martedì 7 settembre 2010

la riforma gelmini di Carmelo Viola, scrittore

Oltre al crimine la faccia tosta



Impazza la mattanza dei precari della Scuola…



di Carmelo R. Viola



La Gelmini, insignita del titolo di ministro dell’istruzione, per meriti tutti da verificare, ubriaca dell’insperato successo, si lascia andare ad un autocompiacimento, che ha del grossolano e del patologico: si attribuisce, nientepocodimeno che una “riforma epocale”. Si, ha detto proprio “epocale” . La cosa più benevola che si possa pensare a questo proposito è che non conosce nemmeno la lingua italiana dato che di epocale c’è solo la sua totale incompetenza in fatto di scuola e di doveri istituzionali di uno Stato moderno, come quello di “provvedere” a che tutti partecipino di un sufficiente benessere collettivo, la sua totale ignoranza in fatto di economia, laddove la menzogna-barzelletta dell’insufficienza dei fondi (con annesso debito pubblico) non può giustificare la latitanza dello Stato stesso, e la totale ignoranza in fatto di diritto se è vero che la condizione di precario è quella di chi è già avviato all’acquisizione di un’occupazione.

A questo proposito la ineffabile e indefinibile Gelmini, sciorinando anche un’indifferenza totale – leggi: atonia affettiva – nei riguardi del suo… prossimo, ha anche la faccia tosta di affermare che i precari, in quanto prodotto di governi precedenti, non sono un problema di quello attuale, anche se questo può significare – e significa – che sia normale restare senza lavoro, ovvero anche “senza pensione”, considerando l’età media dei precari. Con la stessa logica schizofrenica si può affermare che tutti i poveri, disoccupati e maloccupati presenti al momento dell’insediamento dell’esecutivo Berlusconi, non sono un problema di quest’ultimo. Il tutto conferma la serie di zeri sopra elencati che la Gelmini forse si farà immortalare con un solenne e lussuoso autodiploma.

Intanto, mi permetto di fare notare a costei:

Premessa

a) Il Governo in carica, rappresentante dello Stato, configurato dalla Costituzione, è responsabile degli effetti criminali della cosiddetta Riforma Gelmini.

b) Ritengo impraticabile una contestazione della legge Gelmini senza tenere conto che la legalità può essere criminale.

Ambito socio-lavorativo del crimine

1 - Il Governo Berlusconi ha introdotto nell’àmbito scolastico una riforma, detta Gelmini dal nome della ministra, la quale, probabilmente si è limitata a dare il proprio nome per consentire a quello di realizzare dei “risparmi” a carico delle spese sociali (con riferimento al ridicolo “debito pubblico”!)

2 - Questi sono gli effetti criminali di tale riforma, applicata senza gradualità ovvero senza tenere conto del “già acquisito” (o “priorità acquisita”) dai precari della categoria:

Effetti criminali primari:

a) un numero imprecisato di insegnanti precari – la CGIL parla di 160 mila circa unità lavorative in tutta Italia, (con aspettativa di sistemazione nel lavoro a sèguito della via crucis del precariato delle supplenze, talora perfino alla vigilia di un inserimento in ruolo) - viene letteralmente espulso fuori dal percorso ideale verso una possibile sistemazione nel lavoro, con rischio certo di disoccupazione a vita per limiti di età, anche quando contano una trentina d’anni di attività ;

b) un numero imprecisato di pazienti con neoplasia ancora sotto terapia, con conseguente diritto alla riserva dei posti per invalidità, non può far valere questo diritto per indisponibilità dei posti stessi.

Effetti criminali secondari:

a) soggetti ancora conviventi con i genitori o, comunque, non accompagnati in senso coniugale, non possono formarsi una famiglia per mancanza di lavoro e di autosufficienza ritrovandosi al punto di partenza con in più un’età non compatibile con il famigerato “mercato del lavoro”;

b) soggetti con famiglia e figli a carico e con scadenze perentorie, come quella di un mutuo, si trovano dall’oggi al domani buttati sul lastrico nella disperazione più nera;

c) soggetti, interessati dalla neoplasia, perfino se vicini alla guarigione clinica, traumatizzati dall’improvviso disastro scolastico (cioè sulla via della sistemazione nel lavoro), per la nota reattività autolesiva dell’organismo in casi del genere, possono subire conseguenze, che lasciamo immaginare a Chi ci legge per tutta offesa ad un altro articolo della Costituzione, il 32, che “tutela” la salute del cittadino.

Motivi di legittimo rigetto totale della Riforma Gelmini:

A) In nome del solo diritto

1 - Non è tutto legittimo ciò che è legale. Nessun Parlamento può legiferare a volontà: lo fa solo una dittatura (magari a fin di bene, ma non è il caso specifico). Una legge che produce effetti criminali è criminale essa stessa (indipendentemente dalla forma di governo), cioè illegittima.

2 – Esistono leggi non necessariamente scritte, che si riferiscono alla logicità ed universalità del DIRITTO. Secondo la logicità, si ha il diritto di conservare la priorità acquisita in una gara legale per la sistemazione nel lavoro e, per converso, si ha il dovere di rispettarla. Non rispettare la priorità acquisita in una gara legale per la sistemazione nel lavoro è un CRIMINE secondo l’essenzialità del DIRITTO.

B) In nome dello “Stato di diritto”

Premessa - Lo Stato in cui viviamo vuole essere “di diritto”. “Di diritto” significa, in termini di realtà giuridica, che ogni nato ha assicurato il rispetto di tutti i suoi diritti naturali per il solo fatto di essere nato. I diritti naturali sono un attributo di Madre-natura che l’uomo si limita a scoprire ed attuare attraverso il cosiddetto diritto positivo. Ma sappiamo che questo non avviene. Lo Stato vigente – superliberista - ha affidato al cosiddetto “mercato del lavoro” quel diritto alla vita che dovrebbe tutelare esso stesso. Tuttavia, c’è un limite al di là del quale il falso Stato di diritto non può spingere la negazione di sé stesso:

3) Una legge primaria ideale dice – sempre in relazione allo “Stato di diritto” – che nessun cittadino può restare abbandonato a sé stesso.

4) Una legge secondaria ideale dice che in una gara legale per la sistemazione nel lavoro, non si può perdere la priorità acquisita per un intervento arbitrario – cioè contrario all’ontologia del diritto – da parte del potere legislativo del Parlamento.

5 - L’art. 4 della Costituzione impegna lo Stato, ovvero il governo che lo rappresenta, a rendere effettivo il diritto al lavoro come condizione essenziale perché il cittadino sia utile alla società e, nello stesso tempo, sia sufficiente a sé. Con la pseudo-riforma Gelmini lo Stato è venuto meno a tale impegno costituzionale e, seguendo la logica liberista, ha affidato il cittadino al suddetto “mercato del lavoro”, dove il lavoro non è più un diritto ma una merce e, come tutte le merci, non è sempre appetibile e vendibile.

6 - Il precario è un cittadino-lavoratore che, oltre ad essere formalmente tutelato dalla logica del Diritto e dall’art. 4 della Costituzione, si è inserito lungo un iter che gli dà legittimo motivo di contare su un’aspettativa di sistemazione nel lavoro (sia pure come elemosina da conquistare e non come un diritto-dovere incondizionato), sulla base di una priorità acquisita, come quella che si acquisisce in una coda legale.

7 – L’art. 32 della Costituzione, a sua volta, tutela la salute, ma gli effetti criminali secondari della sedicente riforma Gelmini la mettono impunemente a dura prova.

8 - Il Parlamento, in rappresentanza dello Stato, ha diritto di introdurre delle riforme in un settore qualsiasi, come ha diritto di legiferare su qualsiasi materia ma – nell’ambito di uno Stato di diritto - non ha facoltà di ignorare i diritti naturali, quelli costituzionali e meno che mai quelli acquisiti (“priorità acquisita”).

9 - Il legislatore non può non tenere conto della logica per sé stessa, filo conduttrice dell’attività civile, e in specie, di quella giuridica, che è una scienza e non un’opinione.

10 - Ai fini del diritto al lavoro e dei diritti acquisiti (priorità acquisita), si può anche non entrare nel merito di una riforma scolastica. Ma si ha il DIRITTO-DOVERE di rigettarla quando pretende di espellere dei cittadini-lavoratori dalla priorità acquisita lungo l’iter verso la sistemazione nel lavoro con una lunga via crucis, fatta di sacrifici, di rinunce e di speranze.

11 - In altre parole nessuna legge e nessuna riforma ha facoltà di fare retrocedere dei cittadini-lavoratori dalla priorità acquisita fino alla privazione dell’aspettativa di sistemazione.

12 - Premesso che un criterio sanamente sindacale debba accompagnare qualunque riforma in non importa quale settore del pubblico impiego, è ovvio che non si possa stravolgere tutta una categoria di precari senza nemmeno una “concertazione delle parti”.

13 – La riforma Gelmini (DL-137/2008) semplicemente ignora i precari: a maggior ragione questi, avvalendosi di leggi, peraltro non abrogate, conservano la priorità acquisita.

14 – L’applicazione di una legge, che calpesta i diritti naturali, i diritti acquisiti (priorità acquisita) degli interessati e gli articoli della Costituzione, mette lo Stato contro lo Stato e trasforma l’amministrare in delinquere.

15 - In conclusione, è possibile applicare un’eventuale riforma Gelmini ma in modo tale da non togliere nulla alla priorità acquisita da parte dei precari, i quali, non possono perdere il diritto al lavoro per effetto di quale che sia riforma.

Giudizio conclusivo

Far retrocedere il precario al punto di partenza, anzi, espellerlo fuori dal gioco e in “età fuori concorso”, costituisce un vero e proprio ABUSO CRIMINALE parlamentare-legislativo che nessun potere può lasciare sussistere come crimine contro l’umanità e attentato alla specie per il disagio notevole che ne deriva e che può giungere a gesti inconsulti per esasperazione, fino al suicidio (magari dopo essersi fatta giustizia da sé). La riforma in questione è un crimine che istiga a delinquere.

In un vero Stato di diritto tutti i cittadini abili verrebbero avviati al lavoro – e quindi alla propria autonomia – secondo le capacità personali e nel quadro del fabbisogno sociale, per effetto dell’art. 4 della Costituzione. Contemporaneamente, per effetto dell’art. 32 verrebbe tutelata la salute degli abili al lavoro almeno quanto quella degli inabili. Lo Stato vigente, nient’affatto rispettoso dei suddetti articoli, come, del resto, dei diritti naturalmente essenziali della persona e del cittadino, che non hanno nemmeno bisogno di essere codificati per essere riconosciuti, ha introdotto arbitrariamente il “mercato del lavoro”, sostituendo alla logica del diritto quella del mercato, dove, come nella giungla, vince il più forte. Lo Stato liberista, una specie di “potere medioevale”, reso più forte dalla tecnologia e più responsabile da una maggiore conoscenza, non può mai essere uno Stato di diritto.

Lo Stato in questione non si ritiene nemmeno in obbligo di rispettare i diritti acquisiti (priorità acquisita) con veri e propri sforzi da parte di cittadini-lavoratori che, come poveri cristi, per anni e decenni portano la croce del precariato in attesa di un successo definitivo che, finalmente, consenta loro di vivere nella tranquillità del povero che ha la fortuna-elemosina di un lavoro sicuro.

Niente può giustificare la cancellazione delle progressive acquisizioni della suddetta via crucis per l’applicazione “di peso” di una riforma, ovvero di un provvedimento che fa comodo ai “gestori attuali del potere governativo” per far tornare i conti sulla pelle dei più deboli.

E’ possibile, al limite, che, previo consenso del singolo interessato, il diritto acquisito venga trasferito in altro settore del pubblico impiego e in altra sede territoriale ma resta ineccepibile l’affermazione che l’annullamento tout court del diritto acquisito e perfino della riserva dei posti per invalidità, costituiscono una coppia di crimini, tra i più mostruosi, che possano essere commessi dal “potere pubblico” – specie se sedicente “Stato di diritto” - a danno della collettività nazionale e dell’umanità intera.

Si tratta di una barbarie e di una vergogna così grandi da ricordare davvicino il mondo della mafia o peggio...

Resta un diritto-dovere sacrosanto denunciare l’ incommensurabile putrescente sconcio, tutto “occidentale”, cioè borghese-liberista-medioevale, dell’attuale potere politico per indurlo al rispetto della propria “deontologia”, fuori della quale c’è solo l’arbitrio, e non certamente con il sacrificio inutile



di scioperi della fame, che non dicono nulla a chi ha solo bisogno di essere sputtanato coram populo.

Non è possibile fermarsi né risparmiare critiche senza mezzi termini e colpi bassi finché non prevalgano la ragione e il diritto.

Signora Gelmini, ha qualcosa da eccepire? Se sì, si faccia avanti. Se no, la smetta di recitare una tragica farsa, che piace solo ad amorali antropozoi.



Carmelo R. Viola



(Gelmini-contestazione-DUE – 03.09.10 – 2634)

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