La monnezza liberista
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Una città assente forse perchè delusa da tante sconfitte subite nel corso della sua storia non ha partecipato alla battaglia dell'opposizione al Consiglio Comunale di Palermo conclusasi, forse per la prima volta da innumerevoli anni, con una vittoria: l'aumento del 35% della Tarsu non è passato! Aumento sostenuto dal Sindaco che non ha saputo o potuto prendere le distanze dal chiaccherato Consiglio di Amministrazione dell'Amia, l'azienda municipale preposta all'igiene ambientale e che in passato aveva protetto non querelandosi per il falso in bilancio che era stato denunziato e conclamato. La battaglia dell'opposizione è stata durissima e, da un certo momento in poi, assediata dai dipendenti Amia che sembravano interessati
al varo dell'aumento e dall'assedio delle immondezze.Spero che le Confederazioni sindacali faranno un approfondimento sul comportamento dei dipendenti Amia dal momento che è sembrato che la loro azione fosse rivolta a minacciare l'opposizione per obbligarla a votare l'aumento ed a ricattare la città sommersa da tonnellate di rifiuti che, ad un dato momento, hanno preso a bruciare in centinaia di posti diversi, incendi non provocati dalla pur acuta esasperazione degli abitanti.
Dopo la sconfitta del Sindaco e della sua maggioranza l'intervento di Bartolaso è sembrato un atto strumentale del Governo per soccorrere il centro-destra palermitano in difficoltà e per consentire il rientro dello sciopero aziendalistico con l'assegnazione di trecento paia di scarponi (!!!) ai dipendenti, una ridicola
messa in scena per giustificare , salvare la faccia e tornare alla normalità attribuita al deus ex machina Berlusconi ed al suo
factotum Mercurio.
L'aumento proposto del 35% è stato preceduto da un altro settanta per cento di meno di due anni fa e che non era servito ad evitare lo spaventoso deficit di 180 milioni di euro che aumenta di quattro milioni di euro al mese.
La cittadinanza di Palermo paga una considerevole cifra per la Tarsu. La tassa è molto pesante per gli esercizi pubblici e per le attività produttive e pesa su ogni famiglia palermitana per non meno di duecento euro l'anno.
Anche se fosse passato l'aumento proposto dal Sindaco dubito molto che il bilancio Amia si sarebbe riassettato dal momento che esiste nella gestione privatistica dell'azienda una incoercibile tendenza ad un esponenziale aumento delle spese rispetto le entrate che sono costituite quasi esclusivamente dai proventi tributari imposti dal Comune.
E' nella natura stessa della obbligata trasformazione della municipalizzata in spa il meccanismo diabolico del fallimento. I soldi li mettono i cittadini ma nè Comune nè Corte dei Conti possono esercitare un controllo sugli amministratori dell'azienda che bruciano ingenti quantità di risorse per sè stessi, per i loro consulenti, per le persone che assumono con criteri del tutto arbitrari, per le esternalizzazioni, per gli affari che gestiscono, insomma per tutto. La raccolta differenziata non riesce a decollare e non dec ollerà mai dal momento che i gestori dell'amia non sembrano molto interessati e lo stesso affare dell'inceneritore pone problemi che sono assai al disopra della mentalità da "massaria" che è prevalsa nel gruppo dirigente che spende il suo tempo in inutili costosi ripetuti viaggi negli emirati alla ricerca forse dell'araba fenice.
E' il fallimento della privatizzazione dei servizi pubblici locali. Presto entrerà in crisi anche l'acquedotto municipale ed aumenterà smisuratamente il costo dell'acqua mentre l'Amat pensa di risolvere i suoi problemi assumendo vigilantes per reprimere i viaggiatori abusivi. Un pannicello caldo in una situazione strutturalmente deficitaria.
Nessuno sembra rendersi conto della pericolosità dei marchingegni di privatizzazione dei servizi. I costi diventano insopportabili ed i servizi sempre più scadenti. Questo accade dovunque al modello pubblicistico di gestione si è sostituito il modello privatistico. Eppure anche le stesse opposizioni che hanno valorosamente combattuto la loro battaglia a Palermo sono convinte che si tratta soltanto della cattiva gestione di un organismo valido. Non è così. Bisogna tornare al modello pre spa, senza consigli di amministrazione, senza presidenti ed amministratori delegati e consiglieri. Senza consulenti e senza esternalizzazione ripristinando il processo accumulativo di konw hau che ha costituito l'orgoglio di tante nostre municipalizzate prima della follia ideologica della mercificazione e della privatizzazione dei servizi pubblici.
pietro ancona
http://medioevosociale-pietro.blogspot.com/
www.spazioamico.it
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