Caro compagno Salvatore,
approvo quanto hai scritto pur dovendoti alcune precisazioni
Comincio dalla nozione di classe operaia. Uso il termine "lavoratori" perchè più congeniale alla mia formazione socialista che rifiuta l'armamentario linguistico del PCI
da me sempre ritenuto troppo pesante, troppo dogmatico, troppo "scientifico" mentre il mio approccio è sempre stato quello del cane sciolto, del libero ed anarchico pensatore.
Io ho sempre negato le pseudo teorie sulla scomparsa della classe operaia inventate dopo la Bolognina
per disarticolare dal profondo il pensiero comunista e distruggerne la potenza alternativa,.
Penso che quello che tu chiami classe operaia ed io lavoratori continui ad esistere e che senza identità di classe, senza identificazione in una collettività
che non è un ceto ma una comunità di produttori-sfruttati, il singolo lavoratore perda financo la sua dignità sociale. Questo è accaduto negli USA dove l'assenza di un partito socialista o comunista e di un sindacato (questo è stato distrutto a fucilate dal padronato aiutato dagli sceriffi e dai killers della Pinkerton sul finire dell'ottocento) ed oggi i lavoratori americani non sono niente neppure (o sopratutto) quando un loro sindacato diventa azionista di una importante azienda automobilistica. Il sindacato americano è una entità che non ha più niente in comune con i suoi iscritti se non quello di imporre una delega incassata e gestita in una sfera diversa.
(lo stesso sta accadendo in Italia) dove, da venti anni, le tre Confederazioni si riuniscono con padronato e governo soltanto per restituire a questi diritti che erano stati strappati dalla precedente generazione.
Io credo quindi nell'esistenza ma anche nel ruolo della classe operaia. Se oggi, come tu osservi,
non individuo le motrici di quella che io chiamo troppo genericamente sinistra è perchè in effetti queste motrici non ci sono dal momento che non bastano ventiduemilioni di lavoratori dipendenti
se non sono la massa cosciente di una identità storica, se non si esprimono attraverso un Partito ed un Sindacato che davvero ne interpretino i bisogni, le aspirazioni, il destino.
Oggi lo spazio che in Parlamento dovrebbe essere occupato da un grande partito socialista è abusivamente abitato dal PD il quale ha come referente la base sociale del PDL e si muove per la soddisfazione dei bisogni della parte che reputa vincente, cioè quei ceti che hanno fruito di uno dei più colossale spostamenti di redditi della storia d'Italia. Almeno il venti per cento si è spostato dal monte salari al monte profitti, rendite, professioni e la massa di risorse destinata al welfare (scuola, sanità, pensioni) viene intaccata profondamente ed è un grande crisi.
Non condivido il richiamo ai nostri grandi pensatori del passato: Gramsci, Lenin o altri non sono in grado di "smorfiare" la realtà di oggi perchè sono vissuti in altro tempo. Non possono salvarci. Dobbiamo essere noi a capire come stanno le cose ed ha creare le categorie filosofiche adatte non solo a farci capire ma anche a dare logica e concretezza ad una nostra teoria del potere nell'epoca della globalizzazione.
La sinistra italiana ha perso la sua partita quando Berlinguer decise di sentirsi al sicuro sotto l'ombrello della Nato e che non poteva governare con il 51 per cento e da quanto Craxi ha ritenuto di
corrompere l'identità socialista. Quando Occhetto fa la Bolognina fa una operazione di traghettamento della Oligarchia del PCI al di quà del fiume lasciando dall'altro lato il popolo comunista.
Per il momento mi fermo qui perchè abbiamo messo già troppa carne a cuocere.
Un PD ed un PSI che accettano la guerra colonialista in Afghanistan, accettano la legge Biagi che ha
ucciso socialmente otto milioni di giovani, sostengono una triade sindacale che collabora subalterna alla Confindustria, costituiscono il peso morto e mortale di cui ci dovremmo liberare, un pozzo che dobbiamo risalire. Non parlo dei partiti comunisti scacciati dal parlamento che si autoescludono dedicandosi alle guerre di pollaio e che comunque sono gli unici a tenere in vita il linguaggio, i sentimenti, la storia e la cultura del socialismo.
Pietro Ancona
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento