Il potere violento
Il potere è violento e non fa prigionieri. La Riforma Gelmini che avvia la privatizzazione di una istituzione millenaria come l'Università è stata approvata da un Parlamento consenziente appena appena animato da una opposizione che era quella di sua maestà il re come lo era stato per il collegato lavoro. La votazione è avvenuta in una Roma occupata militarmente dalla polizia e dai carabinieri che hanno segregato lontano dal Parlamento l'immensa folla degli studenti definiti con disprezzo dal capo del governo "fuori corso" e " dei centri sociali". Un dispiegamento di forze armate impressionante che ha sottratto la città a i suoi abitanti riducendola in vero e proprio stato d'assedio.Dopo la devastazione della scuola privata dei mezzi di sussistenza e di duecentomila insegnanti ora è l'Università che viene stravolta e modellata più sulla Cepu che sulla Bocconi e sulla Luis che sono gli atenei che hanno avuto una loro identità non molto dissimile da quella statale.Viene meno lo strumento di promozione sociale delle classi meno abbienti e l'università diventerà preda della cosidetta meritocrazia e cioè da centri di potere sottratte ad ogni controllo. L'accusa demagogica ed assurda della Gelmini agli studenti di difendere i "baroni" v uole coprire la creazione di una nuova autocrazia. E' allarmante il consenso della Magna Charta presieduta da Gaetano Quagliarello a questo progetto concepito e studiato per fare delle università uno istituzione sempre più colonizzata culturalmente dalla destra ed a disposizione dei ceti benestanti. La Magna Charta a suo tempo creata da Marcello Pera ex Presidente del senato già craxiano ed ora senatore berlusconiano ha sostenuto i "principi" della riforma e ne ha agevolato l'approvazione.
Il Parlamento non è più quello voluto dalla Costituzione in cui vengono rappresentate le tendenze e gli interessi degli italiani ma soltanto il luogo in cui la maggioranza esercita la sua dittatura imponendo la sua volontà senza tenere in nessun conto la volontà e le opinioni degli altri. .
Gli studenti sono stati lasciati soli nonostante la demagogica ascesa sul tetto della Sapienza di Bersani. Fini si è schierato contro di loro e non ne ha riconosciuto le ragioni. La CGIL non ha aperto bocca e, a differenza della sua consorella francese, è rimasta immobile ed estranea alla grande appassionata lotta degli studenti.
Ma si sta tirando troppo la corda su tutto dalla fabbrica alla università. C'è un limite oltre il quale sarà naturale la rivolta sociale. Questo limite si è avvicinato di molto con il voto della Camera di ieri,.
Pietro Ancona
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