martedì 14 dicembre 2010

La finta riforma Obama bocciata

Sentenza giusta contro una norma fascista che obbliga i cittadini americani a stipulare una asssicurazione contro le malattie. Nessuno può essere obbligato ad assicurarsi se non nel caso in cui può produrre danni ai terzi come è appunto per l'auto. In verità è obbrobrioso negare il diritto alla salute e dare tanto ruolo sociale alle assicurazioni private.













La Stampa

"E' incostituzionale, limita la libertà dei cittadini





CORRISPONDENTE DA NEW YORK



«La riforma sanitaria è incostituzionale»: è un giudice federale della Virginia ad aprire il nuovo fronte di sfida con l’amministrazione Obama, consentendo al partito repubblicano di invocare l’intervento della Corte Suprema di Washington per «tutelare i diritti dei cittadini».



Il giudice in questione è Henry Hudson della Corte distrettuale di Richmond e nella sentenza emessa ieri ha fatto proprie le obiezioni alle riforma sollevate da Kenneth Cuccinelli, procuratore generale della Virginia, secondo cui il testo approvato dal Congresso «va oltre il mandato della Costituzione». In particolare l’obiezione giuridica riguarda uno dei perni della legge ovvero l’obbligo per tutti i cittadini di avere una assicurazione sanitaria entro il 2014 perché tale clausola prevede una sanzione economica per chi non l’avrà acquistata e dunque in tale maniera «limita le libertà degli individui». Il giudice Hudson è noto per avere posizioni conservatrici ma trattandosi della prima sentenza contro la riforma ciò significa che la Corte Suprema potrebbe presto essere chiamata a pronunciarsi sulla legittimità costituzionale. Anche perché, come il portavoce della Casa Bianca Robert Gibbs ha fatto notare, «vi sono state negli ultimi mesi altre due sentenze favorevoli alla riforma, in Virginia e Michigan» e dunque la Corte Suprema si trova nella condizione di dover stabilire quale interpretazione della legge avallare.



Come se non bastasse altri nove tribunali federali, in più Stati, stanno prendendo in esame le obiezioni di costituzionalità contro la riforma, schiudendo le porte ad una battaglia legale capace di impedire l’applicazione della legge senza una chiara presa di posizione dei nove giudici della Corte Suprema. Per i repubblicani si tratta dello scenario che da tempo si auguravano. Il deputato della Virginia Eric Cantor, destinato a diventare capo della maggioranza nella nuova Camera dei Rappresentanti che si insedierà a gennaio, non ha perso tempo nell’affermare che «la sentenza del giudice Hudson crea le condizioni per rimandare il caso alla Corte Suprema» prospettando così lo scenario a cui molti conservatori legano le speranze di azzerare la riforma. «Certo, siamo di fronte alla prima sentenza negativa ma poiché ve ne sono state altre due di senso inverso è legittimo ritenere che la Corte Suprema valuterà ogni risvolto prima di esprimersi» ha commentato Gibbs, precisando di «aspettare la sentenza di appello a Richmond». A tradire l’irritazione dell’amministrazione Obama è Tracy Schmaler, portavoce del Dipartimento di Giustizia che a Richmond aveva sostenuto la costituzionalità della riforma: «Siamo molto delusi da quanto avvenuto».



La sentenza della Virginia aggiunge il tema della Sanità alla già fitta agenda di un’amministrazione in difficoltà al Congresso nel riuscire a varare le leggi su immigrazione, diritti dei gay, ratifica del Trattato Start e prolungamento dei tagli fiscali di George W. Bush. A tale ultimo proposito una boccata d’ossigeno è arrivata nella notte con il voto favorevole del Senato, al quale Obama ha reagito spronando la Camera a «procedere sulla stessa strada».

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