una qualche trattativa è soltanto grottesco. Finora l' 'unico punto di riferimento di queste aziende è il contratto nazionale. Mi domando perchè la CGIL che certamente non agisce per motivi ignobili, per corruzione o politiche di scambio, si comporta in questo modo, non ascolta la voce della sua base di milioni di uomini e donne e li lascia urlare alla luna e nel deserto? La risposta è nella politica e sopratutto nelle scelte liberiste ed occidentaliste compiute dal PD che è il partito di riferimento di tutta la struttura organizzativa e gerarchica della CGIL. Come il PD la CGIL è per la legge Biagi, come il PD è per i bombardamenti in Libia, come il PD è per pensioni sempre più leggere., per le privatizzazioni, per le riforme del welfare.Finora il grado di condizionamento del PD è stato forte ma in qualche misura è stato bilanciato. Cofferati ha resistito alle richieste del PD per l'art.18. Ma la grande muraglia che Cofferati ha eretto attorno all'art.18 è stato il canto del cigno, l'ultima manifestazione di autonomia della CGIL.
Ora il progetto della CGIL è tutto interno al Palazzo. Fare un patto sociale con Confindustria Cisl ed Uil, essere la versione sindacale del PD, rientrare nel gioco decisionale di un'agenda politica dettata dal padronato. Più o meno il sindacato che Mussolini proponeva a Palazzo Vidoni e che fu accettato da Rigola e D'Aragona che sciolsero la CGIL. Ma Bruno Buozzi, capo dei meccanici ed artefice della occupazione delle fabbriche, ricostituì la CGIL da un'altra parte. Ed è quello che qualcuno della
sinistra della CGIL dovrebbe fare quasi un secolo dopo.
Pietro Ancona
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