Aborto, lavoro e pedofilia.
L'appello della Cei di ieri per un voto contro l'aborto è stato corretto dalla precisazione di un gruppo di vescovi liguri e dallo stesso cardinale Bagnasco in una dichiarazione che suona strana e strumentale
nello stesso tempo. Forse i sensori della Chiesa avevano avvertito perplessità nell'elettorato italiano. Che cosa c'entra l'aborto con le elezioni regionali? .
Hanno pertanto voluto fare una correzione che non chiarisce niente ma aggiunge altre ragioni di dissenso. Sostiene la Cei che le questioni della bioetica sono su un piano di eguaglianza dalle questioni sociali e che aborto e lavoro hanno lo stesso valore.
Io non credo proprio che le questioni della bioetica siano della stessa qualità e dello stesso interesse delle questioni sociali. Sono sfere diverse che hanno molto poco o niente in comune. Difendere il lavoro dalle sopraffazioni padronali è certamente un dovere, anzi un valore ma siamo in un ordine di
questioni che non sono alla pari con quelle etiche poste dalle religioni o dalla cultura laica.
Discutere della nascita e della morte, del diritto della donna ad abortire e dal malato terminale a concludere dignitosamente la propria vita sono questioni inconfrontabili con quelle sociali. Non possono essere legate nello stesso mazzo. I diritti individuali sono della persona. I diritto sociali sono
sopratutto delle popolazioni, delle comunità. Il mio diritto a morire con decenza senza essere ingozzato contro la mia volontà è diritto primario ed assoluto che precede ogni altra mia prerogativa
nel sociale.
Ma forse la questione dell'aborto copre interessi diversi.
La Chiesa, quando amministra beni terreni, proprietà immobiliari, attività commerciali si secolarizza e costituisce un suo interesse che non sempre coincide con quello della comunità e spesso lo confligge. Quante migliaia di appartamenti ha il Vaticano a Roma? Quanti alberghi, quanti ristoranti, quante agenzie ed attività economiche? Quanti miliardi di tasse sottrae all'erario italiano?
Affrontare la campagna elettorale con l'indicazione di non votare i candidati che sono per la libertà di
aborto può servire per occultare interessi reali concreti ed assai terreni che si ritiene possano essere garantiti da personaggi allineati alle indicazioni della Cei.
Questo appello di Bagnasco segue da vicino gli elogi fatti da Berlusconi al Papa per la sua lettera
sulla pedofilia. In verità la lettera del Papa che non a caso ha lasciato insoddisfatti e con l'amaro in bocca è un espediente retorico che non chiarisce il fenomeno della pedofilia presente nella Chiesa nei cinque continenti con diecine di migliaia di vittime. Il Papa
non affronta nessuna delle questioni che stanno alla radice della pedofilia e che riguardano innanzitutto la concezione della donna e del celibato. La Chiesa ha risposto in modo arrogante, protervo alle critiche
ed alle richieste di giustizia che provengono da tante parti del mondo. Sostenere che la pedofilia esiste anche fuori dalla Chiesa non ne attenua le responsabilità. Finora non risulta che siano stati presi provvedimenti per scacciare la pedofilia dalle sacrestie, dagli oratori, dagli orfanotrofi. Tutti gli scandali sono stati scoperti da autorità laiche o denunziati dalle stesse vittime. Non risulta la esistenza di un contrasto attivo. Di attivo c'è soltanto l'omertà o la richiesta di silenzio alle vittime ed alle loro famiglie spesso povere e ricattabili.
Insomma, questa Chiesa si caratterizza sempre di più per la sua deriva oscurantista e di destra. Il suo Magistero appare sempre di più esercitato a favore dei Palazzi del Potere. Mantiene rapporti cordiali con Berlusconi sulla base di un continuo scambio di favori
Non si cura del fatto
che lancia al suo popolo trattato come un gregge segnali di accreditamento di quanto di peggio ci possa essere sul piano morale e politico per l'Italia.
Pietro Ancona
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