domenica 3 gennaio 2010

no alle riforme! No alla Costituzione dei ricconi

No alle riforme

Brunetta è uscito in avanscoperta subito dopo l'invito di Napolitano alla coesione e cioè al collaborazionismo del PD con la maggioranza di destra che spadroneggia sul Parlamento ridotto ad una larva, un ectoplasma di quello che è stato fino all'avvento al potere di Berlusconi e della sua cricca. Ha subito proposto di abolire l'art.1 della Costituzione che proclama il lavoro fondamento della Repubblica. Naturalmente questo comporterebbe l'abolizione di tutti gli articoli basati sullo stesso pilastro costituzionale come l'art.4 e gli artt.dal 36 al 40. Inoltre, demolito il pilastro "lavoro",
cadrà anche l'obbligo per l'azienda di adempiere ad una funzione sociale oltre che di produttrice di profitto per i proprietari o gli azionisti. Non dubito che il cambio di filosofia comporterà anche cambiamenti significativi in tutto il resto. Sono convinto che la Costituzione che la destra berlusconiana e leghista ha in testa non sia tutelatrice di diritti ma portatrice di esplicite discriminazioni non soltanto per gli stranieri ma anche per le classi povere o subalterne. Più che diritti imporrà obblighi, divieti, limitazioni. Magari, come la costituzione croata, reciterà "l'Italia è la patria degli italiani" e si spingerà fino a vietare l'acquisto di beni immobili per i non italiani. Con il federalismo potrebbe anche "regolare" la mobilità interregionale. I meridionali se ne stiano nelle loro case e vengano al Nord soltanto se richiesti.
La reazione del mondo politico alla esternazione di Brunetta non è stata positiva e non poteva esserlo. Il pugno nello stomaco è stato troppo violento e troppo repentino. Fino ad ieri si era parlato soltanto di modifiche alla seconda parte della Costituzione sulla quale l'accordo non potrebbe essere che unanime dal momento che nessuno vuole un Parlamento di mille e passa deputati e senatori. Ma alla destra italiana non è questo
che interessa. Vuole una Carta non per tutti gli italiani ma soltanto per le classi sociali che rappresenta: finanzieri, industriali, professionisti,commercianti... Una carta che stabilisca l'egemonia di questo blocco sociale su tutto il resto della popolazione. Mentre la dichiarazione del Lavoro come fondamento della Repubblica elevava le classi lavoratrici e dava immensa dignità alla prestazione manuale o intellettuale, la nuova Costituzione dei Berlusconi e dei Brunetta risospinge i lavoratori alla condizione servile, a merce, ad elemento subalterno e sottostante l'edificio sociale.
Allarmato per l'emozione destata nel Paese, Cicchitto, mente fine proveniente dal socialismo di sinistra di lombardiana memoria, ha bacchettato l'incauto: "il silenzio è d'oro". Non ha detto di pensarla diversamente ma soltanto di non scoprire subito le carte di una partita di poker che ha per posta la libertà e la democrazia.
Nel PD non mi pare che si stiano strappando i capelli per la disperazione. Enrico Letta cambia discorso e si limita ad osservare che il PD non approverà modifiche alla Costituzione se prima non avrà avuto garanzie per le leggi ad personam. Una pregiudiziale che sembra più una furbata che una cosa seria dal momento che la legge ad personam può essere filtrata con altre denominazioni nelle riforme.
Non credo che l'uscita di Brunetta sia un fatto isolato e pirotecnico di chi si mette un passo avanti gli altri e vuole fregiarsi dell'alloro che spetta agli avanguardisti. Ha sdoganato la questione che nei massmedia non è più un tabù. Già stamane radio tre intervistava due professori di diritto: uno a favore ed uno contro. Insomma l'articolo uno è diventato materia opinabile sul quale è lecito avere pareri diversi e contrari. E con esso tutto il resto della prima parte della Carta.
E' oramai chiaro che l'obiettivo della destra non si limita a rivendicare maggiori poteri per il Presidente del Consiglio, meno controlli, subordinazione della magistratura inquirente, altissimo livello di decisionalità dell'Esecutivo. Vuole molto di più. Vuole non solo dare a se stessa ed a Berlusconi
poteri straordinari e fuori dalla democrazia parlamentare ma stendere un nuovo contratto sociale in cui conterà assai di più la differenziazione che l'eguaglianza.
Naturalmente con questa destra e la sua strabordante maggioranza non c'è da aspettarsi niente di diverso. Non esistono punti di mediazione diversi da quelli che lor signori hanno in testa. La cosa più saggia per l'opposizione sarebbe il rifiuto pregiudiziale ad ogni trattativa, ad ogni accordo.
Fare esattamente il contrario di quanto sollecitato dal Presidente della Repubblica.
Si assuma la destra la responsabilità delle "riforme". L'opposizione apra la guerra in Parlamento e nel Paese. Non ceda di un millimetro. Ogni cedimento sarà una regressione verso l'autoritarismo, la dittatura della maggioranza che diventa più forte delle leggi. La parte debole o minoritaria del Paese diventerà ostaggio della maggioranza.
Meglio dimettersi in massa dal Parlamento che assistere all'omicidio della Costituzione. La dissociazione è oggi assai più importante della coesione.
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
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