La Guantanamo italiana
Vero o simulato che sia il tentato suicidio di Provenzano esso pone il problema del girone infernale del 41 bis e della condizione delle carceri italiane diventate luoghi invivibili dopo le leggi demagogiche imposte dalla destra per soddisfare una opinione pubblica manovrata da una campagna allarmistica e securitaria contro i drogati e gli immigrati. Nessuno si occupa di affrontare e risolvere il problema di liberare le carceri di almeno un terzo dei detenuti se non attraverso una amnistia che conviene ai colletti bianchi quando servirebbe la depenalizzazione di una serie di reati che potrebbero essere derubricati o aboliti.
Credo sia giusto riproporsi la questione dell'abolizione del 41 bis che è contro il principio costituzionale della pena come mezzo di recupero e rieducazione ad una cittadinanza corretta.Il 41 bis è la Guantanamo del sistema carcerario italiano. Non serve a combattere il fenomeno mafioso dal momento che questo è aumentato e si è esteso in Italia in questi ultimi anni ed abbisogna di altri provvedimenti a cominciare da una politica pulita che non premi i fiancheggiatori e la borghesia mafiosa. Il 41 bis serve al Potere a mostrare i muscoli a dare di se una immagine di intransigenza nella lotta alla mafia ed anche, se del caso, a contrattare quando ne ha bisogno con i mafiosi. Bisogna fare un resoconto della applicazione di questa legge ed abolirla assieme alla detenzione amministrativa che consente di trattenere in carcere persone che hanno già scontato la loro pena.
Stiamo introducendo in Italia la cultura americana dei parenti delle vittime che intervengono nel dibattito sullo stato delle carceri per invitare lo Stato ad essere il più duro possibile con i detenuti. In USA assistono soddisfatti alla morte dei condannati. Ebbene la pena deve essere severa e senza sconti per amnistie o altro ma la Legge deve prescindere da sentimenti di vendetta dei familiari ed essere giusta in rapporto ai fatti accaduti e soltanto a questi ascoltando soltanto le richieste di giustizia.
Pietro Ancona
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