Fallimento della democrazia americana.
I disordini esplosi a Kabul ed in tutto l'Afghanistan provocati dalla scoperta di libri del Corano dati alle fiamme in una caserma americana sono stati e continuano ad essere duramente repressi dal governo fantoccio di Karzai, governo che si regge sull'appoggio militare della Nato e che cadrebbe rovinosamente entro poche ore se ne fosse privato. Ci sono stati un paio di morti e dei feriti tra gli americani che hanno dovuto chiudere l'ambasciata. La Clinton si è mostrata infastidita dei disordini e chiede a Karzai che ha già ucciso una quarantina di persone durante le repressioni di fare di più e di assicurare "l'ordine". A undici anni di distanza dall'invasione della Nato, dopo miliardi di dollari spesi dagli USA e dalla Nato, l'Afghanistan continua ad essere occupato ma indomito. Non c'è luogo della terra invaso dagli americani e dalla loro "cultura" in cui ritorni la pace e ci sia una qualche armonia con le popolazioni locali. Questo per il motivo semplice che alla base dell'espansionismo USA ci sono interessi sporchi legati al petrolio ed ai tanti traffici che le multinazionali e gli affaristi americani praticano. Non ci sono valori che peraltro il colonialismo non può esprimere. Basti pensare al ruolo degli stabilimenti Halliburton dell'ex vice presidente Chelcey ed alle centinaia di migliaia di contractors c he come cavallette hanno invaso l'Iraq e l'Afghanistan comportandosi da crudeli e spietati padroni.
Ci hanno indotti a credere che la lotta al terrorismo e l'esportazione della democrazia erano i fondamenti motivazionali delle invasioni. In effetti i sistemi "democratici" che si sono creati a Kabul ed a Bagdad sono una bruttissima copia di quelli occidentali (peraltro in crisi) ed il potere si regge su cricche locali spesso criminali. Non c'è una sola cosa buona ed utile che resti in un decennio di disastri, di devastazioni, di omicidi, di bombardamenti indiscriminati. Solo terrore ed odio profondo, inestinguibile, verso gli USA e l'Occidente.
Ma gli eserciti USA pongono un grosso problema di democrazia al mondo intero essendo la loro cultura suprematista, machista, fascista. Le classi dirigenti di questi eserciti provengono dai ceti ricchi e benestanti mentre la stragrande maggioranza dei soldati viene arruolata nelle regioni povere degli USA e spesso la motivazione all'arruolamento è quella di trovare un qualcosa per sfuggire alla disoccupazione. Lo stesso avviene in tutto l'Occidente. Basti vedere l'origine geografica dei morti italiani in Afghanistan in gran parte meridionali. Il potere conquistato dalle forze armate USA è davvero strabordante. Oramai si fanno le guerre soltanto per tenere occupati eserciti ed industrie di armamento che le alte gerarchie dei generali non vogliono smobilitare. Dentro l'universo dei militari vige un "codice d'onore" basato sull'omertà e sulla sottomissione. I soldati vengono condizionati ad uccidere "nemici" ed una popolazione che non avevano mai visto prima. Per potere adempiere a questo non basta la durissima disciplina, le droghe,l'idea che chi si uccide è un essere inferiore. Bisogna anche odiarne la cultura, la religione ed è per questo che si bruciano i corani.
Un dr.Stranamore è sempre possibile. E' possibile che il potere del Congresso USA venga prevaricato da quello del Pentagono e del complesso industriale militare. L'onnipotenza di un sistema militare che chiude in una rete tutto il mondo è tale da renderlo autoreferenziale ed un pericolo per gli USA ed il mondo. Possiamo parlare di un fallimento della democrazia americana ed un suo tralignamento nel militarismo dei generali.
Oramai è chiaro che le guerre USA non servono per dare ai paesi che vengono occupati un nuovo ordine, una nuova cultura, un nuovo sistema di valori ma servono soltanto a sfasciarli a ridurli lande desolate ed impestate di uranio. La civiltà dell'Irak, della Libia, dell'Afghanistan di oggi è certamente inferiore a quella della Libia di Gheddafi, di Sadam Hussein, financo degli stessi talebani. Ma forse questo non interessa agli USA. Interessa soltanto avere distrutto la loro prosperità e la loro autonomia, di averli ridotti soltanto a luoghi geografici magari con forti minutissime basi militari enclavi di un territorio ostile ed impoverito.
Pietro Ancona
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