L'incoronazione
I massmedia ci informano che cresce la febbre per l'imminente giuramento del 44° Presidente degli Stati Uniti che avverrà dopodomani. Le iniziative già realizzate e quelle in corso sono davvero notevoli, spettacolari, tutte rivolte a creare un evento indimenticabile, storico, epocale, forse assisteremo financo ad una ascesa ai cieli in un nuvola a stelle e strisce di Barak Obama neo imperatore della nuova Roma che estende i suoi domini fino alle falde dell'Himalaia dove aspira salire ed è prossima alle steppe della grande Russia con le batterie di missili superatomici piazzati a Praga ed a Varsavia.
Il nuovo Presidente è giunto a Washington con il treno usato oltre due secoli fa da Abramo Lincoln e ne ha fatto un mezzo per elettrizzare un'america frastornata dall'annunzio delle grandi e meravigliose cose che questo giovane dandy sarà capace di fare per loro a cominciare dal regalo di 1000 dollari a famiglia e dalla speranza che se qualcuno di loro avrà un dente cariato forse non dovrà morire per l'ascesso e l'infezione che ne potrebbe seguire. Stasera ci sarà un grande concerto che frutterà milioni di dollari che però serviranno solo in parte a pagare le spese di questa nuova inedita festa
che supererà quella del Ringraziamento con annesso tacchino.
L'operazione giuramento per la quale sono mobilitati diecine di migliaia di agenti sarà seguito da milioni di persone convenute nella capitale. Le parruccherie della Capitale sono impegnate da giorni con liste infinite di signore quasi isteriche per il timore di non potere sfoggiare memorabili acconciature e la corsa all'accaparramento dei biglietto dei fortunati è diventata davvero una lotta all'ultimo sangue.
Pensavo davvero, all'inizio, che, dopo anni di lugubre dittatura oligarchica dominata dalla faccia annoiata e sdegnosa di George Bush, ci saremmo trovati davanti ad uno stile nuovo, civile, democratico davvero, certo non fino al punto di fare arrivare Barak Obama in bicicletta alla Casa Bianca come il Re o la Regina della Svezia, ma sicuramente come un dirigente politico "normale", un primo altissimo funzionario della Unione degli Stati, non il terminale di una struttura megagalattica massmediale in cui il primo cittadino degli Stati Uniti assurge a Divinità come accadde a tanti Imperatori della Roma antica.
Giulio Cesare che fu il punto di passaggio dalla oligarchia alla dittatura ed all'Impero per diverse volte rifiutò i simboli del potere supremo ed assoluto che gli venivano offerti: il diadema d'oro che il Senato gli donò lo appese subito sulla testa di Giove Pluvio e rifiutò sempre di essere qualcosa di più di un Dittatore anche se in effetti fondò l'Impero.
Di Barak Obama si è molto parlato della novità rappresentata dal colore della sua pelle e della pelle della sua famiglia. Chi ha voluto leggere in questo un memorabile passaggio dall'epoca dell'apartheid e del KKK alla civiltà multietnica si sbaglia di grosso: il lavoratore messicano sarà sempre pagato la metà del lavoratore anglosassone e non accederà ancora per molto a tutte le opportunità della società americana. L'impegno della lotta razzista contro le nazioni islamiche accusate di terrorismo continuerà con l'uso di armi sempre più spaventose e l'impiego di centinaia di migliaia di soldati addestrati da un esercito sempre più fascista prelevati dalle regioni povere della deindustrializzazione e della crisi agricola dove la disoccupazione non offre alternativa all'arruolamento come accade nelle nostre regioni meridionali.
Insomma il colore della pelle di Obama non significa niente e questo lo abbiamo già visto dall'attività parlamentare svolta al Senato e dai primi atti compiuti nella fase dell'interregno.
Colpiscono due cose. La prima è come a fronte di una popolazione afflitta da milioni di sfratti, di vendite forzate, di fallimenti, di bassi, bassissimi salari mediamente inferiori del trenta per cento di quelle del 1970, questo signore che assurge alla Presidenza fa rullare i tamburi dell'apocalisse prossima ventura e autorizza una cerimonia di insediamento come se ci trovassimo di fronte ad una frattura della storia, ad una nuova epoca. "ci vuole una nuova dichiarazione di indipendenza!" ha detto. Che cacchio vuol dire? Metterà un limite alla voracità dei miliardari che si pappano il sessanta per cento delle ricchezze nazionali? Metterà un limite sotto il quale non è possibile fare scendere i salari? Non credo proprio a niente di tutto questo: credo che si tratta di mera sparata demagogica per abbindolare i gonzi contando su una stampa che è oramai poco meno di un megafono del potere.
La seconda cosa è il contrasto tra la grande festa che si annunzia e i lamenti che tuttora si levano dalle rovine di Gaza.
Intanto per quasi un mese i suoi amici israeliani hanno ridotto in polvere una regione di un milione e mezzo di abitanti, hanno ucciso cinquecento bambini e ferito migliaia di civili. Molti di questi feriti si possono considerare morti perchè colpiti da armi usate proibite dall'ONU, ma delle quali Obama si è ben guardato dal chiedere conto.
Ha preso impegni con lo Stato Nazista di Israele di continuare a tenere prigioniera la popolazione di Gaza, a sorvegliare i valichi, per impedire il "contrabbando di armi" a favore di Hamas.
Qualcuno dovrebbe spiegare perchè Hamas debba essere disarmato dal momento che è stato l'unico esercito partigiano che ha difeso sia pure con le nudi mani il popolo palestinese.
Per finire spero di non vedere giochi di artificio ad illuminare il cielo della casa Bianca.Abbiamo visto le illuminazioni delle bombe al fosforo a Falluja e a Gaza suggestive quanto quelle della festa di Piedigrotta ma non altrettanto innocue.
PIETRO ANCONA
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento