La posizione della CGIL ha indebolito la lotta della Fiom per salvare il diritto al contratto collettivo di lavoro ed alla sua negoziazione. Se vincerà come purtroppo è presumibile la linea Marchionne venti milioni di lavoratori italiani non avranno più diritto a discutere e concorrere attraverso i propri sindacati alla definizione delle regole dentro le quali svolgere la loro attività lavorativa. Dovranno accettare le regole imposte dai datori di lavoro o rinunziare a guadagnarsi il pane quotidiano. Veltroni sbaglia di grosso ad avallare l'idea del contratto aziendale. Il contratto aziendale introdurrà fortissimi elementi di concorrenza tra le aziende oltre umiliare i lavoratori e modificare negativamente la funzione dei loro sindacati. Non solo la Confindustria ma tutto il padronato italiano aspettano l'esito del braccio di ferro in corso con l'acqualina in bocca per lo sterminato potere che ne conseguirà per le aziende da una vittoria del contratto che Marchionne ha proposto e firmato con Cisl Uil a Pomigliano D'Arco e Torino.
Vincerà anche la linea truffaldina delle NEWCO. Cambiare denominazione alla propria azienda sarà operazione diffusa tra quanti vorranno azzerare situazioni delle quali non sono soddisfatti e rinegoziare le condizioni dei propri dipendenti. Mi meraviglio molto che non ci siano ricorsi alla Magistratura sulle operazioni NEWCO neppure da parte della Fiom. Eppure si tratta del caposaldo più importante di tutta l'operazione di ristrutturazione dei rapporti messa in vita dalla Fiat.
Nel merito del contratto le condizioni poste dalla Fiat siano incostituzionali per quanto riguarda la tutela della sicurezza e della salute psico-fisica dei lavoratori. Il sistema WMC sottopone il fisico degli operai ad un carico al limite della sopportabilità dell'apparato scheletrico-muscolare e neurologico. Eppure questo aspetto non sembra preoccupare la maggioranza di coloro che discutono la vicenda Fiat. Soltanto lo SlaiCobas di Melfi ha fatto ricorso al Magistrato ed allo Inail denunziando i danni psico-fisici per i lavoratori senza averne avuto finora alcun esito.
L'operazione Fiat non è un fatto isolato scaturente da particolari difficoltà di mercato che impongono sacrifici speciali ai lavoratori. Fa parte di una politica di peggioramento generale delle condizioni dei lavoratori che ha un centro di direzione nel Governo e nello stesso Parlamento oltre che naturalmente nella Confindustria: il cosidetto collegato lavoro, il peggioramento delle pensioni, la legge trenta, le leggi Gelmini sulla Scuola e la crescente privatizzazione della Sanità sono parti di una strategia di umiliazione di quanti vivono del proprio lavoro per arricchire banche ed industriali e sopratutto per dare a questi un peso preponderante nella società italiana. Dal referendum Fiat o come diavolo si chiama ora in poi
in Italia non saremo più gli stessi ed una parte degli italianai avrà un potere di ricatto sull'altra terribile, antidemocratica, precostituzionale.
Osservo con amarezza che la CGIL non è nuova a scivolamenti come quello di oggi. I suoi due primi segretari Rigola e D'Aragona che la governarono per venti anni fino a scioglierla nelle mani di Mussolini ed ad avallare gli accordi di Palazzo Vidoni furono sempre in conflitto cone molte camere del lavoro. Non condivisero l'occupazione delle fabbriche e lo sciopero generale di Milano e furono gelidi e distanti dalla resistenza al fascismo anche quando bruciavano le camere del Lavoro e le sedi dei giornali socialisti e sindacali. Questo mentre Di Vittorio, scissionista dalla CGIL fin dal 1911, si barricava e difendeva con il fucile in pugno la Camera del Lavoro di Bari.
Epifani ieri e Camusso oggi sono come Rigola e D'Aragona. C'è un patto che lega la CGIL a Confindustria, Cisl ed Uil e credo anche a Sacconi, l'ideologo più velenoso e livido della destra italiana in quanto al lavoro.
Spero che oltre ai pensionati altre categorie della CGIL scendano in soccorso ai metalmeccanici Aiutando Landini e Cremaschi si aiuta la democrazia italiana a sopravvivere all'offensiva liberista e si salvano le basi sociali del patto costituzionale.
Spero anche che tutto il sindacalismo di base che ha sofferto le discriminazioni che oggi si vorrebbero imporre alla Fiom sia della partita e che si crei una forte intesa da Fiom e Cobas.
Pietro Ancona
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