sabato 25 febbraio 2012

il portiere di notte

Vedevo oggi in TV una ennesima comparsata del nostro gallinaceo presidente
del Consiglio accolto con una strepitosa ovazione nell'Aula Magna della
Università Bocconi da un pubblico di colleghi. Mi chiedevo se avrebbe eguale
accoglienza dalle famiglie degli ottocento licenziati dalle Ferrovie o nei
quartieri popolari del Mezzogiorno e delle città del Nord dove è tornata la
Fame come nel dopoguerra di mezzo secolo fa! Ma il lavoro dei massmedia è
penetrante non dà tregua è ossessivo. Tutti i giornalisti d'Italia sono in
ginocchio davanti il Grande Salvatore! La percezione del pubblico è di
affidamento e questo purtroppo deriva dal ventennio di sfascio morale ed
istituzionale che Berlusconi rappresentava. Eppure io sono convinto che
Monti e Napolitano hanno già condotto l'Italia in una pagina diversa della
sua storia, una pagina brutta, terribile per le sofferenze sociali,
l'acuirsi della tirannia dello Stato Fiscale, la perdita per ognuno di noi
delle piccole cose che aveva conquistato negli anni della civiltà. Credo che
molti italiani soffrano di una sorta di sindrome di Stoccolma la sindrome
che riconosce nel Portiere di Notte della Cavani il proprio aguzzino ma
nello stesso tempo si è soggiogati dal male che ci ha fatto e che ci fa e
dai chiodi che martella nel nostro destino. Il nostro senso di sgomento e di
impotenza è accresciuto dal carattere e dalla natura internazionale dei
programmi che ci vengono imposti. Appena Monti o Napolitano hanno una
piccola difficoltà a realizzare il "compito" che avevano avuto assegnato
interviene o l'Ocse o la BCE a dargli man forte, a schiacciare con la loro
autorità ed il loro potere ogni resistenza. Lo schema sul quale la destra si
sta giocando tutta la partita del lavoro è basato sull'uso spregiudicato
della tristissima condizione del giovani che viene attribuita alle tutele di
cui godono le generazioni operaie dell'art.18. Si trascura di dire che il
precariato e le sofferenze dei giovani sono frutto della legge Biagi che
consente 46 modi di legalizzazione della illegalità nel rapporto di lavoro.
Si insiste nel portare avanti le privatizzazioni che sono fonte non solo di
nuova precarietà ma di aumento dei costi della esistenza per le famiglie
come abbiamo tutti constatato nei tre settori fondamentali della energia,
delle ferrovie e delle poste. Ma la menzogna ideologica e sociale della
destra prima berlusconiana ed ora montiana viene suffragata da molti
esponenti di quello che fu il PCI e che oggi sono in gara con il PDL per
conquistare l'elettorato di destra. La menzogna è largamente praticata dal
governo Monti che spaccia per recupero dell'ICI dalla Chiesa una misura che
esonera tutte le scuole cattoliche. La scuola privata è diventata un tabù e
se poi è anche cattolica assolutamente intoccabile da chicchesia!
Altro toccasana della predicazione liberista sono le privatizzazioni. Le
privatizzazioni aiutano ad uscire dalla crisi. Ma l'esperienza che abbiamo
fatto nei campi fondamentali dell'energia, delle poste, delle ferrovie non è
positiva: sono aumentate le tariffe per i consumatori e le famiglie e la
ricchezza prodotta non viene in alcun modo socializzata ma trattenuta dai
privati e reinvestita spesso in speculazione mentre il capitale sociale
viene lasciato deperire ed i servizi diventano sempre più fatiscenti o
cambiano natura come è avvenuto con lo scandalo dei treni di lusso di
Montezemolo che convivono con quelli pieni di zecche e vecchissimi dei
pendolari. Si parla di ripresa ma questa non verrà mai senza realizzare
investimenti industriali. L'Italia non ha più l'apparato industriale che ne
faceva la quarta potenza del mondo. La Fiat oggi ha preannunziato la
chiusura di due stabilimenti su cinque e credo che lo farà perchè ha
delocalizzato negli USA e non ha più interesse a spolpare l'Italia che
considera un limone già spremuto. Credo che nella divisione internazionale
del lavoro che è stata decisa dalla cabina di comando del capitalismo
mondiale l'Italia ha avuto assegnato il ruolo che il Sud ha avuto finora.
Tutta l'Italia diventa Sud d'Europa. Finora abbiamo avuto una perdità di
sovranità limitata alle questioni militari e politiche. Ora questa perdita
si estende a tutta l'economia. Non sarà la perdita dell'art.18 a farcela
recuperare. Nel nostro futuro c'è il nostro passato di fame rappresentato da
Pulcinella che si riempie le tasche di spaghetti. La nostra unica speranza
sta in un percorso periglioso e difficilissimo: dovremmo sganciarci
dall'Europa e dall'Euro ed inventarci un diverso sistema di rapporti
internazionali. Per fare questo abbiamo bisogno di una classe dirigente
rivoluzionaria e capace di incendiare o di tenere a basa quella che Mao
chiamava la tigre di carta.

Pietro Ancona

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