CREMASCHI E L'ART.18
Ci sono tanti modi per assecondare una politica compreso quello di avversarla. Importante che
l'avversione abbia tempi che non possono più influire sulla sua realizzazione. Cremaschi, importante leader della sinistra sindacale, segretario della Fiom, sapeva assieme a tutta la Fiom ed a tutta la CGIL che il collegato lavoro era in laboriosa gestione al Senato e che sarebbe stato posto in approvazione.
La data di approvazione era conosciuta da tutti. Tuttavia si è giunti al varo della legge che viene giudicata da lui stesso come il più grave attacco a tutti i diritti dei lavoratori senza intervenire, senza spendere una parola. Si è lasciato che il PD facesse una blanda ed assai compiacente opposizione, limitandosi alla limatura di qualcuno degli aspetti più odiosi e vessatori.
Ora Cremaschi critica la legge approvata dal Parlamento ed in attesa di essere promulgata dal Capo dello Stato e ne chiede il boicottaggio ai lavoratori nel caso di sua approvazione.
Sacconi ha rimproverato alla CGIL di non essere mai intervenuta durante i quattro passaggi che la legge ha avuto in Parlamento durante una incubazione lunga ben due anni. Può spiegare La CGIL come mai non si è fatta viva e non ha allarmato i lavoratori italiani su quanto si stava tramando alle loro spalle in Parlamento? Come mai Cremaschi e la Fiom hanno aspettato di essere posti davanti al fatto compiuto?
Ora, se Napolitano firma, non ci sarà più niente da fare. La CGIL può certo non partecipare alle Commissioni di arbitrato e potrà ricorrere alla Corte Costituzionale. Ha escluso il ricorso al referendum. Ci vorranno anni ed intanto la legge opererà sui molteplici fronti dai quali aggredisce i diritti dei lavoratori ed impone
uno jus di vera e propria menomazione fatta di divieti e di condizioni onerose.
Sono anni che l'agenda sindacale viene imposta o dal padronato o dal governo ed le Confederazioni si limitano ad apporre la loro firma su scelte che nel tempo sono diventate sempre più scellerate.
L'opposizione che oggi fa la Fiom risulta anacronistica e perdente. Avrebbe dovuto farla prima e spingere la CGIL alla difesa dell'ultimo fortilizio rimasto. Gli stessi giuslavoristi e costituzionalisti che si sono schierati a difesa dell'art.18 non hanno avuto l'aiuto necessario dal Sindacato.
Si ha l'impressione che l'attenzione della CGIL sia tutta concentrata alla contemplazione del suo stesso ombelico. Le mozioni non significano più niente ed il prossimo Congresso sarà dominato da questioni che le hanno abbondantemente superate. Forse si sta discutendo nelle stanze alte della CGIL soltanto dei seggi e degli incarichi da ripartire. In Sicilia si dice "la sciarra e pa cutra". La lite è per la coperta, per la roba e chi se ne infischia di tutto il resto.
Ho sempre sperato in una autoriforma della CGIL, nella sua capacità di attingere al grande animo generoso del suo popolo per riconquistarne i diritti perduti.
Ma le mie speranze sono vanificate di quanto succede nella realtà. La realtà è di una CGIL che ha cessato di impegnarsi non solo per il cambiamento ma anche per il puro e semplice mantenimento dei diritti esistenti.
Pietro Ancona
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