martedì 20 ottobre 2009

Tremonti, Epifani ed il posto fisso

TREMONTI, EPIFANI ED IL POSTO FISSO
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Per evitare di pronunziarsi sul ripristino del "posto fisso" proposto da Tremonti, Epifani chiede alla Confindustria un commento. Commento che sicuramente non tarderà ad arrivare e sarà certamente negativo come negativi sono stati finora i commenti dei "falchi" della destra Sacconi e Brunetta e di quelli annidati nel PD come Ichino. Epifani sembra seccato e risentito. Avrebbe potuto chiedere a Tremonti di applicare la sua idea subito ai dipendenti pubblici che contano centinaia di migliaia di precari in tutti i settori a cominciare dalla scuola. Ma si è ben guardato dal farlo dal momento che il suo "Duca" è il PD il quale è ultraliberista ed ha mollato da un pezzo la tutela dei lavoratori.
Ichino si è spinto fino a giudicare "anacronistica" e "demagogica" la proposta di Tremonti esprimendo la ipocrita preoccupazione di una classe lavoratrice "spaccata in due" dal momento che una parte è esclusa dalle tutele dello Statuto e dal posto fisso e che, bontà sua, dovrebbe restarne fuori per sempre.
Ma la proposta di Tremonti non solo non è novecentesca (come scrive Brunetta) e perciò anacronistica ma à l'espressione di una profonda insoddisfazione che si è diffusa negli ambienti più consapevoli del capitalismo che considerano la precarietà del lavoro una scelta non solo scellerata
ma perdente nel lungo periodo dal momento che non investe sul capitale lavoro, genera insicurezza ed infelicità, spinge ad una gestione "usa e getta"del processo produttivo, oscura il futuro.
Il periodo più splendido dell'economia industriale e dell'economia generale è stato quello influenzato dagli economisti di scuola keinesiana (in Italia olivettiani). Il grande successo dell'economia giapponese degli ultimi cinquanta anni è dovuto alla stabilità o addirittura al radicamento aziendale dei lavoratori. La stabilità lavorativa di masse di milioni di lavoratori è certamente una garanzia per il sistema economico che dà affidibilità interna ed internazionale e consente alla fine un arricchimento generale della società. Quattro milioni di precari italiani sottopagati ed in perpetua ansia per il loro futuro con la loro povertà ed impossibilità di risparmio impoveriscono ed oscurano il futuro immediato e lontano del Paese.
E' una menzogna ritenere che la precarietà e la mobilità derivino dai processi produttivi. Se fosse così non si capirebbe perchè contratti a termine vengano rinnovati tantissime volte fino a farli risultare per quello che sono: un fumus per tenere sotto ricatto i lavoratori e rubare dalla loro busta paga spingendoli sull'orlo del baratro-
E' paradossale che la condanna della flessibilità venga da un esponente della destra mentre il PD e le Confederazioni Sindacali masticano amaro imbarazzati e ne sono irritati perchè un tema bruciante viene portato in superficie e si aprono spiragli per abrogare la Legge Biagi (come una volta chiedeva la CGIL).
Ma in Italia può accadere di tutto: dalla trattativa mafia-stato, alla esclusione dei metalmeccanici dalla stipula del loro contratto, ad una opposizione parlamentare che si accinge a rivedere la Costituzione assieme alla maggioranza per agevolare al Caudillo il governo di un paese sempre più umiliato ed infelice.
Pietro Ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
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http://www.asca.it/news-LAVORO__EPIFANI__CONFINDUSTRIA_COMMENTI_TREMONTI_SU_LAVORO_FISSO-867865-ORA-.html

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