La legge trenta: una legge per violare la legge
Anche il Papa ha ritenuto di spendersi contro il precariato che "sottrae futuro e serenità ai giovani." Sono oramai in molti ad esprimersi contro i guasti provocati dalla legge Biagi ma nessuno azzarda un gesto concreto, la proposta della sua abrogazione. Per liberare dalle catene della schiavitù milioni di persone cost
rette nelle gabbie del precariato basterebbero due cose: abrogare la legge Biagi e fissare a 1000 euro il Salario Minimo Garantito. Stabilire inoltre che nessun lavoratore a qualsiasi titolo può essere privato dei diritti garantiti dalla Costituzione come il riposo, le ferie, la remunerazione dei giorni di malattia, la pensione, gli assegni familiari. Ma questa "riforma" non sarà mai fatta dal governo Berlusconi il cui Ministro del Welfare è un killer del padronato nè potrà essere fatta da un eventuale governo di centro-sinistra. in gara con la destra per acquisire i favori della Confindustria.Il PD condivide la legge Biagi ed ha costretto la CGIL a firmarla con gli accordi del 20 luglio 2007 con il governo Prodi. A parte qualche lacrimuccia di circostanza che Napolitano ed altri notabili del Regime versano per la condizione di tantissimi giovani, non esiste una sola iniziativa per liberare l'Italia della legge Biagi e semmai viene agevolata la tendenza a farne la legge universale per l'avviamento al lavoro. Non è casuale il fatto che ogni anno Napolitano e l'oligarchia sindacale ricordino Marco Biagio con sollenne lectio magistralis in Università.
Per rimuovere questo grimaldello della giustizia sociale italiana ci vorrebbe o una rivolta cruenta dei biagizzati e degli studenti italiani in grado di spaventare l'establiscement e costringerlo a riprendere comportamenti umani, o una iniziativa della magistratura che impugni la totale illegalità delle normative e delle opzioni previste. La CGIL non alzerà mai un dito perchè essa stessa applica il precariato con i suoi dipendenti. La Cisl si vanta con Bonanni di avere addirittura immaginato e creato la legge nel 2003 con Maroni ministro del welfare. I partiti politici, le cooperative, i sindacati, le associazioni di produttori, gli enti bilaterali, migliaia e migliaia di enti applicano il precariato al loro personale e non faranno mai niente per sostituirlo con qualcosa di decente.
Il precariato è un flagello di tutte le famiglie ed in particolare di quelle della classe operaia.E' un vero e proprio choc per quanti conseguita la laurea magari con ottimi voti si vendono costretti a svendersi per pochi soldi e nessun diritto. Ne restano con le ali spezzate e l'amaro in bocca. Viene raccontata la favola di un mutamento intervento nel profondo dell'economia che incide sul mercato del lavoro. Non è vero: i posti di lavoro sono sempre quasi tutti stabili e fissi; cambia la loro erogazione che viene ora assegnata ad una manodopera a bassissimo costo e che deve essere ricattata.La condizione del lavoro precario è orami diffusa e penetrata in tutto il mondo del lavoro e tende a pervaderlo tutto. Il lavoro a tempo indeterminato è influenzato dal precariato dal momento che non ci vuole molto al padronato inventarsi una ristrutturazione dalla quale fare uscire con le ossa rotta i dipendenti costretti ad accettare una nuova condizione precarizzata e deprezzata prendere lo lasciare.
Nonostante tutto questo il padronato italiano continua a dichiararsi insoddisfatto. Vuole ancora di più. Il Presidente della Fiat il giovane Elkan ha oggi rimproverato la Confindustria di non fare abbastanza per avere ancora più "flessibilità". La Marcegaglia ha attaccato il governo dichiarandosi insoddisfatta degli ultimi dieci anni italiani. Avrebbe voluto di più. Forse i lavori forzati? Naturalmente Bersani è pronto a strizzare l'occhio alla Marcegaglia e fargli intendere che se al governo arriva lui ed il suo partito le condizioni per gli industriali saranno migliori. Più flessibilità, flessibilità ed ancora flessibilità
Forse è necessario una manifestazione come quella spagnola di Puerta del Sol e forse bisognerà andare oltre verso un conflitto sociale di nuovo tipo. Uno scontro davvero duro. La crisi dichiarata nella cantieristica ed il trasferimento della Fiat negli USA lasciano intendere che l'Italia, nella divisione internazionale del lavoro è stata destinata a perdere la manifattura pesante e l'industria di base. L'Italia viene immaginata dal capitalismo globalizzato come un'area senza aziende importanti, senza leggi, senza diritti, dove fare investimenti mordi e fuggi, dove sfruttare eserciti di persone sottopagate. L'Italia ha bisogno di fuoriuscire da questa oramai finta democrazia governata dal bipolarismo e darsi un nuovo assetto. Dopo la guerra di Libia niente sarà più come prima. L'alternativa alla rivolta è una condizione di perdita del l futuro e della stessa possibilità di sopravvivenza. E' fatale la prospettiva della rottura sociale.La vile e mostruosa borghesia italiana non lascia alternative. E' certamente la peggiore d'Europa. In Germania ed in Francia le classi imprenditoriali hanno avuto la mano più leggera. In Italia si è giunti all'assurdo di giovani costretti a pagare per lavorare...Non si può più continuare così.
Pietro Ancona
già segretario della CGIL siciliana e membro del CNEL
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