Inserito da duccio il Sab, 19/06/2010 - 11:15.
sono perfettamente d'accordocon il sig. pietro ancona. ha colto proprio nel segno, l'uomo non può essere la parte vivente del macchinario.
e le conseguenze di questa verità si riflettono poi nei rapporti sociali, nelle famiglie, nell'educazione dei bambini.
per non parlar d'altro.
io parlo da ex artigiano e quindi ho esperienza diretta di circostanze in cui banche, committenti e operai demotivati e a volte incapaci, rendono la gioia del lavoro un vero e proprio incubo.
ho smesso per sfinimento e perdita di senso, pur essendo ancora giovane e pieno di forze.
sono solo stato costretto dalle circostanze a tutelare la mia salute....
però il mio commento voleva più che altro far notare un aspetto che in questo dibattito sfugge o viene evitato.
il signor marchionne dovrebbe accusare lo stato delle enormi tasse che impone sul costo del lavoro.
secondo me questo onere pesa enormemente, con effetto a cascata, sulla difficoltà di impresa che vige nella realtà italiana.
ad esempio in olanda, un paese avanzato, io pagavo di tasse solo il 16 % del salario ed il reddito da lavoro era commisurato allo sforzo dovuto.
poi se a pomigliano, come lui lamenta, i lavoratori sono strafottenti ed irresponsabili, c'è un motivo alla radice di questo aspetto o solo incoscenza da parte delle maestranze?
guarda caso che da quelle parti viene il saggio detto che il pesce comincia a puzzare dalla testa....non è un caso questo.
secondo me, ex piccolo imprenditore, fanno bene a rifiutare l'accordo con la fiat ed il suo seguito consorziato, rimanga pure in polonia e qui da noi benvenga lo stimolo per rifondare un'economia a misura d'uomo.
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