Marchionne, ovvero il bluff del SUV
Il progetto di Marchionne a Mirafiori suscita ampi dibattiti, assolutamente giustificati, sull'aspetto politico-sociale, ma sospettosamente pochi sull'aspetto tecnico.
Ma dove penserà la FIAT di vendere 280.000 SUV, modelli Alfa e Jeep, una volta arrivati a regime? La domanda è solo apparentemente banale, perché senso comune vuole che si investa perché si programma di produrre e poi vendere.
Ma basta un "giro" sia pure virtuale per siti del settore auto e finanziario per cominciare ad avere qualche dubbio.
La Jeep nei vari modelli è prodotta in Austria dalla famosa Magna, il concorrente per l'acquisto della Opel, dal 2004/5, con un volume massimo di produzione di 100.000 auto all'anno, ma con i tempi che corrono le vendite del 2010 sono all'incirca su 30/40.000 auto in tutta l'Unione Europa, e anche nel periodo migliore pre 2007 il massimo è stato 130.000. Recentemente Marchionne ha invece dichiarato previsioni di vendita, tra Europa e America latina, di 200.000 Jeep a regime dal 2014.
Ma forse per Marchionne il 2014 è come il 2012 per i Maya, l'anno fatidico, quello dove tutto si compie, salvo poi scoprire qualche errore di calcolo e spostare l'evento. Sarà che in quattro anni tutto può succedere, e allora chi si ricorderà di quello oggi detto? Al più si aggiusteranno i budget, le previsioni operative che si devono delineare e poi adeguarle o aggiustarle. Si venderanno 6.000.000 di auto, (oggi se ne vendono 3.000.000, quindi un ritmo di crescita del 25% ANNUALE), si tornerà all'utile, si annulleranno i debiti.
Ma sembra che Berlusconi stia facendo scuola: prima si promette (ad esempio un milione di posti di lavoro, qui in Italia molti ti crederanno), poi se qualcuno osa ricordare le promesse si riesce a trovare sempre qualche colpevole.
Tornando ai conti, l'Alfa vende attualmente circa 100.000 auto circa, di cui la metà in Italia, tra tutti i modelli peraltro sportivi. Jeep e Alfa sommate (consapevoli che sommando mele con pere si esula dagli insegnamenti di banale logica), si arriva neanche alla metà. Difficile capire come saturare 18 turni lavorativi.
Senza considerare che stiamo parlando di macchine che fanno della qualità estetica e della sicurezza (per il guidatore) il loro vanto, giocattoli dove il modello base è sui €30.000 e che quindi necessitano di cure e attenzioni estreme, un settore insomma su cui la concorrenza è particolarmente attenta, meticolosa ed agguerrita.
Nel frattempo il Marchionne però rilancia il titolo FIAT in borsa. Un evento mirabile da giocatore di carte, anzi un vero gioco di prestigio. Le azioni ritornano sul valore del 2008, circa 14,3 euro, prima della fine del 2010. Merito delle vendite del settore automobilistico in Italia e in Europa? No, qui va male; la FIAT è quella messa peggio, si salva solo il segmento Alfa, per il resto un tracollo in Europa dove al massimo ha quote di mercato sotto il 4%, ma anche in Italia dove scende al 30% del mercato, anzi sembra che le 200.000 auto in meno immatricolate nel 2010 rispetto all'anno precedente siano tutte sue... per cui sugli utili è meglio sorvolare. Però lo scorporo del settore auto riesce, anzi il titolo auto migliora, anche se le banche preferiscono il segmento industriale. Grazie a questa separazione, nonostante i debiti per 4 miliardi, le vendite in calo, ora siamo a quota 15,4 - un euro in più - ancora poco ci si attende quota 18 euro.
Ricordiamoci che i debiti e i prestiti considerano sempre il valore dell'azione come contropartita.
Non siamo cosi cinici da considerare le stock options nelle disponibilità di Marchionne (circa 10 milioni di azioni in possesso dal 2004) al prezzo di 6,6 euro e le altre a quotazione di 13,37, più recenti, che possono essere usate nei prossimi anni. Qualcuno sostiene 26 milioni di azioni, circa il 2,2% dell'insieme del pacchetto azionario. Elkann sembra disponga dentro la galassia Agnelli di circa il 3%. Nel frattempo le vecchie azioni FIAT sono divise in due azioni - Spa e industriali.
Il progetto sembra quello di ristrutturare la parte finanziaria per recuperare credito e trovare i 7,5 miliardi di dollari necessari ad estinguere il debito con i governi USA e canadesi, a cui il nostro deve interessi del 14% e del 20%, per poter acquisire il controllo azionario di maggioranza. Meglio indebitarsi con le banche americane visto i bassissimi tassi d'interesse praticati. Ma qui la parte industriale (vendite) non dà profitto e il volume di produzione è poco più di metà rispetto al 2007 (1.600.000 contro 2.500.000), i modelli vecchi e solo fortissimi sconti aiutano.
La Jeep qui vende 330.000 auto e li produce anche. Solo il Brasile va bene, anzi è il luogo dove vende più auto in assoluto, quest'anno supera persino l'Italia. Ma le automobili FIAT vengono commercializzate solo in aree periferiche (modelli Uno e LCV) e con propulsione particolare.
Favolosa la proiezione di vendita di Marchionne sui mercati cinesi e in India e in Russia, però nel famoso 2014, dove promette 7-800.000 auto, anche se al momento fatica a venderne 40.000.
Un bluff, costruire l'immagine di un decisionista a cui concedere credito (azionisti e banche) per trovare soldi per onorare debiti, cercare crediti, e forse fare modelli nuovi e venderli. La fortuna, dicono, aiuta gli audaci.
Però il dubbio iniziale rimane, a chi venderà i 280.000 SUV di Mirafiori?
E un'altra domanda... dove troverà gli 11 miliardi circa per ripianare i debiti, e i 20 miliardi per gli investimenti di Fabbrica Italia ?
Ufficio Studi
Federazione dei Comunisti Anarchici
7 gennaio 2011
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1 commento:
Con questo contratto a costo di farli ammalare ha deciso che gli operai possano alla fine guadagnare un 3.600 euro in più. Forse nei disegni di Marchinne ci sta pure l'operaio che invaghito dal suv sia disposto a pagarlo in 10 anni con quei 3.600 euro l'anno, rimettendoci in salute.
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