Pubblicato il 25/11/2009
Italia paese dell'assenteismo? Forse un mito da sfatare
Anna Giraldo* & Stefano Mazzuco**
Negli ultimi tempi, nel nostro paese, è molto acceso il dibattito sull'assenteismo e sul costo che esso ha per le casse statali. Sembra quasi unanime la volontà da parte delle forze politiche di ridurre quello che è indubbiamente un problema sociale ed economico per ogni nazione.
Tuttavia, in questo dibattito, scarsa attenzione è posta su un aspetto fondamentale, ovvero se l'assenteismo sia effettivamente ai massimi livelli in Italia rispetto al resto dell'Europa, come viene spesso dato per scontato.
Siamo davvero noi i campioni dell'assenteismo? La risposta potrebbe sorprendere: studiando la letteratura e e analizzando i dati è possibile mostrare quanto questo luogo comune sia lontano dalla realtà.
Lavoratori italiani? Presenti!
Considerando i dati dell'indagine sulle forze di lavoro, indagine che viene svolta periodicamente in Italia e in Europa, è possibile ottenere informazioni specifiche sulle assenze per malattia degli intervistati. A costoro viene chiesto se la settimana precedente all'intervista hanno lavorato o meno e, in caso di risposta negativa, il motivo che ha impedito loro di recarsi al lavoro. Possiamo, dunque, calcolare un tasso di assenza[1] come rapporto tra il numero di persone occupate, assenti per malattia nella settimana di riferimento, sul totale delle persone che in quella settimana risultavano occupate. Il risultato è riportato nel grafico a sinistra della figura 1.
Come si può vedere il valore del tasso è molto più alto in Francia (linea blu), Olanda (linea arancione) e Svezia (linea verde) piuttosto che in Italia (linea azzurra). Si potrebbe argomentare che queste differenze riflettono, in realtà, il cattivo stato di salute di francesi, olandesi e svedesi ma sappiamo da altre fonti che ciò non è vero. Ad esempio, l'health expectancy indicator calcolato da Eurostat[2] mostra che in realtà Francia, Olanda e Svezia hanno un livello medio di salute migliore dell'Italia (sia pur di poco), mentre chi ha un livello inferiore è la Lituania (linea rossa), paese nel quale il tasso di assenza per malattia è agli stessi livelli italiani. Una conferma ai nostri risultati viene, ad esempio, da uno studio effettuato con dati diversi da Gimeno et al. (2004) in cui questo andamento viene confermato. Alcuni autori hanno cercato di spiegare il fenomeno: la teoria più accreditata è che l'assenteismo aumenta laddove il sistema di protezione sociale è più “generoso” (si veda, ad esempio, Osterkamp e Röhn, 2007) e sappiamo che i sistemi di protezione sociale dei paesi nordici sono notoriamente generosi (si pensi che in Olanda, in caso di assenza, non è necessario il certificato medico) al contrario di quelli del Sud Europa.
Si potrebbe obbiettare che questi risultati dipendono dalla struttura del mercato del lavoro nei vari paesi e che se si analizzassero i tassi di assenza per i soli lavoratori della pubblica amministrazione, troveremmo una graduatoria ben diversa. Invece, quello che si ottiene, mostrato nel grafico a destra della figura 1, conferma quanto detto: Olanda, Francia e Svezia hanno livelli di assenteismo decisamente più elevati dell'Italia anche quando restringiamo l'analisi ai soli lavoratori della Pubblica Amministrazione.
Beh, ma almeno al Sud ...
Un altro mito forse da sfatare è che l'assenteismo in Italia sia maggiore al Sud piuttosto che al Nord. Un mito, in realtà, alimentato anche da qualche evidenza empirica: Ichino e Maggi (2000), analizzando i dati di una grande banca italiana mostrano che le assenze per malattia sono più frequenti nelle filiali del sud. Tuttavia, anche in questo caso, analizzando i dati delle forze di lavoro e in particolare i dati della Rilevazione continua sulle forze lavoro 2004–2007 e calcolando lo stesso tasso di assenza di cui sopra, troviamo risultati curiosi. Il Centro Italia mostra il tasso di assenza per malattia maggiore mentre stupisce che Nord-Est e Nord-Ovest abbiano mediamente più assenze per malattia di quanto rilevato nel Sud e Isole (si veda grafico a sinistra della figura 2). Per inciso, osservando i tassi regionali (non completamente affidabili dal punto di vista della significatività statistica e quindi non riportati qui) colpisce il fatto che il tasso di assenza sia superiore in Veneto rispetto alla Campania.
Come per i paesi europei, si potrebbe argomentare che le regioni hanno una struttura del mercato del lavoro diversa e che quindi i risultati per le tre aree geografiche sono frutto di una diversa distribuzione geografica di lavoratori pubblici e privati. Ma considerando il settore privato e il settore pubblico separatamente per Nord, Centro e Sud si ritrova, sostanzialmente, la stessa graduatoria (grafico a destra della figura 2). A differenza delle evidenze per l'Europa, supportate da numerosi studi che sembrano andare nella stessa nostra direzione, in Italia non vi sono studi che supportano queste “grezze” evidenze empiriche. Possiamo, però, dire che la situazione sembra essere ben diversa da quanto ci dicono i luoghi comuni.
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[1] Il tasso è standardizzato per età e sesso, cosicché le differenze calcolate non sono influenzate dalla diversa struttura per età dei vari paesi.
[2] È una stima del numero atteso di anni di vita in buona salute. Si veda: http://epp.eurostat.ec.europa.eu/portal/page/portal/statistics/search_database.
Riferimenti Bibliografici
Gimeno D., Benavides F. G., Benach J., Amick B. C. (2004) Distribution of sickness absence in the European Union countries, Occupational and Environmental Medicine, 61, 867-869.
Ichino A., Maggi G. (2000) Work environment and individual background: explaining regional shirking differentials in a large Italian firm, The Quarterly Journal of Economics, August 2000. 1057-1090.
Osterkamp R, Röhn O (2007) Being on sick leave: possible explanations for differences of sick-leave days across countries. CESifo Economic Studies, 53(1):97-114.
* Dipartimento di Scienze Statistiche, Università degli studi di Padova
** Dipartimento di Scienze Statistiche, Università degli studi di Padova
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6 commenti
Ringrazio tutti per i commenti ai quali provo dare risposte generali che soddisfino tutti. - I dati fanno riferimento alle assenze per malattia (malattia del rispondente e non del figlio o di un altro familiare) registrate dalle indagini sulle forze lavoro armonizzate da Eurostat. - I tassi sono calcolati sul totale dei lavoratori. e standardizzati per sesso ed età, quindi i confronti vengono fatti assumendo una struttura del mercato del lavoro per sesso ed età identica in tutte le regioni e in tutti i paesi europei coinvolti nell'analisi. - Gimeno et al. riportano, in realtà, anche i dati per l'Italia. Non riportato qui c'è anche l'articolo di Frick and Malo (2008) su Industrial Relations, Vol. 47, No. 4 (October 2008). In questi appare come l'Italia sia tra i paesi con il tasso di assenza per malattia tra i più bassi - L'ipotesi di un effetto "doppio lavoro" è in effetti plausibile, anche se non facile da verificare - Certamente molte differenze dipendono anche dalla disponibilità di servizi per l'infanzia. Ad esempio, una spiegazione del dato olandese (tasso di assenza per malattia molto elevato) può essere data anche dall'elevato costo dei servizi per l'infanzia in quel paese. Di contro ottenere un permesso per malattia in olanda è decisamente facile (si pensi che non è richiesto nessun certificato) e quindi appare normale che le famiglie ricorrano spesso a "finte" malattie per accudire i figli. - Non mi è chiaro qual è il collegamento con l'età al pensionamento delle donne in Europa, ma il fatto che i tassi siano standardizzati per sesso ed età dovrebbe rassicurare su possibili effetti distorcenti della diversa struttura del mercato del lavoro nei vari paesi
inserito da Stefano Mazzuco il 09/12/2009 - 16:48:38
Vi ringrazio per l' articolo che serve a contrastare i pregiudizi, mi piacerebbe conoscere anche i dati relativi all'età pensionabile delle donne in Europa considerando anche i periodi di assenza per maternità, perchè le cittadine europeee hanno ben altri diritti rispetto alle italiane, le inglesi ad esempio, possono restare a casa dopo la gravidanza fino a cinque anni di età del figlio e la ratio della norma è nel fatto che i bambini a quell'età in quel Paese possono frequentare la scuola dell'obbligo.Grazie e cordiali saluti.
inserito da Romana Mancini il 04/12/2009 - 11:19:12
Il dato del Sud potrebbe essere spiegato dal fatto che durante l'assenteismo si svolge un doppio lavoro e che questo è percepito come socialmente accettabile e quindi riferito nel corso dell'intervista? Un'altra considerazione. La comparazione per aree territoriali in Italia tiene conto della minore presenza di donne occupate nel Sud visto che, per le donne, molte assenze dal lavoro sono motivate da malattia dei figli e assenza di strutture di supporto?
inserito da Gabriella Sebastiani il 03/12/2009 - 17:11:22
Grazie per i complimenti e per il commento. In realtà, i tassi sono standardizzati anche per sesso (oltre che per età). Comunque, calcolando i tassi separatamente per i due sessi non emergono differenze significative se non una maggior propensione all'assenza per malattia da parte delle donne. Questa differenza è particolarmente marcata dove i sevizi di childcare sono particolarmente costosi (ad esempio, in Olanda). Non cambia, invece, la "graduatoria" tra i paesi, e le donne dei paesi nordici sono più assenti dal lavoro rispetto alle italiane, così come le donne del Sud Italia sono meno assenti dal lavoro rispetto a quelle del Nord Italia.
inserito da Stefano Mazzuco il 28/11/2009 - 15:37:39
non mi è chiaro quale è la vostra fonte di dati. Istat e similari a livelloEU? l'indagine non è mirata a capire l'assenteismo, la domanda del questionario non è mirata a questo problema. la letteratura comparativa che citate non ha l'italia perchè il dati italiano non è disponibile. Che il nord est e il centro abbiano i tassi più alti è noto a chi lavora sul problema italiano delle assenze. I microdati su cui stiamo lavorando confermano questo fenomeno. buon lavoro
inserito da alessandra del boca il 27/11/2009 - 14:26:21
intanto complimenti per l'articoletto agli autori! mi sonopermessa di fermarmi a leggerlo anche se oggi non sarebbe la giornata migliore. Ho un solo dubbio: poichè temo che ci siamo differenze di comportamento sul alvoro ancheper quanto riguarda il sesso, si può verificare se i risultati tengono anche qaundo si standardizza per sesso (immaginoper esempio che al sud o nei paesi nordici ci siano più donne nel mercato del lavoro; non so bene invece come posono oeprare gli effetti struttura per sesso per la pubblica amministrazione). Buon lavoro comunque.
inserito da fausta ongaro il 26/11/2009 - 12:36:10
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