http://www.laperfettaletizia.com/2011/01/aibi-in-ucraina-100mila-minori.html
Ucraina: la speranza dell'adozione 2003
NEL PAESE DEGLI ORFANI
Estratto da Famiglia Cristiana
UCRAINA: DA 130.000 A 300.000 i minori abbandonati
A Kiev sono tantissimi i ragazzi di strada, che vivono sottoterra. Un pò meglio va a quelli in orfanatrofio, loro una speranza ce l'hanno: UNA FAMIGLIA CHE LI ADOTTI.
" Una bambola. Regalami una bambola di pezza", mi chiede Ruslana, stringendosi nella giacca a vento che ha visto troppi inverni. Ha solo 14 anni e una madre alcolizzata che non intende vedere più. L'odore acre della colla, la droga dei miserabili che ha sniffato poco prima assieme ai suoi sei compagni di strada, si confonde con i gas di scarico delle auto davanti alla stazione ferroviaria della " Riva sinistra". E' sera, tra poco torneranno " giù ", a dormire nei tombini o negli anfratti della metropolitana di Kiev, nel ventre tiepido della città che l'inverno ucraino congela a 30 gradi sotto zero. Sono i " ragazzi di strada" di Kiev, i figli di nessuno, quelli che neppure l'orfanotrofio ha saputo raccattare. Vivono elemosinando e scippando, ignorati perfino dai giornali occidentali, molto più attratti dagli street kids di Bucarest. Impossibile contarli. La capitale dell'Ucraina, città antica e metropoli moderna di quasi tre milioni di abitanti, è una matrigna che raccoglie in istituti, da tutto il Paese, migliaia di minori orfani o abbandonati dai genitori. C'è chi stima che siano 5.000, chi molto più del doppio.
Un genocidio silenzioso. Nell'intera Ucraina la cifra sale a 130.000, secondo dati "governativi"; a 300.000 secondo le associazioni umanitarie, e 70.000 sarebbero i minori internati in istituto. Così tanti che perfino una fonte ufficialissima come la Relazione sullo stato dell'infanzia, stilata dall'Istituto di scienze sociali, deve ammettere l'impossibilità di ricoverarli tutti negli internat, gli orfanotrofi statali, che sono 400, e di doverli alloggiare anche negli ospedali. D'altra parte, il 90 per cento dei neonati ha qualche malattia: asma e bronchite cronica le più comuni. E la tubercolosi, oltre 700.000 casi, è in continuo aumento. " Un genocidio silenzioso, non causato da guerre, ma da povertà e malattie": denuncia don Maxim Mauritsson, sacerdote e medico svedese che vive a Kiev dal 1993.
Perchè tanti minori abbandonati? " Basta un dato: il 70 per cento delle famiglie si divide dopo 5 anni di matrimonio. Il resto lo fanno la disoccupazione e la vodka", ci spiegano alla Caritas cattolica di Kiev, che lavora con i bambini di strada e negli orfanotrofi. Nell'internat di Vasilkov, a 60 chilometri da Kiev, vivono 230 ragazzi dai 14 ai 18 anni. Assomiglia più a un vecchio manicomio che a una casa per la gioventù. A parte il cibo, manca tutto: banchi, quadri, divani. L'impianto di riscaldamento salta di continuo. La giovane direttrice confessa: " Qui dovremmo formare sarte, ma non abbiamo macchine per cucire. Il corso per autisti non è partito perchè le auto sono sempre a riparare, e quando escono dall'officina non hanno benzina. Lo Stato ci passa il 20 per cento di quanto avremmo bisogno, e non capisce che questi ragazzi, se non scappano prima, escono da qui pieni di rabbia e senza speranza".
L'eccezione dell'ex militare. La situazione degli orfanotrofi peggiora ancor più allontanandoci dalla capitale. Il 30 per cento dei minori che ne esce resta senza un'abitazione e il 10 per cento viene ammazzato o si suicida. Ma ci sono anche felici eccezioni. Igor Maltsev, vicedirettore dell'internato di Bucha, cittadina agricola della provincia di Irpin, ha trasferito la sua capacità organizzativa di ex militare nella gestione dell'orfanotrofio che, specializzatosi nei corsi di lingua, oltre ad accogliere 300 orfani è aperto anche agli studenti con famiglia del paese. " Così si favorisce l'integrazione ", osserva. Qui i ragazzi sono incentivati in ogni modo a studiare: un bel voto può significare vincere un gioco nuovo. Lo Stato non passa i letti? Li fabbricano i ragazzi nel laboratorio di falegnameria. Un gregge di 80 capre produce il latte, il migliore antidoto contro la Tbc. C'è perfino l'aula di informatica, e Internet è di casa. " Da qui i ragazzi non fuggono", afferma Maltsev:" Quest'anno tre di loro si sono iscritti alla scuola per assistenti sociali". Ma una rondine non fa primavera neanche tra le steppe ucraine.
" La domanda dei bambini che mi fa più male è: 'Perchè non mi trovi una mamma migliore?' ", racconta la direttrice del'orfanotrofio di Denyshi, 150 chilometri da Kiev, Ganna Dokijciuk. " Arriva, arriva, dico ". E ogni tanto, per fortuna, arriva. I minori in stato di adottabilità il Ucraina sono stimati in 14.000, e l'Italia è tra i paesi più ricettivi.
Nonostante la sospensione delle procedure adottive per alcuni mesi decisa dalla Cai (Commissione per le adozioni internazionali), nel giugno del 2002, motivato dal " mancato rispetto dei princìpi della Convenzione dell'Aja ", in quell'anno l'Ucraina è stato il Paese dal quale sono giunti più bambini: su 2.224 autorizzazioni all'ingresso in Italia, 634 erano di minori ucraini. E anche nel 2003 la percentuale non è cambiata.
" Ma anche noi siamo rigorosi ". Si era parlato di " adozioni facili ", di "cataloghi" dei bambini. " Non è affatto così" replica la direttrice del centro adozioni del ministero dell'Educazione ucraino, Eugenia Rodionivna: " Applichiamo solo le nostre leggi, che differiscono in parte dalla Convenzione dell'Aja, che presto, comunque, il nostro governo, ratificherà. Il principio ispiratore è sempre il bene del bambino. Siamo rigorosi: lo dimostra la bocciatura del 30 per cento delle vostre richieste".
Il nodo sta nella possibilità, data alle coppie dalla legge ucraina ma non dalla Convenzione, di rifiutare l'abbinamento proposto dal Centro e di scegliere un altro minore." C'è del buono sia nel nostro sistema sia nei dettami stabiliti all'Aja", afferma il pediatra responsabile dell'équipe del Centro, Valentin Gamacek. " E va dato atto alle coppie italiane e agli enti che le hanno preparate di attenersi all'abbinamento proposto. Cosa che non capita con francesi e canadesi".
" E' ben diverso dell'affermare che in questo Paese ci sono operatori dell'infanzia compiacenti e famiglie italiane in mala fede. Molte di esse, infatti, ci hanno espresso la loro sacrosanta indignazione", dice Egles Bozzo, presidente di " S.O.S Bambino" , ente vicentino autorizzato alle adozioni internazionali, che l'anno scorso ha dato genitori italiani a 133 bambini ucraini.
Sono ancora pochissime, invece, le coppie ucraine che adottano. " Qui ci si vergogna d'avere un figlio non proprio. Lo si nasconde in casa. Si cambia città. Insomma, non c'è ancora la cultura dell'adozione, perché manca il riconoscimento dei valori della famiglia", spiega Andrei Voitenko, presidente dell'associazione cristiana " Cuore aperto", che si occupa di adozioni e ha creato una delle prime comunità di recupero per ragazzi di strada a Kiev. In esse i ragazzi vivono, studiano e vengono avviati al lavoro. Prima regola: smettere con la colla. E se l'inno nazionale dice: " L'Ucraina non è ancora morta" è anche perché qualcuno ha lanciato un salvagente a questi naufraghi.
(Articolo di Alberto Laggia - tratto da Famiglia Cristiana n. 45/2003)
Orfanatrofio lager
15/10/2011
Un bambino di 11 anni morto per denutrizione, pesava solo 10 kg: è una delle 27 vittime dell’orfanotrofio-lager di Miski, nella regione siberiana di Kemerovo, dove attualmente sono ricoverati circa 400 bambini con varie malattie congenite che impediscono loro di muoversi e di mangiare. Altri 11 sono morti per soffocamento da cibo: le infermiere, infatti, alimentavano per via orale anche i piccoli che dovevano essere nutriti solo con la flebo.
Russia,15 ott. – Ma non è che la punta dell’iceberg in un Paese che rimpiange gli ‘orfanotrofi familiari’ sovietici e che si ritrova con 800 mila bambini abbandonati, più di quanti fossero alla fine della seconda guerra mondiale, che in Russia falcidiò milioni di famiglie. Quello di Miski era un vero e proprio istituto degli orrori e del cinismo: negli ultimi due anni e mezzo, insieme a 27 vite di innocenti, sono spariti anche 670 mila rubli (16 mila euro), la miseria versata dallo Stato per assicurare un minimo di assistenza ai piccoli ospiti quando diventeranno maggiorenni.
Ora la procura locale ha aperto un’inchiesta e il direttore dell’istituto, indagato per negligenza colposa e abuso d’ufficio, si è dimesso. Tutto è partito dal decesso di quel bambino di 11 anni che pesava come uno di tre. «Abbiamo visto bambini in tali condizioni solo nei documentari sui campi di concentramento nazista», ha confessato indignato il procuratore Oleg Zaratovski. Ma i casi di orfanotrofi-lager, o comunque in condizioni fatiscenti, facili prede di incendi, sono frequenti in Russia.
È dello scorso anno la storia di un orfanotrofio gestito da suore nella regione di Vladimir, a circa 200 km da Mosca, dove le bambine venivano frustate con la cinghia, tenute a pane e acqua per lunghi periodi, sottoposte a orari di lavoro estenuanti nei campi. Risale invece al 2009 il caso dell’orfanotrofio di Timovsk, nella regione di Tula, dove i più irrequieti venivano rinchiusi in una clinica psichiatrica e imbottiti di psicofarmaci. I dati ufficiali sulla situazione dei bambini in Russia sono agghiaccianti.
Ogni anno circa 100 mila sono vittime di abusi (spesso familiari) e 2000 muoiono a causa di violenze e maltrattamenti da parte dei genitori, mentre oltre 10 mila scompaiono o fuggono. Si tratta di famiglie disagiate, con problemi di droga e alcolismo. I bambini orfani o abbandonati sono invece circa 800 mila, anche se dati non ufficiali parlano di 2 milioni, su un totale di 38 milioni di minorenni. Un fenomeno drammaticamente in crescita, con numeri raddoppiati dal 1994, mentre gli orfanotrofi sono passati dai 600 del 1990 (prima del crollo dell’Urss) ai quasi 2000 di oggi, con circa 200 mila ospiti.
Quando escono solo il 10% riesce a inserirsi, il 10% si suicida, il 40% delinque e il 40% diventa alcolizzato o tossicodipendente. Solo 150 mila degli 800 mila bimbi abbandonati sono stati adottati (la metà all’estero). Quanto agli altri, 37 mila vanno in affidamento (sino ai 14 anni) e 380 mila finiscono sotto la tutela di altri parenti (dai 14 ai 18 anni): lo Stato versa una una tantum di 12 mila rubli (280 euro) e sussidi mensili che vanno da 5000 a 7000 rubli (120-166 euro). Il destino peggiore è sicuramente l’orfanotrofio, tanto che Albert Likhanov, capo del fondo di beneficenza per l’infanzia, si dice favorevole al programma di ‘orfanotrofio familiare’ sovietico rimasto in vita sino alla fine dell’Urss, quando a prendersi cura di un gruppo di orfani era una persona stipendiata dallo Stato.
Anche in epoca sovietica, comunque, gli istituti speciali per bambini non erano certo un modello di accoglienza e calore, come racconta con crudo realismo lo scrittore russo Ruben Gallego nel suo straordinario libro autobiografico «Bianco su nero».
Red. Ag.
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