mercoledì 10 marzo 2010

il Gatto, la Volpe e Pinocchio

Il gatto, la volpe e pinocchio

Chi si aspettava dalla giornata di ieri una qualche buona notizia per il noto scippo dell'art.18 è rimasto con l'amaro in bocca. Niente di nuovo, solo qualche aggiustamento nella comunicazione CGIL che tuttavia non cambia niente e non sposta il pesante macigno caduto dal Senato sulle spalle dei lavoratori italiani. Bonanni è stato zitto. Aveva già detto la sua ed avevamo capito che ieri come otto anni fa la Cisl avrebbe salutato senza rimpianti la fine dell'art.18. Hanno parlato Angeletti, segretario appena riconfermato da un Congresso UIL che è stato un vero e proprio salone di ricevimento dello embliscement italiano ed Epifani. Angeletti rimproverando il Parlamento della legiferazione in materia di lavoro ha detto che si occuperà dell'art.18 . La legiferazione in materia di lavoro a suo parere, è esclusiva competenza delle parti sociali ed ha annunciato che, in sede di applicazione della legge, l'Uil interverrà sulla questione del reintegro (senza dire come) mentre Epifani, intervistato da Rai3 delle 14,30, ha ribadito implicitamente le ragioni dello sciopero in quelle a suo tempo indicate: fisco, migranti, occupazione derubricando nel calderone della difesa dei diritti quella che è stata definita la controriforma del lavoro e l'attacco radicale alla Costituzione . Nello sciopero generale di venerdì prossimo e nella manifestazione che si terrà sabato indetta dalle forze politiche contro il decreto governativo sulle elezioni non si può dire che la questione dell'art.18 abbia una qualche rilevanza.
Credo che la CGIL dovrebbe chiedere a Napolitano di non firmare la legge e comunque fare sapere che non parteciperà alla costituzione delle Commissioni di Arbitrato che dovranno decidere l'applicazione della procedura alternativa all'art.18. Affidare a queste
il potere insindacabile di decisione nel merito dei licenziamenti significa privatizzare il diritto sostituendo alla Legge l'intervento delle parti dandovi valore di legge. Immagino che Angeletti cercherà di ottenere una migliore monetizzazione della violenza subita dal lavoratore licenziato senza giusta causa, magari il massimo di sei mensilità anzicchè il minimo previsto di due mesi e mezzo. L'azienda, con una manciata di spiccioli, si sarà liberata di una persona che
magari cominciava a pesargli troppo o perchè da troppo tempo alle sue dipendenze o perchè sindacalizzato irriducibile. Credo che queste Commissioni, sulla base delle leggi vigenti che discriminano i sindacati di base, saranno costituite per la parte sindacale, soltanto dai firmatari dei ccnl. Un lavoratore aderente al Cobas avrà il suo sindacalista di fiducia ? Me lo chiedo. Inoltre la Commissione di arbitrato non è tenuta al rispetto delle leggi vigenti come il magistrato ma eserciterà una sua discrezionale autorità inappellabile. Non possiamo escludere, data l'importanza della posta che sarà in gioco, episodi di incompetenza o di corruzione. Chi garantisce il lavoratore che i membri della Commissione non si accordino alle sue spalle magari per realizzare proprie convenienze relazionali? L'intreccio tra imprenditori e sindacati è diventato troppo intricato negli enti bilaterali ed in tante altre gestioni che si sono costituite nel segno della cosidetta sussidiarietà e privatizzazione del welfare. Perchè le questioni che arrivano alla commissione arbitrale della legge 1167 non possono diventare materia di scambio? Il lavoratore sarà soggetto sociale ancora più fragile. Potrebbe diventare addirittura oggetto inerte e passivo di scambio. La sua tutela diventa evanescente
ed incerta.
La durissima opposizione fatta ieri in parlamento da PD contro la legge sul cosidetto impedimento personale fa risaltare ancora di più lo scarso o nullo impegno che lo stesso PD ha manifestato nella discussione per la legge 1167. Nessun ostruzionismo, pochissimi interventi, votazione di un no educato, "responsabile". Grande aplomb. Ieri, nessuno dei massimi esponenti del PD ha detto una sola parola di rammarico, di protesta o soltanto di commento sulla fine dell'ultimo argine che restava nelle aziende a protezione dalla prepotenza padronale. Non hanno parlato Bersani, la Finocchiaro, Franceschini, Letta. Ha detto qualcosa soltanto Tiziano Treu qualche ora prima dell'approvazione della legge.
La maggioranza del gruppo dirigente del PD è stata d'accordo a seppellire l'art.18 non rendendosi conto che una classe lavoratrice debole e priva di diritti non dà luogo ad un partito forte, autorevole e rappresentativo. Ma forse non gli interessano i lavoratori ma i padroni ed i padroncini come abbiamo visto dall'infornata di parlamentari regalati alla Confindustria. La CGIL è stata affidata al condizionamento di Cisl ed UIL che hanno ampi e forti riferimenti non solo nel Governo ma anche nel PD. Ricordate Collodi? Il gatto e la volpe convincono Pinocchio a seppellire le monete d'oro nel campo dei miracoli e se lo smaneggiano. Da molto tempo l'unità sindacale non è più un valore ma un pericoloso strumento contro i lavoratori. Storti, Benvenuto, Lama diedero vita ad una grande stagione di lotte per le riforme e furono quasi sul punto di realizzare l'unità organica e di ritornare alla CGL unitaria che purtroppo fu rotta dalla guerra fredda. L'unità sindacale aveva allora un significato di crescita civile e sociale che infiammava ed entusiasmava i lavoratori. Ora Cisl ed Uil firmano contratti ed accordi separati assecondando le voglie della Confindustria e del Governo. Gli accordi che vedono la firma anche della CGIL sarebbe stato meglio non farli perchè tolgono e non danno ai lavoratori.
L'Italia è forse l'unico paese al mondo in cui tre potenti confederazioni hanno partecipato con numerosi accordi ad uno dei più gravi processi di impoverimento e di spoliazione dei diritti avvenuti nell'Occidente. Sindacati ricchi e lavoratori con le pezze al culo dopo venti anni di concertazione.
Spero molto che i lavoratori facciano sentire la loro voce nei cortei del 12 marzo. Spero nella presenza di migliaia e migliaia di cartelli che strillano il loro NO alla infame legge 1167.Spero in una iniziativa nel Comitato Direttivo della CGIL che dovrebbe riunirsi subito e definire una strategia di lotta che renda impossibile le procedure della 1167. Spero che una delegazione della CGIL si rechi subito dal Capo dello Stato come è stato fatto ieri dalla sinistra politica. Voglio sperare che la CGIL prenda coscienza del gravissimo errore compiuto nel lasciare fare con tranquillità al Senato una legge che ci riporta agli anni cinquanta. Voglio sperare anche che il PD recuperi la vocazione solidaristica e civile dei cattolici e quella classista del PCI e che nella manifestazione del 13 difenda la Costituzione anche dal versante della tutela dei lavoratori.
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
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http://www.agi.it/research-e-sviluppo/notizie/201003031348-eco-rt10176-lavoro_angeletti_art_18_non_si_tocca_senza_confronto_con_parti

13 marzo in piazza: l'opposizione faccia sua anche la difesa dell'articolo 18
La Cgil ha proclamato uno sciopero generale di 4 ore per il prossimo 12 marzo. È una scadenza importante che ci coinvolge tutte e tutti per aiutarne la riuscita. Infatti è in gioco il futuro del nostro paese, la possibilità di uscire dalla crisi economica senza passare attraverso un massacro sociale. I temi dello sciopero riguardano questioni cruciali per la condizione dei lavoratori, dei pensionati, dei precari, dei migranti, dei tanti e troppi poveri del nostro paese e delle loro famiglie. Infatti si chiede una indispensabile riforma fiscale per spostare il peso del prelievo dal lavoro alla rendita; il blocco dei licenziamenti e la proroga degli ammortizzatori sociali e il loro allargamento ai precari, quale primo passo per una loro riforma; la difesa degli stabilimenti e dei posti di lavoro, dalla Fiat di Termini Imerese all'Alcoa di Portovesme; l'abolizione del reato di clandestinità e il diritto di cittadinanza per i migranti. Questi temi costituiscono il nocciolo di una proposta di politica economica alternativa a quella praticata dal governo e dalle forze sociali dominanti per uscire dalla crisi e garantire un nuovo modello di sviluppo fondato sul rispetto e la valorizzazione del lavoro in tutte le sue forme e dei diritti di chi lavora, o di chi cerca lavoro senza trovarlo, qualunque sia la sua provenienza e la sua collocazione. A questi importanti obiettivi se ne è aggiunto un altro: la difesa dell'articolo 18 e del contratto collettivo. Con la nuova legge varata pochi giorni fa dalla maggioranza, purtroppo nel silenzio generale, è in atto un nuovo, ancora più subdolo e devastante, attacco all'articolo 18, visto che si sostituisce al ruolo del giudice quello di un arbitro che può decidere sulle controversie del lavoro al fuori di leggi e contratti. Contemporaneamente la nuova legge punta alla individualizzazione dei contratti di lavoro, attraverso la cosiddetta certificazione degli stessi, e a un'ulteriore estensione della precarietà. Si tratta quindi di una grande battaglia di civiltà, sociale e giuridica, che ci riguarda tutte e tutti in prima persona, come cittadini italiani ed europei. Di fronte agli attacchi alla nostra Costituzione, che provengono da forze reazionarie e da esponenti dello stesso governo, noi ribadiamo che «L'Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro». Per noi questo è un principio fondativo e irrinunciabile, senza il quale verrebbe meno la stessa convivenza civile nel nostro tempo. Su questi temi sentiamo la responsabilità di chiamare tutte e tutti a confrontarsi in un'assemblea convocata a Roma, giovedì 11 marzo dalle ore 17 alle 20.30, presso l'Auditorium di via Rieti.Chiediamo allo schieramento di opposizione che tra i temi della manifestazione già convocata a Roma per sabato 13 marzo, accanto al fermo no al decreto salva liste, compaia quello della salvaguardia dell'articolo 18 e del contratto collettivo di lavoro.

Piergiovanni Alleva, Silvano Andriani, Alberto Asor Rosa, Riccardo Bellofiore, Emiliano Brancaccio, Paolo Beni, Fausto Bertinotti, Maria Luisa Boccia, Alberto Burgio, Luciana Castellina, Giuseppe Chiarante, Marcello Cini, Paolo Ciofi, Gianni Ferrara, Luigi Ferrajoli, Luciano Gallino, Dino Greco, Margherita Hack, Paolo Leon, Giovanni Naccari, Pasqualina Napoletano, Felice Roberto Pizzuti, Massimo Roccella, Stefano Rodotà, Rossana Rossanda, Piero Sansonetti, Massimo Scalia, Aldo Tortorella, Mario Tronti

Prime adesioni: Paolo Cento, Sergio Cofferati, Oliviero Diliberto, Roberta Fantozzi, Paolo Ferrero, Alfonso Gianni, Alfiero Grandi, Betty Leone, Gennaro Migliore, Roberto Musacchio, Fabio Mussi, Gianni Pagliarini, Piero Di Siena, Paolo Brutti, Nichi Vendola, Maurizio Zipponi.

Per adesioni e informazioni: algianni@katamail.com

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