Cara Repubblica,
il professore Augusto Cavadi giudica negativamente le lotte degli universitari e le occupazioni degli istituti perchè questi sottraendo "giorni preziosi di diritto allo studio" produrranno alla fine una società meno informata e poco istruita che è proprio ciò che le destre di ogni Paese auspicano". ( cause e conseguenze alquanto stiracchiate)
Intanto lo sviluppo del movimento studentesco è di per sè un fatto culturale di elevazione delle forze che lo realizzano, una presa di coscienza dei propri diritti e del ruolo che si deve e si vuole esercitare nella società. Volere una università aperta a tutti che garantisce il diritto allo studio ed ha un corpo docente non stressato e nevrotizzato dal precariato, volerla ancorata alla Costituzione, fare tutte le lotte e le occupazioni necessarie per realizzare questo scopo è un irrinunziabile diritto- dovere di democrazia e di libertà.
Il professore Cavadi fa un curioso riepilogo della storia nazionale degli ultimi quaranta anni facendo risalire al movimento studentesco la responsabilità di avere "portato a governi ed a politiche scolastiche sempre peggiori". Non capisco dove risieda la logica di questo sillogismo "più lotte più slittamento a destra dei governi" indimostrato ed indimostrabile."
La verità è che la lotta di oltre due milioni di studenti universitari non è recuperabile nello schema bipartisan di un accordo sulle loro teste simile a quello realizzato contro lo Statuto dei Lavoratori con il collegato lavoro. Nonostante la vistosa assenza della CGIL (alla quale suggerisco di adeguarsi alla linea proposta da Landini) che non si è ispirata alla consorella francese ed ha lasciato da soli la scuola e l'università questo movimento non potrà essere e non sarà perdente perchè con la sua sconfitta aumenterebbe
il disastro sociale già provocato dalla legge biagi. Non credo che l'Italia sia in grado di resistere ad un simile catastrofe sociale senza esserne travolta.
Pietro Ancona
già segretario generale cgil siciliana
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