lunedì 30 novembre 2009

ragazzina rom innocente deve stare in carcere

Dopo un anno e mezzo di detenzione, negati gli arresti domiciliari con una motivazione razzista
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Caso Angelica: cerchiamo verità e giustizia contro le ragioni dell'odio. Lettera del Gruppo EveryOne alla Corte di Cassazione

Roma, 30 novembre 2009. Illustrissimi magistrati della Corte di Cassazione, il Gruppo EveryOne ha seguito con estrema attenzione le fasi del procedimento giudiziario contro la ragazzina Rom Angelica V., accusata del tentato rapimento di una bambina a Ponticelli, nel maggio 2008, un fatto di cronaca dai risvolti inquietanti, legati a interessi camorristici e intolleranza, come altri episodi riguardanti persone di etnia Rom verificatisi - sollevando allarme sociale - proprio nel mezzo della grande purga etnica che ne ha ridotto la presenza in Italia da 160/180.000 a meno di 45 .000. Abbiamo realizzato un dossier riguardante il caso di Angelica V., che siamo disponibili a inviarvi e che vi potrà essere utile nel giudizio di terzo grado. Riteniamo possa essere importante fornirvi documentazione adeguata in relazione a questo delicato evento giuridico, che a nostro avviso rappresenta un grave caso di persecuzione giudiziaria. Una persona di nostra fiducia, padre di famiglia e uomo di civiltà, ha incontrato la ragazzina in due occasioni, preso il carcere di Nisida. La sincerità di Angelica ha rafforzato le sue convinzioni di totale innocenza di lei. La stesa persona ha rilevato come la giovane Rom avesse bisogno di comprensione e calore umano, sia per la sua giovane età, sia per la sofferenze che una detenzione ingiusta le causava e le causa. Ha proposto di accoglierla a casa sua, in attesa della sentenza, come hanno fatto altre persone di moralità ineccepibile a Napoli. Ad Angelica, tuttavia, il Tribunale dei Minori di Napoli ha negato persino i domiciliari, con una motivazione che inorridisce. Secondo i magistrati che le hanno negato i domiciliari, l'etnia cui appartiene Angelica Rom è motivo bastante per ravvisare un "concreto pericolo di recidiva". Così la ragazzina resta in carcere. E una dei 3.000 Rom romeni che sono dietro le sbarre, su un totale di 6.000: numeri che dimostrano inequivocabilmente una persecuzione etnica, essendo superiori a quelli che caratterizzavano la condizione dei Rom e dei Sinti negli anni delle leggi razziali in Germania. Durante l'ingiusta detenzione, la crescita umana e le speranze di Angelica si sono interrotte e congelate in un limbo assurdo e crudele. Lei, spaurita e incredula, convinta che il rapimento sia il crimine più orrendo, è stata marchiata con il segno dell'infamia: è lei, per gli intolleranti, la donna che caratterizza le leggende medievali, la "zingara che ruba i bambini". Roberto Malini, Matteo Pegoraro, Dario Picciau - Gruppo EveryOne

...

Rom vuol dire criminale

di Emiliano Fittipaldi - da La Repubblica, 30 novembre 2009

Parole choc dei giudici del tribunale dei Minori di Napoli che negano i domiciliari a una minorenne a causa della sua etnia

Se si appartiene all'etnia rom, non si può che delinquere. Lo scrivono, in sintesi, i giudici del tribunali dei minorenni di Napoli, con parole che sembrano, francamente, incredibili. La storia è quella della ragazzina rom di 15 anni, accusata di aver rapito una neonata a Ponticelli nel maggio del 2008. Un fatto di cronaca che scatenò la rabbia dei residenti e la devastazione dei campi del popolare quartiere napoletano.

La ragazzina, A.V., grazie alla testimonianza della madre della rapita, è stata condannata in primo grado e in appello a 3 anni e 8 mesi, e da un anno e mezzo è rinchiusa nel carcere minorile di Nisida. L'avvocato ha chiesto prima dell'estate gli arresti domiciliari, ma il tribunale, in sede di appello al riesame, ha bocciato la richiesta. Con una motivazione sconcertante, destinata a scatenare polemiche infinite.

«Le conclusioni indicate» dicono i giudici «sono sostanzialmente confermate dalla relazione depositata in atti dalla quale, a prescindere dalle cause, emerge che l'appellante è pienamente inserita negli schemi tipici della cultura rom. Ed è proprio l'essere assolutamente integrata in quegli schemi di vita che rende, in uno alla mancanza di concreti processi di analisi dei propri vissuti, concreto il pericolo di recidiva». In sostanza, la razza e l'etnia definiscono il comportamento delinquenziale della piccola. Un ipotesi abnorme, visto che stiamo parlando di giudici dello Stato che lo scrivono nero su bianco, e non di un comizio del più intransigente leghista da stadio. «Un precedente gravissimo» sostiene l'avvocato della bambina Cristian Valle, «che basa sulla razza l'ipotesi di condotte criminose. Non solo sulla possibilità di commettere reati, ma pure sulla tendenza a condotte recidive.

La vox populi con la quale si dice che i rom rubano i bambini, diventa certezza giuridica. E' assurdo, indegno. Non ho mai visto una decisione così. In un clima da leggi di stampo razziale, anche i giudici si adeguano». In effetti, con la stessa logica, altri giudici potrebbero giustificare le loro decisioni descrivendo gli schemi tipici della cultura ebraica o islamica, e qualcun altro potrebbe spingersi a discettare - per chiunque vive in terre ad alta criminalità - che napoletani, calabresi o siciliani sono tendenzialmente delinquenti perchè inseriti negli «schemi culturali» di quelle zone. La decisione del tribunale e le parole della motivazione sono state prese collegialmente da quattro giudici, tra togati e onorari (un sociologo e uno psicologo): vuol dire che la maggioranza, almeno tre, erano d'accordo con il tono del rigetto.

I magistrati insistono: «Va inoltre sottolineato che, allo stato, unica misura adeguata alla tutela delle esigenze cautelari evidenziate appare quella applicata della custodia in Istituto penitenziario minorile. Sia il collocamento in comunità che la permanenza in casa risultano infatti misure inadeguate anche in considerazione della citata adesione agli schemi di vita Rom che per comune esperienza determinano nei loro aderenti il mancato rispetto delle regole».

Sono parole che sfiorano, dice Valle, la discriminazione razziale, e mettono in pericolo i diritti civili e umani della bambina condannata. «In modo sconcertante» spiega l'avvocato «si afferma l'opzione del carcere su base etnica e, attraverso la definizione di "comune esperienza", i più biechi e vergognosi pregiudizi contro la minoranza rom vengono elevati al rango di categoria giuridica».

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Gruppo EveryOne

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Roma, 30 novembre 2009. Illustrissimi magistrati della Corte di Cassazione, il Gruppo EveryOne ha seguito con estrema attenzione le fasi del procedimento giudiziario contro la ragazzina Rom Angelica V., accusata del tentato rapimento di una bambina a Ponticelli, nel maggio 2008, un fatto di cronaca dai risvolti inquietanti, legati a interessi camorristici e intolleranza, come altri episodi riguardanti persone di etnia Rom verificatisi - sollevando allarme sociale - proprio nel mezzo della grande purga etnica che ne ha ridotto la presenza in Italia da 160/180.000 a meno di 45 .000. Abbiamo realizzato un dossier riguardante il caso di Angelica V., che siamo disponibili a inviarvi e che vi potrà essere utile nel giudizio di terzo grado. Riteniamo possa essere importante fornirvi documentazione adeguata in relazione a questo delicato evento giuridico, che a nostro avviso rappresenta un grave caso di persecuzione giudiziaria. Una persona di nostra fiducia, padre di famiglia e uomo di civiltà, ha incontrato la ragazzina in due occasioni, preso il carcere di Nisida. La sincerità di Angelica ha rafforzato le sue convinzioni di totale innocenza di lei. La stesa persona ha rilevato come la giovane Rom avesse bisogno di comprensione e calore umano, sia per la sua giovane età, sia per la sofferenze che una detenzione ingiusta le causava e le causa. Ha proposto di accoglierla a casa sua, in attesa della sentenza, come hanno fatto altre persone di moralità ineccepibile a Napoli. Ad Angelica, tuttavia, il Tribunale dei Minori di Napoli ha negato persino i domiciliari, con una motivazione che inorridisce. Secondo i magistrati che le hanno negato i domiciliari, l'etnia cui appartiene Angelica Rom è motivo bastante per ravvisare un "concreto pericolo di recidiva". Così la ragazzina resta in carcere. E una dei 3.000 Rom romeni che sono dietro le sbarre, su un totale di 6.000: numeri che dimostrano inequivocabilmente una persecuzione etnica, essendo superiori a quelli che caratterizzavano la condizione dei Rom e dei Sinti negli anni delle leggi razziali in Germania. Durante l'ingiusta detenzione, la crescita umana e le speranze di Angelica si sono interrotte e congelate in un limbo assurdo e crudele. Lei, spaurita e incredula, convinta che il rapimento sia il crimine più orrendo, è stata marchiata con il segno dell'infamia: è lei, per gli intolleranti, la donna che caratterizza le leggende medievali, la "zingara che ruba i bambini". Roberto Malini, Matteo Pegoraro, Dario Picciau - Gruppo EveryOne

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Rom vuol dire criminale

di Emiliano Fittipaldi - da La Repubblica, 30 novembre 2009

Parole choc dei giudici del tribunale dei Minori di Napoli che negano i domiciliari a una minorenne a causa della sua etnia

Se si appartiene all'etnia rom, non si può che delinquere. Lo scrivono, in sintesi, i giudici del tribunali dei minorenni di Napoli, con parole che sembrano, francamente, incredibili. La storia è quella della ragazzina rom di 15 anni, accusata di aver rapito una neonata a Ponticelli nel maggio del 2008. Un fatto di cronaca che scatenò la rabbia dei residenti e la devastazione dei campi del popolare quartiere napoletano.

La ragazzina, A.V., grazie alla testimonianza della madre della rapita, è stata condannata in primo grado e in appello a 3 anni e 8 mesi, e da un anno e mezzo è rinchiusa nel carcere minorile di Nisida. L'avvocato ha chiesto prima dell'estate gli arresti domiciliari, ma il tribunale, in sede di appello al riesame, ha bocciato la richiesta. Con una motivazione sconcertante, destinata a scatenare polemiche infinite.

«Le conclusioni indicate» dicono i giudici «sono sostanzialmente confermate dalla relazione depositata in atti dalla quale, a prescindere dalle cause, emerge che l'appellante è pienamente inserita negli schemi tipici della cultura rom. Ed è proprio l'essere assolutamente integrata in quegli schemi di vita che rende, in uno alla mancanza di concreti processi di analisi dei propri vissuti, concreto il pericolo di recidiva». In sostanza, la razza e l'etnia definiscono il comportamento delinquenziale della piccola. Un ipotesi abnorme, visto che stiamo parlando di giudici dello Stato che lo scrivono nero su bianco, e non di un comizio del più intransigente leghista da stadio. «Un precedente gravissimo» sostiene l'avvocato della bambina Cristian Valle, «che basa sulla razza l'ipotesi di condotte criminose. Non solo sulla possibilità di commettere reati, ma pure sulla tendenza a condotte recidive.

La vox populi con la quale si dice che i rom rubano i bambini, diventa certezza giuridica. E' assurdo, indegno. Non ho mai visto una decisione così. In un clima da leggi di stampo razziale, anche i giudici si adeguano». In effetti, con la stessa logica, altri giudici potrebbero giustificare le loro decisioni descrivendo gli schemi tipici della cultura ebraica o islamica, e qualcun altro potrebbe spingersi a discettare - per chiunque vive in terre ad alta criminalità - che napoletani, calabresi o siciliani sono tendenzialmente delinquenti perchè inseriti negli «schemi culturali» di quelle zone. La decisione del tribunale e le parole della motivazione sono state prese collegialmente da quattro giudici, tra togati e onorari (un sociologo e uno psicologo): vuol dire che la maggioranza, almeno tre, erano d'accordo con il tono del rigetto.

I magistrati insistono: «Va inoltre sottolineato che, allo stato, unica misura adeguata alla tutela delle esigenze cautelari evidenziate appare quella applicata della custodia in Istituto penitenziario minorile. Sia il collocamento in comunità che la permanenza in casa risultano infatti misure inadeguate anche in considerazione della citata adesione agli schemi di vita Rom che per comune esperienza determinano nei loro aderenti il mancato rispetto delle regole».

Sono parole che sfiorano, dice Valle, la discriminazione razziale, e mettono in pericolo i diritti civili e umani della bambina condannata. «In modo sconcertante» spiega l'avvocato «si afferma l'opzione del carcere su base etnica e, attraverso la definizione di "comune esperienza", i più biechi e vergognosi pregiudizi contro la minoranza rom vengono elevati al rango di categoria giuridica».

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2 commenti:

Arkeon ha detto...

Quando leggo quanto riporti, notizie che spesso non sono citate da altre fonti, mi amareggio e mi vergogno di essere bianco e essere italiano. Spesso non so cosa fare, ma cerco nel mio piccolo, di portare avanti con i vicini, con i colleghi , con gli amici l'amicizia, la solidarietà, l'antirazzismo, il ragionare sulle cose, l'odio per la guerra e tutto questo per combattere sempre più i grandi mostri che ci attanagliano: L'IGNORANZA e L'INDIFFERENZA.
Un caro saluto
Arkeon

Anonimo ha detto...

Hi, as you may already found I'm new here.
Hope to receive any help from you if I will have any quesitons.
Thanks in advance and good luck! :)