Gli Oscar
I famosi premi Oscar sono gestiti da quasi un secolo dalla industria cinematografica che non è diversa dal resto dell'industria americana e li usa con un occhio sempre rivolto al Dipartimento di Stato per assecondarne il giudizio.
Quest'anno il premio è andato a "The artist" un film di nostalgia rievocativo del bianco e nero e del muto e questa scelta riflette la difficoltà attuale degli USA a motivare ed entusiasmare con la loro politica apportatrice di dolore di morte e di lutti dovunque si applichi. Rifugiarsi nel passato per sfuggire al redde rationem del presente senza rinunziare a ribadire la propria ideologia liberista con l'assegnazione del premio a Meriln Streep la sua interpretazione di Margaret Tatcher che ricostruì violentando l'economia e le classi sociali l'Inghilterra ottocentesca descritta da Karl Marx al posto dl c ivilissimo stato sociale creato dai laburisti in un secolo di loro presenza nel governo o nella politica inglese.
Inoltre, l'Oscar assegnato al regista iraniano per strumentalizzare la sua bella e significativa opera contro il suo Paese che gli USA ed Israele vorrebbero distruggere e tengono in stretto regime di assedio. Un episodio di propaganda politica alla vigilia di eventi tragici e mentre la Siria brucia per l'aggressione armata di migliaia di contractors armati da coloro che a Hoolivood si atteggiano ad amanti della pace e della libertà.
Eppure, il cinema americano è stato capace di grandi denunce contro la guerra, le multinazionali, il razzismo. Ma è come se questa vena si fosse esaurita o, se esiste, non viene portata a nostra conoscenza, viene censurata o semplicemente boicottata dalla catena della distribuzione.
Pietro Ancona
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