Un Paese stanco
L'Italia mi appare come un paese stanco, sempre più stanco, senza futuro. Sarò accusato di nichilismo, di pessimismo catastrofista, ma non riesco a scorgere un barlume di speranza, un qualcosa che possa aprire una strada verso un domani. Duecentomila professori sono in via di liquidazione dalla scuola che diventa sempre più povera, affollata, cadente. Le famiglie debbono "contribuire" alle sue spese di ordinaria manutenzione. Le mense date in appalto a privati sono sempre più care. I libri di testo sono un business per case editrici che ogni anno se ne inventano una per aumentarne il costo. I soldi dei Comuni o delle provincie vengono spartiti tra le prebende dei politici e dei loro "consulenti", famigli, collaboratori ed i gestori dei servizi privatizzati che hanno sbarrato la strada all'accesso per concorso alla pubblica amministrazione. Stamane sono stato chiamato in portineria per prendere i cassonetti per la raccolta differenziata dei rifiuti. Tre giovani universitari si occupavano della distribuzione.
Ho chiesto se venissero pagati e mi è stato risposto che lo fanno come "tirocinio". Insomma una motivazione fumus per non retribuirli per un servizio per il quale come utenti paghiamo la Tarsu, una bolletta pesante. Intanto Palermo è assediata da colline di immondizia che a ridosso della domenica o dei giotni festivi aumentano di volume.
Tre operai vengono licenziati dalla Fiat che , insoddisfatta del referendum di Pomigliano,
vorrebbe piegare la Fiom con una campagna di terrore, di persecuzione dei suoi dirigenti nelle fabbriche. Interviene financo il Capo dello Stato per chiederne la reintegrazione ordinata dal giudice. Ma non succede niente. la Fiat e la Confindustria italiana aprono una campagna
per l'abolizione del ccnl, per una riduzione dei diritti e dei miseri salari italiani. I pennivendoli della destra tessono l'elogio dello scambio "lavoro contro diritti ", cioé di un ricatto: "Se non accettate questo, il lavoro si trasferirà altrove".
Il degrado sociale e politico sembra simboleggiato dal dito medio che Bossi rivolge all'Italia nel corso della grottesca cerimonia leghista alle sorgenti del fiume Po. I leghisti si sono sviluppati attaccando Roma Ladrona ma lucrano miliardi di euro per gli stipendi dei loro politici, amministratori, consulenti, parenti. Hanno dato vita con il Governo a leggi sulla sicurezza certamente anticostituzionali e contro i diritti dell'uomo e ora vorrebbero trasferire a Milano o a Ponte di Legno i Ministeri! I decreti attuativi del federalismo disperderanno e privatizzeranno il patrimonio immobiliare, paesaggistico ed artistico italiano. Aggraveranno le tasse sui cittadini che dovranno mantenere il parassitismo di istituzioni spesso inutili e dannose e gli OLigarchi che le gestiscono.
Sei milioni di precari soffrono la condizione imposta dalla Legge Biagi, guadagnano meno dei minimi contrattuali, non hanno speranza alcuna di essere stabilizzati. In effetti, i posti che occupano sono stabili e fino a qualche anno fa parte di loro venivano inquadrati a tempo indeterminato. Ma ora le aziende, i datori di lavoro, si sono fatti ancora più scaltri e preferiscono un intenso turnover di tanti disgraziati "usa e getta" piuttosto che stabilizzare i precari.
Lo smottamento dell'Italia sembra condiviso dai partiti di governo e di opposizione in gara tra di loro per servire l'imprenditoria italiana. Un grande sciopero generale per la scuola, per la difesa del contratto, l'aumento dei salari e una riforma delle pensioni che recuperi quanto è stato sottratto dalle leggi di Berlusconi e Prodi potrebbe essere vissuto come un momento di vitalità del paese, come una alternativa al degrado ed allo sfascio. Ma questo sciopero non ci sarà. Avremo tra un mese lo sciopero della Fiom ma tutti sapranno che non è condiviso dalla CGIL e dal PD e si cercherà di seppellirlo sotto una montagna di commenti pieni di livore, di stroncature contro gli estremisti. La Fiom sarebbe per Bonanni uno dei cattivi maestri che avrebbero indotto Rubina Affronte a lanciagli in fumogeno. Una Fiom additata come "estremista" e provocatrice
nei confronti di Marchionne e della Fiat.
L'Italia è un paese stanco perchè la sua Oligarchia, il suo establiscement spinge ogni giorno per la riduzione dei diritti delle persone e della democrazia ed è indifferente l'immensa sofferenza di milioni e milioni di famiglie italiane. Questa sofferenza potrebbe però darà vita ad una ribellione. Non è detto che i lavoratori si debbano suicidare come succede in Francia. Potrebbero decidere di ribellarsi, di chiedere uno stop ad una appropriazione dei beni del Paese che li taglia fuori e li lascia senza mezzi di sussistenza.
Pietro Ancona
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