mercoledì 5 dicembre 2012

La sentenza contro i giudici antimafia

La sentenza contro i giudici antimafia E' cosa trita e ritrita ma sempre vera ed attuale: gli "italiani" corrono in soccorso del vincitore dixit Flaiano!!Dove per italiani si intendono i massmedia, l'indecente sinistra del "Manifesto", personaggi un dì gladiatori dell'antimafia come il giudice Di Lello, il Consiglio Superiore della Magistratura, l'Associazione Nazionale dei Magistrati. I giudici dell'antimafia di Palermo che sono giunti quasi a svelare l'enigma del rapporto mafia-Stato rapporto consolidato dopo l'omicidio di Falcone e dopo l'omicidio di Borsellino e le stragi e tentate stragi di Firenze, Roma... C'è un italiano che non si è unito al coro laudativo e che comunque non ha piegato la testa e non si è fatto intimidire dalla Corte Costituzionale: Antonio Ingroia. Ha detto che la sentenza è una sentenza politica che lede il diritto. Ed è verissimo anche a quanti ragionano sulla base di semplici nozioni costituzionali riguardanti l'eguaglianza dei cittadini rispetto la legge. La pretese dalla Corte di ordinare la distruzione delle interccettazioni telefoniche non può essere accettata da nessun magistrato che abbia a cuore la legge. Praticamente si distruggerebbero possibili prove di delitti riguardanti peraltro lo Stato e la sua sicurezza ed integrità. Chi ci dice che nei colloqui intercettati non ci siano verità o frammenti di verità sulla grave capitolazione avvenuta nel 1992 nei confronti della Mafia? Chi ci dice che questo rapporto Stato-Mafia non continui ad esserci ed ad imputridire le fondamenta della repubblica'? Insomma va bene combattere la mafia fino a quando si tratta di boss di piccolo medio o grosso calibro. Ma quando ci avviciniamo alla zona grigia delle complicità e poi alle complicità di alto ed altissimo livello allora qualcuno stacca la spina e diventa minaccioso verso coloro che aveva lodato ed incoraggiato nella loro opera di bonifica del crimine. La situazione si è fatta preoccupante perchè la lettura che viene data della sentenza di oggi è di isolamento di quanti lottano davvero la mafia. Ingroia e gli altri non sono teste calde. Sono persone che si sono spese e si spendono per liberare lo Stato e la società dai tentacoli della piovra. Napolitano sollevando il conflitto di poteri ha chiesto il silenzio e praticamente il blocco delle indagini giudiziarie sulla "trattativa". Perchè? Che interesse aveva? Ora il silenzio è stato imposto e la verità magari non la sapremo mai. Forse tra cinquanta o cento anni i nostri successori sapranno perchè e che cosa è realmente accaduto. Ma non conoscere la verità oggi incide sulla qualità della nostra vita civile e della nostra Repubblica. Si aggiunge questo mistero ai tanti misteri delle tante stragi. Non sapremo perchè Falcone e Borsellino e gli agenti delle loro scorte sono morti. Il misterodella morte di Falcone e Borsellino come quella di Moro continuernno a rendere problematica il nostro futuro. Saremo, come scrisse Moro in una sua lucidissima lettera, "come topi impazziti che tentano di scappare da una nave che affonda. .. Pietro Ancona

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