Libia: rivolta popolare, guerra civile o aggressione militare?
di Gregory Lalieu e Michel Collon
su www.michelcollon.info del 12/03/2011
Mohammed Hassan (*) risponde alle domande di Investig'Action ...
da Michel Collon - http://michelcollon.info/Libye-revolte-populaire-guerre.html?lang=fr
Traduzione dal francese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
7 marzo 2011
Dopo tre settimane, le truppe fedeli al colonnello Gheddafi si affrontano con le forze di opposizione ad est. Dopo Ben Ali e Mubarak, Gheddafi sarà il prossimo dittatore a cadere? Quello che sta accadendo in Libia è simile alle rivolte popolari in Tunisia ed Egitto? Come comprendere le avventure e le inversioni di rotta del colonnello? Perché la NATO si prepara alla guerra? Che differenza c'è tra un arabo buono e uno cattivo? In questo nuovo capitolo della nostra serie Comprendere il mondo musulmano, Mohammed Hassan (*) risponde alle domande di Investig'Action ...
Intervista di Lalieu Gregory & Michel Collon
- Dopo la Tunisia e l'Egitto, la rivoluzione araba avrebbe raggiunto la Libia?
Quello che sta accadendo in Libia è diverso. In Tunisia ed Egitto era evidente la mancanza di libertà. Sono state le deplorevoli condizioni sociali che hanno spinto in realtà i giovani a ribellarsi. Tunisini ed egiziani non avevano la possibilità di intravedere un futuro.
In Libia, il regime di Muammar Gheddafi è corrotto, monopolizza una gran parte della ricchezza e ha sempre represso severamente ogni contestazione. Ma le condizioni sociali dei libici sono migliori rispetto ai paesi vicini. L'aspettativa di vita in Libia è la più alta dell'Africa. Il sistema sanitario e l'istruzione sono adeguati. La Libia è anche uno dei primi paesi africani ad aver sradicato la malaria. Ma ci sono anche marcate disuguaglianze nella distribuzione della ricchezza, il PIL pro capite è di circa $ 11.000. Uno dei più alti nel mondo arabo. Non ci sono in Libia le stesse condizioni oggettive che hanno portato alle rivolte popolari in Tunisia e in Egitto.
- Come si fa a spiegare allora quello che accadendo in Libia?
Per comprendere l'attualità, dobbiamo collocarla nel suo contesto storico. La Libia era una volta una provincia ottomana. Nel 1835, la Francia s'impadronì dell'Algeria. Inoltre il governatore egiziano Muhammad Ali, sotto il protettorato dell'Impero Ottomano, conduceva una politica sempre più indipendente. Da una parte i francesi in Algeria e dall'altra Mohamed Ali in Egitto, gli Ottomani temevano di perdere il controllo della regione: hanno quindi inviato le loro truppe in Libia.
A quel tempo, la fratellanza dei Senussiti esercitava una forte influenza nel paese. Era stata fondata da Sayid Mohammed Ibn Ali as Senussi, un algerino che, dopo aver studiato nel suo paese e in Marocco, andò a predicare la sua visione dell'islam in Tunisia e Libia. All'inizio del 19° secolo Senussi cominciò a riscuotere un grande seguito, ma non era ben accolto da alcune autorità religiose ottomane che ne criticavano i sermoni. Dopo un viaggio in Egitto e La Mecca, Senussi decise di ritirarsi definitivamente in Cirenaica, nella Libia orientale.
La sua confraternita vi si sviluppò: percepiva tasse, risolveva i conflitti tra tribù, ecc. Disponeva anche di un proprio esercito e offriva i suoi servigi per scortare le carovane dei mercanti in transito. Questa fratellanza dei Senussiti divenne il governo de facto della Cirenaica, estendendo la sua influenza anche nel nord del Ciad. Ma successivamente le potenze coloniali europee si stabilirono in Africa, dividendo la parte sub-sahariana del continente. Ciò ebbe un impatto negativo per Senussi. L'invasione della Libia da parte dell'Italia intaccò seriamente l'egemonia della fratellanza nella regione.
- Nel 2008 l'Italia ha versato un risarcimento alla Libia per i crimini coloniali. La colonizzazione era stata così terribile? O Berlusconi voleva ingraziarsi per concludere accordi commerciali con Gheddafi?
La colonizzazione della Libia fu atroce. Nel 20° secolo, un gruppo fascistoide iniziò a diffondere la propaganda che sosteneva che l'Italia, sconfitta dall'esercito etiopico nella battaglia di Adua del 1896, doveva ripristinare la regola del primato bianco sul continente nero. Occorreva lavare l'onta della sconfitta inflitta dai barbari sulla grande nazione civilizzata. Questa propaganda affermava che la Libia era un paese selvaggio, abitato da nomadi arretrati e che conveniva agli italiani stabilirsi in questa regione piacevole, con un paesaggio da cartolina.
L'invasione della Libia ha portato alla guerra italo-turca del 1911, un conflitto particolarmente cruento che si concluse un anno dopo con la vittoria dell'Italia. Tuttavia, la potenza europea controllava la regione della tripolitania mentre doveva affrontare una dura resistenza nel resto del paese, in particolare in Cirenaica. Il clan dei Senussiti appoggiava Omar Al-Mukhtar, che conduceva una guerra di guerriglia tra grotte e montagne. Inflisse gravi danni all'esercito italiano, seppur meglio equipaggiato e numericamente superiore.
Infine, nei primi anni Trenta, l'Italia di Mussolini prese misure aggressive per eliminare la resistenza. La repressione si fece estremamente feroce e uno dei suoi principali macellai, il generale Rodolfo Graziani scrisse: "I soldati italiani erano convinti che fosse loro affidata una missione nobile e civilizzatrice. (...) Dovevano adempire a questo dovere umano a prescindere dal suo prezzo. (...) Se i libici non si convincevano della fondatezza di ciò che veniva loro proposto, gli italiani avrebbero dovuto condurre una lotta sistematica e distruggere tutto il popolo libico per raggiungere la pace, la pace eterna...".
Nel 2008, Silvio Berlusconi ha versato un risarcimento alla Libia per i crimini coloniali. Naturalmente era un passo interessato: Berlusconi era disposto a ingraziarsi Gheddafi per concludere accordi economici. Tuttavia, non c'è dubbio che il popolo libico avesse sofferto terribilmente per il colonialismo. E parlare di genocidio non sarebbe esagerato.
- In che modo la Libia ha conquistato la sua indipendenza?
Mentre i colonizzatori reprimevano la resistenza in Cirenaica, il capo dei Senussiti, Idriss, si esiliò in Egitto per negoziare con gli inglesi. Dopo la seconda guerra mondiale, l'impero coloniale europeo fu gradualmente smantellato e la Libia divenne indipendente nel 1951. Supportato dalla Gran Bretagna, Idris prese il potere. Tuttavia, parte della borghesia libica influenzata dal nazionalismo arabo che si stava sviluppando al Cairo, desiderava che la Libia fosse riunificata all'Egitto. Ma le potenze imperialiste non volevano si sviluppasse una grande nazione araba: decisero quindi di sostenere l'indipendenza della Libia collocandovi a capo un loro fantoccio, Idriss.
- Re Idris rispose alle attese?
Certamente. Al momento dell'indipendenza le tre regioni che compongono la Libia - Tripolitania, Cirenaica e Fezzan - si sono trovate unificate in un sistema federale. Ma occorre tener presente che il territorio libico è tre volte più grande della Francia. A causa della mancanza di infrastrutture, i confini di questo territorio non potevano essere definiti chiaramente. Nel 1951 il paese contava appena un milione di abitanti. Inoltre le tre regioni avevano una cultura da poco unificata e una storia molto diversa. Infine, il paese mancava di strade che consentissero collegamenti tra le regioni. In effetti la Libia era in una fase molto arretrata, non una vera nazione.
- Puoi chiarire meglio questo concetto?
Lo Stato-nazione è un concetto legato allo sviluppo della borghesia e del capitalismo. In Europa durante il Medioevo, la borghesia capitalistica voleva sviluppare le sue attività su vasta scala ma era ostacolata dai vincoli del sistema feudale. I territori erano frammentati in molte entità di ridotte dimensioni che imponevano ai commercianti di pagare molti dazi per consegnare le merci da un luogo all'altro. Oltre ai vari privilegi che dovevano essere acquistati dai signori feudali. Tutti questi ostacoli sono stati rimossi dalle rivoluzioni borghesi del capitalismo che hanno portato alla creazione degli stati-nazione con grandi mercati interni senza barriere.
Ma la nazione libica fu creata mentre era ancora in una fase pre-capitalista. Mancava di infrastrutture, gran parte della popolazione era nomade e impossibile da controllare, le divisioni erano molto forti nella società, la schiavitù era praticata ancora ... Inoltre, il re Idris non aveva intenzione di sviluppare il paese. Era totalmente dipendente dagli aiuti statunitensi e britannici.
- Perché la Gran Bretagna e gli Stati Uniti lo sostenevano? Per il petrolio?
Nel 1951, il petrolio libico non era ancora stato scoperto. Ma gli inglesi avevano basi militari in questo paese che occupa una posizione strategica per il controllo del Mar Rosso e del Mediterraneo.
Solo nel 1954 un ricco texano, Nelson Bunker Hunt, scoprì il petrolio in Libia. All'epoca il petrolio arabo era quotato a circa 90 centesimi al barile. Ma il petrolio libico era acquistato a 30 centesimi al barile, tanto era arretrato il paese. Era probabilmente il più povero d'Africa.
- Gli introiti del commercio del petrolio come erano utilizzati?
Re Idris e il suo clan, i Senussiti, si arricchirono personalmente. Ridistribuirono anche una parte dei proventi del petrolio ai capi di altre tribù per allentare le tensioni. Crebbe una piccola élite attorno al commercio del petrolio e furono costruite alcune infrastrutture principalmente sulla costa mediterranea, interessata dal commercio con l'esterno. Ma le zone rurali, nel cuore del paese rimasero estremamente povere e schiere di miserabili si ammassavano nelle baraccopoli intorno alle città. Ciò è continuato fino al 1969, quando tre ufficiali rovesciarono il re. Tra questi, Gheddafi.
- Come è possibile che la rivoluzione sia venuta da ufficiali dell'esercito?
In un paese profondamente segnato da divisioni tribali, l'esercito era in realtà l'unica istituzione nazionale. La Libia esisteva in quanto tale solo attraverso l'esercito. Inoltre, i Senussiti di re Idris disponevano di una loro milizia. Ma nell'esercito nazionale si trovavano giovani libici provenienti da diverse regioni e tribù.
Gheddafi inizialmente apparteneva a un gruppo nasseriano, ma quando si rese conto che tale formazione non sarebbe stata in grado di rovesciare la monarchia, si arruolò nell'esercito. I tre ufficiali che deposero re Idris erano stati fortemente influenzato da Nasser. Anche Gamal Abdel Nasser era un ufficiale dell'esercito egiziano che rovesciò re Faruk. Ispirato dal socialismo, Nasser si oppose all'ingerenza delle potenze neocoloniali e auspicava l'unità del mondo arabo. Inoltre nazionalizzò il Canale di Suez, in precedenza amministrato da Francia e Gran Bretagna, attirando l'ira e i bombardamenti dell'Occidente nel 1956.
Il panarabismo rivoluzionario di Nasser aveva avuto un effetto significativo in Libia, in particolare nell'esercito e su Gheddafi. Gli ufficiali libici autori del colpo di stato del 1969 seguirono la stessa linea di Nasser.
- Quali sono stati gli effetti della rivoluzione in Libia?
Gheddafi aveva due opzioni. O lasciare il petrolio libico nelle mani delle compagnie occidentali come fece il re Idriss. La Libia sarebbe allora diventata come una di quelle monarchie petrolifere del Golfo, dove è praticata ancora la schiavitù, dove le donne non hanno diritti e dove gli architetti europei possono sbizzarrirsi a costruire torri stravaganti dai costi astronomici, finanziate dalla ricchezza dei popoli arabi. O seguire una via indipendente dal potere neo-coloniale. Gheddafi ha scelto la seconda opzione, ha nazionalizzato il petrolio libico, provocando la collera degli imperialisti.
Negli anni '50 si diffuse una storiella alla Casa Bianca durante l'amministrazione Eisenhower che in seguito si sviluppò in una vera e propria teoria politica sotto Reagan. Come distinguere l'arabo buono da quello malvagio? L'arabo buono è quello che esegue ciò che gli Stati Uniti comandano. In cambio, riceve aeromobili, è autorizzato a depositare i proprio soldi in Svizzera, è invitato a Washington, ecc. Eisenhower e Reagan davano un nome a questi arabi dabbene: i re dell'Arabia Saudita e della Giordania, gli sceicchi e gli emiri del Kuwait e del Golfo, lo Scià di Persia, il re del Marocco e, naturalmente, il re Idris di Libia. Gli arabi cattivi? Coloro che non obbediscono a Washington: Nasser, Gheddafi, in seguito anche Saddam...
- E Gheddafi...
Gheddafi non è un arabo cattivo perché ha fatto sparare sulla folla. Hanno fatto la stessa cosa in Arabia Saudita o nel Bahrain e i leader di questi paesi ricevono tutti gli onori dell'Occidente. Ma Gheddafi è un cattivo arabo perché ha nazionalizzato le compagnie petrolifere che gli occidentali consideravano proprie, almeno fino alla rivoluzione del 69. In questo modo Gheddafi ha fatto cambiamenti positivi in Libia per le infrastrutture, l'istruzione, la sanità, la condizione femminile, ecc.
- Gheddafi rovescia la monarchia, nazionalizza il petrolio, si oppone al potere imperialista e porta cambiamenti positivi in Libia. Eppure, quarant'anni dopo, è un dittatore corrotto che reprime l'opposizione e apre nuovamente le porte del paese alle multinazionali occidentali. Come si spiega questo cambiamento?
Fin dall'inizio, Gheddafi ha contestato la grandi potenze coloniali e ha generosamente sostenuto vari movimenti di liberazione nel mondo. Penso che fu grande per questo. Ma per completezza, va anche osservato che il colonnello era anticomunista. Nel 1971 fece tornare un aereo che trasportava sudanesi dissidenti comunisti in patria dove furono giustiziati dal presidente Nimeiri.
In effetti, Gheddafi non ebbe mai una grande visione. La sua fu una rivoluzione nazionalista borghese e istituì in Libia un capitalismo di Stato. Per capire la deriva del suo regime occorre tenere conto del contesto sfavorevole ma anche degli errori personale del colonnello.
In primo luogo, abbiamo visto che Gheddafi era partito dal nulla in Libia. Il paese era molto arretrato. Non c'era gente istruita o una forte classe operaia che sostenesse la rivoluzione. La maggior parte di coloro che avevano ricevuto un'istruzione facevano parte della élite che svendevano le ricchezze libiche alle potenze neocoloniali. Ovviamente, queste persone non sostennero la rivoluzione e la maggior parte di loro lasciarono il paese per organizzare l'opposizione all'estero.
Inoltre, gli ufficiali libici che rovesciarono il re Idris erano stati fortemente influenzati da Nasser. Egitto e Libia intendevano istituire un partenariato strategico. Ma la morte di Nasser nel 1970 fece cadere il progetto e l'Egitto è divenne un paese controrivoluzionario, allineato con l'Occidente. Il nuovo presidente egiziano Anwar al-Sadat, si avvicinò agli Stati Uniti: liberalizzò gradualmente l'economia e si alleò con Israele. Anche con la Libia scoppio un breve conflitto nel 1977. Immaginate la situazione di Gheddafi: il paese che lo aveva ispirato e con cui doveva concludere un'alleanza strategia improvvisamente diventava suo nemico!
Contestuale un altro fattore sfavorì la rivoluzione libica: il significativo calo dei prezzi del petrolio negli anni '80. Nel 1973, nel quadro della guerra arabo-israeliana, i paesi produttori di petrolio decisero l'embargo, con i prezzi del petrolio alle stelle. L'embargo ha causato il primo trasferimento importante di ricchezza dal Nord al Sud. Ma negli anni '80 si verificò quella che potremmo definire una controrivoluzione petrolifera orchestrata da Reagan e dai sauditi. L'Arabia Saudita ha aumentato la sua produzione di petrolio notevolmente e invaso il mercato, causando un drastico calo dei prezzi. Il barile è passato da 35 dollari al barile a 8 dollari.
- L'Arabia Saudita non si è data la zappa sui piedi?
In effetti ci fu un impatto negativo per l'economia saudita. Ma il petrolio non è il fattore più importante per l'Arabia Saudita. Il suo rapporto con gli Stati Uniti è fondamentale, così come il sostegno di Washington, che permette alla dinastia saudita di rimanere al potere.
Questa marea di petrolio che ha inondato i mercati ha avuto conseguenze devastanti per molti paesi produttori di petrolio che si indebitarono. E tutto questo è successo solo dieci anni dopo l'ascesa al potere di Gheddafi. Il leader libico, partito da zero, vedeva sciogliersi come neve al sole l'unico mezzo a sua disposizione per costruire qualcosa, a causa del calo dei prezzi del petrolio.
Si noti inoltre che questa controrivoluzione petrolifera ha accelerato il crollo dell'URSS, allora impantanato in Afghanistan. Con il crollo del blocco sovietico, la Libia perse il suo principale sostegno politico e si ritrovò isolata sulla scena internazionale. Un isolamento che crebbe quando l'amministrazione Reagan mise la Libia nella lista degli Stati terroristi e impose una serie di sanzioni.
- Cosa ne è degli errori commessi da Gheddafi?
Come ho detto, non è stato un grande idealista. La teoria sviluppata attorno al suo Libro verde è una miscela di antimperialismo, di islamismo, di nazionalismo, di capitalismo di stato e altre cose ancora. Oltre alla sua mancanza di visione politica, Gheddafi ha inizialmente commesso un grave errore attaccando il Ciad negli anni '70. Il Ciad è il quinto paese più grande dell'Africa e il colonnello, considerando senza dubbio che la Libia era troppo piccola per le sue ambizioni megalomani, ha annesso la striscia di Aozou. E' vero che, storicamente, la Confraternita dei Senussiti esercitava la sua influenza fino in questa regione. E nel 1935, il ministro degli esteri francese Pierre Laval, volle accordarsi con Mussolini proponendogli la striscia di Aozou. Ma alla fine, Mussolini si avvicinò a Hitler e l'accordo rimase lettera morta.
Gheddafi ha tuttavia voluto annettersi il territorio e s'è e impegnato in una lotta di potere con Parigi in questa ex colonia francese. Infine, gli Stati Uniti, la Francia, l'Egitto, il Sudan e le altre forze reazionarie della regione, hanno sostenuto l'esercito del Ciad che costrinse alla ritirata le truppe libiche. Migliaia di soldati e grandi quantità di armi furono catturate. Il presidente del Ciad, Habré, vendette questi soldati all'amministrazione Reagan e la CIA li utilizzò come mercenari in Kenya e in America Latina.
Ma l'errore più grande della rivoluzione libica è di avere puntato tutto sulle risorse petrolifere. Infatti, le risorse umane sono la più grande ricchezza di un paese. Non è possibile la riuscita di una rivoluzione se non si sviluppano concordia nazionale, giustizia sociale e una equa distribuzione della ricchezza.
Ma il colonnello non ha mai eliminato la discriminazione ancestrale in Libia. Come mobilitare la popolazione se non si mostra che i libici, a prescindere dalla loro appartenenza etnica o tribale, sono tutti uguali e possono lavorare insieme per il bene della nazione? La maggioranza della popolazione libica è araba, parla la stessa lingua e condivide la stessa religione. La diversità etnica non è molto significativa. Era possibile eliminare le discriminazioni e mobilitare la popolazione.
Gheddafi è stato egualmente incapace di educare il popolo della Libia sulle questioni della rivoluzione. Egli non ha elevato il livello di coscienza politica dei suoi cittadini e non ha sviluppato partiti per sostenere la rivoluzione.
- Eppure, sulla scia del suo Libro verde del 1975, ha introdotto i comitati popolari, una sorta di democrazia diretta.
Questo tentativo di democrazia diretta è stata influenzata da concetti marxisti-leninisti. Ma questi comitati popolari in Libia non si basavano su alcuna analisi politica, nessuna chiara ideologia. E' stato un fallimento. Gheddafi non ha più sviluppato un partito politico per sostenere la sua rivoluzione. Infine, si è allontanato dal popolo. La rivoluzione libica è diventato il progetto di una persona. Tutto ruotava intorno al capo carismatico lontano dalla realtà. E quando aumenta il distacco tra un leader e il suo popolo, la sicurezza e la repressione vanno a riempire il vuoto. Gli eccessi sono aumentati, la corruzione è cresciuta notevolmente e le divisioni tribali si sono cristallizzate.
Oggi queste divisioni riaffiorano nella crisi libica. Parte della gioventù in Libia è stanca della dittatura ed è influenzata dagli eventi in Tunisia e in Egitto. Ma questi sentimenti popolari sono manipolati dall'opposizione dell'Est del paese che reclama la sua fetta di torta, la distribuzione della ricchezza è molto irregolare sotto il regime di Gheddafi. Ben presto, le contraddizioni reali usciranno allo scoperto.
Nessuno sa, del resto, molto di questo movimento di opposizione. Chi sono? Qual è il loro programma? Se vogliono davvero una rivoluzione democratica, perché sono ritornate le bandiere del re Idriss, simboli di un tempo in cui la Cirenaica è stata la provincia dominante del paese? Hanno chiesto il parere agli altri libici? Si può parlare di movimento democratico, quando questi oppositori massacrano i neri della regione? Chi fa parte dell'opposizione in un paese, se è patriottico e intende rovesciare il governo, lo fa in modo corretto. Non si crea una guerra civile nel proprio paese facendogli correre il rischio di una balcanizzazione.
- Pensi che sarebbe quindi più una guerra civile derivante dai conflitti tra clan libici?
E' peggio, credo. Ci sono stati conflitti tra le tribù, ma non hanno mai raggiunto una tale scala. Qui, gli Stati Uniti contribuiscono alle tensioni al fine di intervenire militarmente in Libia. Fin dai primi giorni della rivolta, il Segretario di Stato Hillary Clinton si è offerto di fornire armi agli oppositori. In un primo tempo, l'opposizione organizzata nel Consiglio Nazionale ha rifiutato ogni ingerenza da parte delle potenze straniere, perché sapeva che avrebbe screditato il suo movimento. Ma oggi, alcuni oppositori chiedono un intervento armato.
Dal momento che il conflitto è scoppiato, Obama ha detto che tutte le opzioni sono possibili e il Senato degli Stati Uniti ha esortato la comunità internazionale ad adottare una no-fly zone sopra il territorio della Libia, che sarebbe un vero e proprio atto di guerra. Inoltre, la portaerei nucleare USS Enterprise, che si trova nel Golfo di Aden per combattere la pirateria, è risalita fino alle coste libiche. Due navi anfibie, la USS Kearsarge e USS Ponce, con a bordo migliaia di marines e flotte di elicotteri da combattimento, sono state posizionate nel Mediterraneo.
La scorsa settimana, Louis Michel, ex Commissario europeo per lo Sviluppo e gli aiuti umanitari dell'Unione europea, si è chiesto con forza durante un programma televisivo quale governo avrebbe il coraggio di impedire davanti al proprio parlamento la necessità di intervenire militarmente in Libia. Ma Louis Michel non si è mai appellato a un tale intervento in Egitto e Bahrain. Perché?
- La repressione non è più violenta in Libia?
La repressione fu molto violenta in Egitto, ma la NATO non ha mai posizionato le navi da guerra lungo la costa dell'Egitto a minacciare Mubarak. E' stato solo esortato a trovare una soluzione democratica!
Per la Libia, si deve stare molto attenti con le informazioni che riceviamo. Un giorno si parla di 2.000 morti e il giorno dopo, il bilancio viene aggiornato a 300. Si è detto che all'inizio della crisi che Gheddafi aveva bombardato il proprio popolo, ma l'esercito russo, che monitora la situazione da satellite, ha ufficialmente negato queste informazioni. Se la NATO si prepara a intervenire militarmente in Libia, possiamo essere sicuri che i media mainstream diffonderanno la solita guerra di propaganda.
In effetti, la stessa cosa è successa in Romania con Ceausescu. La vigilia di Natale del 1989, il primo ministro belga Wilfried Martens ha tenuto un discorso in televisione sostenendo che le forze di sicurezza di Ceausescu avevano appena ucciso 12.000 persone. Era falso. Ma le immagini della celebre tomba di Timisoara hanno ugualmente fatto il giro del mondo. Dovevano dimostrare la violenza indiscriminata del Presidente rumeno. Più tardi è emerso che questi fatti sono stati una messa in scena: i cadaveri furono prelevati da una camera mortuaria e messi in scena per impressionare i giornalisti. Hanno anche detto che i comunisti avevano avvelenato l'acqua e che mercenari siriani e palestinesi erano presenti in Romania e addirittura che Ceausescu aveva addestrato degli orfani per farne macchine per uccidere. E' stata pura propaganda per destabilizzare il regime.
Alla fine, Ceausescu e sua moglie sono stati uccisi dopo un processo farsa durato 55 minuti. Naturalmente, come Gheddafi, il presidente rumeno non era un chierichetto. Ma che cosa è successo da allora? La Romania è diventata una semi-colonia d'Europa. La manodopera a basso costo viene sfruttata. Molti servizi sono stati privatizzati a favore delle imprese occidentali e sono inaccessibili per gran parte della popolazione. E ora, ogni anno, molti romeni vanno a piangere sulla tomba di Ceausescu. La dittatura era una cosa terribile, ma da quando il paese è economicamente distrutto, è peggio!
- Perché gli Stati Uniti vogliono rovesciare Gheddafi? Negli ultimi dieci anni il colonnello è divenuto frequentabile dall'Occidente e ha privatizzato una gran parte dell'economia libica a beneficio delle società occidentali.
Bisogna analizzare questi avvenimenti alla luce dei nuovi rapporti di forza nel mondo. Le potenze imperialiste sono in declino mentre le altre forze sono in piena espansione. Recentemente, la Cina ha offerto di acquistare il debito portoghese! In Grecia, la popolazione è sempre più ostile verso questa UE che viene percepita come una copertura dell'imperialismo tedesco. Gli stessi sentimenti sono in crescita in Europa orientale. Inoltre, gli Stati Uniti hanno attaccato l'Iraq per impadronirsi del petrolio, ma alla fine, solo una compagnia USA ne approfitta e il resto è sfruttato da imprese malesi e cinesi. In breve, l'imperialismo è in crisi.
Inoltre, la rivoluzione tunisina ha notevolmente sorpreso l'Occidente. La caduta di Mubarak ancora di più. Washington sta cercando di recuperare questi movimenti popolari, ma il controllo gli sfugge. In Tunisia, il primo ministro Mohamed Ghannouchi, un puro prodotto della dittatura di Ben Ali, doveva assicurare la transizione e dare l'illusione del cambiamento. Ma la determinazione del popolo lo ha costretto a dimettersi. In Egitto, gli Stati Uniti contano sull'esercito per mantenere un sistema accettabile. Ma ho ricevuto informazioni che confermano che nelle innumerevoli caserme militari sparse in tutto il paese, dei giovani ufficiali si organizzano in comitati rivoluzionari in solidarietà con il popolo egiziano. Essi avrebbero anche fatto arrestare alcuni degli ufficiali coinvolti nel regime di Mubarak.
La regione potrebbe sfuggire al controllo degli Stati Uniti. Intervenire in Libia permetterebbe a Washington di spezzare questo movimento rivoluzionario e di evitare che esso si estenda nel resto del mondo arabo e nell'Africa. Da una settimana dei giovani sono in rivolta in Burkina Faso ma i media non ne parlano. Non più che delle manifestazioni in Iraq.
L'altro pericolo per gli Stati Uniti è di veder emergere dei governi antimperialisti in Tunisia e in Egitto. In questo caso, Gheddafi non sarebbe più isolato e potrebbe rivedere gli accordi con l'Occidente. Libia, Egitto e Tunisia potrebbero unirsi e formare un blocco antimperialista. Con tutte le risorse a loro disposizione, comprese le grandi riserve di valuta estera di Gheddafi, questi tre paesi potrebbero diventare una grande potenza nella regione. Probabilmente più importante della Turchia.
- Tuttavia, Gheddafi aveva sostenuto Ben Ali in Tunisia, quando il popolo si è ribellato.
Questo dimostra quanto egli è debole, isolato e scollegato dalla realtà. Ma i rapporti di forza mutati nella regione potrebbero cambiare la situazione. Gheddafi potrebbe cambiare idea e non sarebbe la prima volta.
- Come potrebbe evoversi la situazione in Libia?
Le potenze occidentali e il cosiddetto movimento d'opposizione hanno respinto la proposta di mediazione di Chavez, lasciando intendere che non vogliono una soluzione pacifica. Ma gli effetti di un intervento NATO sarà disastroso. Abbiamo visto che cosa ha fatto in Kosovo o in Afghanistan.
Inoltre, l'aggressione militare potrebbe promuovere l'ingresso in Libia di gruppi islamici che potrebbero impadronirsi di importanti arsenali. Al-Qaeda potrebbe infiltrarsi e fare della Libia un secondo Iraq. Inoltre, ci sono già gruppi armati in Niger che nessuno sembra controllare. La loro influenza potrebbe estendersi in Libia, Ciad, Mali, Algeria ... In effetti, preparando un intervento militare, l'imperialismo sta aprendo le porte dell'inferno!
In conclusione, il popolo libico merita di meglio di questo movimento di opposizione che ha fatto precipitare il paese nel caos. Avrebbe bisogno di un vero movimento democratico per rimpiazzare il regime di Gheddafi e instaurare la giustizia sociale.
In ogni caso, i libici non meritano un'aggressione militare. Le forze imperialiste sembrano indirizzate ad avviare un'offensiva controrivoluzionaria nel mondo arabo. Attaccare la Libia è la loro soluzione d'urgenza... che gli ricadrebbe addosso.
* Mohamed Hassan è uno specialista di geopolitica e del mondo arabo. Nato ad Addis Abeba (Etiopia), ha partecipato ai movimenti studenteschi nel quadro della rivoluzione socialista del 1974 nel suo paese. Ha studiato scienze politiche in Egitto, prima di specializzarsi nel campo dell’amministrazione pubblica a Bruxelles. Negli anni '90, come diplomatico del suo paese di origine ha operato a Washington, Pechino e Bruxelles. Co-autore de “L'Irak sous l'occupation” (EPO, 2003), ha anche partecipato alla redazione di pubblicazioni concernenti il nazionalismo arabo e i movimenti islamici, e sul nazionalismo fiammingo. Hassan è uno dei più profondi conoscitori contemporanei del mondo arabo e musulmano.
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