Cgil: terzo sciopero generale sprecato
Oggi la CGIL chiama allo sciopero generale i lavoratori italiani per protestare contro la manovra del governo. E' il terzo sciopero generale indetto dalla Confederazione in meno di due anni che dovrebbe fare valere le ragioni dei penalizzati dalla crisi e dall'offensiva congiunta padronato-governo contro i diritti ed il welfare. Come i due scioperi precedenti, sarà una grande fiammata della protesta e dello sdegno di milioni di persone che mai, come oggi, si sono sentite tanto sole, abbandonate ed in balia di un tritacarne sociale che può colpire chiunque . Ma l'interprezione e la traduzione in atti concreti della protesta dei lavoratori giungerà nella alte stanze del potere edulcorata e sbiadita o non giungerà del tutto. L'intervista rilasciata da Susanna Camusso al Manifesto è assai istruttiva a proposito. La CGIL sostanzialmente non chiede niente. Si limita a commentare negativamente la "manovra" ed ad aggiungersi alle proteste del PD e delle Regioni che rimproverano al Governo rispettivamente di non sapere fare bene il suo mestiere e di tagliare i trasferimenti alle Regioni per i servizi. E' significativo che la Camusso attribuisca alla manovra il disagio dei precari senza mettere in discussione la legge Biagi che il ddl Nerozzi-Marini vorrebbe integrare con scelte respinte in Francia da un vigoroso e vittorioso sciopero. A proposito della Francia proprio ieri si è scioperato contro il progetto di portare a 62 anni l'età pensionabile. In Italia, con un minuetto messo in piedi con l'UE, il governo ha portato il pensionamento delle donne a 65 anni, senza registrare la benchè minima reazione delle nostre confederazioni che vantano oltre dieci milioni di iscritti e dovrebbero poter influire sulle scelte
di questioni essenziali per la vita delle persone come le pensioni.
La CGIL si presenta allo sciopero di oggi con una posizione reticente e discutibile sulla vicenda di Pomigliano d'Arco nella quale ha isolato la Fiom nella sua lotta contro il decreto Marchionne di soppressione dei diritti costituzionali e di riduzione dei metalmeccanici a macchinario vivente (WMC).
La CGIL non ha neppure le carte in regola in materia di difesa del ccnl perchè è firmataria degli accordi Alitalia e, secondo Bonanni, di numerosi altri accordi aziendali di deroga al ribasso che riguarderebbe decine di migliaia di persone. Partecipa alla contrapposizione lavoro-diritti quando insiste perchè la Fiat realizzi comunque il suo investimento. Non considera che la Fiat gioca a carte coperte e che ha strumentalizzato l'esito del referendum per forzare la situazione a scelte ancora più gravose e pesanti.
Si ha l'impressione che gli obiettivi del successore di Valletta siano diversi da quelli strombazzati come una delocalizzazione all'incontrario per raccogliere consensi ed applausi dei benpensanti.
Lo sciopero di oggi non intercetta la vittoriosa strategia confindustriale di uscita dalla crisi. Oggi la Confindustria comunica la fine della recessione che seppur a prezzo di altri 260 mila licenziamenti
approderà ad una ricrescita del PIL nel 2011. Una strategia basata sulla riduzione dei sindacati a pesci pilota (naucrates ductor) degli squali del capitalismo italiano che ridurrà in miseria e con meno diritti venti milioni di famiglie di lavoratori dipendenti e porterà alla cessione di un'altra fetta consistente del reddito nazionale al capitale ed alle banche. Il piagnucolio del documento che indice lo sciopero della CGIL non servirà a niente. Non esiste capitalismo compassionevole disposto a frenarsi
ed ad avere un po' di riguardo per chi affonda nella crisi ed è anche inseguito dall'aumento di tutti i servizi che servono a foraggiare le privatizzazioni e l'Oligarchia politica che sta divorando l'Italia. Il padronato italiano alza il tiro e vuole mettere al riparo di possibili sentenze della Corte Costituzionali le deroghe ai diritti estorte nelle aziende ed anche con leggi dello Stato. Vuole l'abolizione dell'art.41 della Costituzione per svincolare l'Azienda dagli obblighi sociali. Non pare che su questo punto incontri grandi resistenze in Parlamento. Nel PD si è creato un fortissimo partito confindustrialista ed iperliberista. Soltanto Rosy Bindi ha speso qualche parola in difesa dei diritti dei lavoratori di Pomigliano d'Arco. Tutti gli altri hanno isolato la Fiom ed appoggiato spudoratamente le pretese di Marchionne.
Sbaglia la sinistra a dare adesione acritica allo sciopero indetto dalla CGIL. Certo bisogna sostenere
i lavoratori nella loro lotta di oggi ma bisogna dire nello stesso tempo che la piattaforma rivendicativa della CGIL non cambia di una virgola la situazione attuale. Non basta lamentarsi che la manovra abbasserà il PIL. Bisogna aggiungere una richiesta di aumento generalizzato dei salari e delle pensioni
e la riconversione di grande parte della spesa pubblica dal parassitismo agli investimenti sociali. Diminuire di almeno il cinquanta per cento il costo della politica e destinare i cinquanta e più miliardi di ricavo al sostegno della ricostruzione delle zone terremotate ed a programmi di bonifica sociale nelle regioni del mezzogiorno o deindustrializzate. Chiedere norme che scoraggiano la fuga all'estero delle imprese. L'ultima moda è rappresentata dalla Tunisia che offre salari mensili a 125 euro. La CGIL dovrebbe inoltre abbandonare l'inerte provincialismo e chiedere la convocazione di una assemblea internazionale per il Salario Minimo Garantito e per un decalogo dei diritti che bandisca il sistema WMC causa di suicidi. L'operaio non è macchinario vivente, è un essere umano che, come dicono i credenti, è fatto ad immagine di Dio. Bisogna liberare Cristo nelle fabbriche lagers di tutto il mondo e riscoprire l'utopia internazionalista del movimento operaio e socialista. C'è una fortissima ideologia classista nell'internazionalismo dei liberisti che punta alla distruzione del ceto medio e sta omologando il welfare dell'Occidente al livello americano, il più basso. Bisogna contrapporre una strategia dei diritti che unisca l'operaio polacco a quello cinese a quello italiano.
La CGIL dovrebbe chiedere al Parlamento italiano di vietare l'introduzione della WMC nelle aziende italiane perchè lesiva della salute e dei diritti delle persone.
La CGIL accetta le scelte del capitalismo come leggi generali dell'economia. Sbaglia di grosso e danneggia il suo grande popolo di oltre cinquemilioni di lavoratori e pensionati che vorrebbero combattere piuttosto che inghiottire fiele e subire la prepotenza di gente come Marchionne da cinque milioni di euro l'anno...
Pietro Ancona
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