martedì 1 giugno 2010

Nazionalismo della "sinistra" italiana

Il nazionalismo della sinistra italiana

La sinistra italiana è sempre stata patriottica e nazionalista. Il suo internazionalismo è stato annacquato dalla cosidetta "via nazionale al socialismo". Lo è ancora di più oggi che è costretta a fronteggiare il secessionismo della Lega. Ricordo i comizi di Giuseppe Berti eminente figura di dirigente comunista degli anni cinquanta ad Agrigento. Io li andavo ad ascoltare perchè mi piaceva moltissimo la prosa manzoniana dell'oratore. Giuseppe Berti si preparava sempre tutto il discorso e si presentava al microfono con una mazzetta di mezze pagine vergate a mano. Concludeva sempre con un pistolotto
invariabile che rievocava Risorgimento e Resistenza. La Resistenza come erede del Risorgimento ed il PCI come grande partito nazionale custode della tradizione e dei valori che i Grandi Padri ci hanno trasmesso. Io, ero incantato dall'oratoria del nostro senatore e aspettavo che completasse il discorso spesso per il piacere di sentire la rievocazione del Risorgimento e della Resistenza che era per me irresistibile. Mi spingeva a pensare che in fondo da Francesco De Sanctis a Benedetto Croce a Gramsci a Salvemini ci fosse un filo tricolore intrecciato ad un filo rosso che unisse il tutto e faceva da noi i veri e legittimi eredi
di una grande storia degna di essere continuata.
Ma la storia non è unidirezionale, un progresso continuo, un andare sempre avanti. A volte si contorce e si aggroviglia e mostra quanto aveva nascosto nei suoi sotterranei. Fino a quando l'Italia
ha avuto una forte coesione sociale assicurata da un welfare che garantiva a tutti diritti e spesso benessere e sicurezza era possibile tenere in cantina la verità del Risorgimento, ignorare la guerra civile causata dall'occupazione coloniale del Sud, cancellare tutti gli anni successivi alla spedizione dei Mille fino alla presa di Porta Pia. Ora, il secessionismo del Nord che al momento si chiama federalismo, il progressivo spingere i meridionali fino a diventare extracomunitari in Italia con le norme
suggerite da Formigoni per l'assunzione nei pubblici impieghi della "padania" in base al certificato di nascita ed alla conoscenza dei dialetti locali, la cancellazione dell' italiano come lingua nazionale hanno dato alla storia un tornante che bisognerà attraversare senza sapere che cosa ci aspetta dopo.
Le forze annessionistiche che fecero l'Italia dei Savoia spogliando i meridionali di tutti i loro averi
oggi spingono per la secessione. Vogliono l'esclusiva potestà sulle loro risorse. Si servono del controllo dello Stato per realizzare i loro piani.
Ma la forza maggiore che disgrega l'Italia è il liberismo intrecciato ai privilegi dell'Oligarchia. Il liberismo spoglia venti milioni di lavoratori a vantaggio dei ceti imprenditoriali, finanziari,professionali.
Privatizza lo Stato e distrugge scuola, sanità e pensioni. Una oligarchia politica e parapolitica foraggia oltre un milione di famiglie che vivono lautamente e spensieratamente con un badget di oltre 150 miliardi di euro annui.
L'ultima "manovra" approvata ieri dal Capo dello Stato non tocca i privilegi dei politici professionisti
e di oltre un milione di consulenti e parapolitici. Il peso di questi signori è tutto a carico dello Stato che viene messo in stato preagonico e del welfare.
La fine del welfare dissolve la coesione nazionale e distrugge l'idea di Stato e di Patria. Non è stata forse la Tatcher a predicare la società degli individui? La società asociale?
Quella che fu la sinistra italiana è oggi rappresentata in Parlamento dal PD. Celebra il 2 giugno con le parole vuote di Napolitano e professa la sua fede nell'unità del Paese che non c'è più. Non si rende conto che il tempo lavora per la disgregazione e che soltanto una rilettura attenta del Risorgimento e l'abbandono del liberismo può ricostituire le condizioni per un cammino unitario.
E' disposta la sinistra italiana a parlare di Forte Fenestrelle e di Pontelandolfo? E' disposta ad abbandonare il liberismo?
Il Governatore della Banca d'Italia ha detto ieri una cosa che nè Bersani nè Visco nè Letta pensano di poter dire e proporre. Non basta tagliare, bisogna investire ed aumentare il potere di acquisto delle masse. Tagliare salari e pensioni lasciando intatte le consulenze ed i costi degli amministratori farà compiere soltanto ingiustizie. Il Governatore ha parlato dell'evasione fiscale come causa della macelleria sociale.Nei giorni scorsi il responsabile economico del PD aveva giustificato l'evasione fiscale.
Pietro Ancona
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http://it.wikipedia.org/wiki/Giuseppe_Berti

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