sabato 13 marzo 2010

GUGLIELMO EPIFANI

Guglielmo Epifani

Il discorso pronunziato ieri a Padova da Guglielmo Epifani, in occasione dello sciopero generale indetto dalla sola CGIL, è stato deludente. Ha parlato per circa 24 minuti occupandosi della scottante questione dell'art.18 soltanto per un paio di minuti a metà del suo intervento tra l'undicesimo al tredicesimo. Naturalmente si è lamentato della legge varata dal Senato. Come avrebbe potuto farne a meno a fronte di lavoratori shoccati, inquieti, angosciati per la perdita di un loro solo strumento di tutela? Da domani potranno essere licenziati senza giusta causa e mandati a casa con una manciata di spiccioli .. Le aziende si libereranno dei lavoratori a tempo indeterminato ed assumeranno o si faranno mandare dalle agenzie interinali persone con le quali potranno giostrare senza limiti con le possibilità di elusione offerte dalla legge Biagi. Potranno in certi casi azzerare totalmente ogni onere sociale ed ogni diritto pretendendo di regolare come prestazione professionale autonoma quanto è invece lavoro dipendente. La manna che il Senato ha fatto cadere dal cielo sulla imprenditoria italiana è assai abbondante e non abbiamo dubbi che ne approfitterà. Con il tramonto dei diritti avremo anche un calo dei salari. E' noto che nell'area della legge Biagi i salari difficilmente arrivano ai 700 euro mensili. I minimi contrattuali nazionali vengono tutti sistematicamente derogati e, pur durando questo fenomeno da anni, nessuno si é azzardato a proporre una legge per il Salario Minimo Garantito che creerebbe una qualche protezione ai precari ed ai lavoratori stranieri.
Guglielmo Epifani aveva iniziato assai bene la sua segreteria. E' succeduto a Cofferati che aveva concluso la sua con la storica manifestazione di Roma che bloccò il tentativo del Governo D'Alema di abolire l'articolo 18. Per qualche tempo la sua linea di saggio e vigoroso rigore nella difesa dei lavoratori caratterizzò la CGIL e ne ribadì le caratteristiche di sindacato per antonomasia. Ma poi la campagna per la "modernizzazione" (che adesso sta mostrando la sua vera natura finalizzata alla spoliazione di tutti i diritti conquistati in decenni di lotte del movimento operaio italiano) ha avuto il sopravvento ed ha espugnato la cultura progressista e socialista del sindacato. Questo anche ad opera della contemporanea trasformazione dell'ex PCI passato da partito dei lavoratori a partito neutrale tra capitale e lavoro ed ora, apertamente, a partito della Confindustria che elegge deputati grosse personalità del mondo imprenditoriale italiano come Colaninno, Merloni e il Presidente della Finmeccanica Calearo .. Inoltre il PD esprime attraverso Ichino, Letta, Treu, Fioroni ed altri un orientamento liberistico in materia di lavoro. E' per le privatizzazioni senza se e senza ma e per la deregulation dei rapporti di lavoro per favorire il massimo di flessibilità
alle aziende italiane.
L'atteggiamento di Epifani e della CGIL è diventato sempre più prudente e ricettivo verso le pretese della Confindustria e del Governo di destra. Nel corso degli ultimi sei anni l'agenda della contrattazione e della concertazione è stata scritta sempre dalla Confindustria in collaborazione con Cisl ed Uil.. Non si può negare che non abbia avuto successo. La Confindustria si è ripresa con gli interessi quanto generazioni e generazioni di lavoratori erano riusciti a conquistare. Ora il terreno è pieno di macerie e, dal momento che é stata usato lo strumento legislativo, sarà difficilissimo e forse impossibile recuperare qualcosa dei diritti perduti o ceduti e ridare un minimo di dignità al lavoro italiano.
Le vittorie più strepitose del padronato sono state tre: la legge Biagi che ha ridotto in precariato tutti i lavoratori assunti negli ultimi anni, le privatizzazioni che hanno divorato la pubblica amministrazione creando migliaia di lavoratori "invisibili" nelle mani di cooperative o imprenditori di manod'opera ai quali è stato appena regalato lo staff leasing, e la legge 1167 del 3 marzo che distrugge
l'art.18 e privatizza il diritto facendone una opzione gestita dalle parti.
Sulla legge Biagi la CGIL di Epifani è passata dalla contestazione alla accettazione sottoscritta dagli accordi del luglio 2007 fatti sanzionare da uno scandaloso ed inverosimile referendum dove avrebbero votato cinque milioni di persone. Referendum che ha sollevato gravi e delicati problemi di democrazia. Sulle privatizzazioni la CGIL non è mai intervenuta. Sui licenziamenti, sebbene tutti sapessimo che cosa stava bollendo nel pentolone del Senato, ha lasciato demolire l'art.18 ed altri importanti diritti nel silenzio. Senza una sola manifestazione di protesta, senza lanciare un solo segnale di contrarietà.
Ora sappiamo che Cisl ed UIL, come avevano fatto per la riforma del contratto, hanno concordato tutto con il governo e la Confindustria. La CGIL è rimasta passiva e lo sciopero di ieri era indetto con una piattaforma che avrebbe potuto essere sottoscritta dalla Marcegaglia. La richiesta di una riforma fiscale era il tema dominante e questo fa piacere agli industriali che dirottano verso lo Stato le richieste di un miglioramento salariale e notoriamente non hanno mai amato le tasse.
Il bilancio per i lavoratori é amarissimo, tragico. E' un bilancio tragico anche per la democrazia italiana insidiata da una destra sempre più aggressiva e prepotente. La libertà comincia dalle aziende. Se non c'é libertà nelle aziende non c'é libertà nel Paese. Lavoratori ricattati dalla minaccia di essere licenziati senza giusta causa non sono liberi e debbono acconciarsi a qualsiasi pretesa padronale.
L'americanizzazione del lavoro italiano é compiuta. Il lavoro é merce soggetta alle variabili del mercato come ebbe ad affermare una volta lo stesso Epifani. I diritti garantiti dalla Costituzione sono stati aboliti. Del resto, non si lavora forse per cambiare la Costituzione?
Ieri, con tempismo doppiocerchista, forse per rispondere a pressanti richieste del PD, la CGIL ha fatto sapere che il Primo Maggio sarà celebrato unitariamente a Cisl e UIL. Bonanni ha incassato ma non ha rinunziato a coprire di insulti la CGIL che "abbaia" con il suo sciopero generale mentre la Cisl "lavora" per il bene del Paese.
E' una resa incondizionata. Con lo sciopero di ieri ed anche con quello del dicembre scorso si dà solamente uno sfogo all'amarezza degli operai ridotti a stiliti. Con la celebrazione unitaria del 1 maggio si subisce la leaderchip di Cisl ed UIL e con esse si continua a trasformare il sindacato da strumento di lotta a servizio sussidiario buono soltanto per sbrigare pratiche.
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it

http://it.wikipedia.org/wiki/Guglielmo_Epifani

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