martedì 23 marzo 2010

Cpme l'Occidente costrinse il comunismo a diventare dittatura

CORRIERE DELLA SERA.it


Lettere al Corriere
sergio romano
scrivi
La lettera del giorno |Martedi' 23 Marzo 2010
1918: GLI ALLEATI IN RUSSIA PER SOFFOCARE LA RIVOLUZIONE
Ho letto che un contingente dell’Esercito degli Stati Uniti d’America sbarcò in Russia nel 1917-18 e combattè per un periodo i bolscevichi. Ci saprebbe dare qualche dettaglio o anche qualche testo dove vengono descritti questi, pressoché sconosciuti, avvenimenti storici del secolo scorso?

Paolo Cernaz, Milano,


Caro Cernaz, Il contingente americano inviato in Russia nel 1918 comprendeva 10.000 uomini ed era considerevolmente inferiore a quelli del Giappone (60.000) e della Gran Bretagna (40.000). Vi furono anche due divisioni francesi, due divisioni greche e contingenti minori fra cui quello italiano (circa 1.500 uomini). Vi fu poi, soprattutto negli Urali e in Siberia, una Legione cecoslovacca composta da circa 50.000 esuli politici e prigionieri cechi e slovacchi dell’esercito austro-ungarico. Avevano combattuto insieme all’esercito zarista sino alla rivoluzione d’Ottobre e sarebbero dovuti salpare da Vladivostok verso l’Europa occidentale alla fine della guerra, ma si scontrarono lungo il viaggio contro alcune formazioni dell’Armata Rossa e divennero da quel momento uno dei corpi contro-rivoluzionari maggiormente impegnati nel conflitto. I giapponesi intervennero per approfittare del collasso russo dopo la rivoluzione bolscevica, e cercarono di occupare una buona parte della Siberia, dal porto orientale di Vladivostok al Lago Baikal. Gli occidentali, invece, presentarono il loro intervento come la prosecuzione della guerra contro i tedeschi in Europa orientale. Quando la Germania dovette piegarsi alla necessità di un armistizio, nel novembre del 1918, le sue forze armate, vittoriose sul loro fronte occidentale, controllavano ancora il Baltico e buona parte dell’Ucraina. Come ricorda Nicholas Riasanovsky nella sua «Storia della Russia dalle origini ai giorni nostri» edita da Bompiani, occorreva evitare che s’impadronissero degli arsenali militari custoditi nei porti settentrionali di Murmansk e Arcangelo. Ma negli anni della guerra civile i corpi di spedizione delle potenze occidentali non furono neutrali. Non presero parte ai combattimenti, ma bloccarono le coste russe con le loro flotte, occuparono Odessa e Batum sul Mar Nero, aiutarono le unità bianche dell’esercito zarista che stavano combattendo in quei mesi contro l’Armata Rossa. Lasciarono la Russia nel 1920, ma alcuni dei loro governi si schierarono a fianco della Polonia contro i russi nella guerra del 1920-21 e fornirono armi all’esercito polacco. È questa la ragione per cui ancora oggi, nella storiografia sovietica e russa, si parla di una strategia dell’assedio messa deliberatamente in opera dalle potenze occidentali per spegnere sul nascere la rivoluzione bolscevica. La tesi non è infondata.




Martedi' 23 Marzo 2010






























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La lettera del giorno |Martedi' 23 Marzo 2010
1918: GLI ALLEATI IN RUSSIA PER SOFFOCARE LA RIVOLUZIONE
Ho letto che un contingente dell’Esercito degli Stati Uniti d’America sbarcò in Russia nel 1917-18 e combattè per un periodo i bolscevichi. Ci saprebbe dare qualche dettaglio o anche qualche testo dove vengono descritti questi, pressoché sconosciuti, avvenimenti storici del secolo scorso?

Paolo Cernaz, Milano,


Caro Cernaz, Il contingente americano inviato in Russia nel 1918 comprendeva 10.000 uomini ed era considerevolmente inferiore a quelli del Giappone (60.000) e della Gran Bretagna (40.000). Vi furono anche due divisioni francesi, due divisioni greche e contingenti minori fra cui quello italiano (circa 1.500 uomini). Vi fu poi, soprattutto negli Urali e in Siberia, una Legione cecoslovacca composta da circa 50.000 esuli politici e prigionieri cechi e slovacchi dell’esercito austro-ungarico. Avevano combattuto insieme all’esercito zarista sino alla rivoluzione d’Ottobre e sarebbero dovuti salpare da Vladivostok verso l’Europa occidentale alla fine della guerra, ma si scontrarono lungo il viaggio contro alcune formazioni dell’Armata Rossa e divennero da quel momento uno dei corpi contro-rivoluzionari maggiormente impegnati nel conflitto. I giapponesi intervennero per approfittare del collasso russo dopo la rivoluzione bolscevica, e cercarono di occupare una buona parte della Siberia, dal porto orientale di Vladivostok al Lago Baikal. Gli occidentali, invece, presentarono il loro intervento come la prosecuzione della guerra contro i tedeschi in Europa orientale. Quando la Germania dovette piegarsi alla necessità di un armistizio, nel novembre del 1918, le sue forze armate, vittoriose sul loro fronte occidentale, controllavano ancora il Baltico e buona parte dell’Ucraina. Come ricorda Nicholas Riasanovsky nella sua «Storia della Russia dalle origini ai giorni nostri» edita da Bompiani, occorreva evitare che s’impadronissero degli arsenali militari custoditi nei porti settentrionali di Murmansk e Arcangelo. Ma negli anni della guerra civile i corpi di spedizione delle potenze occidentali non furono neutrali. Non presero parte ai combattimenti, ma bloccarono le coste russe con le loro flotte, occuparono Odessa e Batum sul Mar Nero, aiutarono le unità bianche dell’esercito zarista che stavano combattendo in quei mesi contro l’Armata Rossa. Lasciarono la Russia nel 1920, ma alcuni dei loro governi si schierarono a fianco della Polonia contro i russi nella guerra del 1920-21 e fornirono armi all’esercito polacco. È questa la ragione per cui ancora oggi, nella storiografia sovietica e russa, si parla di una strategia dell’assedio messa deliberatamente in opera dalle potenze occidentali per spegnere sul nascere la rivoluzione bolscevica. La tesi non è infondata.




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