lunedì 20 dicembre 2010

la sinistra italiana ed il terrorismo ieri ed oggi

Ad eccezione di Giacomo Mancini, la sinistra italiana e la CGIL interpretarono il terrorismo con categorie securitarie, di condanna senza se e senza ma. Nessun dialogo, nessun tentativo di capire le ragioni di una devianza che affogò nel sangue delle sue vittime ed ancora oggi langue all'ergastolo con il 41 bis. In effetti, il passaggio di molti giovani alla clandestinità avveniva nel vuoto che la sinistra ed il sindacato crearono a sinistra, un vuoto che oggi, quaranta anni dopo, è diventato una voragine se pensiamo alla adesione alla legge Biagi, al bombardamento di Belgrado, alla partecipazione alle guerre coloniali dell'imperialismo, al decreto Marchionne, allo sfascio della scuola pubblica e dell'università.

La incomprensione ed il rifiuto di allora che poteva avere una sua ragione nel rifiuto della violenza e del brigatismo rosso oggi si ripresenta quando si accetta come ineluttabile la cancellazione del futuro di generazioni e si accettano tutte le scelte del governo di destra. Non c'è alcun dialogo, nessun tentativo serio di capire un disagio immenso che oramai getta ombre minacciose sul futuro dell'Italia. Niente di niente. La senatrice Finocchiaro e l'on.le Fiano si schierano apertamente per la repressione accettando la proposta anticostituzionale Daspo.
Non c'è una sola proposta che offra una prospettiva seppur piccola alle nuove generazioni ed ai lavoratori italiani. Si accetta l'idea di lavoro in cambio di diritti, la privatizzazione di quasi tutto il comparto pubblico senza condizioni, l'inesorabile abbassamento dei salari. Si potrebbe proporre il Salario Minimo Garantito e le brigate del lavoro per combattere la disoccupazione. Ma la sinistra italiana non propone niente.
E' possibile che se la sinistra italiana non compirà un passo verso i giovani ed i lavoratori offrendo una prospettiva, una ipotesi di difesa e di lotta, avremo una nuova stagione di terrorismo. Il terrorismo nasce sempre quando non si hanno più alternative democratiche e costituzionali.

Pietro Ancona











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