3/11/2009 (7:35) - IL CASO
"Pestalo ma senza farti vedere"
Nei dialoghi tra le guardie carcerarie si allude al pestaggio di un detenuto. La Magistratura ha aperto un'inchiesta
Testimonianza-choc a Teramo: voci di due agenti registrate e inviate a un giornale
FULVIO MILONE
TERAMO
La voce si sente chiara e forte: «In sezione un detenuto non si massacra. Si massacra sotto... Abbiano rischiato una rivolta perché il negro ha visto tutto». E’ la registrazione di un colloquio che sarebbe dovuto rimanere segreto fra due agenti di custodia del carcere di Castrogno, a Teramo, ma che un anonimo ha invece riversato su un cd fatto arrivare tre giorni fa alla redazione del quotidiano locale «La Città». La conversazione si riferisce evidentemente al pestaggio di un detenuto, una brutta storia su cui la magistratura ha aperto un’inchiesta.
Il dialogo è crudo, esplicito. La prima voce insiste: «Abbiano rischiato una rivolta eccezionale, una rivolta...». La seconda borbotta una vaga giustificazione. «Ma perché, scusa, non lo sai che ha menato al detenuto in sezione?», incalza il primo uomo, e l’altro replica: «Non c’ero, non so niente». La risposta è immediata e brutale: «Ma se lo sanno tutti!... In sezione un detenuto non si massacra, si massacra sotto».
I giornalisti del «Centro» sono riusciti a dare un nome e un volto alla voce che parla del pestaggio: è quella di Giovanni Luzi, comandante di reparto degli agenti della polizia penitenziaria di Castrogno. Il caso di Teramo ha acceso un altro riflettore sulle condizioni di vita drammatiche nelle carceri italiane. «La violenza gratuita non appartiene alla cultura dei poliziotti penitenziari in servizio a Teramo, uomini che pur tra mille difficoltà mostrano senso del dovere, abnegazione e professionalità», hanno commentato i rappresentanti sindacali degli agenti di custodia.
Ma come giustificare quel dialogo dal contenuto inequivocabile? Nel carcere, ieri, si è recata la deputata radicale Rita Bernardini. «Ho parlato con il comandante Luzi - dice -. Mi ha confermato che la voce nella registrazione è sua, precisando però che quelle parole sono state estrapolate da un contesto diverso da quello che si immagina dopo avere ascoltato il cd». E ha spiegato, Luzi, che quel verbo, «massacrare», in realtà l’ha usato al posto di un altro: «Rimproverare». Rita Bernardini appare molto cauta: «Ho parlato con quasi tutti i detenuti, e devo dire che nessuno ha fatto riferimenti a pestaggi o violenze».
Ciò non toglie, aggiunge la deputata radicale, che le condizioni di vita nel carcere di Teramo siano insopportabili: «I reclusi sono 400, mentre dovrebbero essercene solo 250. Quasi nessuno studia o lavora. Vivono 20 ore su 24 in celle sovraffollate, umide e prive di riscaldamento». La situazione, aggiunge Rita Bernardini, non migliora per quanto riguarda il personale: «a Teramo dovrebbero lavorare 210 agenti, invece ce ne sono 185. In queste condizioni è inevitabile che la tensione salga alle stelle: il carcere di Castrogno è una vera polveriera».
Il sostituto procuratore della Repubblica David Mancini, che conduce l’inchiesta, si è fatto consegnare il cd con i colloqui fra gli agenti di custodia. E’ probabile che la registrazione sia stata effettuata di nascosto da un collega di Luzi e del suo interlocutore anche se, nella lettera che accompagna il dischetto inviato al giornale, l’anonimo si definisce un detenuto stanco delle vessazioni che avvengono nel carcere.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento