domenica 13 febbraio 2011

LA RIVOLUZIONE BEFFATA

La rivoluzione beffata



Spero che si analizzi a fondo la rivoluzione egiziana, i suoi diciotto giorni, la gente che si è mobilitata e vi ha partecipato. E' stata una rivoluzione pacifica, inerme, ma non incruenta. La polizia ha sparato. Trecento persone sono rimaste uccise, migliaia sono i feriti, non si sa quanti sono stati incarcerati e se sono tuttora dentro. Obama ha lodato il carattere pacifico della rivoluzione ma non ha detto una sola parola sui morti, sui feriti, sui prigionieri del Regime. La rivoluzione ha mostrato l'esistenza di una società civile ed è stata in gran parte sostenuta dalla borghesia delle professioni che si è legata ai milioni di egiziani poveri e poverissimi del grande paese, culla della civiltà per migliaia di anni.. Questa società civile ha avuto due motori che l'hanno spinta in avanti: l'acculturazione dei giovani ed internet che hanno dato una coscienza più acuta e generale della sofferenza sociale e della mancanza di futuro in un regime corrotto in cui la maggioranza delle risorse è stata accaparrata e divorata da Mubarak e dai suoi cortigiani. Questo accaparramento dura da sempre, è stato protetto dalla sospensione dei diritti per il permanente di stato d'assedio con la complicità degli USA e dell'Europa che hanno difeso fino a ieri Mubarak. La rivoluzione egiziana é stata il più importante avvenimento del Mediterraneo dopo la decolonizzazione e l'avvento di Stati sovrani al posto dei protettorati e degli ascari. Il tallone di ferro degli USA pesa ed è riuscito finora a condizionare le scelte. Le classi dominanti sono state legate agli USA e continuano ad esserlo. Si tratta di una influenza economica e militare derivante da una ideologia di suprematismo del capitalismo. Tutto il Nord Africa è lardellato da basi militari USA. Gli USA tengono il pianeta in stato d'assedio e con le loro mille basi militari, con le flotte e le portaerei presenti in tutti i mari del mondo sono in grado di intervenire immediatamente dappertutto. Questo dominio è finalizzato alla soddisfazione di interessi nazionali statunitensi e non solo non garantisce la pace ma tende a provocare squilibri e guerre.

Obama ha lodato ieri i militari i quali si sono affrettati a tranquillizzare Israele e lo stesso Pentagono con la conferma dei trattati internazionali. Certo la prosecuzione della politica di Mubarak verso la Palestina e di strangolamento degli abitanti della striscia di Gaza non porteranno nulla di buono ed arrecheranno nuove tensioni. La rivoluzione è stata troppo concentrata sulle questioni interne e questo ne è stato il limite: non esistono questioni interne che possono essere separate dalla politica estera dell'Egitto. Non basterà certo tagliare le zone più corrotte del potere e della pubblica amministrazione per assicurare un futuro diverso.

La rivoluzione ha fallito. Ha fallito quando ha accettato di conferire all'esercito tutta la gestione della transizione. Avrebbe dovuto pretendere la costituzione di un Comitato composto dai rappresentanti di Piazza Tahrir ma è stato subìto il monopolio dello Stato Maggiore nella guida dei prossimi mesi. Il prestigio ed il potere dell'Esercito è aumentato a dismisura. La rivoluzione è impotente e dovrà rassegnarsi a subire un nuovo padrone ed una situazione ben diversa dalla libertà e dalla democrazia agognate. l'Esercito non sembra ansioso di cambiare lo stato delle cose che ha condiviso per trenta anni con Mubarak e la sua corte.

Pietro Ancona

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