Gli Stati Generali della Confindustria
Lo sciopero generale della CGIL, riuscito e non troppo criticato dalla stampa embedded del regime che ha un occhio di riguardo per la Camusso ma nessuna simpatia per la Fiom è già nel passato che, non si sa come, sembra che si allontani a velocità straordinaria. La scena è stata riempita dagli "stati generali della confindustria" di Bergamo, titolo enfatico per un raduno di circa seimila imprenditori, che si riuscono addirittura a porte chiuse, lontani dai giornalisti lasciati fuori ad aspettare la velina o l'intervista della Marcegaglia. Per caricare di pathos e quasi di un tocco di drammaticità e di eccezionalità l'evento si lascia capire che le decisioni assunte sono state e sono di carattere davvero speciale se non proprio epocale.
Invece le cose non sembra sia andate diversamente da tutti gli altri pronunziamenti degli industriali italiani nel corso degli ultimi cinquanta anni e cioè da una richiesta di sussidi che però vengono chiamati "riforme". Si critica il governo di non fare abbastanza. Pare che gli industriali abbiamo il verme tenia: sono insaziabili e sempre scontenti di quanto ottengono. L'ultimo regalo di Tremonti e Berlusconi è la privatizzazione delle spiagge italiane ed i grossi ostacoli frapposti ai referendum per il nucleare e per l'acqua che interessano moltissimo i convenuti di Bergamo.
Gli industriali italiani sono davvero ingenerosi verso il loro governo. Nella storia della Repubblica non c'è mai stato un governo più squilibrato ideologicamente e politicamente verso la Confindustria: il collegato lavoro ed la politica sindacale di Sacconi non possono certamente dare agli industriali di più di quanto non sia stato finora dato. La scuola è stata letteralmente svuotata e la pubblica amministrazione perde cinquecentomila dipendenti e diventa un campo di sfruttamento con le privatizzazioni in tutti i settori. Financo il Ministero della Difesa è diventato SPA.
Lo Stato è stato sottomesso completamente ai privati anche se ogni tanto Tremonti si concede la civetteria di qualche uscita di "sinistra" sul posto fisso o altre velleità che subito rientrano. Credo che resti ben poco che lo Stato possa ancora concedere alla Marcegaglia. Tutto è stato già traslato dal pubblico al privato e si è accentuato lo squilibrio tra le classi sociali.
La classe operaia è stata fottuta a vantaggio delle altre classi sociali in particolare della borghesia delle professioni. La quota parte di Pil data dalla massa salariale del lavoro dipendente ed dalle pensioni, è stata ridotta di almeno dieci punti a favore dei profitti e non potrà essere recuperata dal momento che sembra essere diventato tabù la richiesta di miglioramenti salariali alle aziende e di ritocchi alle pensioni.
Da Bergamo non è giunto alcun segnale di apertura verso i lavoratori e la linea delle deroghe ai contratti è stata confermata. L'unico punto di convergenza con la CGIL sembra quello fiscale. Non c'è altro. L'ostilità verso i diritti viene confermata dalla discriminazione della Fiom vissuta come sindacato comunista.
La Confindustria non offre molte opportunità alla CGIL e non risponde neppure alle generiche e miti richieste del suo sciopero generale. Non ci sarà una schiarita mentre si spera che la vicenda ex Bertone diventi una mina che esploda dentro la Fiom. E così l'Italia avrà perso due importanti occasioni per tentare una coesione sociale, una intesa per un generalizzato aumento dei salari e per la eliminazione del precariato. L'Italia ha bisogno di avere i suoi ventiduemilioni di lavoratori e le loro famiglie uscire dal bordline della mera sopravvivenza. Solo questo miglioramento aiuterebbe e darebbe slancio al recupero, al ritorno alla normalità ed alla luce.
L'idea che migliorando la condizione di quanti oggi stanno male si aiuta il Paese ad uscire dalla crisi non viene accettata e molti sperano, a cominciare da Marchionne e dalla Marcegaglia di prosperare sempre di più affondando la classe operaia.
Pietro Ancona
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