sabato 4 febbraio 2012

Monti e Busiride

Mario Monti è un economista liberista e non ha la preparazione, l'apertura mentale, il sapere per guidare una nazione . Ripete come un pappagallo la lezione micidiale di Friedmann ed è un diligente esecutore delle direttive del poool di banche mondiali di wallstreet. Ha meno senso politico di un politico medio del nostro scalcagnato Parlamento fosse lo stesso Scilipoti.E' malato di presenzialismo che non sempre è utile perchè espone ad una maggiore quantità di passi falsi ed a saturazione per immagine dei telespettatori che potrebbero stancarsi di vederlo gesticolare con le mani avanti tipico di chi vuole importi quello che dice.
Se fosse stato un politico si sarebbe astenuto dall'attaccare frontalmente il posto fisso visto che in fondo per quaranta anni ne ha fruito e continua a fruirne e non avrebbe parlato della monotonia di coloro che sono costretti a fare sempre lo stesso lavoro.
A questo proposito ho trovato "divertente" confrontare le cose che ha detto con una citazione di Carlo Marx che riferisce una nota di Isocrate sul mitico faraone Buciride che" ordinò che gli stessi individui facessero sempre lo stesso mestiere, perchè egli sapeva che coloro che cambiano d'occupazione non diventano perfetti in nessuna di esse, mentre quelli che si attengono sempre allo stesso genere di lavoro fanno perfettamente quanto v i si riferisce."
Ora non c'è dubbio che l'operaio che saltabecca da un lavoro all'altro piuttosto che plurispecializzarsi degrada professionalmente come è possibile vedere in tutto il sistema economico americano dove terribili disgrazie sono scoppiate per il patologico turn over della popolazione operaia. Non si possono avere lavoratori usa e getta senza danneggiare la capacità delle imprese e senza degradare a "iurnatari" la classe lavoratrice. L'idea di Monti che vede l'operaio soltanto come merce da flessibilizzare al massimo non solo è asociale ma è per un capitalismo avventuriero che non fa assegnamento sul patrimonio umano ricco di sapere e di capacità degli operai che si specializzano sempre di più nel proprio lavoro. Certo se lo trovano monotono debbono avere la libertà di cambiarlo ma non per imposizione dei bocconiani.

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