martedì 20 gennaio 2009

scambio di lettere con l'onorevole fassino

----Messaggio originale----
Da: p.fassino@dsonline.it
Data: 20-gen-2009 1.16 PM
A:
Ogg: R:
Manifestazione pro bombardamenti

La ringrazio di avermi espresso le
sue considerazioni sul drammatico
conflitto in corso a Gaza.

Mi
permetta di esporle il mio punto di vista, fondato su un impegno di
più
di trent’anni per la pace in quella regione.



Per praticità vado
per punti:



1. In Medio Oriente sono in conflitto non già un torto
(“
l’imperialismo” israeliano) e una ragione (i palestinesi offesi), ma
due
ragioni: il diritto di Israele a esistere e a vivere sicuro e il
diritto dei
palestinesi ad avere una patria e uno Stato indipendente.



2. La possibilità di comporre queste due ragioni è fondata su una
condizione: che ciascuno dei due protagonisti non solo rivendichi il
proprio
diritto, ma riconosca come legittimo anche il diritto dell’
altro.
Tant’è che la fase in cui ci si è avvicinati di più alla pace è
stato il
periodo ‘91-‘95 scandito dalla Conferenza di Madrid, dai
colloqui di Oslo,
dagli Accordi di Washington e di Taba, tutti ispirati
da negoziati tra le
parti e dal principio “due popoli, due Stati”.



3. La crisi di questi giorni nasce in realtà dal fatto che mentre Abu
Mazen e Al Fatah perseguono un processo di pace fondato sul
riconoscimento
di due diritti, Hamas invece non riconosce il diritto di
Israele a esistere.
I fatti sono lì.
Hamas, con un colpo di stato, ha
sottratto Gaza all’autorità di Abu Mazen,
“reo” di voler negoziare con
Israele.
Hamas considera Abu Mazen e le leadership arabe moderate “
traditori” perché
accettano l’esistenza di Israele.
Hamas ha
trasformato Gaza – da cui Israele nel 2005 si è totalmente ritirato

in un’enclave dell’integralismo islamico e retroterra di una costante
azione militare contro Israele.
Hamas ha denunciato la tregua
patteggiata – con la mediazione egiziana – con
Israele, pur essendo
chiaro che riprendere il lancio di razzi sui villaggi
israeliani del
Negev a 60 giorni dalle elezioni israeliane, non può che
favorire
elettoralmente in Israele i settori più ostili a qualsiasi intesa
di
pace.
E, soprattutto, Hamas non ha fino ad oggi mai accettato che
possa esistere
uno Stato ebraico in Medio Oriente. Tant’è che nella sua
Carta Costitutiva
sta scritto che obiettivo di Hamas è “cacciare ogni
presenza ebraica dalla
Palestina”.


4. Denunciare le gravi
responsabilità di Hamas non significa ignorare
anche le responsabilità
israeliane, soprattutto nel non aver messo Abu Mazen
e la leadership
palestinese nelle condizioni di esercitare la loro funzione
con
autorevolezza e credito.
La continua espansione degli insediamenti dei
coloni israeliani in
Cisgiordania e l’esasperato controllo militare
israeliano dei territori
occupati –di cui i tantissimi check-point sono
il simbolo – hanno ostacolato
la nascita del processo di pace.





5.
E’ significativo che autorevoli esponenti israeliani di sinistra e
pacifisti – il Presidente Peres (premio Nobel per la pace), i leader
del
partito di sinistra Meretz (all’opposizione), scrittori come Amos
Oz,
Grossman, Yehoshua impegnati da sempre sul fronte della pace –
abbiamo
sostenuto il diritto di Israele a difendersi. E si tratta di
personalità che
continuano a battersi per una pace negoziata con Abu
Mazen e i palestinesi.
Così come è significativo che né in
Cisgiordania, né nei principali paesi
arabi si sia avuto un momento di
solidarietà con Hamas
Le manifestazioni promosse da organizzazioni
integraliste (Hezbollah,
Fratelli musulmani) non hanno suscitato una
partecipazione che andasse oltre
la sfera dei militanti di quei
movimenti.
E da parte delle leadership arabe – da Abu Mazen a Mubarak
ai leader sauditi
– sono venute espressioni molto critiche verso Hamas
e la sua strategia.



6. Nonostante la drammatica crisi di questi
giorni negli ultimi mesi si
erano compiuti passi in avanti
significativi sul cammino di un accordo di
pace. Sui quattro punti
cruciali per un accordo (Gerusalemme capitale di due
Stati, Confini
del ’67 con eventuale scambio di terre alla pari,
smantellamento delle
colonie israeliane in Cisgiordania, diritto al ritorno
per i profughi
palestinesi in ragione da non attuare il carattere ebraico
dello Stato
di Israele) le posizioni si erano molto avvicinate. Con la
mediazione
della Turchia, si sono avviati colloqui tra Israele e Siria.
L’impegno
dei principali paesi arabi (Egitto, Giordania, Arabia Saudita) è
divenuto molto più attivo con proposte come la piattaforma di Beirut e
Ryad.
La stessa tregua tra Hamas e Israele era una segno distensivo.
Chiediamoci: perché Hamas ha denunciato la tregua proprio in uno
scenario di
questo tipo?


7. E’ del tutto giusto interrogarsi sulla
dimensione e sulle modalità
dell’intervento israeliano, protestare
contro azioni di guerra
indiscriminate verso la popolazione civile,
così come nessuna
giustificazione ci può essere per l’uccisione di
cittadini inermi o
addirittura di bambini. E questo vale sia quando a
morire sono bambini
palestinesi in una scuola bombardata dall’aviazione
israeliana, sia quando a
morire sono bambini israeliani su un bus fatto
saltare in aria da un
terrorista.
Mi permetto di sottolineare che
mentre c’è una giusta immediata indignazione
di fronte a vittime civili
palestinesi, non così è accaduto e accade se le
vittime sono
israeliane. Due cifre che sono poco conosciute: dal 2000 ad
oggi sono
piovuti sui villaggi israeliani dal Negev quasi 10.000 missili e
razzi,
lanciati alla cieca su case, scuole, fabbriche.
Dal 2000 i bambini
israeliani morti in attentati terroristici sono 150.
Si può purtroppo
constatare facilmente che queste vittime non hanno
suscitato
manifestazioni, proteste, indignazione.
Non penso che ci possano essere
vittime più buone di altre.
Ogni azione indiscriminata va condannata e
combattuta.



8. In ogni caso è chiaro che la pace non potrà derivare
da soluzioni
militari, ma solo da un negoziato che consenta di arrivare
a una soluzione
condivisa.
Per questo il PD si batte perché si arrivi
al più presto al cessate il
fuoco, si interrompa così la spirale di
sofferenza e lutti, si consenta
un’azione umanitaria di soccorso alla
popolazione e si riprenda un percorso
negoziale. Ma deve essere chiaro
che per negoziare bisogna riconoscersi e se
Hamas non riconosce a
Israele il diritto di esistere,viene meno la
precondizione di qualsiasi
negoziato.
Dopodiché è vero che Hamas non è solo un’organizzazione
militare, ma un
movimento politico, con consenso elettorale forte e
simpatie ampie nel mondo
arabo.
Per questo il problema Hamas non può
essere risolto per via militare, ma con
una strategia politica che
ponga ad Hamas in modo chiaro la questione
nodale: se Hamas vuole
essere parte del processo di pace, deve riconoscere
il diritto di
Israele a esistere.
Che è esattamente quello che la comunità
internazionale fece vent’anni fa,
quando insistette e ottenne da Arafat
e dall’OLP – che anch’essi allora non
riconoscevano Israele – il
riconoscimento dei diritti del popolo ebraico.



9. Sulla base di
queste considerazioni il PD si batte perché la guerra
cessi e si torni
alla politica. E in queste settimane in tutte le sedi io ho
sempre
sostenuto l’urgenza di una cessazione delle ostilità militari,
l’
attivazione di un vasto programma umanitario per le popolazioni civili,
la
ripresa di un percorso politico e negoziale.
Queste cose le ho dette
con chiarezza anche alla iniziativa promossa al
Parco dei Principi
dalla Comunità Ebraica (e da tutte le sue associazioni,
compreso il “
Centro Martin Buber – Ebrei per la pace”, notoriamente di
sinistra) a
cui il PD era stato invitato a essere presente.
Peraltro, sempre a nome
del PD, ho partecipato il 26 novembre scorso in
Campidoglio alla
giornata internazionale per il popolo palestinese.
Che all’iniziativa
della Comunità Ebraica ci fossero anche Ronchi, Gasparri
e Adornato,
non significa affatto che il PD abbia le posizioni del PdL o
dell’UDC.
Erano state invitate le principali forze politiche e ciascuno ha
inviato i suoi rappresentanti, i quali hanno esposto le posizioni del
proprio partito. E io ho detto ciò che pensa e fa il PD.



10. In
conclusione: la pace si costruisce se si lavora perché tacciano
le armi
e i due contendenti si riconoscano, si parlino, negozino. Il nostro
compito non è tifare per l’uno o per l’altro, ma lavorare per l’intesa
e la
pace condivisa. Ed è quello che stiamo facendo e non da oggi. E
continueremo
a farlo con tanta più convinzione perché sappiamo che non
c’è alternativa ad
una pace condivisa e negoziata tra le parti.



Grazie per l’attenzione, con amicizia



Piero
Fassino





Direzione Nazionale dei Democratici di Sinistra

Piero
Fassino

Tel. +39.06.69532240



p.fassino@dsonline.it

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_____

Da: pietroancona@tin.it [mailto:
pietroancona@tin.it]
Inviato: domenica 11 gennaio 2009 16.20
A:
fassino_p@camera.it
Cc: colombo furio
Oggetto: Manifestazione pro
bombardamenti



Carissimi,



dopo la vostra partecipazione alla
manifestazione non della comunità ebraica
romana ma della destra
nazista della stessa (mi risulta che la rete ebrei
per la pace ed altre
associazioni l'hanno disertata) non vi resta che
arruolarvi volontari
ed andare anche voi

a bombardare dal cielo o da un carro armato i
terribili guerriglieri di
Hamas (che poi sono i bambini, le donne e le
città distrutte ed anche le
loro pecore ed il loro bestiame ammazzato)

Incoraggiando la destra sionista che vuole la soluzione militare e
soltanto
militare voi vi assumete gravissime responsabilità morali.


Ma potete rispondermi: " E chi se ne frega? "

Era la risposta che
davano coloro che portavano il gagliardetto. Ve la
poteva suggerire il
vostro vicino di sedia oggi Gasparri. Vedo che vi
trovate bene in
compagnia dei fascisti italiani.

Cari saluti.

Pietro Ancona



se
volete potete considerarla una lettera di insulti. Sarei sollevato se
sentissi che le cose che vi ho scritto vi sembrano insulti. Avrei una
speranza di vostro ravvedimento.



__________

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Caro Onorevole Fassino,

la ringrazio della risposta. Anche io le
risponderò per punti manifestandole subito il mio profondo dissenso
sulla sua collocazione politica nella questione israeliano-palestinese.

La questione dei diritto dei due stati a esistere è oramai scaduta a
mero artificio retorico.
israele ha diritto di esistere ma non
opprimendo il suo vicino palestinese al quale ha sottratto
l'ottanta
per cento delle terre, distrugge periodicamente le case e le
infrastrutture, uccide i quadri dirigenti civili e militari, e non ci
vuole molto a capire che non ha alcuna voglia di cedere un centimetro
quadrato dei territori occupati nè della striscia di gasa nè dove
risiede il Quisling che ha già lardellato di insediamenti coloniali la
cui attività preferita è quella di uccidere e vessare i vicini
palestinesi come è testimoniato da Haaretz giornale che spero lei legga
di tanto in tanto.


Se non vogliamo prenderci per i fondelli
dobbiamo prendere atto che una trattativa non puà durare un secolo.
Oramai non c'è più niente da trattare. Se si vuole fare la pace
basta
un gesto importante distensivo di israele. Perchè non libera i
diecimila palestinesi che tiene in prigione sulla base di provvedimenti
amministrativi? Perchè ha tenuto per anni prigionieri gli abitanti
della striscia di Gasa? Perchè rivendica oggi il pattugliamento per
evitare che Hamas si riarmi? Non ha forse diritto Hamas di essere
armata dal momento che Abu Mazen non ha alzato un dito contro
l'uccisione ed il ferimento di seimila palestinesi esattamente come
Seniora ha fatto in Libano?
Debbo dirle che sono stato convinto per
anni del diritto di israele ad avere uno Stato. Ora credo che questo
diritto debba essere messo in discussione dopo il fatto che trattasi di
Stato genocida che usa armi spaventose e che riduce periodicamente in
polvere i suoi vicini. Il meraviglioso Libano è stato per due volte
raso al suolo.
Non condivido il suo giudizio su Hamas e sono
d'accordo con le cose che scriveva giorni fa il The Times ed anche
il
nostro giurista Cassese.
Quanti essere umani debbono essere
sacrificati al Moloch della sicurezza di israele? Perchè non si pone il
problema della sicurezza degli abitanti delle zone occupate? Sono forse
persone com meno diritti umani e civili degli ebrei? Come mai lei non
ha parole di riprovazione per la morte mirata di circa cinquecento
bambini. Ammessa la stupida giustificazione degli scudi umani civili
chi ha diritto di sparare sugli scudi umani. Hamas ha risposto alle
cannonate ed ai mitragliamenti ed ai bombardamenti con armi leggere.
Non c'è stata alcuna proporzione tra l'offesa
"subita" dagli israeliani
e la reazione apocalittica.
Credo che Israele abbia perso con questa
aggressione ogni diritto di stare nel Medio Oriente
Il sangue versato è
troppo. E' tutto sangue innocente. Su Hamas penso che vada armato
dal
momento che è l'unico difensore della patria palestinese..
Tutto il
suo ragionamento è oramai datato. israele è oramai un pericolo per
l'umanità e deve essere sanzionata a livello internazionale. Mi
meraviglia molto che lei, mentre gli aerei bombardavano Gaza, era
aggiuntato con Gasparri ed altri in una manifestazione propagandistica
di guerra e di morte della Comunità ebraica di Roma che non è
certamente quella di Tullia Zevi e di Elio Toaff ma di fascisti nazisti
che con l'ambasciata di Israele alle spalle agiscono come lobby a
favore non della pace ma degli interessi colonialistici di israele.

Pietro Ancona

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